GRAZIA
GIUSTIFICAZIONE PRESUNZIONE ED ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA
Nel corso della storia,
troviamo due grandi eresie contro la Divina Misericordia. Una, ha
peccato contro di essa con la presunzione e l’abuso; l’altra, con
la sfiducia e la disperazione.
Cristo venne sulla terra
affinché l’uomo potesse rinascere per mezzo del Battesimo e,
divenendo “una creatura nuova”, potesse, con l’aiuto di Dio,
adempire la Sua volontà, com’è detto nei dieci Comandamenti e nei
precetti della Chiesa.
In questo tradizionale
insegnamento, la Chiesa fu sfidata da Lutero. La teologia di Lutero
fu il risultato della sua esperienza personale. Secondo il resoconto
dei contemporanei, le confessioni di Lutero, con i suoi requisiti di
dolore per i peccati passati e di ferma risoluzione d’emendarsi, lo
lasciavano in uno stato di profondo avvilimento. Arrivò così alla
conclusione che l’uomo, come risultato del peccato originale, ha
ereditato dai suoi progenitori una natura caduca, che non può
trattenerlo dal peccato mortale, nemmeno con l’aiuto della grazia.
Lutero sostenne che la
giustizia originale, con la quale Adamo ed Eva furono dotati, era
parte della natura umana; la giustizia originale della grazia di Dio,
impressa nell’anima di Adamo ed Eva, una rassomiglianza con il
Creatore. Quando disse:”Facciamo l’uomo a Nostra immagine e
somiglianza”(Gen.1,26), significa che Egli lo creava in uno stato
di grazia, che conservava in lui la rettitudine della ragione e del
volere.
Nella generale opinione di
Lutero, il peccato distrusse questa grazia nelle anime di Adamo ed
Eva, così come nelle anime dei loro discendenti. Da quel tempo, ogni
uomo nasce senza la grazia. Ora, essendo la grazia una parte della
natura umana, significa che ogni uomo nasce con una incompleta e
corruttibile natura. Il posto della grazia fu preso dalla
concupiscenza che, secondo Lutero, costituisce il peccato originale.
L’uomo è guidato da desideri di concupiscenza ed è incapace di
opporsi ad essi con la propria volontà, che non ha nessun potere di
controllare la bassa natura dell’uomo.
Di conseguenza, all’uomo
non è stato lasciato nessun poter per fare il bene. Infatti tutte le
opere dell’uomo, permeate dalla concupiscenza, fanno sì che anche
le buone opere del giusto diventino colpevoli. In altre parole, tutti
gli uomini Cristiani, nessuno escluso, sono obbligati a peccare
gravemente.
Se i seguaci di Cristo
credono in Lui, quale Salvatore, Dio non imputerà loro i peccati,
perché Egli ha accettato la morte, le sofferenze ed i meriti di
Cristo, come prezzo della Redenzione degli uomini. Così, secondo
Lutero, è la Misericordia di Dio per il peccatore, che non imputa al
peccatore i suoi peccati. La fede è fiducia nella Misericordia di
Dio, quindi per essere salvati basta la fede in Dio.
La diretta conseguenza
della dottrina di Lutero è che ogni sforzo personale di cooperazione
con la grazia di Dio, come dolore e penitenza per i peccati,
confessione, preghiere, buone opere, ecc., sono piuttosto colpevoli
e, se non altro, senza importanza.
Una tale dottrina ha un
disastro effetto sulla morale dell’uomo. Se ogni nostro sforzo cade
nel nulla, noi cessiamo di tormentarci per i peccati. Ciò fu
espresso da Lutero in questo detto:”Peccate molto, ma credete
ancora di più”. Tale attitudine porta inevitabilmente alla
presunzione ed abuso della Divina Misericordia. Il peccatore si forma
così una nozione errata della Divina Misericordia e crede che i suoi
peccati non gli interdiranno il Cielo, purché abbia una viva fede
nella Misericordia divina.
La Dottrina di Lutero è
in netta antitesi con l’insegnamento di Cristo. Prima di tutto la
sua conoscenza della grazia, come dovuta alla natura umana, è
completamente errata. Le parole di dio:”Facciamo l’uomo a Nostra
immagine e somiglianza” (Gen.1,26), hanno un doppio significato. Il
primo, è che Dio impartisce all’uomo un’anima spirituale, dotata
di ragione e volontà. La somiglianza dell’uomo con dio consiste
precisamente nella sua spiritualità . Come Dio. Egli ha la facoltà
di conoscere e volere. Aggiunto a questo, le parole suddette della
Bibbia suggeriscono, dovuta alla grazia, una rassomiglianza dell’uomo
a dio.
