UN VERO CASO DI
POSSESSIONE
Patrizia è del centro Italia, mentre il marito è calabrese.
Si sono conosciuti e sposati in Svizzera quando avevano poco più di vent’anni.
Hanno due figli grandi, sono una coppia affiatata, una famiglia normale e
conducono un’esistenza tranquilla. Tranne per un particolare. La donna è
ossessionata dai suoi capelli. Trascorre anche sette o otto ore al giorno a
sistemarsi in modo compulsivo la frangia, perché qualcosa dentro di lei le
suggerisce che non cade bene e deve metterla a posto. (Sembra un problema di
origine compulsivo, ma si tratta di possessione).
Naturalmente ha già consultato uno specialista, anzi più di
uno: almeno sei o sette psichiatri le hanno assicurato che non soffre di nessun
disturbo e che è perfettamente in sé. Anch’io ho la stessa impressione:
dimostra di avere idee molto chiare, descrive i suoi sintomi con proprietà,
parla con eleganza, non si ripete. Alcuni medici le avevano prescritto
ansiolitici che non avevano avuto l’effetto di ridurre i suoi problemi, ma non
avevano avuto l’effetto di ridurre i suoi problemi, ma le avevano causato tutti
gli effetti secondari di questi farmaci. Gli stessi dottori le avevano
consigliato poi di smettere. Mi racconta che una volta, di fronte alla sua
conoscenza della materia, uno di loro è sbottato: Chi è lo specialista di
malattie mentali, qui: io o lei?.
In effetti sembra un’esperta, non si contraddice, appare
molto equilibrata, anche mentre continua a passarsi la mano tra i capelli.
Cerco di capire di più, di sapere particolari della loro vita, del rapporto con
la religione. Mi dicono che sono entrambi cattolici, ma non praticanti.
Tuttavia, in occasione di solennità religiose come il Natale vanno in Chiesa e
a volte partecipano alle sagre e feste popolari per la ricorrenza di un santo.
Si trovava a Pitigliano quando succede qualcosa che li
sconvolse. Mentre visitavano il santuario del Santissimo Crocifisso a Ischia di
Castro, non lontano dalla cittadina toscana, Patrizia cominciò a parlare con
voce da uomo. Al marito si gelò il sangue nelle vene. “Andiamo via perché non
posso vedere questo qui” disse la donna con voce cavernosa, e poi spiegò,
indicando un’immagine di Giovanni Paolo II presente nella Chiesa: E’ lui che mi
ha sottratto molte anime.
Spaventati, si erano rivolti a un esorcista del luogo e poi
avevano cercato me a Coira. Insieme al gruppo di preghiera cominciammo a
recitare il Rosario a voce alta. Dentro di me intimai al demonio: “In nomine
Christi, dimmi il tuo nome”. Questo ordine silenzioso è uno stratagemma che uso
in alcuni casi, per attaccare di sorpresa il demonio e verificare se mi trovo
davvero di fronte a un problema di possessione.
Anche Patrizia pregava con noi, alle Ave Maria.
“In nomine Christi” ripetei mentalmente “dimmi il tuo nome”.
“Ave Maria, piena di grazia, - Non te lo dico – il Signore è
con te” recitò lei a voce alta.
Il diavolo stava rispondendo alle mie richieste mute,
manifestando la sua presenza attraverso Patrizia.
“Quando vai via?” chiesi ancora, sempre solo nella mia mente.
“Santa Maria, madre di Dio” continuò la donna “non andrò mai
via – prega per noi, peccatori…”
Erano le conferme che mi servivano. Era chiaro che eravamo in
presenza di un vero fenomeno di possessione. Smettemmo di recitare il Rosario,
indossai la stola e cominciai la preghiera di esorcismo.
Vistosi scoperto, il demonio cessò di dissimulare e mise in
scena tutto il repertorio: la donna si produsse in risate agghiaccianti, parlò
con voce alterata, volse in giro sguardi che, purtroppo, possono essere solo
essere definiti demoniaci, perché tali sono. Era furente e lottava con me.
Le sedute si ripetevano ogni settimana, ma a ogni mia domanda
continuava a ripetere :”Non te lo dirò mai”.
Tranne una volta. Erano mesi, che la incontravo: la presenza del maligno
in lei sembrava essersi indebolita. Quella volta, quando gli domandai: “Quando
andrai via?” rispose solo: “A Natale”.
