martedì 27 novembre 2018

LA TRASGRESSIONE DEL SESTO COMANDAMENTO


LA TRASGRESSIONE DEL SESTO COMANDAMENTO

I vescovi italiani, considerando quanto San Paolo scrive ai cristiani di Tessalonica “Ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto non come oggetto di passione e libidine, come i pagani che non conoscono Dio” (1Tes 4, 4-5), dopo aver dato saggi consigli ai ragazzi sulla necessità di educare la propria sessualità, osservano: Purtroppo molti giovani perdono la fede, perché non riescono ad essere casti”.
C’è da osservare che secondo i maestri dello spirito ci sono dei peccati che spengono in modo particolare la luce della fede ed allontanano dalle realtà celesti; tra questi peccati pongono al primo posto l’impudicizia o lussuria.
Afferma San Tommaso d’Aquino: “Sono soprattutto i piaceri impuri quelli che portano la dissoluzione dell’anima”. E Sant’Alfonso Maria dei Liguori asserisce: “Si va all’inferno per questo peccato o anche con esso”.
Padre Pio è sulla linea di questi grandi dottori della Chiesa.
Nel giugno 1968 ad un sacerdote, che in confessione aveva accusato difficoltà nell’osservare la castità, il Santo, mettendolo in guardia da possibili trasgressioni, disse: La lussuria è la via più breve e più facile per andare all’inferno. Le cose le sai e le dici agli altri. Cerca di metterle in pratica.
L’impurità “è via breve e facile che conduce alla morte eterna”, perché “toglie il gusto della preghiera, affievolisce la fede fino ad estinguerla e dispone ad ogni specie di peccato, rende duro il cuore e, senza grazia particolare, trascina.
Padre Pio non era entusiasta della televisione, anzi guardava ad essa con particolare preoccupazione, perché poteva trasformarsi in veicolo di immagini scandalose o di messaggi nocivi immessi nell’intimità della nostra casa.
Sappiamo che i figli spirituali, prima di fare un qualunque cosa, chiedevano al Padre il suo parere. Apprendiamo da più di una testimonianza che, quando questo mezzo di comunicazione cominciò a diffondersi, non a tutti il Santo dava il permesso di acquistare un apparecchio televisivo. Il suo assenso era condizionato dalla maturità di colui che ne avrebbe usufruito.
Ma dobbiamo osservare che il Padre, circa gli spettacoli, andava ben oltre. Egli li considerava non del tutto confacenti a chi voleva vivere veramente la vita dello spirito. Secondo il Santo per un vero cristiano il divertimento, anche non peccaminoso, “è inammissibile”, perché può costituire pur sempre un momento di distrazione, che gli avevano chiesto il permesso di scendere a Foggia per vedere un film a soggetto religioso, disse, Certo, sono cose belle, ma perdereste tanto tempo da impiegare nella preghiera.
Che cose direbbe il Padre dello scupìo di tempo che si fa da parte di tanti cristiani attraverso il cattivo uso della televisione?
“Chi non fa un vero cammino spirituale non può entrare in questo modo di vedere, perde molte ore in cose inutili, a dissiparsi, prega poco o niente. Tanto più di questi cristiani non praticanti o non credenti che leggendo tali verità sul cammino di santità si lamentano e sparlano di esagerazione ecc...
Chi batte la via alla santità non perde tempo in cose inutili mondane”.

P. Marcellino I.

sabato 17 novembre 2018

NON E’ STATO DIO A CREARE L’INFERNO


NON E’ STATO DIO A CREARE L’INFERNO

Dal libro: Padre Amorth, la mia battaglia con Dio contro satana

Ricordo una lezione che una volta il demonio ha dato a Padre Candido. Stava liberando una persona e gli diceva: Dai, vai, il Signore ti ha preparato una casetta ben riscaldata, in cui non soffrirai il freddo, in cui starai caldo caldo….
Il diavolo imperiosamente: Tu non sai niente!
Quando interrompe dicendo: Tu non sai niente, tu non capisci niente, vuol dire che il Signore gli ha comandato di dare una lezione all’esorcista: Non è Lui che l’ha creato l’inferno!
Significa che Dio ha creato solo le cose buone. “Siamo stati noi, lui non ci aveva neppure pensato”, ha proseguito il diavolo: Non era nei programmi di Dio l’esistenza dell’inferno!.
Non si trova in nessun libro di teologia che l’inferno è stato creato dai demoni, ma neanche in nessun libro si dice che è stato Dio a crearlo. Non si trova proprio mai.
Che incredibile lezione per uno come Padre Candido che insegnava teologia, Sacra Scrittura, e altro ancora!

