LA PENA
DEI SENSI
Il Signore Gesù e gli
apostoli parlano in maniera chiarissima del fuoco che agisce sulle anime
dannate (come anche sui demoni). Questa sofferenza è stata definita pena dei
sensi, che non va confusa né con il rimorso (impenitente) del male fatto, né con
l’afflizione e il tormento che il dannato prova per la consapevolezza di aver
perso per sempre la felicità eterna. Si tratta invece di un fuoco reale,
analogo a quello materiale, però di altra natura, a noi sconosciuta. Basti
pensare, per usare il linguaggio del Vangelo, che brucia senza consumare; non
genera luce, ma oscurità e tenebra; non si estingue mai. Certamente anche
questo fuoco contribuisce a rafforzare, sul piano psicologico, il rimorso, l’afflizione
e il tormento; però è una realtà che, pur agendo all’interno del dannato,
proviene dall’esterno, provocandogli una sofferenza analoga, ma molto
superiore, a quella che il fuoco fisico può provocare al corpo. Francesco
Suarez e altri affermano che questo fuoco speciale rende l’anima brutta e
orribile, in contrapposizione alla bellezza dell’anima beata, che è in
Paradiso.
L’anima dannata odia dio con
tutto l’impeto della sua volontà, che si è stabilizzata, in maniera immutabile
e quindi eterna, nella malvagità, e ciò in forza di quella libera decisione,
che ha confermato al momento della morte, di essere separata per sempre da Lui.
Dal libro: Gli Angeli ribelli –
P. Francesco Bamonte