sabato 20 dicembre 2014

CATTOLICI E FAMIGLIA – 1 LA VERA MISERICORDIA? NON DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI

CATTOLICI   E   FAMIGLIA – 1

LA   VERA   MISERICORDIA?   NON  DARE  LA COMUNIONE  AI   DIVORZIATI  RISPOSATI

Questo commento riguarda solo i divorziati risposati. Sono esclusi quindi coloro che hanno subito il divorzio per gravi motivi, magari con violenza e umiliazioni, non hanno aderito a nuove unioni e adempiono ai propri doveri familiari, per i quali non ci sono ostacoli a ricevere i sacramenti (cfr. Direttorio Pastorale Familiare, nn. 210-211).

MATRIMONIO  INDISSOLUBILE – NIENTE DIVORZIO


MISERICORDIA  DENTRO  LA  DOTTRINA,  NON  CONTRO  LA  DOTTRINA

A) “Si avvicinarono alcuni farisei per mettere Gesù alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà sua padre e sua moglie e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?”. Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”. Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio” (Mt 19, 3-9).
——  Il testo greco è stato tradotto male con l’espressione “se non in caso di concubinato”, che insinua l’idea sbagliata che in caso di infedeltà sarebbe lecito ripudiare la moglie o il marito. La Bibbia di Gerusalemme infatti traduce: “chiunque ripudia la propria moglie, SE  NON  IN CASO DI UNIONE  ILLEGITTIMA, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19,9 CEI 2008). Il Vangelo di Matteo, scritto per gli ebrei, risponde ad una problematica rabbinica. Di queste decisioni locali se ne trova traccia anche nel Concilio di Gerusalemme  (At 15,23-29). Qui il greco “porneia” non traduce fornicazione, cioè l’adulterio (come pensano, sbagliando i protestanti e gli ortodossi) altrimenti doveva esserci il termine greco “moicheia”. Qui il greco “porneia” nel contesto delle problematiche rabbiniche, traduce la parola ebraica “ZENUT” riguardante qualsiasi unione incestuosa, proibita dalla Legge (Lv 18): Si tratta di unioni tra fratello e sorella, tra consanguinei, che dovevano essere subito rotte, perché fuori legge, false unioni, invalide ed inesistenti. Gesù dice, allora, “Tranne questi falsi e inesistenti legami (zenut-porneia), il divorzio non è mai lecito.  La conferma viene da altri passi biblici (Lc 16,18; Mc 10,11) chiari, espliciti, senza bisogno di nessuna  interpretazione.
1 Cor 7, 10-11: “La moglie non si separi dal marito. E se è separata rimanga senza maritarsi o si riconcilii col marito. E l’uomo non ripudi la moglie”.
1 Cor 7, 39: “La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore”.
Rom 7, 2-3: “La donna sposata è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito. Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa ad un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa ad un altro uomo”.
1 Cor 6, 9-10: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né ADULTERI, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio”. Le opere della carne (tra cui l’adulterio) escludono dal Regno di Dio (Gal  5, 18-23).
B) CONCRETEZZA E STORICITÀ DELLA FEDE. La fede cattolica va vissuta e tradotta in pratica nella vita quotidiana. “Tanto metto in pratica, tanto credo!”. Gesù rimprovera i Farisei perché “dicono e non fanno”, oppure perché “fanno il contrario di quello che dicono”. La fede vera consiste nell’incarnare tutte le verità della fede, in tutta la nostra vita, intutto il nostro tempo, in tutte le nostre scelte, in tutte le nostre decisioni, in tutti i nostri comportamenti, sempre edovunque, senza “ma” e senza “se”!  Non bisogna farsi ipnotizzare dalla falsa cultura pagana e secolarizzata, laicista e anticristiana.  Nel caso che stiamo analizzando: Se non scegli il matrimonio sacramento tra un uomo e una donna, se non lo vivi nella fedeltà e nell’indissolubilità, non è vero che hai fede! Il RINNOVAMENTO  DELLA  CATECHESI  pone tra le finalità della catechesi la MENTALITÀ DI FEDE (cfr. Cap. III, n.38):  pensare come Gesù, parlare come Gesù, comportarsi come Gesù, scegliere come Gesù, obbedire ai comandamenti di Dio come Gesù. È necessario ragionare secondo la fede,  scegliere secondo la fede, comportarsi in modo coerente con la fede, soprattutto quando è difficile e quando siamo messi a dura prova. LA PROVA DELLA FEDE. Ogni credente sarà MESSO ALLA PROVA proprio per verificare la sua fermezza nella fede. Ognuno secondo il suo stato: il prete come prete, il religioso come religioso. Chi si sposa verrà messo alla prova sulla fedeltà, sull’unità, sulla fecondità, sull’indissolubilità, ecc. Se manca la FORMAZIONE DI BASE, CONVINZIONI PROFONDE E MOTIVATE, se manca  L’EDUCAZIONE E LA DISCIPLINA CATTOLICA, alla prima prova o tentazione si cade rovinosamente e si danneggia la propria vita e la vita degli altri.

