IL CASO
DI MARIA:
POSSEDUTA
LIBERATA
E GUARITA
CON ‘ESORCISMO
Dal libro: Il diavolo esiste davvero e opera – Fra Benigno
Fra Benigno. Qualcosa di
straordinario, o meglio di miracoloso, accade il Venerdì Santo del 2017, e ciò non in segreto,
ma in pubblico. Tutti poterono vedere con i propri occhi e piansero di gioia,
colpiti profondamente per essere venuti a contatto con il Dio vivente, che
anche oggi opera con potenza.
Si tratta della storia di
una donna, di nome Maria, sposata, madre di tre figli, da cinque anni
posseduta. Frequentava la Messa Domenicale nella nostra Chiesa, in via Alla
Falconara 83, a Palermo. Creava dei problemi durante l’omelia contraddiceva il
sacerdote per quello che diceva. L’assemblea dei fedeli, tuttavia, accettava
quella situazione. Voleva bene a Maria e non si lasciava distrarre dai suoi
interventi inopportuni. Quando i disturbi si intensificavano, veniva portata in
una piccola stanza che comunicava con la Chiesa. Ma la sua voce, purtroppo, si
sentiva anche da lì. Farle la Comunione era un vero problema. La rifiutava,
serrando la bocca e i denti. Quando finalmente aveva l’Ostia in bocca, cercava
di sputarla.
Da tre anni io la seguivo
con terapia esorcistica. Prima, per due anni, era stata seguita da un altro
esorcista.
La mia èquipe medica,
formata da uno psicopatologo forense e criminologo, da uno psicologo, da una
psicoterapeuta, da una pedagogista e da due medici di famiglia, all’unanimità
aveva escluso la presenza di una patologia psichica e aveva confermato il mio
giudizio di possessione diabolica.
All’inizio della preghiera
di esorcismo, Maria subiva delle vessazioni: erano come delle pugnalate, che la
colpivano in diverse parti del corpo, soprattutto alle spalle, e le procuravano
dolori atrocissimi. Si contorceva e gridava per l’intensità dei dolori. Poi
entrava in trance ed emergeva un’altra personalità che, sospendendo
intelligenza, volontà e memoria di Maria, gestiva il suo corpo. Guai a cadere
nelle sue mani: diventavano come delle morse che ti stringevano così forte da
farti male. Il demonio, quando con l’esorcismo era costretto ad andare via,
continuava per un po’ di tempo a tormentarla con vessazioni. Da cinque anni era
vittima di questa azione straordinaria del diavolo. Ma quel Venerdì Santo
avvenne il miracolo della liberazione. Ecco come si svolsero i fatti. Il giorno
precedente, Giovedì Santo, il mio superiore, alla fine della Messa in Cena
Domini, ricordò ai fedeli che il giorno seguente sarebbe stato giorno di
digiuno per tutta la Chiesa. Esortò tutti a essere generosi nel digiuno e a
offrirlo al signore per una sola intenzione: quella della liberazione di Maria.
Il giorno dopo, Venerdì
santo, Maria venne in Chiesa per partecipare alla liturgia dell’Adorazione
della Croce. Ebbe le solite reazioni, ma a un certo punto tutti sentimmo la sua
voce che lodava e benediceva il Signore. Intuimmo che in quell’istante era
avvenuta la sua liberazione. Al momento del bacio della Croce andai da lei e la
esortai ad andare, insieme a me. Baciare il Crocifisso. Per la prima volta dopo
tanti anni riuscì ad attraversare il corridoio centrale della Chiesa e a
giungere ai piedi dell’Altare.
Lì non si limitò, come
facevano gli altri, a baciare il Crocifisso. Se lo strinse al petto e scoppiò
in un pianto dirotto. Tutti in Chiesa piangevamo: era un pianto di gioia nel
constatare ciò che il Signore aveva operato.
Maria tornò ad attraversare
il corridoio centrale della Chiesa al momento della Comunione. Nessuna
difficoltà nel riceverla.
Il giorno dopo venne alla
vigilia pasquale insieme con il marito, con i suoi figli e con la fidanzata del
figlio più grande. Andò a sedersi in prima fila e, per la prima volta dopo
cinque anni, poté partecipare serenamente alla Messa senza essere disturbata
dal maligno.
