GLI
ANGELI
Dal libro
L’esorcista quasi centenario
Nell’omelia di Mons. Guido Maria Conforti, del giorno di Natale del 1918 nella splendida
Cattedrale di Parma egli si sofferma sugli spiriti celesti e dichiara : “La
pagina di Vangelo che oggi la Chiesa dispiega al nostro sguardo e ci fa udire
disposato alla dolcezza del suo canto
liturgico, ci mostra una schiera
numerosa di spiriti celesti che inneggiano al nato Redentore che inizia l’era
novella vaticinata dai profeti ed attesa con ansia febbrile dall’umanità dolorante.
E questo che ci vien narrato con una semplicità divinamente sublime da
allontanare ogni sospetto di menzogna e di inganno è per noi che ammettiamo la
divina ispirazione dei libri santi, una prova evidente dell’esistenza di quel
mondo spirituale, superiore a questo nostro, che gli odierni positivisti
rigettano come parto d’immaginazione puerile. E’ una prova evidente
dell’esistenza di questi esseri puramente spirituali che noi chiamiamo Angeli e
che si vorrebbero oggi-giorno considerare come leggende e favole mitologiche.
Io quindi dopo d’avervi parlato nell’ultima Omelia della creazione di questo
mondo visibile, che rivela la potenza e la sapienza del suo fattore, del mondo
angelico, supremo fastigio dell’opera divina della creazione. Che cosa sono gli
Angeli secondo la Dottrina Cattolica? Essi sono le creature più perfette uscite
dalla mano Onnipotente di Dio; essi sono puri spiriti scevri d’ogni mescolanza
di materia, per quanto si voglia sottile ed eterea. Le sembianze materiali
sotto le quali l’arte, la poesia e la stessa Scrittura Santa ce li
rappresentano, non sono che immagini escogitate per aiutare i nostri sensi, e
la nostra immaginazione. Essi sono pure intelligenze, non ragionano al par di noi, pensando più o meno
rapidamente dal più noto al meno noto, ma intuiscono la verità: e la loro
intuizione è si pronta, sì viva e sì acuta che a loro torna impossibile l’essere sorpresi
dall’errore. E la loro volontà eguaglia in perfezione la loro intelligenza.
Essi amano necessariamente il bene in Dio, in se stessi, in tutte le creature;
essi non sentono e non possono sentire il turbamento delle passioni, come
purtroppo sentiamo noi in questa carne di peccato. Sono chiamati nei libri
ispirati i veloci ministri di Dio, perché essendo puri spiriti, pure
intelligenze, il loro operare è più celere della folgore, del suono, della
luce; solo la velocità del nostro pensiero che in un attimo si trasporta da
un’estremità all’altra del globo, può darci un’idea della celerità del loro
operare. Quando pure la divina rivelazione nulla ci dicesse dell’esistenza e
della natura del Angeli, la ragione umana potrebbe intravedere tutto questo e
dirò di più ancora, divinarlo, perché senza l’esistenza degli Angeli verrebbe a
mancare alcunché al creato, che sarebbe da considerarsi come imperfetto, non
altrimenti che un edifizio a cui mancasse il coronamento. Dio non era tenuto a
creare alcuno dei tanti esseri che costituiscono quest’universo. Li ha creati
liberamente, tutti ordinandoli alla manifestazione della sua gloria. Ed in qual
modo ottiene egli il conseguimento di questo fine supremo? Unicamente, dice
l’Angelico, col comunicare alla creatura la somiglianza di se stesso. Giacché
creando non può creare a sua immagine. Le creature quindi tutte quante sono
imitazioni riverberi più o meno perfetti di Dio Creatore. Nella materia
inorganica, ultima eco dell’azione creatrice, non apparisce che l’esistenza;
nei vegetali apparisce la vita nell’infimo suo grado; negli animali apparisce