venerdì 16 novembre 2018

L’ESORCISMO DI ANGELA


L’ESORCISMO DI ANGELA

Dal libro In viaggio con l’esorcista

Questo resoconto è utile a voi lettori per iniziare a percorrere insieme a noi questo viaggio.
Erano circa le ore 21:15 di un mercoledì. Pasquale aveva appena finito di cenare. Una sera come tante. All’improvviso squillò il telefonino. Vide il nome e rispose.
"Pronto, come va?”.
"Benissimo”, rispose la voce dall’altra parte, che continuò:”Tieniti libero per domani pomeriggio verso le ore 16:00 passerò a prenderti”.
“Per fare cosa? Domani sarò al lavoro”.
“Avevi dubbi? Manifestavi perplessità? Prendi un paio d’ore di permesso, ci vediamo domani!.
Pasquale non disse nulla in casa. Un po’ felice, un po’ intimorito, continuò a guardare la partita alla tv. Sapeva benissimo di cosa si trattava, conosceva benissimo il perché della telefonata fattagli da don Gianni. Tuttavia andò a dormire tranquillo. Dopotutto, pensava, sarebbe potuta essere un’opportunità interessante.
Puntuale come sempre, il giorno seguente don Gianni venne a prenderlo, come promesso. Si diressero verso un paesino distante parecchi chilometri. Parlarono un bel po’: il sacerdote cercò di spiegargli come il tutto avveniva, come si doveva comportare, cosa non avrebbe dovuto fare.
Durante il viaggio iniziarono i primi problemi. Sul tragitto un cavallo maestoso e dal pelo liscio stava immobile nel centro della corsia. La strada con curve a gomito rendeva impossibile passare oltre, occorreva attendere per lungo tempo, visto che il cavallo pareva non avesse alcuna voglia di scansarsi. All’improvviso, l’animale si voltò verso l’auto.
Pasquale prese il taccuino sul quale annotava le sue richieste scrisse:
“Sono le 16:45 del 24 settembre. Danti a noi un gran cavallo ci ostruisce il passo e ci fissa. Non ho mai visto uno sguardo simile in vita mia, né da parte di un uomo né di una bastia. E’ un qualcosa di agghiacciante, ho paura”.
Don Gianni sapeva che spesso il tragitto presentava delle insidie. Incidenti, ruote bucate, alberi caduti sulla strada. Pareva non essere per nulla intimorito.
Sono gli scherzi di Mastro Buffetto – disse - , nulla di preoccupante. Scese dall’auto, alzò la mano con la quale teneva una croce e l’animale sparì.
Pasquale  rimase di stucco, sospeso tra lo scetticismo e la ragione sulla quale da sempre fondava le sue ricerche e le sue analisi critiche. Preferì non riportare nient’altro sul suo diario. Si limitò semplicemente a domandare, una volta che il sacerdote ritornò semplicemente a domandare, una volta che il sacerdote ritornò al volante, chi fosse Mastro Buffetto. “E’ un essere a cui piace scherzare, sin dalla notte dei tempi. Ma tu non sei un credulone, giusto?” “Giustissimo”, replicò Pasquale con un sorriso che mascherava incertezze. Da lì fino a destinazione, nessun altro intoppo.
Don Gianni iniziò a entrare nel merito del caso: “La signora che andremo a incontrare ha circa sessant’anni. La seguo da almeno sei, ma prima di me altri colleghi l’hanno incontrata. Eppure continua a essere un caso disperato. Le analisi cliniche e psichiatriche non evidenziano nessun tipo di problema, né neurologico né di altro tipo. Durante l’anno conduce una vita normale, nel limite del possibile, chiaramente. Succede che Mastro Buffetto le dia tregua e la lasci lavorare, perfino andare in Chiesa, ma poi la costringe a letto, in carrozzina o la trasforma in qualcosa di terribile. Tu dovrai stare attento: non rispondere mai. Ti limiterai a pregare insieme agli altri, i parenti, che la terranno ferma. Cercherà di provocarti in tutti i modi poiché è capace di sentire le altrui debolezze. Ti dirà qualcosa di te, del tuo passato, del tuo presente e anche del tuo futuro. Lo farà solo per spaventarti e per distrarti dalla preghiera. Dirà bugie, verità, poi ancora bugie. Tu non dare peso né alle une né alle altre, concentrati sul compito che ti ho assegnato. Pasquale annuì.
Arrivarono al paese. Un paese molto carino e caratteristico. Una leggera brezza di primo autunno suggeriva di indossare la giacca. Il caldo sole dell’estate era ormai diventato sempre più tiepido e le giornate più corte. I due parcheggiarono l’auto di fronte a una chiesetta. Non era la chiesa principale del paese e per questo garantiva maggior riservatezza e dava la possibilità di esercitare il rito lontano da occhi indiscreti. Arrivarono due auto, parcheggiarono nel piazzale e ne uscirono due uomini di mezza età che tenevano una donna, poi un giovane e quattro signore. Si diressero verso la sagrestia. Tutto molto normale, almeno in apparenza.
Una volta che le persone furono entrate in chiesa, don Gianni fece cenno a Pasquale di seguirlo. Scesero dall’auto, il sacerdote prese la sua valigetta, la stola di color viola e fece al giovane il segno della croce sulla fronte, recitando una formula di assoluzione dai peccati.
Pasquale prese il suo taccuino e seguì il prete. Varcato il portone d’ingresso, la chiesa si presentava illuminata solo dalle candele e dai ceri su entrambi i lati dell’altare, dietro il quale una porta dava alla sagrestia. Da qui in poi saranno gli appunti di Pasquale a darci, senza censure e senza tagli, come nel suo stile, la testimonianza di quel che vide.
Avanzavo lentamente, come se il peso della paura fosse sulle mie spalle che tenevo curve, come per proteggermi. Ma da cosa? Mi domandavo. Era suggestione, timore dell’ignoto o forse avevo preso tutto sottogamba, guidato da pregiudizio e dall’impossibilità a credere che esista veramente una lotta tra il bene e il male? Il profumo di incenso, fiori e candele lasciava via via il passo putrefatta e porcile. L’aria ne era densa. Difficile da descrivere, difficile da comprendere con raziocinio come una cosa simile fosse possibile in luoghi solitamente tenui ordinati e puliti, curati nell’igiene e nell’ornamento come le chiese.
Arrivammo all’ingresso della sagrestia. La porta era socchiusa e non intravvedevo nulla. Udivo solo delle urla strazianti, e sentivo nell’aria un odio inumano. Tra le grida, riuscii a un certo momento a intendere qualche bestemmia contro il sacerdote. “ via! Stai fuori! Cosa vuoi da me, prete? Allontanati, tu con quel … di crocifisso maledetto che porti”. Don Gianni mi toccò la spalla, come si fa per infondere coraggio. Aprì la porta ed entrammo.
