LA
TENTAZIONE
La tentazione è un segno che
stiamo camminando sulla via di dio dalla quale il demonio vuole distoglierci,
come già avvenuto con Cristo a cui propone di abbandonare la via tracciata dal
Padre (cfr. Mt 4,1-11). Infatti, satana non ha bisogno di tentare quelli che già
gli appartengono e lo seguono. Egli non tenta costoro, ma piuttosto li
blandisce. E quando, cacciato dalla potenza divina, deve lasciare che è da lui
posseduto, allora sfoga con maggior violenza la sua rabbia contro chi
sventuratamente si è messo in suo potere.
Qualche volta la tentazione
può giungere anche attraverso un “intermediario” o “messo”. Secondo alcuni
moralisti, le tentazioni possono provenire, oltre che dal demonio e dall’uomo,
anche da Dio stesso, che può voler provare la fedeltà di qualcuno: Dio può
volere che l’uomo sperimenti la sua precarietà, la condizione di dipendenza
propria della creatura, la coscienza della propria debolezza. La speranza in
Dio e la fiducia in Lui possono trasformare la tentazione in mezzo di ascesi e
di purificazione. Una chiave di lettura psicologica coglie nella tentazione tre
aspetti: suggestione, dilettazione, consenso. Il demonio agisce solo con la
suggestione: intuendo la debolezza dell’uomo, frutto della corruzione del
peccato originale che lo inclina al male, eccita con “immagini, pensieri e
sentimenti”, desiderabili e peccaminosi, la sfera psicosensoriale dell’uomo. Gli
stimoli procurati spingono l’uomo alla dilettazione, o piacere istintivo, e
così egli manifesta le su particolari inclinazioni. Il demonio, infatti, non
può conoscere né i pensieri né le inclinazioni profonde del cuore. Solo in
questa fase il demonio cerca di convincere con forza l’uomo ad acconsentire al
piacere, agli stimoli, alle parvenze del bene. Il consenso, però, è opera della
libera volontà, della consapevole responsabilità e della capacità di scelta
dell’uomo. La tentazione del maligno non può mai considerarsi un influsso
decisivo sull’intelletto e sulla volontà. Intelletto (= facoltà di giudizio) e
volontà (= facoltà di decisione e di azione) non rientrano nell’azione diretta
del maligno; solo a Dio, che può agire dappertutto, è possibile avere accesso
anche nelle profondità del cuore e dell’anima. Il peccato, dunque, è un atto
responsabile, volontario della libertà dell’uomo, il quale approva, aderisce e
consente a una suggestione, non respingendo il piacere istintivo. Mai l’uomo,
tuttavia, è tentato in modo superiore alle forze concesse da Dio, in quanto il
demonio opera con un potere limitato, controllato da Dio stesso, e in
conformità a ciò che Dio solamente “permette”.
Dal libro: Gli angeli ribelli - P. Francesco Bamonte