Era la sua liberazione, da tempo tanto attesa.
Qualche giorno dopo la
incontrò un uomo. Le chiese: “ E’ lei Maria?”. Alla risposta affermativa l’uomo
aggiunse: “Io sono diabetico. Non avrei dovuto fare il digiuno. Ma l’ho fatto
lo stesso, conoscendo le sue sofferenze e volendo fare la mia parte, perché il
Signore le concedesse finalmente la grazia della liberazione”. Maria, commossa,
scoppiò a piangere e sentì il bisogno di abbracciarlo per esprimergli tutta la
sua gratitudine.
Anche una bambina di sette
anni – che il Giovedì Santo aveva partecipato con i suoi genitori alla Messa in
Cena Domini e che aveva ascoltato l’invito a digiunare per Maria – volle
digiunare, nonostante la mamma, data la sua tenera età, glielo sconsigliasse.
Ma lei: “No, mamma”, le disse, “tu lo sai, Maria soffre e soffre molto. Anch’io
voglio aiutarla con il mio digiuno, perché il Signore le conceda la
liberazione”.
Dopo alcuni giorni da quel
Venerdì Santo, due donne entrarono nel negozio dove lavorava Maria per delle
compere. Una di loro si confidò con lei, ma non sapeva che fosse Maria. Le
disse: “Signora, ho purtroppo un tumore”. “Non si scoraggi”, la incoraggiò
Maria, “abbia fiducia nel Signore”. Quindi le consigliò di andare ogni Domenica
a Messa. “Già lo faccio”, spiegò la donna, “e vado alla Messa delle 8, in via
Alla Falconara 83”. Poi aggiunse: “ Lei non sa quello che è accaduto in quella
Chiesa il Venerdì Santo. Una donna di nome Maria, posseduta dal demonio per
tanti anni, è stata finalmente liberata”. Poi, guardando il volto di Maria che
si era trasformato dalla commozione e sospettando che fosse proprio lei la
donna liberata, le disse:”Non mi dica che lei è Maria?”. “Sì, sono proprio io”,
le rispose.
Maria, dopo cinque anni di
tormenti, tornò a essere una donna normale. Cominciò a partecipare serenamente
alla Santa Messa, cibandosi non solo del Corpo del Signore, ma anche della sua
Parola, che ancora oggi ascolta volentieri, commuovendosi fino alle lacrime.
Sentiva tanta gratitudine
verso le persone che frequentavano la Messa in via Alla Falconara, perché da
loro non si era sentita mai disprezzata, ma accolta e amata. Lì aveva trovato
una seconda famiglia.
Ascoltiamo direttamente la sua testimonianza.
Maria. Tutto cominciò cinque
anni fa con uno strano e improvviso gonfiore del mio addome. Soprattutto nel
mese di maggio esso si gonfiava in modo anomalo, tanto che fui costretta a
comprare dei vestiti premaman. Decisi di consultare un medico specialista, un
gastroenterologo. Fui anche ricoverata. Dopo tanti esami e un’approfondita
indagine clinica non risultò proprio nulla. I medici decisero anche di fare una
biopsia al fegato che si presentava ingrossato, ma anche questo esame diede
esito negativo. Dunque, dall’ospedale fui dimessa.
Un giorno, mentre ero a
Messa, avvenne che durante la consacrazione stetti male e svenni. In quel
momento c’era una ragazza che capì i disturbi che mi affliggevano e mi
accompagnò da fra Benedetto, allora esorcista a Palermo, che cominciò per me
una terapia esorcistica, a volte fino a tre volte la settimana. Non ricordo
nulla di ciò che accadeva durante quella terapia, perché entravo in trance.
Inizialmente alle preghiere di Fra Benedetto mi accompagnava mio marito e, dal
momento che da solo non ce la faceva, veniva anche il marito di quella ragazza.
Mio marito partecipava alla
Messa solo la Domenica, ma non mi accompagnava al Rosario che recitavo con il
mio gruppo di preghiera. Dopo l’inizio di questo calvario, anche lui intraprese
un cammino di preghiera w volle consacrarsi come me al Cuore Immacolato di
Maria.