La donna era seduta, trattenuta con forza da due persone che le stavano accanto. Aveva gli arti legati alla sedia. Ai lati della sala le altre persone pregavano e lì mi sedetti, nell’unica sedia libera che aspettava me.         Don Gianni si mise al centro della stanza vicino alla donna. Se dovessi descrivervi il dolore, la rabbia e la cattiveria che quella creatura esprimeva dovrei sforzarmi oltremodo di cercare allegorie e metafore che possono rendere l’idea. Era un qualcosa di indescrivibile che nemmeno la fiorente cinematografia horror potrebbe riprodurre.
Sebbene avessi visto immagini simili in vari film. Eppure poco prima, mi dicevo, avevo visto la signora entrare, apparentemente normale. Mai mi sarei aspettato una tale metamorfosi. Lo sguardo assente, le pupille bianche; attimi dopo socchiudeva gli occhi e guardava con aria di sfida. Gli zigomi tirati, le vene del collo ingrossate, come anche il gozzo, come avesse una pallina da tennis nella gola. I piedi girati verso l’interno e il petto che si muoveva disunito e in modo disarmonico rispetto al resto del corpo, avanti e indietro.
Do Gianni pareva non curarsi di tutto ciò. Agiva con la tranquillità dell’abitudine, tanto da potersi permettere qualche battuta, mostrando l’autorità di cui era investito. Iniziò la battaglia, una lotta spirituale tra Bene e Male personificati; non più concetti astratti, ma reali presenze. La posta in gioco? La liberazione della donna.
“Guardami, prete, sono come mi desideri?”.
“Lo diventerai presto”.
La donna esplode in una risata: Sei morto dalla cintola in giù. Lo sai che di te non importa niente a nessuno? Chi credi che ti aiuti, Lui? Non sai che è distratto in mille altre cose?.
Lui, lo chiami? Fai fatica a dirne il nome, vero?.
Taci, maledetto! Non sai nulla, tu!
Pronuncerò io il suo nome, allora. Sono qui in nome del Salvatore Gesù Cristo che già ti ha vinto nel deserto e con il suo sacrificio ha redento l’umanità tutta, compresa la creatura che ora possidei. La sua anima è di Dio e a lui la devi rendere.
A quel punto le urla toccarono l’apice. La donna iniziò a dimenarsi con maggior violenza: stai zitto! Zitto! Non non nominarmelo! Odio! Odio! Odio!
Sei in grado di ricordare il nome di colei che possiedi?.
Certamente: Angela!.
Questo riesci a dirlo, bravo. Ora dimmi il tuo! Te lo ordino nel nome del Signore.
Mai! Mai e poi mai.
Quanti siete? Ti ordino di dirmi quanti siete.
Tanti! Tanti quanto la paura di quello str… che hai portato con te.
Si rivolgeva a me. Don Gianni senza nemmeno voltarsi mi fece cenno di stare zitto e non distrarmi. Continuai a pregare come il resto del gruppo col quale mi trovavo.
Lei insistette e, anzi, rincarò la dose con una risata malefica: “Ahahah, cosa farfugli, cosa balbetti! Non ci credi nemmeno tu! Non hai fede, non hai fede, non hai fede”, ripeteva beffarda, quasi canticchiando. “Chi vuoi che ti ascolti, cosa vuoi scrivere, imbecille di un ateo?”.
Don Gianni si voltò, ordinandomi di continuare a pregare. Quelle parole, rivoltemi con quel tono, iniziarono tormentarmi la mente. Non riuscivo più a concentrarmi su nulla, come se quella presenza malvagia capisse le mie intenzioni, le mie debolezze e mi spingesse a cadere in peccato. Mi distraeva e cercava di farlo anche con gli altri. Ecco che così iniziò a prendere di mira la donna seduta al mio fianco. Prima di proferire parola la guardò con un ghigno malefico. Lei, sicuramente più esperta di me, pareva non curarsene. Non l’avevo mai vista prima d’allora, ma mi sembrava abbastanza salda nella fede. Il demone continuò a fissarla attraverso gli occhi di Angela, aspettando che alzasse il capo. Ma vedendo come lei evitasse accuratamente il contatto visivo, iniziò a infuriarsi sempre più: “ Come stai, tr…? Lo sa tuo marito che te la intendi con il tuo capo?”.
La donna non rispose. Don Gianni mi aveva avvisato di questa abilità del demone. Il suo gioco è distruggere le persone psicologicamente, farle dubitare, distrarre e peccare. Per far questo utilizza i trucchi più meschini, come rivolgersi alle persone svelandone i segreti più profondi. Lui non può leggere i pensieri, ma osserva e scruta il nostro agire: è in questo modo che conosce le nostre debolezze e la nostra inclinazione al male. Mescola verità con menzogne, confonde. In vita mia non mi ero mai trovato di fronte a così tanta astuzia e intelligenza.
Era impossibile tenergli testa con l’uso della ragione o della forza umana. Lo scontro era spirituale e nel contempo concreto e io capii quanto poco salda fosse la mia interiorità, quanto scialba fosse la mia anima, quanto poco salda fosse nuda e fragile. Sentivo forte il desiderio di affidarmi a qualcosa che cercavo da sempre senza rendermene conto appieno.
Si dice spesso che le vie del Signore siano infinite: nel mio destino era scritto che dovessi passare dal Male assoluto per sentirmi vicino al Bene supremo. Don Gianni, con grande forza, riprese in mano la situazione. Iniziò a leggere il rito canonico, mentre la posseduta continuava a dimenarsi con sempre maggiore violenza. Ebbene inizio una battaglia basata sulle Scritture. Ricordo che a un certo momento, don Gianni lesse un passo del Vecchio Testamento: Is 21,8-10.
Angela iniziò a ridere, si dimenava. Mentre il sacerdote si accingeva a leggere il paragrafo seguente, ecco che il demone anticipò la battuta, citando da fine teologo ed esperto conoscitore delle Scritture le parole che da lì a poco avrebbe dovuto leggere do Gianni: Is 21, 11-12.
Seguì una risata sarcastica e beffarda. “Mi credi stupido? Conosco meglio di te questi passi!”, esclamò il demone con la voce di angela e continuò: “Babilonia? La mia babilonia non muore mai, guardati intorno, tutto è lussuria, tutto è idolatria! Vi comando a bacchetta, comando il mondo. Stolti idioti! Credete nella misericordia? Ma di chi? Quello lì se ne f… di voi! Solo io conosco i vostri desideri, solo io assecondo le vostre passioni”.
