mercoledì 1 ottobre 2014

GRAZIA GIUSTIFICAZIONE PRESUNZIONE ED ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA


GRAZIA GIUSTIFICAZIONE PRESUNZIONE ED ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA



Nel corso della storia, troviamo due grandi eresie contro la Divina Misericordia. Una, ha peccato contro di essa con la presunzione e l’abuso; l’altra, con la sfiducia e la disperazione.
Cristo venne sulla terra affinché l’uomo potesse rinascere per mezzo del Battesimo e, divenendo “una creatura nuova”, potesse, con l’aiuto di Dio, adempire la Sua volontà, com’è detto nei dieci Comandamenti e nei precetti della Chiesa.
In questo tradizionale insegnamento, la Chiesa fu sfidata da Lutero. La teologia di Lutero fu il risultato della sua esperienza personale. Secondo il resoconto dei contemporanei, le confessioni di Lutero, con i suoi requisiti di dolore per i peccati passati e di ferma risoluzione d’emendarsi, lo lasciavano in uno stato di profondo avvilimento. Arrivò così alla conclusione che l’uomo, come risultato del peccato originale, ha ereditato dai suoi progenitori una natura caduca, che non può trattenerlo dal peccato mortale, nemmeno con l’aiuto della grazia.
Lutero sostenne che la giustizia originale, con la quale Adamo ed Eva furono dotati, era parte della natura umana; la giustizia originale della grazia di Dio, impressa nell’anima di Adamo ed Eva, una rassomiglianza con il Creatore. Quando disse:”Facciamo l’uomo a Nostra immagine e somiglianza”(Gen.1,26), significa che Egli lo creava in uno stato di grazia, che conservava in lui la rettitudine della ragione e del volere.
Nella generale opinione di Lutero, il peccato distrusse questa grazia nelle anime di Adamo ed Eva, così come nelle anime dei loro discendenti. Da quel tempo, ogni uomo nasce senza la grazia. Ora, essendo la grazia una parte della natura umana, significa che ogni uomo nasce con una incompleta e corruttibile natura. Il posto della grazia fu preso dalla concupiscenza che, secondo Lutero, costituisce il peccato originale. L’uomo è guidato da desideri di concupiscenza ed è incapace di opporsi ad essi con la propria volontà, che non ha nessun potere di controllare la bassa natura dell’uomo.
Di conseguenza, all’uomo non è stato lasciato nessun poter per fare il bene. Infatti tutte le opere dell’uomo, permeate dalla concupiscenza, fanno sì che anche le buone opere del giusto diventino colpevoli. In altre parole, tutti gli uomini Cristiani, nessuno escluso, sono obbligati a peccare gravemente.
Se i seguaci di Cristo credono in Lui, quale Salvatore, Dio non imputerà loro i peccati, perché Egli ha accettato la morte, le sofferenze ed i meriti di Cristo, come prezzo della Redenzione degli uomini. Così, secondo Lutero, è la Misericordia di Dio per il peccatore, che non imputa al peccatore i suoi peccati. La fede è fiducia nella Misericordia di Dio, quindi per essere salvati basta la fede in Dio.
La diretta conseguenza della dottrina di Lutero è che ogni sforzo personale di cooperazione con la grazia di Dio, come dolore e penitenza per i peccati, confessione, preghiere, buone opere, ecc., sono piuttosto colpevoli e, se non altro, senza importanza.
Una tale dottrina ha un disastro effetto sulla morale dell’uomo. Se ogni nostro sforzo cade nel nulla, noi cessiamo di tormentarci per i peccati. Ciò fu espresso da Lutero in questo detto:”Peccate molto, ma credete ancora di più”. Tale attitudine porta inevitabilmente alla presunzione ed abuso della Divina Misericordia. Il peccatore si forma così una nozione errata della Divina Misericordia e crede che i suoi peccati non gli interdiranno il Cielo, purché abbia una viva fede nella Misericordia divina.