 C)  CATECHISMO  CHIESA CATTOLICA.

Il matrimonio sacramento tra un uomo e una donna è la loro unione per tutta la vita, ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione” (C.C.C., n. 1601) (C.C.C., n. 1603). “L’unione coniugale è minacciata da discordia, infedeltà, conflitti /…/ questo disordine non deriva dalla natura dell’uomo, ma dal peccato. /…/ Per guarire le ferite del peccato l’uomo e la donna hanno bisogno della grazia di Dio, nella sua infinita misericordia” (C.C.C., nn. 1606-1607) (C.C.C., n. 1610).  “L’UNIONE MATRIMONIALE DELL’UOMO CON LA DONNA È INDISSOLUBILE: “Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt 19,6)” (C.C.C., n. 1614). “Gesù stesso dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del Regno di Dio” (C.C.C., n. 1615). “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola” (Ef 5,31-32)” (C.C.C., n. 1616). (N.d.R. = L’uomo si unirà ad una sola donna, non a due o tre contemporaneamente!! E neppure a due o tre successive e consecutive! Inoltre è detto i due (e  SOLO  QUEI  DUE) formeranno una carne sola: una volta costituita una carne sola, QUESTA UNICA CARNE, non può più essere separata, lacerata, ripresa, scissa; non può più essere spezzata a metà per essere appiccicata ad un’altra metà carne proveniente da altra rottura!!! = N.d.R.). “Il matrimonio concluso e consumato tra battezzati NON PUÒ MAI ESSERE SCIOLTO. Il vincolo matrimoniale è una realtà ormai irrevocabile” (C.C.C., n. 1640; n. 1643-1648; n. 1664).
Quindi un ipotetico SECONDO MATRIMONIO SACRAMENTALE – CON IL PRIMO CONIUGE  sacramentale ANCORA VIVENTE – NON È POSSIBILE.
D) —– SOLO LA COABITAZIONE,  PER  MOTIVI  MOLTO  GRAVI,  PUÒ  VENIRE  SOSPESA,  MAI  IL  MATRIMONIO.“Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della loro coabitazione. I coniugi però non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; NON SONO LIBERI DI CONTRARRE UNA NUOVA UNIONE. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, LA RICONCILIAZIONE. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile (cfr. Codice Diritto Canonico, nn. 1151-1155)” (C.C.C., n. 1649). Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo («Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»: Mc10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se iDIVORZIATI SI SONO RISPOSATI CIVILMENTE, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. perciò essi NON POSSONO ACCEDERE ALLA COMUNIONE EUCARISTICAper tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo NON POSSONO ESERCITARE CERTE RESPONSABILITÀ ECCLESIALI. La riconciliazione mediante il Sacramento della penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza” (C.C.C., n. 1650). “Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità DEVONO DARE PROVA DI UNA ATTENTA SOLLECITUDINE affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: «Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio” (C.C., n. 1651). “IL NUOVO MATRIMONIO DEI DIVORZIATI, MENTRE È ANCORA VIVO IL CONIUGE LEGITTIMO, contravviene al disegno e alla legge di Dio insegnati da Cristo. Costoro non sono separati dalla Chiesa, ma NON POSSONO ACCEDERE ALLA COMUNIONE EUCARISTICA. Vivranno la loro vita cristiana particolarmente educando i loro figli nella fede” (C.C.C., n. 1665).
E) La stessa identica e precisa posizione è ribadita nel DIRETTORIO DI PASTORALE FAMILIARE (Cap. VII, Situazioni particolari, Divorziati risposati, nn.213-220) come a dire la pastorale o la misericordia non sono la scorciatoia per calpestare e distruggere la dottrina e i sacramenti: la carità va fatta nella Verità, non contro la Verità (idem, n. 192). S. Giovanni Crisostomo diceva che separare marito e moglie è come prendere una SPADA e tagliare in due pezzi in u singolo essere umano! Per coloro che si appellano alla Tradizione è la stessa identica posizione del CATECHISMO SAN PIO X (Parte IV, Cap. IX, nn.830-854). Questa è la dottrina e la pastorale della Chiesa di sempre e da sempre. La pastorale o la misericordia, aiuta le persone, si fa loro vicina, li sostiene nelle loro difficoltà, si fa buon samaritano, mamai la pastorale o la misericordia possono stracciare la vera dottrina, mettersi contro la Parola di Dio, annullare l’insegnamento della Bibbia, della Tradizione e del Magistero ininterrotto, mai possono tradire la Verità, mai possono mettersi contro i comandamenti di Dio.
 F) Non possiamo portare la mentalità di Marco Pannella nella Chiesa. La mentalità di Pannella è questa: “C’è la droga? Legalizziamo la droga!”. “C’è l’aborto?  Legalizziamo l’aborto!”. “C’è il divorzio?  Legalizziamo il divorzio!”. “Ci sono i divorziati risposati? Legalizziamoli”. Dare la comunione ai divorziati risposati, cedendo alla “mentalità Pannella”, significa legalizzare  quattro abomini:
1) Si legalizza, nella Chiesa, il divorzio.
2) Si legalizza, nella Chiesa, l’adulterio.
3) Si cancella il peccato.
4) Si legalizzano, nella Chiesa, nuove false nozze contro e fuori l’unico matrimonio sacramento che, di fatto, viene relativizzato, colpito e ridotto ad un semplice accordo umano che oggi c’è e domani non c’è.
Contemporaneamente si colpiscono e, di fatto, SI PROFANANO in una sola volta (forse anche liquidandoli), tre sacramenti: 1) il matrimonio (come abbiamo già indicato); 2) la confessione (non sarebbe più necessario confessarsi e se questo è valido per le “faccende” legate al matrimonio, non potrebbe, in seguito, essere valido anche per tutti gli altri casi?); 3) l’eucaristia che, di fatto, se si può mangiare indegnamente il Corpo di Cristo o viene  legalizzato il sacrilegio oppure, di fatto, verrebbe ridotta solo ad un a semplice presenza spirituale.