Mi chiedevo come potesse, una donna che a malapena aveva ottenuto la quinta elementare, lontana dagli ambienti della Chiesa e priva di un’educazione cattolica, utilizzare simili riferimenti. La mia conclusione era solo una: avevo davanti a me qualcosa che non apparteneva alla sfera razionale.
L’unico tra tutti i presenti che riuscisse a tenere testa alla donna posseduta era don Gianni. Non si fece perdere d’animo, né intimorire e, anzi rincarò la dose con preghiere e invocazioni ai santi, tra i quali ricordo Santa Gemma Galgani. Al solo sentirne pronunciare il nome, Angela sembrò per la prima volta in difficoltà: “Quella no, no! Ti prego, basta!”. “Ah, ecco! Hai paura ora!”, ribattè don Gianni.
“Soffro troppo! Quella non la devi nominare!”.
Don Gianni continuò a pregare gettare dell’acqua santa sul corpo della posseduta. La donna andò in trance. Il corpo non opponeva più resistenza. Si vedevano chiaramente le braccia e le gambe lasciarsi cadere. La testa abbandonata all’indietro poggiava sullo schienale della sedia. Si trovava ora in balìa della forza di Cristo e dell’autorità della Chiesa rappresentata dal sacerdote.
Don Gianni proseguì: “Ti lodino, in nome di Dio! Chi c’è dentro Angela? Dimmi il tuo nome! E’ il Signore che te lo impone!”.
Nessuna risposta. Udimmo solo un rumore provenire dall’interno di quella gola; era come se lì si annidasse la forza che aveva posseduto Angela.
“E’ Gesù Cristo il Salvatore che te lo ordina, dimmi il tuo nome!”.
Si udì una voce:” Asmodeo, sono asmodeo”.
Asmodeo è un demone tra i più importanti secondo la loro gerarchia. E’ uno dei diciotto re infernali che comanda 72 legioni di demoni. Viene menzionato anche nella  Bibbia. Ancora, in un testo apocrifo del Testamento di Salomone, asmodeo dice: “Il mio compito è di cospirare contro i novelli sposi per impedire loro di congiungersi in matrimonio. Io distruggo la bellezza delle vergini e muto i loro cuori. Porto gli uomini alla follia e alle brame disoneste, così che, pur avendo le loro spose, le lascino per donne che sono di altri uomini, fino a peccare e a compiere atti omicidi”. Viene dunque rappresentato come il demone cospiratore contro la famiglia e per la discordia tra coniugi.
Don Gianni conosceva bene quel demone. Nella sua lunga esperienza di esorcista aveva avuto modo di incontrarlo più volte: “Asmodeo. Demonio del sesso e dell’impurità, ti ordinò di lasciare questo corpo. Lascia questa creatura che cerca, vuole e appartiene a Dio”.
“Mai e poi mai!”.
Don gianni sapeva che su questo spirito aveva sempre sortito un certo effetto la preghiera a san Giuseppe, per cui recitò: “A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo”….
“Signore Dio nostro, o Sovrano dei secoli, Onnipossente e Onnipotente, Tu che hai fatto tutto e che tutto trasformi con la tua sola Volontà; Tu che a Babilonia hai trasformato in rugiada la fiamma della fornace, sette volte più ardente, e che hai protetto e salvato i tuoi santi tre fanciulli; Tu che sei dottore e medico delle nostre anime; Tu che sei la salvezza di coloro che a Te si rivolgono, Ti chiediamo e Ti invochiamo. Vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabolica, ogni presenza e macchinazione satanica e ogni influenza maligna e ogni maleficio o malocchio di persone malefiche e malvagie operanti sul tuo servo. Fa’ che in cambio dell’invia e del maleficio conseguano abbondanza di beni, forza, e carità. Tu, Signore, che ami gli uomini, stendi le tue mani possenti e le tue braccia altissime e potenti e vieni a soccorrere e visita questa immagine tua, mandando su di essa l’Angelo della Pace, protettore dell’anima e del corpo, colui che terrà lontano e scaccerà qualunque forza malvagia, ogni veneficio e malìa di persone corruttrici e invidiose; così che il tuo supplice protetto con gratitudine canti: “Il Signore è il mio soccorritore, non avrò timore di ciò che potrà farmi l’uomo”: Sì, Signore Dio nostro, abbi compassione della tua immagine e salva il tuo servo. Per l’intercessione della Madre di Dio e sempre Vergine Maria, dei risplendenti arcangeli e di tutti i tuoi Santi. Amen!!.
Il demone, dopo aver urlato per tutta la durata delle preghiere, tacque. Pareva domato. Ma all’improvviso riprese ad urlare: “Te la farò pagare! Te la farò pagare, vedrai! La pregherai tu, insieme a quello che ti sei portato per compagnia!”. Un brivido di paura mi attraversò: parlava di me.
Poi, improvvisamente, Angela ritornò in sé. Fu così strano vederla docile, serena e affabile. Come non si fosse accorta di nulla: anche questo, un fatto inspiegabile. Ci fermammo a parlare tutti insieme, poi andammo via. Don Gianni la salutò con un caloroso abbraccio e si diedero nuovamente appuntamento. La donna non era stata ancora liberata, ma per qualche giorno o settimana poteva stare più serena.
Quello di Angela era stato un caso estremamente difficile. Solo dopo tre anni di esorcismi il demone si era palesato. Ora almeno, disse don Gianni, si sapeva con chi si aveva a che fare. Era un gran passo in avanti. Non chiesi come mai fosse possibile che una donna così buona, almeno tale appariva simile. Don Gianni aveva ripetuto più volte che si trattava di prove permesse da Dio, finalizzate all’ottenimento di un bene maggiore.
Per quel che riguarda me, questa esperienza mi ha suscitato più di una domanda; mi ha spinto a confrontarmi con me stesso, a cercare la mia fede, a pregare per averla. Ho capito che esiste un qualcosa nel mondo che non si spiega con la sola ragione.
Mi sono sempre considerato un razionale, un empirista e in tutta sincerità devo dirvi che il Bene e il Male sono realtà tangibili. Le minacce udite dal demone non mi fecero dormire per un lungo periodo, ma nessuno venne a disturbarmi. Ricordo, a proposito, le parole scambiate con do Gianni al rientro: “Tranquillo, è una tattica che utilizza per incutere timore”. “Eh… grazie tante”, risposi senza trattenermi. Ci abbandonammo a una risata, forse il modo migliore per non cedere agli sgradevoli ricordi e continuare a confidare nel bene e nella speranza.
Per me fu la prima e ultima esperienza. Avevo visto anche troppo. Arrivammo a Sassari e lì presi la mia auto. Feci il viaggio fino al mio paese da solo. Non guardai mai lo specchio retrovisore. Non dormii per diverso tempo, ma feci tesoro di quanto vissuto.