La Dottrina di Lutero è in netta antitesi con l’insegnamento di Cristo. Prima di tutto la sua conoscenza della grazia, come dovuta alla natura umana, è completamente errata. Le parole di dio:”Facciamo l’uomo a Nostra immagine e somiglianza” (Gen.1,26), hanno un doppio significato. Il primo, è che Dio impartisce all’uomo un’anima spirituale, dotata di ragione e volontà. La somiglianza dell’uomo con dio consiste precisamente nella sua spiritualità . Come Dio. Egli ha la facoltà di conoscere e volere. Aggiunto a questo, le parole suddette della Bibbia suggeriscono, dovuta alla grazia, una rassomiglianza dell’uomo a dio.
La grazia non era dovuta alla natura umana:era qualcosa di soprannaturale. In altre parole, fu un libero dono soprannaturale che lo rese davanti a dio partecipante alla natura Divina ed erede delle beatitudini celesti.
Ora, il peccato originale privò della grazia i nostri progenitori ed i loro discendenti. L’essenza del peccato originale, precisamente, nella privazione della grazia nell’anima umana.
La grazia non era dovuta all’uomo, ma era qualcosa di soprannaturale. Aggiungendo il peccato originale alla natura umana, si privò l’uomo dalla grazia, ma non si distrusse la sua natura. L’opinione, quindi, di Lutero che la natura umana fosse completamente corrotta dal peccato originale, è errata. E’ vero, invece che l’uomo fu doppiamente ferito nella sua natura; ha conservato però le fondamentali facoltà di distinguere il bene dalla colpa e può, tutt’ora, usare la sua volontà per il bene. Così, anche i pagani che non conoscono Cristo e non hanno la grazia di Dio, sono capaci di far del bene e di astenersi almeno da alcuni peccati mortali. Da un altro lato' nessuno può negare che peccato mortale per i profondamente la natura umana. Con la mancanza Della grazia, il dominio della ragione la volontà la parte più bassa della natura umana, fu ancora più indebolito e le passioni vi sì insediarono. Persino il suo giudizio, soprattutto su questioni morali, è stato oscurato e la sua volontà è diventata succube del peccato; se incontra un ostacolo ai suoi desideri e se un lavoro o uno sforzo viene richiesto facilmente si irrita ed ultimo egli sente un'attrazione disordinata per i piaceri della carne. Tutte queste ferite della natura umana sono molti gravi,ma l'asserzione di Lutero che il peccato originale significa concupiscenza, e' sbagliata. Il peccato originale come abbiamo già visto e' costituito dalla privazione della grazia, mentre la concupiscenza e' il diretto risultato dell'applicazione della Giustizia originale. Perfino colui che per principio è capace di bene, con la propria natura così profondamente ferita dal peccato originale, necessita di un grande aiuto Divino. L'uomo,privo della grazia di Dio, può far del bene, ma e' incapace di adempiere, per un lungo periodo, a tutti i Comandamenti. Ne' può pensare a giungere al Cielo. Per il peccato originale egli è nato quale nemico di Dio. Per liberare l'uomo dal dominio di Satana, per cicatrizzare le ferite della natura umana per restaurare la sua eredità al Paradiso, Dio ordinò che Cristo dovesse venire a salvarci attraverso la Sua grazia. Grazia non e' ne' materiale, ne' naturale. Non si può ne' odorare, ne' toccare, non si può ne' vedere, ne' percepire con nessuno strumento fisico. Non fa nemmeno parte della dotazione spirituale dell'uomo, come ‘intelligenza e la volontà. Incommensurabilmente eccelle da tutto ciò che ha una parte sia spirituale o fisica nella costituzione di un uomo. Vi sono di generi di grazie: attuale e santificante. La grazia santificante, dice il Catechismo, e' quella grazia che conferisce alle nostre anime una vita, che e' compartecipe della vita stessa di Dio. L'uomo in stato di grazia partecipa alla vita Divina con il suo intelletto e con la sa volontà . L'intelletto da' luce a percepire e credere la verità soprannaturale;
Da un altro lato' nessuno può negare che peccato mortale per i profondamente la natura umana. Con la mancanza Della grazia, il dominio della ragione la volontà la parte più bassa della natura umana, fu ancora più indebolito e le passioni vi sì insediarono. Persino il suo giudizio, soprattutto su questioni morali, è stato oscurato e la sua volontà è diventata succube del peccato; se incontra un ostacolo ai suoi desideri e se un lavoro o uno sforzo viene richiesto facilmente si irrita ed ultimo egli sente un'attrazione disordinata per i piaceri della carne.
