MALE
– SOFFERENZE – MISERICORDIA DI DIO
L'attuale
nostra cognizione di Dio e del mondo, non ci permette di formulare
nessuna conclusione sull'origine del male fisico, benché l'ipotesi
che tale male e la sofferenza, sia animale che umana, abbia molta
attinenza con il male morale, ci induce a credere che il peccato
degli Angeli, seguito da quello dei nostri progenitori, avvalorino
quanto noi conosciamo dalla Sacra Scrittura. Sia che il male fisico
abbia o no le sue sorgenti nel male morale, noi siamo portati a
pensare il perché Dio abbia permesso il male morale, che è una
volontaria trasgressione della legge di Dio da parte di noi creature
ragionevoli. Giacché il male morale o peccato è un abuso del libero
arbitrio, perché Dio, che è è l'immensa Bontà e Misericordia,
creò creature intelligenti, dotate di libero arbitrio, pur sapendo
che alcune di esse avrebbero gravemente peccato e si sarebbero
dannate per l'eternità?
Il
principio della soluzione di questo problema è di comprendere bene
la natura umana. L'uomo è dotato di intelligenza dal suo Creatore.
Un essere intelligente è colui che discerne il vero dal falso, il
giusto dall'errato, il buono dal cattivo. Tale intelligenza necessita
del libero arbitrio. La sua intelligenza sarebbe inutile senza la
propria libertà, perché non potrebbe emettere alcun giudizio sulle
cose che dovrebbe fare. Se non fosse dotato di libero arbitrio,
sarebbe privo d'intelligenza, ridotto al livello di un qualsiasi
bruto, animale senza ragione, né libero arbitrio.
Nessuno
obbligò Dio a creare Angeli o uomini. Da quando, liberamente, scelse
di creare gli Angeli, che sono per la loro natura intelligenti e puri
spiriti liberi, così quando decise di formare a Sua immagine l'uomo
dal fango della terra, lo dotò di intelligenza e libero arbitrio.
Conseguentemente, dovette lasciare agli Angeli ed agli uomini la
libertà di costruire il corso delle proprie azioni. Senza intelletto
e libero arbitrio, l'uomo non avrebbe in uso potere la dignità
inerente per la scelta morale; così, per esempio, noi tutti sappiamo
che se l'amore non nasce da una libera scelta del proprio cuore, è
inutile. Se l'uomo non avesse il libero arbitrio, non sarebbe mai
capace di fare una scelta e, di conseguenza, non potrebbe amare in
modo umano. Senza libero arbitrio, non vi potrebbe essere nel mondo
nessun posto, né per il coraggio, né per il sacrificio, né per
quel mutuo amore tra Dio e l'anima,
Bisogna
anche pensare che questa libertà concessa agli Angeli ed agli
uomini, comporta il rischio di scegliere male la propria vita. Pur
tuttavia, Dio considerò essere meglio creare Angeli e uomini come
sono, che non crearli per niente. Anche avendo previsto che alcuni
degli Angeli avrebbero commesso peccati mortali e sarebbero stati
dannati per l'eternità, Egli si ritenne ampiamente compensato con la
creazione sia degli Angeli, che degli uomini, di ogni loro possibile
svantaggio sulla scelta del male. (Gli Angeli avendo fatto peccati
mortali non hanno la possibilità di salvarsi come noi uomini; noi
possiamo salvarci finché siamo sulla terra grazie a Gesù che
morendo sulla Croce e risorto per noi ci donò i Sacramenti. Così
nel pentirci e chiedere perdono a Dio nel Sacramento della
Confessione possiamo salvarci vivendo poi i grazia di Dio, mentre gli
Angeli non hanno questa possibilità).
Dio
non vuole mai il peccato, anche se, con il libero arbitrio ad Angeli
e uomini, previde e permise il peccato. Dall'altro canto, abbiamo
però coloro che scelgono la retta via ed imitano la Divina Bontà
con innumerevoli opere di amore, misericordia, potenza, sapienza e
bellezza, mentre le legioni infernali, con i loro seguaci tra gli
uomini, sono molto attive nelle vie del male.
La
cosa più sorprendente è che il peccato è solamente possibile per
un certo ammontare di bene in possesso dell'autore del male. Il
demonio, per esempio, ha facoltà spirituali potenti, che sono buone
per loro stesse e la sua tragedia consiste nel fatto che egli le usa
sempre per operare il male nel mondo. Un uomo che pecca con
l'intelletto, avrà il corpo e la volontà buoni, eppure noi diciamo
essere egli cattivo, perché usa poteri dello spirito e del corpo per
distruggere il bene nel mondo. Vediamo così che un uomo è cattivo,
se il suo intelletto e la sua volontà perdono quella bontà morale
in tale grado, da diventare perverso.