giovedì 15 novembre 2018

Walt Disney, cartoni animati e Massoneria


Walt Disney, cartoni animati e Massoneria

Sito Radio Spada
 

E’ del rapporto tra Walt Disney e l’esoterismo massonico che si vuole in questo articolo discutere. Ma non sarò io ad argomentare e disquisire circa il costante rapporto tra le produzioni della Disney e la massoneria statunitense. Saranno niente di meno che due membri stessi della massoneria a parlarci di questi rapporti e della presenza di ampi e vasti riferimenti all’esoterismo massonico all’interno delle produzioni Disney. Infatti, qui di seguito riporterò per intero una tavola massonica (elaborato scritto che gli iniziati leggono in loggia durante i lavori rituali) che tratta proprio del tema sopra accennato. Il titolo di questa tavola massonica è “La massoneria nelle opere di Walt Disney”, il cui autore è l’anonimo Fr. E. D., iniziato alla loggia Hocma n° 182 di Trapani. Successivamente ad aver riportato la suddetta tavola massonica, riporterò per intero anche un articolo apparso sul sito Ritosimbolico.net ad opera del massone Giovanni Lombardo, per dovere di cronaca va rammentato che il Lombardo fu colui che denunziò il Gran Maestro Gustavo Raffi, come potete leggere QUI. L’articolo di Giovanni Lombardi, massone ribelle, ovviamente tratta dei rapporti tra l’esoterismo massonico e le opere di Walt Disney.
Giusto per metterci anche del mio in questo articolo, vi invito a visitare il sito ufficiale del Disney Club 33, un club privato con sede nel parco divertimenti di Disneyland riservato ai finanziatori della Disney. QUI il sito ufficiale e QUI la pagina Wikipedia. Ritengo inutile argomentare il fatto che nel mondo, anche in Italia, esistano decine di associazioni para massoniche il cui nome è “Club 33″, le quali, beninteso, non hanno nulla a che fare con la Disney. Cercare per credere.

 Qui di seguito il link alla tavola massonica: http://www.hochma182.com/walt.pdf

Qui di seguito il link del sito della loggia Hocma n° 182 di Trapani: http://www.hochma182.com/eventi.html
Qui di seguito l’articolo di Giovanni Lombardi: http://www.ritosimbolico.net/studi2/studi2_08.html
Prima di procedere con l’esposizione dei sopracitati documenti massonici e articoli ritengo doveroso proporre delle coordinate biografiche utili ad inquadrare la controversa figura di Walter Elias Disney. Walter Disney non fu mai iniziato alla massoneria, documenti che provino la sua iniziazione sono stati a lungo cercati ma invano. Ciò che invece è certo che Walter Disney fu iniziato all’Ordine DeMolay, un’istituzione dimostratamente para massonica viste e considerate le strette connessioni e collaborazioni che nei decenni sono intercorse tra i due ordini.


La devozione di Walter Elias Disney per il DeMolay è oltremodo evidente da questa sua celebre dichiarazione:
“Mi sento molto obbligato e grato verso l’ordine DeMolay per la parte importante che ha avuto nella mia vita. I suoi precetti sono stati inestimabili nel prendere decisioni , nell’affrontare i dilemmi e le crisi. DeMolay è sinonimo di tutto ciò che è bene per la famiglia e per il nostro paese. Mi sento un privilegiato per aver fatto parte dell’ordine DeMolay”  [Fonte: Cartoon e massoneria, Ippolito Spadafora, Edizioni ETS, 2014, p. 172]
Inoltre è possibile citare una famosa lettera che Disney indirizzò ai giovani dell’ordine DeMolay dell’Acacia Chapter in Stuart, oggi questa lettera è conservata nel Disney History Institute. In questa lettera, la quale può essere interamente letta a pagina 172-173 del testo “Cartoon e massoneria” di Ippolito Spadafora, Disney scrive in merito alla sua iniziazione all’ordine DeMolay ed in merito ai valori esoterici che grazie a codesta iniziazione sono stati introdotti nella sua vita e quindi nel suo operato, continua ribadendo il suo orgoglio nel ricoprire la carica di Legionario d’onore considerando il fatto che fu uno dei primi giovani ad essere iniziato all’Ordine DeMolay appena sorto e nato nella città statunitense Kansas City nel 1919.