Tutte queste ferite della natura umana sono molti gravi,ma l'asserzione di Lutero che il peccato originale significa concupiscenza, e' sbagliata. Il peccato originale come abbiamo già visto e' costituito dalla privazione della grazia, mentre la concupiscenza e' il diretto risultato dell'applicazione della Giustizia originale. Perfino colui che per principio è capace di bene, con la propria natura così profondamente ferita dal peccato originale, necessita di un grande aiuto Divino. L'uomo,privo della grazia di Dio, può far del bene, ma e' incapace di adempiere, per un lungo periodo, a tutti i Comandamenti. Ne' può pensare a giungere al Cielo. Per il peccato originale egli è nato quale nemico di Dio. Per liberare l'uomo dal dominio di Satana, per cicatrizzare le ferite della natura umana per restaurare la sua eredità al Paradiso, Dio ordinò che Cristo dovesse venire a salvarci attraverso la Sua grazia. Grazia non e' ne' materiale, ne' naturale. Non si può ne' odorare, ne' toccare, non si può ne' vedere, ne' percepire con nessuno strumento fisico. Non fa nemmeno parte della dotazione spirituale dell'uomo, come l’intelligenza e la volontà. Incommensurabilmente eccelle da tutto ciò che ha una parte sia spirituale o fisica nella costituzione di un uomo. Vi sono di generi di grazie: attuale e santificante. La grazia santificante, dice il Catechismo, e' quella grazia che conferisce alle nostre anime una vita, che e' compartecipe della vita stessa di Dio. L'uomo in stato di grazia partecipa alla vita Divina con il suo intelletto e con la sa volontà . L'intelletto da' luce a percepire e credere la verità soprannaturale; benché tali verità non contraddicano la ragione, pure vanno al di là delle sue limitazioni e richiedono, pertanto , la luce della grazia per essere accettate. Nello stesso modo, sotto l’influenza della grazia, la volontà è attratta da Dio, come fu rivelato nella segreta vita della SS. Trinità e del Verbo Incarnato, l’uomo comincia ad amare Dio sopra ogni cosa ed è pronto a subire morte e torture, anziché offendere Dio; egli ama pure il suo prossimo per amore di Dio ed è pronto ad offrire la vita per assicurare la sua salvezza eterna.
La grazia attuale è un aiuto transitorio di Dio che, o illumina la mente, o incita la volontà a far bene, o evita la colpa.
Leggiamo un buon libro, ascoltiamo un sermone, seguiamo un buon esempio: sono tutte manifestazioni della grazia attuale esterna. La grazia attuale interiore è l’ispirazione di Dio, che agisce direttamente sulle anime, dando loro luce e forza per compiere una buona azione.
La grazia santificante differisce dall’attuale specialmente in questo: la santificazione è una qualità permanente, inerente l’anima, fin quando non commettiamo un peccato mortale; la grazia santificante rimane nella nostra anima, mentre la grazia attuale è qualcosa che passa; ci è data per aiutare la nostra mente a risolvere qualche problema e la nostra volontà ad operare bene; appena tali grazie sono accettate ed il loro scopo ottenuto o rifiutato, i suoi propositi frustrati, essa cessa di esistere.
La grazia attuale può essere data anche agli uomini in peccato mortale; in tal caso il Signore la concede a peccatori, affinché possano lavorare per la loro salvezza. L’attuale è anche data a coloro in stato di grazia santificante. Come la natura umana è la base dell’attività dell’uomo e parimenti egli ha bisogno di nutrimento per essere attivo, così la grazia santificante deve essere completata dalle grazie attuali, in modo che l’uomo possa compiere atti di valore soprannaturale.
L’uomo nello stato di grazia santificante non ha nessuna straordinaria singolare attività; come chiunque che si guadagna il pane, ama la sua famiglia, è attivo, ecc., pure la sua vita è centrata in Dio. Dio è il vero maestro della sua vita, che egli non dimentica mai e per il quale egli vive e muore. La sua anima è diventata sensibile alle mozioni della grazia; egli vede ogni cosa dal punto di vista della Divina Saggezza, alla quale egli partecipa nelle sue limitate possibilità umane.