La grazia non era dovuta
alla natura umana:era qualcosa di soprannaturale. In altre parole, fu
un libero dono soprannaturale che lo rese davanti a dio partecipante
alla natura Divina ed erede delle beatitudini celesti.
Ora, il peccato originale
privò della grazia i nostri progenitori ed i loro discendenti.
L’essenza del peccato originale, precisamente, nella privazione
della grazia nell’anima umana.
La grazia non era dovuta
all’uomo, ma era qualcosa di soprannaturale. Aggiungendo il peccato
originale alla natura umana, si privò l’uomo dalla grazia, ma non
si distrusse la sua natura. L’opinione, quindi, di Lutero che la
natura umana fosse completamente corrotta dal peccato originale, è
errata. E’ vero, invece che l’uomo fu doppiamente ferito nella
sua natura; ha conservato però le fondamentali facoltà di
distinguere il bene dalla colpa e può, tutt’ora, usare la sua
volontà per il bene. Così, anche i pagani che non conoscono Cristo
e non hanno la grazia di Dio, sono capaci di far del bene e di
astenersi almeno da alcuni peccati mortali. Da
un altro lato' nessuno può negare che peccato mortale per i
profondamente la natura umana. Con la mancanza Della grazia, il
dominio della ragione la volontà la parte più bassa della natura
umana, fu ancora più indebolito e le passioni vi sì insediarono.
Persino il suo giudizio, soprattutto su questioni morali, è stato
oscurato e la sua volontà è diventata succube del peccato; se
incontra un ostacolo ai suoi desideri e se un lavoro o uno sforzo
viene richiesto facilmente si irrita ed ultimo egli sente
un'attrazione disordinata per i piaceri della carne. Tutte queste
ferite della natura umana sono molti gravi,ma l'asserzione di Lutero
che il peccato originale significa concupiscenza, e' sbagliata. Il
peccato originale come abbiamo già visto e' costituito dalla
privazione della grazia, mentre la concupiscenza e' il diretto
risultato dell'applicazione della Giustizia originale. Perfino colui
che per principio è capace di bene, con la propria natura così
profondamente ferita dal peccato originale, necessita di un grande
aiuto Divino. L'uomo,privo della grazia di Dio, può far del bene, ma
e' incapace di adempiere, per un lungo periodo, a tutti i
Comandamenti. Ne' può pensare a giungere al Cielo. Per il peccato
originale egli è nato quale nemico di Dio. Per liberare l'uomo dal
dominio di Satana, per cicatrizzare le ferite della natura umana per
restaurare la sua eredità al Paradiso, Dio ordinò che Cristo
dovesse venire a salvarci attraverso la Sua grazia. Grazia non e' ne'
materiale, ne' naturale. Non si può ne' odorare, ne' toccare, non si
può ne' vedere, ne' percepire con nessuno strumento fisico. Non fa
nemmeno parte della dotazione spirituale dell'uomo, come
‘intelligenza e la volontà. Incommensurabilmente eccelle da tutto
ciò che ha una parte sia spirituale o fisica nella costituzione di
un uomo. Vi sono di generi di grazie: attuale e santificante. La
grazia santificante, dice il Catechismo, e' quella grazia che
conferisce alle nostre anime una vita, che e' compartecipe della vita
stessa di Dio. L'uomo in stato di grazia partecipa alla vita Divina
con il suo intelletto e con la sa volontà . L'intelletto da' luce a
percepire e credere la verità soprannaturale;
Da
un altro lato' nessuno può negare che peccato mortale per i
profondamente la natura umana. Con la mancanza Della grazia, il
dominio della ragione la volontà la parte più bassa della natura
umana, fu ancora più indebolito e le passioni vi sì insediarono.
Persino il suo giudizio, soprattutto su questioni morali, è stato
oscurato e la sua volontà è diventata succube del peccato; se
incontra un ostacolo ai suoi desideri e se un lavoro o uno sforzo
viene richiesto facilmente si irrita ed ultimo egli sente
un'attrazione disordinata per i piaceri della carne.