la vita che sente e che si muove; nell’uomo apparisce con l’esistenza, colla
vita vegetale, colla vita se4nsitiva, la vita razionale che si attua
nell’intendere e nel volere. Qui splende in modo particolare l’immagine di Dio
eterna verità ed eterno amore. Per questo la Scrittura Santa allorché ci parla
della creazione dell’uomo, ci presenta la triade augustissima come a consiglio,
delibera di fare l’uomo a sua immagine e somiglianza ond’egli abbia il dominio
della terra. “Faciamus nomine ad immagine et similitudinem nostram”. Ma l’uomo
per quanto nobile e grande può egli chiamarsi l’immagine più bella e perfetta
di Dio Creatore Spirito purissimo? Qual’ora Dio nella creazione delle cose si
fosse fermato all’uomo, invano noi cercheremmo l’immagine più perfetta di lui
Spirito purissimo. In questa scala meravigliosa degli esseri nella quale senza
balzi, e con ordine ammirabile si procede dall’infimo al sommo, mancherebbe a
nostro modo di intendere un gradino per salire sino a Dio; mancherebbe in
questa catena un anello che congiungesse senza offesa dell’estetica divina del
creato il finito coll’infinito. L’uomo congiunge in sé la materia e lo Spirito;
tra questo e Dio ha necessità e la convenienza logica ci portano ad ammettere
la esistenza di un ragno di puri spiriti, quasi ponte di passaggio tra l’essere
materia-spirito e lo spirito perfettissimo infinito che è Dio. Non ci deve
quindi recar meraviglia che l’antichità più remota ne abbia ammessa l’esistenza
chiamandoli con nomi di geni, di rabdofori, di anime degli astri, di lumi
viventi, di coni, coi quali nomi però ha voluto significare l’identica cosa:
esseri spirituali invisibili, inferiori a Dio e superiori agli uomini. Di essi
parlano Omero, Esiodo, Talete, Pitagora, e i sommi filosofi orientali erano in
grande venerazione. Tutto questo oltre trovare fondamento in una relazione
primitiva fatta da Dio ai nostri progenitori, rivelazione che più o meno fedelmente si osservò
attraverso le aberrazioni del paganesimo, trova pure grande corrispondenza
nella ragione umana che non esita ad ammettere ciò che riconosce giusto e
conforme ai più elementari dettami. Ma in quale giorno furono creati gli Angeli? Se noi consultiamo i Padri
della Chiesa noi troveremo che vi ebbero riguardo tre diverse sentenze. Alcuni
pochissimi ammisero la creazione degli angeli posteriormente a quella dell’uomo
Altri opinarono che fossero creati semplicemente prima dell’uomo, altri
finalmente che fossero creati prima del cielo e della terra e che perciò di
loro Mosè non faccia menzione alcuna né diretta né indiretta non si potrebbe
porre in dubbio, è quella chiaramente contenuta nel capo “firmiter” del
Concilio IV di Laterano in cui è detto Dio a principio in egual modo creò dal
nulla l’una e l’altra creatura spirituale e corporale, cioè l’Angelica e terrestre. Questa asserzione
però non toglie che si possa ammettere colla sentenza più comune dei dottori
che gli angeli siano stati creati prima di noi. A questo siamo indotti dalle
parole che leggiamo in Giobbe, degli angeli: “Figli raggianti dell’Altissimo,
essi si letiziano alla sua presenza, mentre l’esercito degli astri sul mattino
della vita, fa udire le sue armonie”. Nel capitolo primo del Genesi, Mosè non
ha fatto menzione degli angeli perché lo scopo del suo racconto era l’ordinata
menzione del mondo sensibile e perché, al dir dell’Angelico, egli aveva ragione
di temere che il popolo ebreo, la cui tendenza all’idolatria gli era nota, prendesse da questo occasione di
abbandonarsi e tanto meno delle eccelse loro prerogative , essi non tardano ad