Il suo cuore pulsa con amore ed a volte arriva all’eroismo, quando le circostanze lo chiamano al sacrificio. Se l’uomo arriva a farsi completamente possedere dalla grazia, diventa uno strumento di Dio nel mondo ed è capace di operar, che sorpassano di gran lunga qualsiasi cosa possa fare la natura umana. Il suo essere intero è penetrato da una profonda gioia e pace spirituale e anche se la gioia può recedere in dispiaceri, la pace rimane nel profondo dell’anima.
Nelle fattezze di un tale uomo, l’opera della grazia riflette armonie spirituali.
La giustificazione dell’uomo è perciò maggiore dell’imputazione di Lutero sui meriti di Cristo per i peccatori. Nell’opinione di Lutero, l’uomo non cambia e la grazia è come mantello che nasconde le odiosità dei suoi peccati dalla collera dell’Onnipotente. Il vero insegnamento di Cristo, suona completamente differente. San Paolo riporta la voce del suon Maestro: “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del Dio nostro” (I Cor. 6,11.). E S. Giovanni, l’amato discepolo del Cristo, spiega: “Se invece camminiamo nella luce, come anch’Egli è nella luce, abbiamo società scambievole ed il Sangue di Gesù Cristo, Suo Figliolo, ci purifica da ogni peccato… Se confessiamo i nostri peccati, (Dio) è fedele e giusto per rimetterci i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità” (I Giovanni. 1,7-9).
Il processo della nostra giustificazione ha due elementi. Prima di tutto, i nostri peccati sono realmente perdonati e rimessi: “I tuoi peccati sono perdonati” (Mt. 9,2), dice il Signore al peccatore pentito, come disse pure al paralitico. In pari tempo, l’anima nostra è santificata e rinnovata.
Affinché possiamo intuire cosa significa la nostra santificazione, lasciatevi considerare gli effetti della grazia santificante nell’anima umana.
Prima di tutto, la grazia santificante ci rende partecipi della natura Divina, come S. Pietro dice: “Poiché la divina potenza di Lui ci ha donato tutto quello che riguarda la vita e la pietà, facendoci conoscere Colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù, donando a noi grandissime e preziose promesse, affinché, per mezzo di queste, diventiate partecipi della natura divina, fuggendo la corruzione che è nel mondo (e che proviene) dalla concupiscenza” (II Pietro 1,3-4).
Per questa stessa partecipazione alla natura Divina, i Sacerdoti pregano nell’Offertorio della Messa, lasciando cadere una goccia di acqua nel calice, dove già è il vino: “O Dio, che meravigliosamente creaste in tanta dignità l’umana sostanza e con maggior meraviglia la riformaste, concedeteci, per il mistero di quest’acqua e di questo vino, che possiamo un giorno essere a parte della Divinità di Colui che si degnò di farsi partecipe della nostra umanità, dico di Gesù Cristo, Vostro Signore, il celebrante dice nel prefazio: “Il Signore. Che fu innalzato in cielo, per farci partecipi della Sua Divinità”. Logicamente da Divina natura non diventa nostra; noi non diventiamo una parte di Dio, perché ciò sarebbe impossibile, ma partecipiamo alla natura Divina; noi siamo, come era commessa, nel circuito delle Essere Divino, la corrente della Divina Sapienza a l’Amore vola nelle nostre anime, sotto l’influenza del quale noi seguiamo l’ispirazione della grazia .
Così, noi riceviamo da Dio un influsso di Onnipotenza, diventiamo amici di Dio, Suoi figli adottivi ed insieme a Cristo, gli eredi del Suo Regno eterno.
In ultimo, la SS. Trinità viene ad abitare nelle anime nostre come nel luogo del Suo compiacimento. E’ specialmente la Terza della SS. Trinità, lo Spirito Santo, la cui abitazione in un’anima umana in stato di grazia, è ben descritta da san Paolo : “ il corpo vostro è Tempio dello Spirito Santo, che è in voi, che avete da Dio” (I Cor.6,19).