Tutte
queste ferite della natura umana sono molti gravi,ma l'asserzione di
Lutero che il peccato originale significa concupiscenza, e'
sbagliata. Il peccato originale come abbiamo già visto e' costituito
dalla privazione della grazia, mentre la concupiscenza e' il diretto
risultato dell'applicazione della Giustizia originale. Perfino colui
che per principio è capace di bene, con la propria natura così
profondamente ferita dal peccato originale, necessita di un grande
aiuto Divino. L'uomo,privo della grazia di Dio, può far del bene, ma
e' incapace di adempiere, per un lungo periodo, a tutti i
Comandamenti. Ne' può pensare a giungere al Cielo. Per il peccato
originale egli è nato quale nemico di Dio. Per liberare l'uomo dal
dominio di Satana, per cicatrizzare le ferite della natura umana per
restaurare la sua eredità al Paradiso, Dio ordinò che Cristo
dovesse venire a salvarci attraverso la Sua grazia. Grazia non e' ne'
materiale, ne' naturale. Non si può ne' odorare, ne' toccare, non si
può ne' vedere, ne' percepire con nessuno strumento fisico. Non fa
nemmeno parte della dotazione spirituale dell'uomo, come
l’intelligenza e la volontà. Incommensurabilmente eccelle da tutto
ciò che ha una parte sia spirituale o fisica nella costituzione di
un uomo. Vi sono di generi di grazie: attuale e santificante. La
grazia santificante, dice il Catechismo, e' quella grazia che
conferisce alle nostre anime una vita, che e' compartecipe della vita
stessa di Dio. L'uomo in stato di grazia partecipa alla vita Divina
con il suo intelletto e con la sa volontà . L'intelletto da' luce a
percepire e credere la verità soprannaturale; benché tali verità
non contraddicano la ragione, pure vanno al di là delle sue
limitazioni e richiedono, pertanto , la luce della grazia per essere
accettate. Nello stesso modo, sotto l’influenza della grazia, la
volontà è attratta da Dio, come fu rivelato nella segreta vita
della SS. Trinità e del Verbo Incarnato, l’uomo comincia ad amare
Dio sopra ogni cosa ed è pronto a subire morte e torture, anziché
offendere Dio; egli ama pure il suo prossimo per amore di Dio ed è
pronto ad offrire la vita per assicurare la sua salvezza eterna.
La
grazia attuale è un aiuto transitorio di Dio che, o illumina la
mente, o incita la volontà a far bene, o evita la colpa.
Leggiamo
un buon libro, ascoltiamo un sermone, seguiamo un buon esempio: sono
tutte manifestazioni della grazia attuale esterna. La grazia attuale
interiore è l’ispirazione di Dio, che agisce direttamente sulle
anime, dando loro luce e forza per compiere una buona azione.
La
grazia santificante differisce dall’attuale specialmente in questo:
la santificazione è una qualità permanente, inerente l’anima, fin
quando non commettiamo un peccato mortale; la grazia santificante
rimane nella nostra anima, mentre la grazia attuale è qualcosa che
passa; ci è data per aiutare la nostra mente a risolvere qualche
problema e la nostra volontà ad operare bene; appena tali grazie
sono accettate ed il loro scopo ottenuto o rifiutato, i suoi
propositi frustrati, essa cessa di esistere.
La
grazia attuale può essere data anche agli uomini in peccato mortale;
in tal caso il Signore la concede a peccatori, affinché possano
lavorare per la loro salvezza. L’attuale è anche data a coloro in
stato di grazia santificante. Come la natura umana è la base
dell’attività dell’uomo e parimenti egli ha bisogno di
nutrimento per essere attivo, così la grazia santificante deve
essere completata dalle grazie attuali, in modo che l’uomo possa
compiere atti di valore soprannaturale.
L’uomo
nello stato di grazia santificante non ha nessuna straordinaria
singolare attività; come chiunque che si guadagna il pane, ama la
sua famiglia, è attivo, ecc., pure la sua vita è centrata in Dio.
Dio è il vero maestro della sua vita, che egli non dimentica mai e
per il quale egli vive e muore. La sua anima è diventata sensibile
alle mozioni della grazia; egli vede ogni cosa dal punto di vista
della Divina Saggezza, alla quale egli partecipa nelle sue limitate
possibilità umane.