G) Dunque LA VERA MISERICORDIA È NON DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI. Vediamo perché. San Paolo afferma: “Chi mangia e beve indegnamente il Corpo e il Sangue di Cristo, è reo del Corpo e Sangue /…/ mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,27-30). Dare la comunione a dei divorziati risposati, significa dare la comunione a due persone che vivono in adulterio, quindi in peccato gravissimo. Dare la comunione a due persone in peccato mortale significa giustificare, legalizzare e confermarli nel loro stato di peccato mortale. Perdurando questa condizione come potranno mai salvarsi? Siamo noi che, di fatto, in questo modo li condanniamo alla dannazione eterna! Mantenere e giustificare due persone nel peccato mortale, far loro commettere sacrilegio in nome di una falsa misericordia significa fare un USO DIABOLICO DELLA MISERICORDIA, così come il diavolo, nelle famose tentazioni nel deserto (Lc 4,1-12), di fatto, in quella occasione, fa un uso diabolico delle citazioni bibliche, della Parola di Dio, per tentare di mettere Gesù contro la volontà del Padre. La Verità senza la misericordia, non è cristiana. La misericordia, senza la verità è una posizione diabolica. Nella fede cattolica Verità e misericordia, dottrina e pastorale vanno sempre insieme o cadono insieme. Non esiste una senza l’altra. Non esiste una contro l’altra. 
H) Segnaliamo due libri su questo argomento:
1) Card.  Gerhard Ludwig Müller:  «LA SPERANZA DELLA FAMIGLIA» (Edizioni Ares, 80 pagine, euro 9.50). «IL  MATRIMONIO  SACRAMENTALE, SE VALIDO, È INDISSOLUBILE»
 2) Cinque  cardinali, tre accademici e un arcivescovo (il gesuita curiale Cyril Vasil):  «PERMANERE NELLA VERITÀ DI CRISTO. Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica»  (uscirà il primo ottobre in Italia – Edizioni Cantagalli). «LA MISERICORDIA NON È DISPENSA DAI COMANDAMENTI». (Prefetto Congregazione Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller, insieme a Carlo Caffarra, Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Velasio De Paolis)