Ora, noi possiamo rispondere alle asserzioni di Lutero, il quale dice che l'uomo, anche dopo la sua giustificazione, rimane un peccatore. Da parte è vero perché, eccettuati Gesù e Maria, nessun uomo è senza peccato. Anche i Santi non erano esenti dal cadere in peccato veniale. Ognuno di noi, inoltre, porta il marchio della concupiscenza, che ha la sua sorgente nel peccato originale e se non fosse per la grazia Divina, ognuno di noi commetterebbe delitti orribili. Questa è la ragione per cui riconosciamo le nostre colpevolezze nelle preghiere. Ecco perché noi, in ogni Messa, facciamo una confessione generale dei nostri peccati ed imploriamo innanzi a Dio l'intercessione della Beata Vergine e di altri Santi. All'offerta a Dio del pane, il Sacerdote la offre:”per gli innumerevoli peccati, offese e negligenze mie e per tutti i circostanti, come per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti”.
Nel Pater Noster, che segue da presso la Consacrazione, chiede in nome di tutti i fedeli:”E perdonateci le nostre offese, siccome noi perdoniamo a coloro che ci offendono”. Nelle preghiere precedenti la Santa Comunione, egli si rivolge al Signore presente nell'Ostia:”Liberami, per il Tuo Sacrosanto Corpo e per il Tuo Sangue, da tutte le iniquità”. Dopo la Santa Comunione, in una breve preghiera, domanda: “Il Tuo Corpo o Signore, che ho ricevuto ed il Sangue che ho bevuto, aderisca alle mie viscere e concedimi che in me non rimanga macchia di peccato, che puro e santo sono stato rifatto da questo Sacramento”.
Non abbiamo bisogno di studiare le preghiere della Messa, per scoprire che siamo peccatori. Non è forse meglio espresso nell'Ave Maria questo nostro sentimento di colpevolezza? “Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Così sia”.
Dall'altro canto non possiamo addentrarci troppo, giacché negheremmo l'efficacia della grazia, è perché il Sangue di Cristo ha portato via dalle nostre anime ogni peccato mortale, che possiamo aver commesso.
Nemmeno il fatto di essere grandi peccatori, ci rende colpevoli agli occhi di Dio perché, se corrispondiamo alla Sua grazia, potremo prevenire di cadere in peccato mortale.
E' vero che la grazia non ci libera da ogni concupiscenza; Dio permette che essa rimanga in noi, dopo essere stati lavati e santificati nel Battesimo, in modo da sentirci umili ed ancor più sottomessi all'aiuto di Dio.
Però, finché non consentiremo ai desideri disordinati ed ai moventi della concupiscenza, combattiamoli con la preghiera e la mortificazione, in modo da non generarli in atto e non commettere peccato. Così ci aiuta sempre con la Sua grazia e diventiamo assai meritori ai Suoi occhi.
Naturalmente, commettiamo peccati veniali, ma nel peccato veniale non ci si allontana da Dio, ma piuttosto si ritarda il nostro andare verso Dio. Noi adempiamo la Sua volontà, ma lo facciamo con una certa negligenza; l'anima macchiata dal peccato veniale, rimane in comunione con Dio, fino a quando il peccatore fa la volontà del Signore in tutte le cose necessarie, resta fedele alla Sua amicizia e lotta per giungere a Dio, quale suo ultimo fine. Questo fu insegnato da Nostro Signore nell'Ultima Cena: “Poi, versata acqua in un catino, cominciò a lavare i piedi ai discepoli e ad asciugarli col panno che si era messo intorno. Venne dunque da Simon Pietro che, sommerso dalla sua indegnità, disse a Gesù: i piedi tu non mi laverai mai. Ma Gesù rispose: se Io non ti lavo, tu non avrai parte con Me. Rispose Simon Pietro: Signore, non solo i piedi, ma anche le mani ed il capo! Gesù soggiunse: chi è lavato, ha bisogno di lavarsi soltanto i piedi; egli è già mondo” (Giov. 13,5-10). Lo stesso è con i peccati veniali: come la polvere copre i piedi scalzi e lascia pulito il resto del corpo, così i peccati veniali offuscano la lucentezza dell'anima, ma non tolgono ad essa la luce della grazia. Come il Concilio di Trento dice: “Benché infatti in questa vita mortale, quantunque santi e giusti cadano talora in mancanze lievi e quotidiane, che vengono anche dette peccati veniali, non per questo cessano di essere giusti”.