Il
suo cuore pulsa con amore ed a volte arriva all’eroismo, quando le
circostanze lo chiamano al sacrificio. Se l’uomo arriva a farsi
completamente possedere dalla grazia, diventa uno strumento di Dio
nel mondo ed è capace di operar, che sorpassano di gran lunga
qualsiasi cosa possa fare la natura umana. Il suo essere intero è
penetrato da una profonda gioia e pace spirituale e anche se la gioia
può recedere in dispiaceri, la pace rimane nel profondo dell’anima.
Nelle
fattezze di un tale uomo, l’opera della grazia riflette armonie
spirituali.
La
giustificazione dell’uomo è perciò maggiore dell’imputazione di
Lutero sui meriti di Cristo per i peccatori. Nell’opinione di
Lutero, l’uomo non cambia e la grazia è come mantello che nasconde
le odiosità dei suoi peccati dalla collera dell’Onnipotente. Il
vero insegnamento di Cristo, suona completamente differente. San
Paolo riporta la voce del suon Maestro: “Siete stati lavati, siete
stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù
Cristo e nello Spirito del Dio nostro” (I Cor. 6,11.). E S.
Giovanni, l’amato discepolo del Cristo, spiega: “Se invece
camminiamo nella luce, come anch’Egli è nella luce, abbiamo
società scambievole ed il Sangue di Gesù Cristo, Suo Figliolo, ci
purifica da ogni peccato… Se confessiamo i nostri peccati, (Dio) è
fedele e giusto per rimetterci i nostri peccati e purificarci da ogni
iniquità” (I Giovanni. 1,7-9).
Il
processo della nostra giustificazione ha due elementi. Prima di
tutto, i nostri peccati sono realmente perdonati e rimessi: “I tuoi
peccati sono perdonati” (Mt. 9,2), dice il Signore al peccatore
pentito, come disse pure al paralitico. In pari tempo, l’anima
nostra è santificata e rinnovata.
Affinché
possiamo intuire cosa significa la nostra santificazione, lasciatevi
considerare gli effetti della grazia santificante nell’anima umana.
Prima
di tutto, la grazia santificante ci rende partecipi della natura
Divina, come S. Pietro dice: “Poiché la divina potenza di Lui ci
ha donato tutto quello che riguarda la vita e la pietà, facendoci
conoscere Colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù,
donando a noi grandissime e preziose promesse, affinché, per mezzo
di queste, diventiate partecipi della natura divina, fuggendo la
corruzione che è nel mondo (e che proviene) dalla concupiscenza”
(II Pietro 1,3-4).
Per
questa stessa partecipazione alla natura Divina, i Sacerdoti pregano
nell’Offertorio della Messa, lasciando cadere una goccia di acqua
nel calice, dove già è il vino: “O Dio, che meravigliosamente
creaste in tanta dignità l’umana sostanza e con maggior meraviglia
la riformaste, concedeteci, per il mistero di quest’acqua e di
questo vino, che possiamo un giorno essere a parte della Divinità di
Colui che si degnò di farsi partecipe della nostra umanità, dico di
Gesù Cristo, Vostro Signore, il celebrante dice nel prefazio: “Il
Signore. Che fu innalzato in cielo, per farci partecipi della Sua
Divinità”. Logicamente da Divina natura non diventa nostra; noi
non diventiamo una parte di Dio, perché ciò sarebbe impossibile, ma
partecipiamo alla natura Divina; noi siamo, come era commessa, nel
circuito delle Essere Divino, la corrente della Divina Sapienza a
l’Amore vola nelle nostre anime, sotto l’influenza del quale noi
seguiamo l’ispirazione della grazia .
Così,
noi riceviamo da Dio un influsso di Onnipotenza, diventiamo amici di
Dio, Suoi figli adottivi ed insieme a Cristo, gli eredi del Suo Regno
eterno.
In
ultimo, la SS. Trinità viene ad abitare nelle anime nostre come nel
luogo del Suo compiacimento. E’ specialmente la Terza della SS.
Trinità, lo Spirito Santo, la cui abitazione in un’anima umana in
stato di grazia, è ben descritta da san Paolo : “ il corpo vostro
è Tempio dello Spirito Santo, che è in voi, che avete da Dio” (I
Cor.6,19).