I) ACCORGIMENTI   NECESSARI  

1) È chiaro che il Sacramento del Matrimonio, per non poggiare sulla sabbia, richiede catechesi e conversione: 1) Il Corso di preparazione ai nubendi deve offrire le basi dottrinali, pastorali  e di integrazione tra fede e vita (cfr. Rinnovamento della Catechesi, Cap. III, nn. 52-55) del vero matrimonio cattolico: deve ribadire cosa significa essere veramente cattolici praticanti; deve indicare qual è il fidanzamento cattolico e il matrimonio cattolico; deve verificare se ci sono le condizioni di fede e la reale maturità dei nubendi per accedere al Matrimonio sacramento.
2) Prima e dopo il matrimonio ogni cattolico deve essere inserito in un cammino di fede e di formazione personale e profonda che consenta di costruire la propria casa sulla roccia.
3) Bisogna nutrire la propria vita personale e quella famigliare della pratica dei sacramenti.
4) È necessario avere un padre spirituale (un sacerdote) per evitare di fare scelte solo autoreferenziali, impulsive, sotto la pressione di circostanze esteriori o sotto l’influenza di cattivi consiglieri.
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Papa San Giovanni  Paolo II – FAMILIARIS   CONSORTIO  (22-11-1981), n. 84:

 I  DIVORZIATI  RISPOSATI

L’esperienza quotidiana mostra, purtroppo, che chi ha fatto ricorso al divorzio ha per lo più in vista il passaggio ad una nuova unione, ovviamente non col rito religioso cattolico. Poiché si tratta di UNA PIAGA CHE VA, AL PARI DELLE ALTRE, INTACCANDO SEMPRE PIÙ LARGAMENTE ANCHE GLI AMBIENTI CATTOLICI, il problema dev’essere affrontato con premura indilazionabile. I Padri Sinodali l’hanno espressamente studiato (1980).

1) MISERICORDIA-PASTORALE

La Chiesa /…/ non può abbandonare a se stessi coloro che – già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale – hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza. /…/ Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori e l’intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza.

2) VERITÀ-DOTTRINA

LA CHIESA, TUTTAVIA, RIBADISCE LA SUA PRASSI, FONDATA SULLA SACRA SCRITTURA, DI NON AMMETTERE ALLA COMUNIONE EUCARISTICA I DIVORZIATI RISPOSATI. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: SE SI AMMETTESSERO QUESTE PERSONE ALL’EUCARISTIA, I FEDELI RIMARREBBERO INDOTTI IN ERRORE E CONFUSIONE CIRCA LA DOTTRINA DELLA CHIESA SULL’INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIO.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata SOLO A QUELLI CHE, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, SONO SINCERAMENTE DISPOSTI AD UNA FORMA DI VITA NON PIÙ IN CONTRADDIZIONE CON L’INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIO. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).  Similmente il rispetto dovuto sia al sacramento del matrimonio sia agli stessi coniugi e ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei fedeli PROIBISCE AD OGNI PASTORE, PER QUALSIASI MOTIVO O PRETESTO ANCHE PASTORALE, DI PORRE IN ATTO, A FAVORE DEI DIVORZIATI CHE SI RISPOSANO, CERIMONIE DI QUALSIASI GENERE. Queste, infatti, darebbero l’impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l’indissolubilità del matrimonio validamente contratto.