esserci additati dal sua penna divinamente ispirata. E ce li mostra sulla porta
del paradiso terrestre chiuso per sempre ai nostri Progenitori dopo la loro
colpa. Ce li presenta sotto le tende del patriarca Abramo della divina
giustizia; al fianco di Giacobbe per difenderlo dall’odio del fratello,
attraverso il deserto a guida d’Israele pellegrinante. Si può dire che la vita
dei patriarchi è in continuo rapporto con questi spiriti eletti dei quali il
Signore si serve per far conoscere a questi giusti dell’antico patto i suoi
divini voleri. E se oltre il Pentateuco, noi consulteremo gli altri libri
ispirati troveremo conferma a questa stessa verità. E’ un Angelo che manifesta
a Gedeone la sua missione di liberatore; che annuncia il nascimento di Sansone;
che nel deserto nutre il profeta Elia. E’ un Angelo che di nottetempo percuote
l’esercito di Sennacheribbo e costringe gli Assiri a precipitosa fuga. E’ un
Angelo che purifica le labbra d’Isaia con ardente carbone preso dall’Altare
fumante. E’ un Angelo che visita la casa del giusto Tobia e conduce il di lui
figlio attraverso il paese dei Medi e lo riconduce al domestico tetto. E’ un
Angelo che all’ora della preghiera scende presso il profeta Daniele e gli
discopre i grandi misteri dell’Altissimo. E giunta finalmente la pienezza dei
tempi è un celeste messaggero, un Arcangelo dei più eletti che annunzia alla
più pura delle vergini il mistero ineffabile dell’Incarnazione del divino
Verbo, termine fisso d’eterno consiglio. Anche gli scrittori ispirati del nuovo
patto tutti quanti fanno eco in questo a quello dell’antico e ci mostrano gli
angeli attorno alla culla del nato Redentore del mondo cantando osanna, ce li
mostrano a difesa dello stesso dalle insidie di Erode; nel deserto dopo le
vittorie riportate da Lui sul tentatore, nel Getsemani a confronto delle sue
mortali ambasce, sull’orlo del sepolcro, nunzii della sua gloriosa
resurrezione. Ed anche lungo il corso dei secoli cristiani essi hanno
continuato la loro benefica azione in pro della Chiesa e degli eletti come ce
ne rende luminosa testimonianza la storia ecclesiastica, la vita dei Santi, la
sua liturgia. Essi infatti perché sterminati per numero che sfugge certamente
al calcolo umano hanno tra di loro un ordine il più perfetto ed una
subordinazione meravigliosa. Si dividono in tre Gerarchie ed in nove cori ad
ognuno dei quali è commessa una missione da compiere che compiono con fedeltà
maggiore che non gli astri del cielo e i loro movimenti di rotazione e di
rivoluzione. La prima Gerarchia comprende i Troni, i Cherubini, i Serafini. La
seconda le Potenze, le Virtù, e le Dominazioni. La terza gli Angeli, gli
Arcangeli ed i Principati. Ognuno di questi cori, come ho detto, ha una
missione speciale da compiere; che così viene compendiata nel libro ammirabile
de Sacra Gerarchia, attribuita da Dionigi, l’Areopagita. I Serafini, gli
scrive, sono quelli cui lega Dio più stretto vincolo d’amore ed ardono d’incessante
fiamma. I Cherubini con una scienza sovraeminente penetrano, per quanto è
possibile ad intelligenza finita, i segreti di Dio. I Troni ricevono le intime
comunicazioni del Re dei re per trasmetterle ai cori inferiori. Le Dominazioni
con impero sovrano stabiliscono ciò che si ha da fare. Le Virtù danno la forza,
l’energia di operare. Le Podestà stabiliscono i mezzi per eseguire le leggi del
governo divino. I Principati intimano l’esecuzione dei misteri sacri. Gli
Arcangeli annunziano i grandi avvenimenti ed adempiono le missioni più alte.