Ora,
noi possiamo rispondere alle asserzioni di Lutero, il quale dice che
l'uomo, anche dopo la sua giustificazione, rimane un peccatore. Da
parte è vero perché, eccettuati Gesù e Maria, nessun uomo è senza
peccato. Anche i Santi non erano esenti dal cadere in peccato
veniale. Ognuno di noi, inoltre, porta il marchio della
concupiscenza, che ha la sua sorgente nel peccato originale e se non
fosse per la grazia Divina, ognuno di noi commetterebbe delitti
orribili. Questa è la ragione per cui riconosciamo le nostre
colpevolezze nelle preghiere. Ecco perché noi, in ogni Messa,
facciamo una confessione generale dei nostri peccati ed imploriamo
innanzi a Dio l'intercessione della Beata Vergine e di altri Santi.
All'offerta a Dio del pane, il Sacerdote la offre:”per gli
innumerevoli peccati, offese e negligenze mie e per tutti i
circostanti, come per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti”.
Nel
Pater Noster, che segue da presso la Consacrazione, chiede in nome di
tutti i fedeli:”E perdonateci le nostre offese, siccome noi
perdoniamo a coloro che ci offendono”. Nelle preghiere precedenti
la Santa Comunione, egli si rivolge al Signore presente
nell'Ostia:”Liberami, per il Tuo Sacrosanto Corpo e per il Tuo
Sangue, da tutte le iniquità”. Dopo la Santa Comunione, in una
breve preghiera, domanda: “Il Tuo Corpo o Signore, che ho ricevuto
ed il Sangue che ho bevuto, aderisca alle mie viscere e concedimi che
in me non rimanga macchia di peccato, che puro e santo sono stato
rifatto da questo Sacramento”.
Non abbiamo bisogno di studiare le
preghiere della Messa, per scoprire che siamo peccatori. Non è forse
meglio espresso nell'Ave Maria questo nostro sentimento di
colpevolezza? “Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi
peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Così sia”.
Dall'altro canto non possiamo
addentrarci troppo, giacché negheremmo l'efficacia della grazia, è
perché il Sangue di Cristo ha portato via dalle nostre anime ogni
peccato mortale, che possiamo aver commesso.
Nemmeno il fatto di essere grandi
peccatori, ci rende colpevoli agli occhi di Dio perché, se
corrispondiamo alla Sua grazia, potremo prevenire di cadere in
peccato mortale.
E' vero che la grazia non ci libera da
ogni concupiscenza; Dio permette che essa rimanga in noi, dopo essere
stati lavati e santificati nel Battesimo, in modo da sentirci umili
ed ancor più sottomessi all'aiuto di Dio.
Però, finché non consentiremo ai
desideri disordinati ed ai moventi della concupiscenza, combattiamoli
con la preghiera e la mortificazione, in modo da non generarli in
atto e non commettere peccato. Così ci aiuta sempre con la Sua
grazia e diventiamo assai meritori ai Suoi occhi.
Naturalmente, commettiamo peccati
veniali, ma nel peccato veniale non ci si allontana da Dio, ma
piuttosto si ritarda il nostro andare verso Dio. Noi adempiamo la Sua
volontà, ma lo facciamo con una certa negligenza; l'anima macchiata
dal peccato veniale, rimane in comunione con Dio, fino a quando il
peccatore fa la volontà del Signore in tutte le cose necessarie,
resta fedele alla Sua amicizia e lotta per giungere a Dio, quale suo
ultimo fine. Questo fu insegnato da Nostro Signore nell'Ultima Cena:
“Poi, versata acqua in un catino, cominciò a lavare i piedi ai
discepoli e ad asciugarli col panno che si era messo intorno. Venne
dunque da Simon Pietro che, sommerso dalla sua indegnità, disse a
Gesù: i piedi tu non mi laverai mai. Ma Gesù rispose: se Io non ti
lavo, tu non avrai parte con Me. Rispose Simon Pietro: Signore, non
solo i piedi, ma anche le mani ed il capo! Gesù soggiunse: chi è
lavato, ha bisogno di lavarsi soltanto i piedi; egli è già mondo”
(Giov. 13,5-10). Lo stesso è con i peccati veniali: come la polvere
copre i piedi scalzi e lascia pulito il resto del corpo, così i
peccati veniali offuscano la lucentezza dell'anima, ma non tolgono ad
essa la luce della grazia. Come il Concilio di Trento dice: “Benché
infatti in questa vita mortale, quantunque santi e giusti cadano
talora in mancanze lievi e quotidiane, che vengono anche dette
peccati veniali, non per questo cessano di essere giusti”.