 3) UNITÀ  MISERICORDIA-VERITÀ

Agendo in tal modo, LA CHIESA PROFESSA LA PROPRIA FEDELTÀ A CRISTO E ALLA SUA VERITÀ; NELLO STESSO TEMPO SI COMPORTA CON ANIMO MATERNO VERSO QUESTI SUOI FIGLI,  specialmente verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo.  Con ferma fiducia essa crede che, anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore ed IN TALE STATO  tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità”.
—–  In queste parole si può riconosce il VERO EQUILIBRIO CATTOLICO, la vera sintesi piena di sapienza TRA VERITÀ E MISERICORDIA, TRA DOTTRINA E  PASTORALE.  È fuori dalla fede cattolica CONTRAPPORRE LA MISERICORDIA ALLA VERITÀ, LA PASTORALE ALLA DOTTRINA IMMUTABILE E ININTERROTTA DEL MAGISTERO E DELLA TRADIZIONE. È fuori e contro la fede cattolica proporre-imporre, in nome di una falsa misericordia, UNA PRASSI PASTORALE CONTRO LA VERITÀ, opposta alla dottrina immutabile e ininterrotta del Magistero. È fuori e contro la fede cattolica introdurre UNA PRASSI PASTORALE CHE LEGALIZZI IL PECCATO e, di fatto, colpisca tre sacramenti. Questa schizofrenia è estranea alla Tradizione della Chiesa.
Papa San Giovanni  Paolo II – Esortazione apostolica CATECHESI TRADENDAE (16-10-1979), n. 22:  “È VANO CONTRAPPORRE L’ORTOPRASSI ALL’ORTODOSSIA: IL CRISTIANESIMO È INSEPARABILMENTE L’UNA E L’ALTRA COSA. Le convinzioni ferme e ponderate spingono all’azione coraggiosa e retta. /…/ È altrettanto vano sostenere l’abbandono di uno studio serio e sistematico del messaggio di Cristo in nome di un metodo che privilegia l’esperienza vitale. «Nessuno può raggiungere la verità integrale con una semplice esperienza privata, cioè senza una spiegazione adeguata del messaggio di Cristo, che è via, verità e vita» (Gv 14,6).  NON SI CONTRAPPORRÀ, PARIMENTI, UNA CATECHESI CHE PARTA DALLA VITA AD UNA CATECHESI TRADIZIONALE, DOTTRINALE E SISTEMATICA. La catechesi autentica è sempre iniziazione ordinata e sistematica alla rivelazione che Dio ha fatto di se stesso all’uomo in Cristo Gesù, rivelazione custodita nella memoria profonda della Chiesa e nelle Sacre Scritture, e costantemente comunicata, mediante una trasmissione vivente ed attiva, da una generazione all’altra. Ma una tale rivelazione non è isolata dalla vita, nè a questa è giustapposta artificialmente. Essa riguarda il senso ultimo dell’esistenza che essa stessa illumina completamente, per ispirarla o per esaminarla alla luce del Vangelo”.