Arrivò il 25 dicembre; radunai il gruppo di preghiera e
iniziammo a pregare tutti insieme con fervore per molte ore: che gioia sarebbe
stata restituire Patrizia e la sua famiglia alla pace proprio nel giorno in cui
si celebra la nascita del principe della pace! Ripetei più di una volta la
preghiera di esorcismo, ma il demonio non abbandonò il corpo della donna. Ci
aveva mentito: non è forse bugiardo per eccellenza? Colui che ha mentito fin
dall’inizio, dalle origini del mondo?
Intanto a Pitigliano avvenivano accadimenti singolari. Un
uomo che non conosceva Patrizia e non aveva alcun contatto con lei andò dall’esorcista
a cui si era rivolta inizialmente per chiedere aiuto. Attraverso quell’individuo,
il demonio che lo possedeva iniziò a rivelare particolari suoi problemi che
erano all’origine dei fenomeni che affliggevano Patrizia. Apprendemmo che la
causa risaliva alla sua giovinezza. A sua insaputa l’aveva colpita una
maledizione. Aveva dei bellissimi capelli, che un giorno aveva deciso di
tagliare per cambiare look. La parrucchiera o un’altra signora del negozio le
aveva chiesto il permesso di prenderli per realizzare una parrucca e la ragazza
aveva accettato. I capelli, invece, erano stati usati per un rito satanico.
Scoprì anche che in quel periodo la giovane si divertiva a
leggere le carte alle sue amiche, un po’ per gioco, come fanno in tanti. Il
problema era che invece delle solite “predizioni” – “incontrerai l’uomo della
tua vita; a metà della tua vita diventerai ricco e famoso; avrai tre figli” - ,
riusciva a vedere cose vere, che nessuno poteva conoscere.
Appena si era resa conto di questo potere oltre l’umano,
aveva smesso subito, spaventata delle conseguenze. Ormai, però, aveva aperto la
porta al demonio.
Ho ripetuto tante volte questa formula, nei mesi in cui ho
cercato di aiutarla:
“Ti ordino, Satana, seduttore del genere umano: riconosci lo
Spirito di verità e di grazia, lo Spirito che respinge le tue insidie e smaschera
le tue menzogne. Esci da questa creatura, che Dio ha segnato con il sigillo. Abbandona
questa donna: Dio l’ha resa suo tempio santo con l’unzione del suo Spirito.
Vattene, dunque satana: vattene nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo. Allontanati per la fede e la preghiera della Chiesa. Fuggi per il segno
della santa Croce di Gesù Cristo, Signore nostro. Egli vive e regna nei secoli
dei secoli”.
Il maligno, tuttavia, non desisteva. In quella povera
creatura albergavano più demoni e quello più forte impediva ai più deboli di
parlare. Una delle sue astuzie era convincerla di essere una povera pazza che
cercava di scaricare la responsabilità della sua demenza inventandosi folli
allucinazioni di possessione diaboliche. Le suggeriva di smettere di recarsi
dall’esorcista perché era tutto inutile: doveva solo accettare la follia prima
di arrivare a farsi male da sola, a suicidarsi. E poi, pensandoci bene, la
morte non avrebbe potuto essere il rimedio migliore? Per lei, per suo marito,
per i figli: quale sofferenza avere a che fare con una madre del genere per
tutta la vita… La tormentava in ogni modo, mentre lei non riusciva a smettere
di lisciarsi in continuazione i capelli.
Patrizia aveva i segni della vera possessione è la conoscenza
delle lingue morte:
“Vade, sàtana, invéntor et magìster omnis fallàciae, hostis
humànae salùtis. Da locum Christo, in quo nihil invenìsti de opéribus tuis: da
locum Ecclésiae uni, sanctae, cathòlicae et Apostòlicae, quam Christus ipse
acquisìvit sànguine suo. Humiliàre sub poténti manu Dei; contremìsce et éffuge,
invocàto a nobis sancto et terrìbili Nòmine Iesus, quem ìnferi tremunt, cui
Virtùtes caelòrum et Potestàtes et Dominatiònes sibiéctae sunt; quem Chérubin
et Séraphim indeféssis vòcibus laudant, dicéntes: Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dòminus Deus Sàbaoth”.