A casa non riuscivo a
dormire né di giorno né di notte, venivo legata da entità invisibili, che mi
procuravano dolori lancinanti alla schiena e allo stomaco. La vista mi si
appannava, perché mi calava come un velo sugli occhi che mi impediva di vedere.
Odiavo mio marito e provocavo odio, odio, odio per i miei figli. Ciò che più mi
dava fastidio era vederli e, tuttavia, quella sofferenza, che mio malgrado
causavo loro, mi faceva impazzire. Tutti i miei figli soffrivano molto, dal più
grande al più piccolo, e ciò anche perché videro con i loro occhi che più volte
tentai di togliermi la vita.
Una sera scappai di casa,
percorsi da sola l’autostrada, inizialmente per recarmi a casa di un’amica, ma,
giunta a casa sua, improvvisamente cambiai idea, risalii in macchina e mi
diressi in prossimità di un ponte, decisa a farla finita. Improvvisamente
sentii una voce molto chiara, che per me era quella di Padre Matteo La Grua, che
mi chiamò e mi disse:”Non farlo, torna indietro”. In quel momento mi sbloccai e
tornai in me. Accorgendomi che i miei familiari mi avevano cercato al telefono,
risposi e dissi loro dove mi trovavo. Arrivarono sul posto mio marito, i miei
gigli e la mia amica, tutti terrorizzati per la mia assenza e perché
sicuramente avevano capito ciò che stavo per fare.
Le notti continuavano a
essere insonni, odiavo mio marito, non lo tolleravo, non avevamo più rapporti
coniugali, la sua presenza mi irritava, lo sguardo dei miei figli mi procurava
odio.
Mio marito era disperato per
questa situazione, a tal punto che decise di rivolgermi a un sedicente
guaritore, il quale, dopo aver visto una mia foto, diagnosticò che ero
posseduta. Inizialmente non volle soldi, ma, passando i giorni, ci fece sapere
che il suo servizio sarebbe costato 10.000 euro. Mio marito era disposto a
pagare quella cifra, se lui gli avesse assicurato la mia guarigione. Di tutto
questo parlammo, dopo, con Fra Benedetto, il quale non volle assolutamente,
anzi ci proibì di vedere ancora quella persona.
Io ricordo ciò che accadeva
durante le preghiere di esorcismo. Ricordo solo che a un certo momento mi si
giravano le budella, procurandomi dolori atroci, la mia pancia si muoveva da un
lato all’altro in modo anomalo ed era come se dentro il mio stomaco ci fosse
qualcuno.
Fra Benedetto, dopo avermi
seguito per due anni, fu trasferito a Corleone. Al suo posto venne a Palermo un
altro esorcista, fra Benigno, che iniziò a seguirmi. Ogni preghiera era una lotta.
Ne uscivo come bastonata e tornavo a casa come uno straccio, bisognosa di
dormire.
Un giorno, mentre ero al
lavoro, cominciai a stare male, la mia pancia si gonfiò in modo disumano, tanto
che le mie colleghe, preoccupate, chiamarono l’autoambulanza. Dopo questo
episodio fui costretta a parlare della mi sofferenza alla mia dirigente, la
quale per grazia di Dio comprese e mi venne sempre incontro.
Dopo il trasferimento di fra
Benedetto, ebbi un po’ di paura nel dover riprendere una terapia con un nuovo
esorcista, ma devo dire che fra Benigno mi accolse subito come un padre. Con le
sue preghiere cominciai a dormire e a tollerare meglio mio marito, ma non
riuscivo ad andare a Messa e, quando mi ci accompagnavano, al momento della
consacrazione il mio stomaco impazziva, poi perdevo i sensi, non ricordando
successivamente cosa avevo fatto e cosa avevo detto.
La sofferenza che vivevo
nella mia carne non era normale. La cosa che più mi feriva era il rifiuto di
alcune persone, che mi evitavano per la situazione che vivevo, ma per grazia di
Dio non provavo odio verso di loro.