Qui di seguito riporto per intero il testo della tavola massonica sopracitata:
“La Massoneria nelle opere di Walt Disney-
Walt Disney ha sicuramente aderito alla Massoneria agli inizi degli anni ‘20, anche se non esiste alcun documento che provi la sua appartenenza ad un’Obbedienza, se non all’Ordine DeMolay, un Ordine che negli Stati Uniti si può considerare l’anticamera della Massoneria, in quanto finalizzato ad avvicinare i giovani tra i 12 ed i 21 anni alla Massoneria, nel quale Disney fu iniziato nel Capitolo “Mather” nel 1923; ad esso, ad esempio, aderì Bill Clinton e l’Ordine ha una rappresentanza anche in Italia.. Tuttavia egli non ha mai nemmeno smentito la sua appartenenza; e la testimonianza inconfutabile di essere un Fratello si ha nelle sue stesse opere – sia i disegni che i film o le produzioni televisive – in cui numerosissimi sono i riferimenti ai principi ed alla simbologia massonica. La prima testimonianza massonica nelle strip di Walt Disney risale al 1938 con il titolo “Mickey Mouse Chapter”; pubblicata proprio su l’ “International DeMolay Cordon”, il bollettino ufficiale dell’Ordine, propone Topolino che, assieme ad alcuni amici, tra cui Orazio, fonda egli stesso una “Chapter”, cioè una Loggia; della striscia però rimangono solo 3 tavole: la prima è proprio la Fondazione della Loggia, le altre due si svolgono durante una Tornata. Ma nelle strisce di Walt Disney spesso compaiono chiari simboli massonici, quali Squadra e Compasso oppure il Pentacolo, spesso in bella vista, talvolta più defilati; Squadra e compasso sono chiaramente visibili in una strip di Topolino del 19 febbraio 2002. Ma le stesse “Giovani Marmotte” a cui appartengono i nipotini di Paperino Qui, Quo, Qua, hanno una struttura più massonica che da Boys Scout, con a capo un Gran Mogol (normalmente chiamato G.M., come Gran Maestro; ricordiamo, in ogni caso, che anche i Boys Scout sono stati fondati da Baden Powell, anch’egli Massone). Ma dove Walt Disney ha lasciato più marcata la sua impronta massonica è stata la sua produzione cinematografica, sia nei film d’animazione che in quelli a tecnica mista; ricordiamo che Walt Disney dava indicazioni ben precise sulla sceneggiatura dei film, e controllava i disegni dei suoi operatori fotogramma per fotogramma prima di dare il via libera; nessun simbolo poteva nascere senza un suo ordine e la sua approvazione.
Tra i suoi cortometraggi, nel 1959 “Paperino nel mondo della matematica” è un vero e proprio manifesto della cultura massonica ed esoterica: in esso Paperino viene iniziato in una Accademia Pitagorica, e lì gli vengono spiegati i simboli della numerologia, nonché i segreti della geometria e della matematica ed i loro rapporti “magici” con la musica e l’architettura; i segreti del Pentacolo ed i segreti del suo rapporto con la Sezione Aurea; un bambino non ne può non rimanere affascinato ed incuriosito, e da adulto probabilmente farà di tutto farà di tutto per avvicinarsi a questa “visione diversa” delle scienze esatte. Ovviamente, è nei film che troviamo le maggiori tracce: tal di là dei buoni sentimenti – che sono caratteristici delle produzioni per l’infanzia – tutti hanno come fil rouge l’iniziazione ad una nuova vita, l’abbandono dei vecchi valori materiali per risorgere ad una nuova vita, fatta di valori più alti. Fin dal suo primo lungometraggio – “Biancaneve e i sette nani” (1937) – Biancaneve muore (per la Regina e per tutti è morta, uccisa dal cacciatore) per rinascere in una nuova comunità composta da sette Fratelli; e lo fa dopo avere superato tre prove: un corso d’acqua, un turbinio di vento, gli occhi di fuoco delle belve: vi entra al buio, e tutto sembra terribile; ma poi arriva la luce (del giorno) e l’ambiente diventa confortevole ed ospitale. Anche Cenerentola (1950) muore come serva e rinasce come Principessa quando abbandona i metalli, cioè perde la scarpina di cristallo. Ed è superfluo sottolineare i valori massonici di cui sono intrisi film come “Alice nel Paese delle Meraviglie” (1951) – il labirinto, la scacchiera, lo specchio – o “Le avventure di Peter Pan” (1953) – gli eterni valori dell’Isola che non c’è -, “Pinocchio” (1940), “La spada nella roccia” (1963), che riporta il mito di Camelot, Re Artù e Mago Merlino, e dove il giovane Artù muore e rinasce Cavaliere dopo essere stato trasformato in scoiattolo (terra), pesce (acqua) e uccello (aria). Fortemente simbolico è “La Bella Addormentata nel bosco”; qui il Principe fa letteralmente ritornare alla vita Rosaspina grazie alle Tre Fatine – Tre Luci – che materialmente non intervengono nella rinascita, ma forniscono al Principe i mezzi per compiere l’atto (una “spada di verità” e uno “scudo di virtù”). Ma altri riferimenti li troviamo in “La Bella e la Bestia” (1991) ed in maniera lapalissiana in “Alla ricerca di Nemo” (2003), dove l’iniziazione alla Massoneria viene raccontata in maniera palese.