Gli Angeli toccano il lembo estremo della nostra tura e su tutti i punti del
mondo fanno sentire la loro invisibile azione. Ed è con questo ultimo coro
angelico che noi abbiamo rapporti intimi continui, quasi di fratellanza e di
amicizia. In Ogni tempo si è creduto fermamente che la Divina Provvidenza
governasse il mondo col ministero degli Angeli e che questo loro ufficio si
estendesse benanche negli elementi corporei e nelle creature inanimate. I
Pagani stessi perdurano in simile persuasione la quale del resto, fu a noi
trasmessa dall’unanime testimonianza dei Padri della Chiesa. Gli Angeli, scrive
il grande Origene, presiedono a tutte le cose visibili, ai principali elementi,
come all’aria, all’acqua, al fuoco, ed anche agli animali ed altri astri del
cielo. I loro ministeri sono partiti: alcuni imperano ai fiumi, alle fonti: gli
uni attendono ai venti, agli altri al mare. Ma in modo particolare agli Angeli
è affidata la cura di procacciare la santificazione degli eletti e di seguire
la volontà di Dio in ordine all’uomo. E’ indubitato che Iddio quasi sempre si è
servito di loro nelle meraviglie operate, nelle grazie concesse, nei giusti
giudizi esercitati a favore della Chiesa. Oltre i fatti non pochi surricordati,
noi sappiamo che essi fin da principio vegliano a proteggere la Chiesa nascente
e gli Apostoli. Questi sono cacciati in carcere e un Angelo apre loro le porte
e li ridona alla libertà. Il diacono Filippo è mandato da un Angelo sulla via
che da Gerusalemme mette a Gaza per istruire e battezzare l’inviato della
regina Candace, la cui conversione doveva promuovere moltissime altre
nell’Etiopia. Per comando di un angelo Cornelio Centurione manda a chiamare
l’Apostolo S. Pietro dal quale riceve l’istruzione e il battesimo. Questo solo che ho accennato basta a farci comprendere che alle celesti intelligenze è
principalmente affidato il custodire il genere umano. Iddio, dice Lattanzio, ha
inviato i suoi Angeli per tutelare ed indirizzare gli uomini, essi sono le nostre
guide, i nostri protettori. Ad essi è
commesso il patrocinio dei regni e degl’imperi. Nel Capitolo 10 Daniele si
ragiona di un principe del regno dei Persiani e di un Principe dei Greci, i
quali personaggi come apparisce dal contesto della versione sono evidentemente
di Angeli destinati da Dio a custodire quei popoli. Da questo e da altri tratti
della Scrittura Sacra ne deducono concordi i sacri interpreti ed i Padri della
Chiesa essere fuori d’ogni dubbio che tutti i regni e tutte le nazioni
possiedono un Angelo tutelare. E quello che essi asseriscono dei regni e degli
imperi non esistano ad asserirlo pure delle singole Chiese, delle singole Diocesi.
Iddio vuole, scrive Eusebio di Cesarea, che ogni Angelo custodisca e protegga
quella Chiesa che gli fu destinata. Ed il grande Ambrosio asserisce che Iddio
ha non solo stabilito dei Vescovi per reggere il proprio gregge, ma ha pure
destinato un Angelo per custodirlo. Che se tutte le Chiese particolari hanno un
Angelo tutelare, non possiamo dubitare che ad un gran numero di essi non sia
commesso da Dio l’ufficio di assistere di essi non sia commesso da Dio l’ufficio
di assistere incessantemente la Chiesa universale. Le potenze celesti, scrive
Eusebio, stanno pronte per custodire la Chiesa di Dio. Ed il grande Dottore di
Poitiers li rappresenta simili a soldati prescelti a difendere una città;
circondano da ogni parte il gregge di Cristo e si adoperano per salvarlo. Ed il
Nazianzeno li paragona alla torre di cui è parola nel Cantico dei Cantici dalla
quale prendevano gran numero di scudi, armatura di forti invincibili guerrieri.