Un giorno fui invitata a
partecipare alla Santa Messa nella Chiesa dei frati minori rinnovati, in via
Alla Falconara, che ospita la comunità religiosa della quale fa parte fra
Benigno. Da allora partecipai alla Messa domenicale in questa Chiesa, con
precisione in una stanzetta adiacente, per evitare che qualcuno rimanesse
scosso dalle mie reazioni. Ero sempre assistita, oltre che da mio marito, anche
da altre due persone. In quella piccola Chiesa trovai una comunità di fedeli
che mi accolse, anche se durante la celebrazione urlavo (me lo dicevano gli
altri, perché io non ricordavo nulla), e mi accompagnò sempre con la preghiera.
Questo fu molto importante per me, perché il sentirmi amata e accolta mi aiutò
e mi diede la forza di recarmi sempre alla Messa, anche se poi stavo male.
Ricordo che nei primi tre
anni di possessione io non riuscivo a entrare in Chiesa e neanche a pregare, ma
negli ultimi due anni ci riuscii anche se con tante sofferenze; addirittura
cominciai, soprattutto nella settimana Santa, a fare un digiuno totale per la
mia liberazione.
Durante la Settimana Santa
del 2017, ricevetti un dono particolare, da tempo tanto atteso. Il Giovedì
santo partecipai alla Messa in Cena Domini nella Chiesa dei frati. Durante la
celebrazione, come sempre, stetti malissimo: il mio calvario purtroppo
continuava. Soffrivo, anche perché di lì a breve mio figlio più piccolo avrebbe
dovuto fare la prima comunione e io non avrei potuto essere presente a causa
dei soliti disturbi: questo mi procurava tanta tristezza e mi faceva stare
ancora peggio.
L’indomani, Venerdì santo,
facendomi forza andai ancora una volta in Chiesa, come sempre accompagnata.
Giunta lì, sempre nella stanzetta, durante la celebrazione stetti malissimo: il
mio addome si gonfiava sempre più, si muoveva e i dolori lancinanti su tutto il
corpo non mi lasciavano. A un certo punto le persone che mi assistevano – così
mi raccontarono – cominciarono a sentire un forte rumore, come di bolle in un
rubinetto, che proveniva dal mio addome, ma che gradatamente cessava, e
poterono constatare che il mio stomaco improvvisamente si sgonfiò. Fu proprio
allora che per la prima volta lodai il signore e lo feci talmente ad alta voce
che tutta l’assemblea mi sentì.
Venne il momento del bacio
della Croce. Io ero nella piccola stanza con gli aiutanti. Entrò fra Benigno e
mi invitò ad andare a baciare la Croce. Io pensavo di non farcela, ma lui mi
incoraggiò: Dai, che ce la puoi fare. Così, con il suo aiuto arrivai ai piedi
dell’Altare, dove c’era quella Croce che abbracciai e che non volevo più
lasciare. Fra Benigno mi dovette letteralmente staccare dalla Croce e
riaccompagnare nella stanzetta. Riuscii poi ad andare anche a prendere
l’Eucarestia con i miei piedi, sostenuta, tuttavia, da fra Benigno: fu
incredibile e impensabile, fino ad allora. Per tutti i presenti si trattò di un
segno molto forte, anche perché da qualche mese il guardiano della comunità dei
frati, fra Bernardino, aveva invitato tutti coloro che frequentavano quella
Chiesa a pregare almeno un Rosario al giorno per la liberazione delle persone,
vittime dell’azione straordinaria del diavolo, ma in particolare per la mia liberazione,
e a essere generosi nel digiuno del Venerdì Santo, da offrire al Signore per la
mia liberazione.
E quando tutta l’assemblea
poté udire la mia lode al Signore e vedere che con i miei piedi ero riuscita ad
accostarmi prima alla Croce e poi all’Eucarestia, per tutti fu un momento di
grazia, perché percepirono la meraviglia compiuta dal Signore, in premio alla
Chiesa che aveva pregato. L’indomani, Sabato santo, con tutti i membri della
mia famiglia decidemmo di partecipare insieme alla veglia Pasquale nella Chiesa
di via Alla Falconara. Tutti ci accolsero con gioia e con rendimento di grazie
verso il Signore per ciò che egli aveva operato il giorno precedente. In prima
fila c’eravamo io, mio marito, i miei tre figli e anche la fidanzata di mio
figlio maggiore, tutti lì presenti a festeggiare la risurrezione di Gesù, ma
anche la mia risurrezione da un periodo fatto di indicibile sofferenza.