Un’intera tavola meriterebbe “Mary Poppins” (1964); possiamo solo citare le colonne che adornano l’ingresso della (sola) casa in cui arriva Mary Poppins con il vento dell’Est (Oriente), la “medicina” di sapore diverso secondo i gusti dei bambini, la “parola” – Supercalifragilisticespiralidoso – che ti introduce in un mondo “diverso”, l’iniziazione di Banks che, con un preciso rituale e per mezzo della parola magica, muore come essere legato ai metalli per rinascere con nuovi valori, come padre, come marito e soprattutto come “uomo”. Ma anche in Televisione Walt Disney non manca di lanciare messaggi di origine massonica: tra il 1957 ed il 1959 produce 78 episodi di Zorro, della cui origine massonica si è molto parlato: massone era l’autore del personaggio – Johnston Mc-Culley -, alchimista era il reale personaggio storico che lo aveva ispirato – Guillèn Lombardo de Quzman – condannato a morte dal Tribunale dell’Inquisizione come eretico; ed infine il 4° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato – Maestro Segreto – ha come divisa il mantello nero e come lettera simbolica la “Z”; e se non bastasse, Zorro è accompagnato da un servitore (apprendista) che non può non rispettare l’obbligo del silenzio: infatti è muto.
Ma Walt Disney non si è limitato ad inviare messaggi simbolicamente massonici: ha firmato massonicamente il suo film forse più esplicito: “L’Apprendista Stregone”; in questo film, Topolino è convinto di potersi appropriare delle arti magiche anche senza l’aiuto dello Stregone (il Maestro); ma combina solo caos, finche non interviene lo Stregone (il Maestro) a mettere ordine. E sapete come si chiama lo Stregone ? si chiama YEN SID ! Leggetelo al rovescio: DISNEY !
Alla Gloria del G.A.D.U. Fr. E. D.”
Qui di seguito potete leggere il suddetto articolo del massone Giovanni Lombardi:
“Quando ho appreso che anche il celebre Walt Disney apparteneva alla nostra Famiglia confesso di avere provato un senso di stupore e pure di gioia: avevo finalmente trovato la giustificazione del sentimento di gratificazione provata da ragazzo – e mai del tutto scomparsa – quando leggevo le sue storie, i cui personaggi ho sempre considerato come esseri veri, reali e a me vicini. Da adulto, in compagnia delle mie bambine, ho spesso rivisitato le sue opere cinematografiche più famose, che oggi considero a ragione vere e proprie “tavole architettoniche”, essendo peraltro del tutto accidentale, e d’importanza affatto secondaria, la circostanza che esse siano tramandate attraverso il linguaggio ‘mitico’ e mediante lo strumento del cartone animato.
Di queste opere, la più famosa è senz’altro Biancaneve e i sette Nani, ma anche le altre, quali La Bella Addormentata nel Bosco, Cenerentola, Dumbo, La Sirenetta, per citare soltanto le più famose, si svolgono attraverso un comune filo conduttore: la sconfitta del Male e l’affermazione dell’Amore. A tanto il protagonista arriva attraverso una vera e propria iniziazione, nella duplice accezione di ingresso in una comunità esoterica, nonché di trasformazione dell’Io per effetto di una rinascita spirituale che si verifica a seguito di varie vicissitudini, o prove iniziatiche. La vicenda di Biancaneve è paradigmatica: la ragazza è costretta dalla malvagia matrigna ad abbandonare la casa paterna, simbolo dei valori pertinenti alla vita vissuta fino ad allora, e a trovare rifugio in un bosco fitto ed oscuro, che ricorda così da vicino il gabinetto di riflessione. Dopo aver superato un corso d’acqua, resistito a un turbinìo di vento e vinta infine la paura suscitata dalla visione degli occhi degli animali, occhi fosforescenti simili a fiamme lampeggianti, la fanciulla giunge presso una capanna, la casa dei nani. Rammento che nella lingua tedesca hütte significa tanto capanna, rifugio, quanto loggia, e ciò non è casuale: invito voi tutti, carissimi Fratelli, a riflettere quante volte nella Storia la loggia massonica è stata l’ultimo rifugio per idealisti, eretici o scismatici, colti e incliti, disparati e disperati, accomunati tutti dall’essere perseguitati dal Potere.
A costoro la Massoneria ha generosamente aperto le porte dei suoi templi, chiedendogli non già da dove venissero, ma piuttosto dove volessero andare. In questa capanna accade un fatto apparentemente banale ma in realtà importante: Biancaneve, anziché lasciarsi sopraffare da un ambiente nuovo e, probabilmente, ostile, lo esplora e fa amicizia con gli animali del bosco, che vede adesso, alla luce del giorno, in una dimensione totalmente nuova da quella, erronea e terrifica, della sera precedente. Si parva licet… questo episodio mi fa venire in mente l’insegnamento di Platone, secondo il quale l’iniziato deve essere, anzitutto, “desideroso di conoscere”, e anche di Dante, esaltatore della curiosità di Ulisse, mosso a varcare i confini dell’ignoto per soddisfare il proprio desiderio di “virtude e conoscenza”. Ma non basta. In uno slancio di generosità la fanciulla decide di pulire la casa dei nani, mettendo al lavoro pure gli animaletti di cui è frattanto diventata amica. Sottolineo questo episodio perché esalta sia il valore dell’amicizia fra i diversi che l’importanza del lavoro in comune.