Ma Dio vuol salvi tutti quanti gli uomini ha disposto che tutti giunga in modo
più o meno perfetto la corrente della vita, della verità e dell’amore, quella
vita che muove da Dio, investe gli Angeli, gli uomini, le cose tutte e ritorna
a Dio. Ritorna a Dio non nel senso panteistico, ma perché viene spesa in
servire, in mare, in glorificare il Creatore. Per questo ad ogni uomo egli ha
destinato un Angelo per illuminarlo, difenderlo, condurlo durante questa vita
mortale. Una verità così consolante è. Dopo i dogmi espressamente definiti, una
delle meglio fondate nella Scrittura e nella tradizione. E benché essa non
costituisca dogma di fede è ricevuta nondimeno con unanime consenso dalla
Chiesa universale, e non può essere rigettata senza nota di temerità. Tali sono
le parole del Suarez il quale osserva inoltre che Calvino fu il primo che
osasse porre dapprima in controversia questa verità e poscia recisamente
negarla. L’Altissimo, canta il Salmista , ha commessa di te la cura ai suoi
Angeli, ed eglino in tutte le vie saranno i tuoi custodi. I sacri interpreti
riferiscono questo versetto non solo al messia, ma ancora a tutti gli uomini e
più particolarmente ai giusti. E nel Vangelo Gesù Cristo stesso pronuncia
queste memorande parole: Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli,
impressocché vi fo sapere, che i loro Angeli vedono perennemente la faccia del
Padre che sta nei cieli. Ogni uomo dunque sin dalla sua infanzia ha un Angelo
tutelare che compie in ordine a lui con amorosa sollecitudine l’ufficio suo, di
difesa e protezione. Sì, non ve n’ha neppur che sia privo di questo amico
invisibile, il quale secondo le commoventi espressioni della Scrittura santa:
non riposa giammai al suo posto , ci protegge nel nostro cammino, ci porta
nelle sue mani, affinché il nostro piede non inciampi nella pietra lungo la
via; svia la freccia volante nel giorno
e la malizia che s’aggira nelle tenebre. Egli ci ricevette dalle mani di Dio il
dì che nascemmo e noi possiamo contare nella fedele sua custodia. Nell’afflizione
ci consola, nel pericolo ci ammonisce, nella lotta ci protegge, nel dubbio ci
consiglia e dopo il fallo amorosamente ci rimprovera. Egli offre a Dio le
nostre preghiere e vi aggiunge le proprie come leggiamo dell’Angelo che
conduceva Tobia al quale esso diceva: Ho presentato le tue preci al Signore.
Come leggiamo nel misterioso libro dell’Apocalisse in cui è detto: E venne un
altr’Angelo e fermossi avanti all’Altare, tenendo un turibolo d’oro, e gli fu
data gran quantità d’incenso, affinché offrisse delle orazioni di tutti i Santi
sopra l’altare d’oro che è dinanzi al trono di Dio. E salì il fumo degl’incensi
delle orazioni dei santi dalla mano dell’Angelo davanti a Dio. Quanto è
consolante, o fratelli e figlioli direttissimi, la suesposta dottrina, che
trova il suo fondamento inconcusso nella scrittura santa e nella tradizione.
Come ci rivela la nobiltà della nostra natura e la grandezza della nostra
dignità! Pel corpo collocato l’uomo al sommo della scala delle creature
materiali, egli vede di sotto a lui e tendere a lui migliaia e migliaia di
creature, le une alle altre concatenate. Dal filo d’erba sino al cedro del
Libano, dalla gocciola di rugiada all’immenso oceano, d’atomo al sole, dell’insetto
all’elefante, tutte le terrestri creature si riportano a lui, Re della terra
egli è vassallo del cielo. Collocato per l’anima sua sul primo gradino del
mondo spirituale, egli è il legame, l’agnello di congiunzione dei due mondi. Di
sotto a lui non esistono che creature materiali; di sopra a lui non si trovano
che sostanze spirituali, e queste stesse sostanze, benché di natura superiore
alla sua, si riportano a lui, ed a lui prestano la loro assistenza ed i loro
servizi”.