Naturalmente, dobbiamo fare del nostro
meglio per liberarci dai peccati veniali ma, secondo la dottrina
della Chiesa, il completo successo per arrivare a questo, è il
lavorìo di una vita intera, come si riscontra nella vita di alcuni
Santi.
Benché Dio non promise di dare la Sua
grazia con tale abbondanza, in modo che l'uomo sarebbe stato libero
completamente dal peccato veniale, pure la Sua grazia dà la
necessaria forza all'uomo per compiere la Sua volontà in ogni atto
importante, o in altre parole, di astenersi dal peccato mortale.
Al contrario degli insegnamenti di
Lutero, Cristo non solo richiede fede nella Sua divinità, ma ha
chiesto ai Suoi seguaci di vivere secondo i Suoi insegnamenti,
custodendo i 10 Comandamenti ed altri precetti morali. Al ricco
giovane che chiese al Signore; “Buon Maestro, cosa devo fare per la
vita eterna?” Gesù rispose: “Se vuoi entrare nella vita eterna,
osserva i Comandamenti” (Matt. 19,16-17). Poco prima
dell'Ascensione, Gesù ingiunse agli Apostoli: “Andate dunque,
ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto
quanto vi ho comandato. Ed ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo” (Matt. 28,19-20).
Certo, la frase “Quanto vi ho
comandato” contiene quei precetti morali, che troviamo sia nel
Vangelo che negli altri libri del Nuovo Testamento.
L'osservanza dei 10 Comandamenti e
degli altri precetti del Vangelo, è pienamente possibile con la
grazia di Dio: “Poiché questo è amare Dio: che noi osserviamo i
Suoi Comandamenti ed i Suoi Comandamenti non sono gravosi” (Giov.
5,3).
“Poiché il Mio giogo è dolce ed il
Mio carico è leggero” (Matt.11,30). “Quelli che sono figli di
Dio, amano Cristo, ma coloro che Lo amano (come Egli stesso
testimonia) osserveranno la Sua parola” (Giov.14,23); il che, si
può compiere solo con il Divin aiuto.
Anche i giusti, che a volte cadono in
colpe leggere (peccati veniali) possono, con l'aiuto di Cristo,
evitare i peccati mortali, perché Dio non abbandona coloro che Egli
assolve, a meno che prima Egli non sia da loro abbandonato.
Perciò, nessuno inganni se stesso
pensando che con la sola fede egli sarà nominato erede e ne riceverà
l'eredità, ma solo soffrendo con Lui potrà essere con Lui
glorificato (Rom.8,17)
La nostra salvezza è interamente opera
di Dio e della Sua grazia. L'uomo non ha in sé nessun elemento per
poter gettare un ponte sull'abisso, che separa il naturale dal
soprannaturale. Non può, con le sue facoltà naturali, implorare il
perdono dei peccati e la loro giustificazione. Perfino il principio
della giustificazione, l'incipiente atto di fede ed il desiderio
della nostra salvezza è tutta opera dello Spirito Santo nelle nostre
anime.
Quando poi siamo già costituiti nello
stato di grazia santificante, necessitiamo di un aumento di grazia
attuale, in modo da poter compiere qualsiasi buona azione di valore
soprannaturale. San Paolo testimonia questa verità, quando dice:
“Col timore e col tremore procacciate la vostra salvezza, poiché è
Dio che produce in voi e il volere e l'agire con buona volontà”
(Fil.212-13). Di nuovo, come abbiamo già visto, è solo con la
grazia di Dio che possiamo evitare i peccati mortali. In ultimo, la
nostra perseveranza fino alla fine della nostra vita, dipende da una
grazia speciale di Dio che, nella Sua Misericordia e Saggezza, ci
fortifica nelle virtù e pospone o affretta il momento della nostra
morte, affinché possiamo morire in grazia sua.
Come ogni altra opera di Dio, così
pure la nostra salvezza è opera dell'Amore di dio misericordioso. Se
l'uomo, come abbiamo detto prima, non ha in se stesso nessun
principio spirituale da essere giustificato per i suoi propri sforzi,
deve essere solo Dio che con la Sua libera volontà lavora alla
salvezza dell'uomo. “In questo è carità: che senza avere noi
amato Dio, Egli per primo ci ha amati ed ha mandato il Suo Figliolo
come propiziazione per i nostri peccati” (Giov.4,10).
In altre parole, la grazia di Dio è un
dono gratuito di Dio, in quanto, nella sua natura, l'uomo non ha
nessun diritto alla grazia.