Naturalmente, dobbiamo fare del nostro meglio per liberarci dai peccati veniali ma, secondo la dottrina della Chiesa, il completo successo per arrivare a questo, è il lavorìo di una vita intera, come si riscontra nella vita di alcuni Santi.
Benché Dio non promise di dare la Sua grazia con tale abbondanza, in modo che l'uomo sarebbe stato libero completamente dal peccato veniale, pure la Sua grazia dà la necessaria forza all'uomo per compiere la Sua volontà in ogni atto importante, o in altre parole, di astenersi dal peccato mortale.
Al contrario degli insegnamenti di Lutero, Cristo non solo richiede fede nella Sua divinità, ma ha chiesto ai Suoi seguaci di vivere secondo i Suoi insegnamenti, custodendo i 10 Comandamenti ed altri precetti morali. Al ricco giovane che chiese al Signore; “Buon Maestro, cosa devo fare per la vita eterna?” Gesù rispose: “Se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i Comandamenti” (Matt. 19,16-17). Poco prima dell'Ascensione, Gesù ingiunse agli Apostoli: “Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matt. 28,19-20).
Certo, la frase “Quanto vi ho comandato” contiene quei precetti morali, che troviamo sia nel Vangelo che negli altri libri del Nuovo Testamento.
L'osservanza dei 10 Comandamenti e degli altri precetti del Vangelo, è pienamente possibile con la grazia di Dio: “Poiché questo è amare Dio: che noi osserviamo i Suoi Comandamenti ed i Suoi Comandamenti non sono gravosi” (Giov. 5,3).
“Poiché il Mio giogo è dolce ed il Mio carico è leggero” (Matt.11,30). “Quelli che sono figli di Dio, amano Cristo, ma coloro che Lo amano (come Egli stesso testimonia) osserveranno la Sua parola” (Giov.14,23); il che, si può compiere solo con il Divin aiuto.
Anche i giusti, che a volte cadono in colpe leggere (peccati veniali) possono, con l'aiuto di Cristo, evitare i peccati mortali, perché Dio non abbandona coloro che Egli assolve, a meno che prima Egli non sia da loro abbandonato.
Perciò, nessuno inganni se stesso pensando che con la sola fede egli sarà nominato erede e ne riceverà l'eredità, ma solo soffrendo con Lui potrà essere con Lui glorificato (Rom.8,17)
La nostra salvezza è interamente opera di Dio e della Sua grazia. L'uomo non ha in sé nessun elemento per poter gettare un ponte sull'abisso, che separa il naturale dal soprannaturale. Non può, con le sue facoltà naturali, implorare il perdono dei peccati e la loro giustificazione. Perfino il principio della giustificazione, l'incipiente atto di fede ed il desiderio della nostra salvezza è tutta opera dello Spirito Santo nelle nostre anime.
Quando poi siamo già costituiti nello stato di grazia santificante, necessitiamo di un aumento di grazia attuale, in modo da poter compiere qualsiasi buona azione di valore soprannaturale. San Paolo testimonia questa verità, quando dice: “Col timore e col tremore procacciate la vostra salvezza, poiché è Dio che produce in voi e il volere e l'agire con buona volontà” (Fil.212-13). Di nuovo, come abbiamo già visto, è solo con la grazia di Dio che possiamo evitare i peccati mortali. In ultimo, la nostra perseveranza fino alla fine della nostra vita, dipende da una grazia speciale di Dio che, nella Sua Misericordia e Saggezza, ci fortifica nelle virtù e pospone o affretta il momento della nostra morte, affinché possiamo morire in grazia sua.
Come ogni altra opera di Dio, così pure la nostra salvezza è opera dell'Amore di dio misericordioso. Se l'uomo, come abbiamo detto prima, non ha in se stesso nessun principio spirituale da essere giustificato per i suoi propri sforzi, deve essere solo Dio che con la Sua libera volontà lavora alla salvezza dell'uomo. “In questo è carità: che senza avere noi amato Dio, Egli per primo ci ha amati ed ha mandato il Suo Figliolo come propiziazione per i nostri peccati” (Giov.4,10).
In altre parole, la grazia di Dio è un dono gratuito di Dio, in quanto, nella sua natura, l'uomo non ha nessun diritto alla grazia.