Qualsiasi
male fisico appare insignificante se comparato al male morale seguito
da pene e sofferenze, dovute alla perversità della volontà
dell'uomo. Se l'umanità fosse intenta a fare tanto del bene per
quanto sta lavorando attualmente per il male, questa terra
diventerebbe un nuovo Paradiso.
Nessun
delitto, né guerra esisterebbe, né fame, né scandali,
decimerebbero le popolazioni terrestri. I vincoli matrimoniali
sarebbero sacri, i bambini nascerebbero amati dai loro genitori ed
educati ad essere buoni Cristiani e cittadini. Ognuno godrebbe della
propria libertà nei limiti consentiti dal bene comune. L'ateismo
sparirebbe dalla superficie della terra e Do porgerebbe tutte le Sue
benedizioni al mondo. Anche nel campo del male fisico, se tutte le
risorse dell'intelligenza umana fossero concentrate e debellare il
male, a domare le forze della natura, ecc., il genere umano sarebbe
testimone di un progresso meraviglioso.
Il
fatto che tanti milioni di uomini si sono dati al delitto,
all'ingiustizia, all'impurità e ad ogni altro peccato; che tante
belle intelligenze sono applicate ad opere inique, è la maggiore
ragione dell'enorme carico di sofferenze e di sofferenze e di pene
del mondo.
I
Cristiani non dovrebbero rimanere passivi di fronte a questi mali ed
alle sofferenze del mondo. Cristo ha lasciato un esempio di come
dovrebbe essere la nostra attitudine contro il male e la sofferenza.
La Sua intera vita fu una lotta contro il peccato.
Prima
di tutto, Egli si applicò a disperdere l'odio, i pregiudizi e le
ingiustizie e ad insegnare all'umanità l'amore, la mitezza, la
purezza dell'anima e del corpo. Non esitò a mostrare la propria ira
contro coloro che abusavano del proprio guadagno per il potere sia
religioso, che politico.
Strenuamente
rimproverò gli ipocriti, che facendo mostra della loro apparente
giustizia, albergavano nei loro cuori maliziosi e perversi desideri
per sopraffare i deboli.
Quando
le Sue parole furono insufficienti, ricorse anche alla forza. Non
poteva sopportare che nel Tempio di Gerusalemme i mercanti vendessero
bovi, pecore e piccioni ed i banchieri vi cambiassero denaro per i
pellegrini. Così fece una specie di frusta di corda e “discacciò
tutti dal Tempio, con le loro pecore e buoi, gettò a terra il denaro
dei cambiavalute e rovesciò i loro banchi. Ai venditori di colombi,
poi, disse: “Portate via di qui queste cose e non cambiate la Casa
del Padre in un mercato” (Giov. 14,16).
Cristo
non è nemmeno indifferente al male fisico che piaga l'umanità. Egli
era rinomato in tutta la Palestina per la sua compassione verso i
malati ed i sofferenti ed in molte occasioni ne risanò i corpi,
specie quando vide che la vista di un miracolo poteva aiutare anime a
ritornare a Dio.
Seguendo
le orme di Cristo, noi pure dobbiamo combattere il male sia fisico
che morale. Certo Dio benedice ogni sforzo umano, atto a dare da
mangiare agli affamati, stabilire una giustizia sociale ed assicurare
la propria libertà ad individui e nazioni.
I
Cristiani hanno anche il dovere di combattere il peccato. E' assai
importante fare una chiara distinzione tra peccatori e peccato.
Dobbiamo combattere il peccato inflessibilmente, ma al peccatore
dobbiamo prima usare misericordia . Se però il male a cui lavora
dovesse danneggiare il bene comune della società umana, potrebbe
essere necessario ricorrere anche alla forza, ma sia forza che
castigo sono un rimedio finale che non dovrebbe essere applicato se
non in previsione di un possibile grave danno al bene di tutti.
Non
dovremmo limitarci a combattere il male con le sole nostre forze, ma
con la preghiera ed il sacrificio. Evitiamo però l'ipocrisia, che è
una mostra esterna di rettitudine senza nessun fondamento interiore
dell'animo. (In poche parole dobbiamo dare buon esempio, se guardiamo
la trave dell'altro e non guardiamo la nostra, bisogna prima levare
la nostra trave dall'occhio; così chi predica deve dare buon esempio
vivere ciò che dice). Ricordiamoci sempre della raccomandazione di
S. Paolo: “Così che, chi crede di star su, badi a non cadere” (I
Cor. 10,12).