Durante la liturgia i miei
figli e mio marito mi guardavano increduli nel vedermi cantare e nel rispondere
alla Santa Messa senza alcuna difficoltà. Nei cinque anni precedenti non mi
avevano mai vista così gioiosa. Per tutti fu una Pasqua di risurrezione, non
solo nei riguardi di Gesù, ma anche nei miei , perché finalmente venivo
liberata da una possessione che durava da cinque anni.
Il marito. Tutto iniziò
cinque anni fa. Il primo anno fu un anno duro, difficilissimo. Il diavolo
disturbava mia moglie continuamente: il suo scopo era distruggere la nostra
famiglia. Le impediva di pregare e di partecipare alla Santa Messa.
Maria era diventata un’altra
persona. Era quasi sempre posseduta dal diavolo, tentò più volte il suicidio,
scappò di casa, e la ritrovammo in uno stato di incoscienza totale. Durante la
notte si lamentava e l’espressione del suo viso cambiava; più di una volta
tentò di soffocare i nostri figli. I bambini, non capendo cosa avesse la loro
madre, erano terrorizzati a tal punto da avere paura quando lei era accanto a
loro. In quel periodo cercai tante volte di spiegare ai bambini cosa stesse
accadendo. Anche al lavoro si manifestavano queste situazioni spiacevoli. Mi
toccava lasciare tutto e andarla a riprendere per portarla a casa. Insomma,
furono anni da incubo.
Le preghiere di liberazione
per i primi tre anni venivano fatte da fra Benedetto ogni settimana. La
situazione migliorò molto con lui. Maria, durante il giorno e la notte, non
aveva più manifestazioni. Le aveva soltanto durante la Santa Messa e durante
gli esorcismi.
Io in quei cinque anni fui
sempre accanto a lei, anche se in molte occasioni volevo lasciare tutto e
andare via, ma poi con la preghiera i momenti tristi si allontanavano.
Finalmente, nel 2017,
durante la liturgia del Venerdì Santo arrivò il grandissimo miracolo: la
liberazione di mia moglie.
Maria. Ringrazio il Signore
Gesù per avermi concesso, il quel Venerdì Santo, la grazia della liberazione.
Sa allora … a casa riuscii a
dormire. Non venni più legata da entità invisibili. Cessò l’odio per mio
marito. La sua presenza non mi irritò più. Cessò l’odio per i miei figli. Lo
sguardo verso di loro non mi procurò più odio. I miei figli non soffrirono più
a causa mia. Partecipavo alla Messa e andavo a fare la Comunione con le mie
gambe, senza alcuna difficoltà, tranne qualche rarissima volta. Riuscivo a
pregare. Durante la notte non mi lamentavo più. Non tentai più di soffocare i
miei figli.
Tornando a ricevere la
preghiera dell’esorcismo rimanevo serena, non entravo più in trance e non me ne
ritornavo a casa come bastonata.
Da precisare che, mentre il
non poter avere rapporti coniugali con mio marito si era risolto con gli
esorcismi ricevuti fino a quel momento, i dolori lancinanti alla schiena,
quello strano e improvviso gonfiore all’addome, come pure quel fenomeno della
vista che mi si appannava non scomparvero del tutto. Qualche volta si
ripresentavano. E’ per questo che Fra Benigno ogni mese, insieme con altre
persone che erano state liberate, ci faceva una preghiera di esorcismi come
terapia di sostegno.
Dopo la liberazione di quel
Venerdì Santo, tutti i giorni andavo a Messa, ripresi a pregare, cercai di
mettermi al servizio del Signore, ero felice di mio marito, che amavo e amo
tanto, adoravo i miei figli. Ciò che mi diede tanta gioia fu l’aver potuto
accompagnare mio figlio il giorno della sua prima comunione: questo è stato
meraviglioso per me, ma anche per lui.
Fra Benigno. Almeno di
questa interessantissima testimonianza debbo dire che il capitolo della
possessione diabolica di Maria non si concluse con il Venerdì Santo 2017.