Questo è ovvio nel caso di bambini,
che sono assolti ad opera del Battesimo e, non avendo ancora la
ragione, non possono fare nulla per prepararsi a questa grazia, che
ricevono con questo sacramento, ma sono bambini che portano solo il
peccato originale dai progenitori e col Battesimo ritornano nuove
creature, l'innocenza Battesimale. Lo stesso principio si applica
agli adulti. E' per mezzo della grazia attuale di Dio che un adulto,
che non ha conservato l'innocenza battesimale, comincia a considerare
la propria vita nella luce e desidera la salvezza. Non può mai
meritare per suo proprio merito questa prima grazia. Se corrisponde a
questa grazia, Dio non gli lesinerà altre grazie in avvenire, anche
quelle attuali e quella dell'assoluzione stessa non è dovuta agli
sforzi dell'uomo, ma alla Misericordia di Dio.
Dopo l'assoluzione dell'uomo, la
situazione cambia; egli ha ora nell'anima sua la grazia santificante,
che è il principio del valore supernaturale negli atti degli uomini.
Riferendoci alla grazia santificante, l'uomo è in una posizione di
meritare, con le sue opere, un incremento della grazia santificante e
la vita eterna. Anche la gloria dell'uomo nella vita eterna aumenta
in proporzione ai suoi meriti acquistati qui sulla terra.
Per cui, l'opinione di Lutero che le
nostre opere compiute non hanno importanza agli occhi di Dio che noi
meritiamo la nostra ricompensa eterna con le buone opere non
sarebbero rimaste senza ricompensa, quando disse: “Va bene, servo
fedele e buono, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul
molto, entra nel gaudio del tuo Padrone” (Matt.25,21).
Il fatto di poter noi meritare una
ricompensa, sorpassante la nostra natura, non dovrebbe darci motivi
di orgoglio o vana gloria, perché la nostra abilità a meritare un
aumento di grazia santificante e di eterna felicità, è basata
sull'aiuto di Dio, che è un continuo flusso di grazia attuale.
Poiché lo stesso Gesù Cristo, come “capo delle membra”
(Efes.4,15) e come “vite nei tralci” (Giov.!5,5), produce
continuamente negli stessi giustificati la forza, che precede sempre
le loro buone opere, compiute secondo Dio, alla legge divina, per lo
stesso della vita presente e che abbiano veramente meritato di
conseguire, a suo tempo, la vita eterna (se saranno morti in grazia:
Ap.14,13), dicendo Cristo, nostro Salvatore: “Se qualcuno berrà
dell'acqua che Io gli darò, non avrà più sete in eterno, anzi,
diventerà lui una sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna”
(Giov.4,13).
Quando sopra, è stabilito da Dio sulle
basi della giustizia; Dio impegnò Se stesso a ricompensare coloro
che profittano della sua grazia nelle opere buone. Questa è la
lezione implicita nella parabola dei talenti (Matt.25, 14-30), dove
Dio loda coloro che usano i loro naturali e soprannaturali talenti e
condanna un servitore cattivo e pigro, che lasciò i suoi talenti non
usati. Dovremmo ricordarci che Dio non deve nulla a nessuno, a meno
che, Egli stesso, non voglia diventare nostro debitore. In altre
parole, è attraverso la sua Misericordia che Egli stabilisce
l'ordine di merito e ricompensa l'uomo. Questa verità è espressa
dal Concilio di Trento, che dice: “E' tanta la bontà di Dio verso
gli uomini, da volere che siano loro meriti quelli che sono i Suoi
doni”.
Il sopraddetto ordine di merito
contiene un'eccezione importante: nessuno può meritare, per mezzo
delle sue opere buone, il dono di perseveranza della grazia di Dio.
In altre parole, per mezzo delle nostre buone opere possiamo avere un
posto più alto in Cielo, ma l'ammissione dipende dalla Misericordia
di dio. Dove la perseveranza prova le sue espressioni sia nella forza
data da Dio, così da non cedere al peccato mortale sino alla fine
della nostra esistenza (perseveranza attiva) o nel fatto che Dio
manda la morte quando uno è in stato di grazia, per esempio subito
dopo la confessione (perseveranza passiva), in ogni modo, è sempre
un dono di Dio nella Sua grande Misericordia. Questa può essere da
noi implorata, perseverando in umile preghiera.