Mentre era in corso l’esorcismo, la donna capiva
perfettamente la formula latina, mentre non era in grado di intendere l’antica
lingua dei romani al di fuori di quel contesto e nella vita di tutti i giorni.
Un altro segno fondamentale della possessione è conoscere
cose occulte o lontane. Un giorno Patrizia telefonò all’esorcista a Pitigliano
per aggiornarlo sul suo stato, che purtroppo non migliorava, e per chiedere una
parola di conforto. Lui la rassicurò, dicendole che tanti pregavano per lei e
benedicendola, come faceva sempre. In quel momento la donna ebbe una visione:
vide la casa del padre in Toscana, la libreria del salotto e un sacchetto
bianco. Questo si aprì davanti ai suoi occhi rivelando il contenuto: in teoria
di animali. Si spaventò, chiamò il fratello che abitava vicino al genitore e
gli chiese di controllare, ma l’uomo non trovò niente del genere. Allora
entrambi si rivolsero al papà e questi raccontò che, si, in effetti, aveva
raccolto in una borsa bianca le frattaglie dei conigli uccisi a caccia il
giorno prima, che in seguito aveva cucinato.
E quando raccontò al marito della macchina rosa? Da piccolo l’uomo
aveva collezionato automobiline giocattolo, come tutti i bambini. La moglie
riuscì a “vedere” tra queste una piccola Ferrari rossa, ma lui non sapeva o non
ricordava di averla avuta. “Ma sì” insistette lei “è nella casa in Calabria,
nella panca dell’ingresso, sotto la coperta.” Fecero controllare dai parenti e
in effetti era proprio così.
Le cose nascoste di cui si ha conoscenza in seguito alla
possessione non sono per forza negative o malefiche. Questo, però, è un vero
segno della presenza del demonio. Gli altri si possono fingere, in qualche
misura, ma non questa facoltà o la possibilità di parlare lingue morte.
Per questo mi ero convinto che Patrizia fosse veramente
posseduta. E’ stato il primo caso che ho seguito da solo ed era davvero molto
complicato. In realtà eravamo in due a cercare di aiutarla: io in Svizzera e l’altro
esorcista in Toscana. Il demonio era forte, ma non tanto da resistere a
riuscire a non manifestarsi: bastava iniziare a pregare il Rosario. Non mi hai
mai detto il suo nome, però.
Ho seguito questa
donna per due anni, ma c’era un grosso ostacolo per la sua guarigione: il
demonio era riuscito a convincerla di essere pazza – nonostante tutti gli
psichiatri consultati la rimandassero a casa, al massimo con qualche
ansiolitico – e non collaborava in modo sufficiente. L’esorcismo, bisogna
ripeterlo, non è un sacramento, ma un sacramentale: ha tanta più efficacia e
forza quanto è più grande la fede del sacerdote che lo mette in atto, delle
persone che vi assistino e della stessa vittima di possessione. Occorre credere
con tutte le forze che Cristo ha vinto il peccato e la morte e non ci lascerà
in potere delle tenebre.
Ogni sabato la coppia doveva fare quasi quattro ore di auto
per venire da me a Samedan e altrettante per tornare a casa. Ogni sabato per
due anni. Per mezzo della preghiera fatta insieme la poveretta provava sollievo
all’ossessione per i suoi capelli, ma non riusciva a liberarsene. Quando si è
reso disponibile un esorcista più vicino a casa sua l’ho indirizzata da lui, d’accordo
con l’altro sacerdote. L’ho sentito qualche tempo fa per chiedere informazioni
su di lei, ma purtroppo ho saputo che non è ancora riuscita a risolvere questa
situazione.
Quando il demonio mette radici in una persona, è difficile da
sradicare. Ci vuole molto tempo. Conosco un solo casi in cui Padre Bamonte sia
riuscito a liberare una vittima con poche sedute, ma costituisce un’eccezione,
perché l’ingresso del demonio era recente. Non bisogna nemmeno rifare tante
volte l’esorcismo, perché provoca stanchezza: è una formula lunga che richiede
anche mezz’ora per volta.
Soltanto quella volta a Natale mi ricordo di averlo ripetuto
per tre volte perché, ingenuamente, avevo creduto al demonio che aveva
annunciato che sarebbe andato via in occasione della nascita di nostro Signore.
Non è una questione di impegno: le persone si liberano se Dio lo permette.
Padre Simone Truqui