PROPOSTE

Il Card. Pell (componente del cosiddetto C9) ha chiesto al Sinodo “la riaffermazione della dottrina cattolica” e ha sottolineato che la questione della comunione ai divorziati risposati è – anche statisticamente – una cosa secondaria, ma che è diventata “un simbolo”, cioè una bandiera ideologica. “La Chiesa dovrebbe fornire una scialuppa di salvataggio ai divorziati. Ma dove devono andare queste scialuppe? Verso gli scogli, verso le paludi o verso un porto sicuro, che si può raggiungere solo con difficoltà?” (Corriere della Sera, 19/9/2014, p. 23). Il Card. Caffarra ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II per cui la dottrina relativa al matrimonio “è insegnata dal Magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente”, e quindi essa costituisce una tradizione ininterrotta.  Il Card. Velasio de Paolis in un testo pubblicato già un bel pò di mesi fa, afferma che “è APERTO A SOLUZIONI PASTORALI SUL PROBLEMA, PURCHÉ LA DOTTRINA  NON VENGA STRAVOLTA. Già Benedetto XVI chiese di lavorare in merito. Il problema è che la prassi è fondata sulla dottrina e non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina, altrimenti non si tratterebbe di pastoralità ma arbitrarietà nociva” (La Repubblica, 20/9/2014, p. 25).  Il Card. Scola propone quattro soluzioni per i divorziati risposati:  1) la comunione spirituale o “di desiderio”; 2) il ricorso al sacramento della riconciliazione anche senza assoluzione; 3) la continenza sessuale nel perdurare dell’unione civile; 4) l’accertamento della validità o no di un matrimonio non solo ad opera dei tribunali diocesani o della Rota, ma anche con una più snella nuova procedura canonica non giudiziale, di competenza del vescovo del luogo” (cfr.http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350876). Vedremo cosa succederà nel confronto pastorale del prossimo sinodo.
CONCILIO  DI  TRENTO. Canoni sul matrimonio.  Can. 7: “Se qualcuno dirà che la Chiesa sbaglia quando ha insegnato e insegna, secondo la dottrina del Vangelo e degli Apostoli (cfr. Mt 5,32; 19,9; Mc 10,11 ss; Lc 16,18; 1 Cor 7,11) che IL VINCOLO DEL MATRIMONIO NON PUÒ ESSERE SCIOLTO PER L’ADULTERIO DI UNO DEI CONIUGI;  che nessuno dei due, nemmeno l’innocente, che non ha dato motivo all’adulterio, può contrarre un altro matrimonio, vivente l’altro coniuge;  che commette adulterio il marito che, cacciata l’adultera, ne sposi un’altra, e la moglie che, cacciato l’adultero, ne sposi un altro, sia anatema” (Dz n. 1807).
Pio XI, CASTI  CONNUBI (31/12/1931): “Se poi la Chiesa non sbagliò, né sbaglia, allorché insegnò ed insegna queste cose ed è però del tutto certo che IL MATRIMONIO NON PUÒ ESSERE SCIOLTO NEPPURE A CAUSA DELL’ADULTERIO, è evidente che gli altri motivi più lievi di divorzio che si suole addurre, valgono ancora meno e sono da ritenere del tutto inconsistenti” (A.A.S. 22 [1930] 574).
Card. Angelo Scola – EUCARISTIA, RICONCILIAZIONE E DIVORZIATI RISPOSATI
“La Chiesa è accusata spesso di un mancanza di sensibilità e di comprensione riguardo al fenomeno dei divorziati risposati, senza riflettere attentamente sulle ragioni della sua posizione, che essa sa fondata sulla rivelazione divina. Qui si tratta però non di un’azione arbitraria del magistero della Chiesa, ma piuttosto della consapevolezza del legame inscindibile che unisce l’eucaristia e il matrimonio. Alla luce di questa relazione intrinseca, bisogna dire che ciò che impedisce l’accesso alla riconciliazione sacramentale e all’eucaristia non è un singolo peccato, che può sempre essere perdonato quando la persona si pente e chiede perdono a Dio. Ciò che rende l’accesso a questi sacramenti impossibile è, piuttosto, 
LO STATO, la CONDIZIONE DI VITA, in cui si trovano coloro che hanno stabilito un nuovo legame: unoSTATO che di per sé contraddice ciò che è significato dal legame tra l’eucaristia e il matrimonio. Questa è una condizione che deve essere modificata per poter corrispondere a ciò che viene realizzato in questi due sacramenti. La non ammissione alla comunione eucaristica invita queste persone, senza negare i dolori e le ferite che subiscono, a mettersi in cammino verso una piena comunione che si realizzerà nei tempi e nei modi determinati alla luce della volontà di Dio. Al di là delle varie interpretazioni della prassi della Chiesa primitiva, che ancora non sembrano dare prova di comportamenti sostanzialmente diversi da quelle di oggi, il fatto che essa ha sempre più sviluppato la consapevolezza del legame fondamentale tra l’eucaristia e il matrimonio segnala l’esito di un percorso compiuto sotto la guida dello Spirito Santo, più o meno come hanno preso forma nel tempo tutti i sacramenti della Chiesa e la loro disciplina. Così si capisce perché sia la “Familiaris Consortio” sia la “Sacramentum caritatis” hanno confermato “la prassi della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura (cfr Mc 10, 2-12), di non ammettere ai sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato e la loro condizione di vita oggettivamente contraddicono quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata nell’eucaristia” (SC, 29)”  (cfr. http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350876).
 
 

                                                                                                                                                                                                                                                           fatima1960