Distinguiamo
il male e la sofferenza.
Il
male è qualcosa da dover sempre detestare, qualcosa che dobbiamo
sorpassare facendo del bene. La sofferenza non è sempre un male.
Infatti, qualche volta, le sofferenze ed i dolori possono essere
assai utili, sia agli uomini che alle Nazioni perché, come dice S.
Pietro : “Chi ha sofferto nella carne, ha finito di peccare e, per
il tempo che egli resta di vita terrena, deve vivere non secondo le
passioni degli uomini, ma secondo il volere di Dio” (I Pietro
4,1-2).
La
storia del genere umano è la testimonianza che le disgrazie, a volte
sono il punto di partenza per conversioni e per ritorni a Dio. La
conversione di S, Ignazio di Loyola alla vita di santità eroica,
avvenne quando, costretto a letto e soffrendo per una ferita avuta
all'assalto della fortezza di Pamplona, leggeva la vita dei Santi. Un
corso di vita, ci porta a dimenticare i mali ed i nostri doveri
morali e ad abusare dei piaceri della vita stessa.
La
sofferenza, a volte, serve come castigo per i nostri peccati. In pari
tempo è il più potente mezzo di espiazione con sottomissione al
volere di Dio. Se soffriremo perdite, sia di amicizie che di beni, ci
rivolgeremo a Dio per aiuto e cominceremo ad apprezzare il Suo Amore,
come l'unica cosa duratura. Le sofferenze fisiche sono assai dure a
sopportarsi; se noi, pertanto, con l'aiuto di Dio, le accettiamo come
venute dalla Sua mano, faremo certamente giganteschi progressi nel
cammino della santità. Noi stessi dobbiamo soffrire, allo scopo di
usare loro misericordia e compassione. La sofferenza purifica le
nostre anime, le infiamma di amore e ci apre le porte del Paradiso.
Possiamo
anche offrire le nostre sofferenze per la salvezza delle anime.
I
meriti di Cristo sarebbero, è vero, ampiamente sufficienti a salvare
tutti coloro che sono ricorsi alla Sua Misericordia. Nel Divin piano
della Redenzione, Dio riservò un posto alla nostra partecipazione
nell'opera della salvezza delle anime. Per mezzo delle nostre
preghiere e sofferenze, otteniamo grazie agli impenitenti, mentre,
dall'altro lato, tante anime si perdono perché nessuno prega o
soffre per loro.
I
Cristiani dovrebbero considerare le pene e le sofferenze come
qualcosa di transitorio. L'unico vero male per l'uomo è il peccato
mortale. Se alcuno morisse in peccato mortale, sarebbe dannato a
soffrire in eterno. Qualsiasi altro evento nella nostra vita, anche
un vero crepacuore, non sarebbe un male permanente se sappiamo come
accettarlo. Anche la morte di una persona amata non ci separa per
sempre.
In
pari modo, le malattie e le deformità del corpo sono pure
transitorie. I giusti si rialzeranno nella pienezza della loro
gioventù, con corpi spiritualizzati.
I
corpi dei giusti risorti, possiedono quattro proprietà: saranno
impassibili, cioè non potranno più soffrire; saranno splendenti,
quale specchio della luce spirituale interiore; avranno la
sottigliezza, potendo penetrare come spiriti attraverso qualsiasi
ostacolo e, finalmente, saranno capaci di muoversi con grande
velocità con il solo potere della volontà.
Non
solo gli uomini, ma tutte le creature profitteranno della vittoria di
Cristo. Come la caduta dell'uomo fu causa di sofferenze per il mondo
intero, così la Redenzione di Cristo porterà beneficio a tutta la
creazione.
Il
mondo attuale, con la sua corruzione, le sue pene e sofferenze, verrà
distrutto, come dice S. Paolo: “Ma il giorno del Signore verrà
come un ladro; allora i cieli passeranno con gran fracasso, gli
elementi saranno sciolti dal calore e la terra e le cose che sono in
essa saranno bruciati... Ma noi aspettiamo, secondo la Sua promessa,
nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita la giustizia” (II Pietro
3,10-13).
Questa
nuova era inaugurerà il Regno di pace e di felicità:”E morte non
ci sarà più, né lutto, né grida, né travagli non ci saranno più,
perché le cose di prima se ne sono andate” (Apoc.21,4).