Questo è ovvio nel caso di bambini, che sono assolti ad opera del Battesimo e, non avendo ancora la ragione, non possono fare nulla per prepararsi a questa grazia, che ricevono con questo sacramento, ma sono bambini che portano solo il peccato originale dai progenitori e col Battesimo ritornano nuove creature, l'innocenza Battesimale. Lo stesso principio si applica agli adulti. E' per mezzo della grazia attuale di Dio che un adulto, che non ha conservato l'innocenza battesimale, comincia a considerare la propria vita nella luce e desidera la salvezza. Non può mai meritare per suo proprio merito questa prima grazia. Se corrisponde a questa grazia, Dio non gli lesinerà altre grazie in avvenire, anche quelle attuali e quella dell'assoluzione stessa non è dovuta agli sforzi dell'uomo, ma alla Misericordia di Dio.
Dopo l'assoluzione dell'uomo, la situazione cambia; egli ha ora nell'anima sua la grazia santificante, che è il principio del valore supernaturale negli atti degli uomini. Riferendoci alla grazia santificante, l'uomo è in una posizione di meritare, con le sue opere, un incremento della grazia santificante e la vita eterna. Anche la gloria dell'uomo nella vita eterna aumenta in proporzione ai suoi meriti acquistati qui sulla terra.
Per cui, l'opinione di Lutero che le nostre opere compiute non hanno importanza agli occhi di Dio che noi meritiamo la nostra ricompensa eterna con le buone opere non sarebbero rimaste senza ricompensa, quando disse: “Va bene, servo fedele e buono, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul molto, entra nel gaudio del tuo Padrone” (Matt.25,21).
Il fatto di poter noi meritare una ricompensa, sorpassante la nostra natura, non dovrebbe darci motivi di orgoglio o vana gloria, perché la nostra abilità a meritare un aumento di grazia santificante e di eterna felicità, è basata sull'aiuto di Dio, che è un continuo flusso di grazia attuale. Poiché lo stesso Gesù Cristo, come “capo delle membra” (Efes.4,15) e come “vite nei tralci” (Giov.!5,5), produce continuamente negli stessi giustificati la forza, che precede sempre le loro buone opere, compiute secondo Dio, alla legge divina, per lo stesso della vita presente e che abbiano veramente meritato di conseguire, a suo tempo, la vita eterna (se saranno morti in grazia: Ap.14,13), dicendo Cristo, nostro Salvatore: “Se qualcuno berrà dell'acqua che Io gli darò, non avrà più sete in eterno, anzi, diventerà lui una sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna” (Giov.4,13).
Quando sopra, è stabilito da Dio sulle basi della giustizia; Dio impegnò Se stesso a ricompensare coloro che profittano della sua grazia nelle opere buone. Questa è la lezione implicita nella parabola dei talenti (Matt.25, 14-30), dove Dio loda coloro che usano i loro naturali e soprannaturali talenti e condanna un servitore cattivo e pigro, che lasciò i suoi talenti non usati. Dovremmo ricordarci che Dio non deve nulla a nessuno, a meno che, Egli stesso, non voglia diventare nostro debitore. In altre parole, è attraverso la sua Misericordia che Egli stabilisce l'ordine di merito e ricompensa l'uomo. Questa verità è espressa dal Concilio di Trento, che dice: “E' tanta la bontà di Dio verso gli uomini, da volere che siano loro meriti quelli che sono i Suoi doni”.
Il sopraddetto ordine di merito contiene un'eccezione importante: nessuno può meritare, per mezzo delle sue opere buone, il dono di perseveranza della grazia di Dio. In altre parole, per mezzo delle nostre buone opere possiamo avere un posto più alto in Cielo, ma l'ammissione dipende dalla Misericordia di dio. Dove la perseveranza prova le sue espressioni sia nella forza data da Dio, così da non cedere al peccato mortale sino alla fine della nostra esistenza (perseveranza attiva) o nel fatto che Dio manda la morte quando uno è in stato di grazia, per esempio subito dopo la confessione (perseveranza passiva), in ogni modo, è sempre un dono di Dio nella Sua grande Misericordia. Questa può essere da noi implorata, perseverando in umile preghiera.