Il marito. Dopo circa tre
mesi dalla sua liberazione, inaspettatamente si manifestarono di nuovo sintomi
di possessione diabolica. Maria cominciò a stare male di nuovo, non poteva
andare più a Messa da sola dal momento che durante la celebrazione le aggressioni
del diavolo tornarono più forti di prima. Tornammo, così, a fare le preghiere
di esorcismo con fra benigno. Il calvario non era finito. Maria era molto giù
di morale, non riusciva a capacitarsi del perché fosse caduta nuovamente in
quel baratro. Ma fra Benigno, in occasione delle sue preghiere di esorcismo, la
incoraggiava a essere forte e a sopportare nuovamente quel duro fardello, che
il diavolo le aveva messo addosso.
Era anche angosciata, perché
avremmo dovuto festeggiare il 25° anniversario del nostro matrimonio e aveva
paura di quello che sarebbe successo durante la celebrazione della santa Messa.
Ma fra Benigno accanto, Maria riuscì a superare quest’altro ostacolo, e
ricevette anche la Comunione. Così cominciò a essere più fiduciosa e ad avere
più voglia di lottare contro il diavolo. Il nostro anniversario fu celebrato l’8
ottobre del 2017 e passavamo una bella serata.
Due giorni dopo, il 10
ottobre 2017, il giorno di San Daniele, tornato dal lavoro, ricevetti una
triste telefonata: la zia e madrina di Maria, di nome Caterina, era venuta a
mancare. Andai da mia moglie – che quella sera era un po’ strana, aveva dolori in
tutto il corpo, si sentiva un peso addosso, insomma stava malissimo – per dirle
quello che era successo. Appena le comunicai la brutta notizia, ella sentì
dentro di sé come un fuoco e avvertì un senso di pace, anche se in quel momento
era completamente angosciata dalla morte della zia.
L’indomani volle andare a
trovarla e lì scoppiò a piangere. Erano anni che non la vedeva, a causa di
molti impedimenti. Il suo rammarico era di averla vista soltanto da morta. La
sera stessa della morte di Caterina, Gaetano, nostro figlio maggiore, pregando
in casa davanti alla Madonnina, fu come accecato da una luce: vide la casa
prima avvolta tutta da fiamme e poi avvolta da una grande luce bianca. Lui
stesso, poi, non ricordava più null’altro di quella tarda sera, neppure come
era andato a letto. Il giorno dopo erano previsti i funerali della zia e Maria
si sentì proprio chiamata a parteciparvi: era, infatti, tranquilla e serena.
Partecipò alla Messa senza avere nessun sintomo, andò fino all’altare a
ricevere Gesù, con meraviglia da parte nostra.
Da allora Maria riacquistò
la sua vita. Cessarono, infatti, questa volta del tutto e per sempre, i suoi
disturbi e ci ricordammo che durante le preghiere di esorcismo Maria nominava
spesso il nome di Ina (abbreviazione di Caterina), a volte invocandola (se non
ricordo male, quando non era in trance) e a volte maledicendola quando il
diavolo sospendeva la sua intelligenza, la sua volontà e la sua memoria. Che la
zia le abbia ottenuto la grazia della liberazione?
Dal giorno della morte della
zia, Maria va a Messa tranquillamente, fa una vita molto impegnata
spiritualmente, si dedica alla famiglia, cerca di riconquistare l’amore dei
propri figli e di mettere al servizio della Chiesa la maggior parte del suo
tempo, senza tuttavia trascurare la famiglia. Insomma, ringraziando Dio, è
finalmente libera.
Fra Benigno. Terminiamo
dando, ancora una volta, la parola a Maria e riservando ai due capitoli
seguenti la presentazione di altri due casi, quello di Sandra e quello di Roby,
per mostrare ulteriormente a quali sofferenze va incontro chi, come loro, è
vittima di una possessione diabolica.
Maria. Sento il bisogno di
ringraziare il Signore Gesù per la mia liberazione e anche mio marito, che nei
cinque anni della mia possessione diabolica mi ha sempre sostenuta, sempre
amata e sempre sopportata, anche quando inveivo contro di lui. E ringrazio,
infine, i miei figli che, nonostante tutto, mi hanno sempre amata.