Questi temi sono evidentemente cari al Fr. Disney, dal momento che li ritroviamo in quasi tutte le sue opere. Esemplare è, a tal riguardo, la vicenda dell’elefantino Dumbo, schernito dai suoi stessi consimili perché afflitto da due orecchie abnormi, mostruose: ebbene, sarà un topo – questa bestia, nella realtà, è invisa agli elefanti – a rassicurarlo e infondergli il coraggio necessario per affrontare le difficoltà della vita. E, guarda caso, le figure da cui il protagonista riceve aiuto sono quasi sempre le creature più umili, volendo così sottolineare la perenne antinomia fra Essere e Divenire: i valori del mondo della Manifestazione sono profondamente diversi da quelli del mondo dell’Essere e chi è ‘ultimo’ nell’uno sovente è ‘primo’ nell’altro. La disponibilità ad accettare il prossimo, ancorché diverso e quindi lontano dai propri modelli paradigmatici, a rimettersi in discussione, è condizione necessaria ma non ancora sufficiente perché l’opera di catarsi possa dirsi compiuta: occorre superare varie prove, che riecheggiano molto da vicino le “prove” iniziatiche che ciascuno di noi ha subito prima di essere proclamato “fratello”. Sfacciatamente simili a quelle massoniche sono le prove che dovrà affrontare il giovane Artù nella Spada nella Roccia: accompagnato dal Mago Merlino, sarà trasformato dapprima in scoiattolo, poi in pesce, quindi in uccello. Supererà così la prova di terra, di acqua e di aria prima di affrontare l’ultima, la più impegnativa, quella del fuoco, nella fattispecie, tirare la spada magica fuori dalla roccia in cui era incagliata.
Ci avevano provato in tanti, cavalieri e non, ed il suo cimentarsi è giudicato follia: ma, talvolta, solo un “puro folle” può arrivare ai recessi negati invece alla razionalità farisaica e conformista. La spada è un simbolo ‘assiale’, riecheggia cioè l’axis mundi, il filo a piombo del Grande Architetto che mette in comunicazione fra loro gli stati molteplici dell’Essere, microcosmo e macrocosmo, ma è anche un simbolo solare perché riflette la Luce: emblematica è a tal proposito la scena del combattimento fra il principe e il drago nella Bella Addormentata nel Bosco. Le fate, tre come le Luci, hanno appena liberato dai ceppi il giovane principe, affinché a sua volta egli liberi Rosaspina dal sortilegio della strega. La quale, nel tentativo di fermare il giovane, si trasforma in un drago fiammeggiante. Per gli studiosi di psicoanalisi il riferimento è chiarissimo: “vincere il drago” è infatti l’equivalente di “scavare oscure e profonde prigioni al vizio”, lottare cioè contro noi stessi per liberare il proprio Io dalle tensioni e dalle passioni che lo ancorano alla materialità cagionandogli frustrazioni e sofferenze. Le fate non possono più aiutare attivamente il Nostro, ma solo assisterlo in forma totemica; tuttavia gli offrono, prima del combattimento, una “spada di verità” e uno “scudo di virtù”. Al momento di colpire la bestia la spada si illumina, riflettendo una luce abbagliante, quindi, vinto il drago, esaurisce la sua funzione e perde così tutto il suo splendore, ritornando ad essere un semplice oggetto privo di qualsivoglia valore. Personalmente ho ravvisato in questa scena anche un’esortazione a considerare i ‘metalli’ per quello che sono: uno strumento, un aiuto per l’uomo, del quale però egli può e deve fare a meno se realizza che gli sono d’intoppo per la sua crescita spirituale. Ricordate il Discorso della Montagna? Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli.
Ma cosa vuol dire essere poveri di spirito? Difettare forse di spiritualità? Se però così fosse, come si potrebbe aspirare al Regno dei Cieli? Osservo che nel testo greco la locuzione di spirito è tradotta tò pnéumati, cioè è espressa con il caso del dativo-ablativo, che è, per antonomasia, il caso corrispondente al complemento di causa efficiente. Credo allora che si possa – e si debba – tradurre: beati coloro che, deliberatamente, hanno optato per la semplicità, che per libera scelta hanno privilegiato la dimensione dell’Essere piuttosto che quella dell’Avere, e ancora, che se chiamati a posizioni di responsabilità, si sforzano di lavorare per il perfezionamento che prelude all’elevazione di quella porzione di umanità, più o meno grande, destinataria del loro servizio. Questo tema è sviluppato assai chiaramente nella Sirenetta. Il vecchio Re del Mare aveva ceduto alla strega il suo tridente d’oro – simbolo della regalità, del potere indissolubilmente legato alla saggezza, alla luce – barattandolo con la vita della figlia. In quel preciso istante tutte le creature marine sono trasformate in vermi. Dopo che la strega sarà stata uccisa dal principe Erik, l’umano innamoratosi della sirena Ariel, il tridente, lasciato cadere dalla strega moribonda, torna ai piedi del vecchio re che, impugnatolo, ritrova le antiche fattezze, e assieme a lui tutti i suoi sudditi. Se da ciò possiamo ricavare un insegnamento, mi pare che esso sia il seguente: la Luce, intesa anche come potestà di comando, non può essere affidata a mani che non sono degne di riceverla, e di tanto ognuno di noi dovrebbe ricordarsi in tutte le occasioni della vita, anche e soprattutto in quelle ‘profane’. Alla fine sarà poi proprio il re Tritone, dapprima così diffidente verso gli umani, a trasformare in donna la sirenetta sua figlia e concederla in sposa al principe, rammentandoci così che amare una creatura non significa tenerla perennemente legata a sé, bensì favorire l’armonioso sviluppo della sua personalità per metterla in condizione di scegliere con cognizione di causa.
Ci sia infine permessa un’ultima considerazione, sulla magia. L’argomento meriterebbe uno studio più approfondito, ma non è questo il momento per una trattazione esauriente. Mi limiterò, perciò, a un breve accenno sul tema, sperando che le seguenti riflessioni siano di stimolo a chi voglia approfondirlo. Dal latino magis – di più, maggiormente – magus è, in ambito esoterico, colui che lavora alla trasformazione del proprio io interiore, non già chi si avvale dei poteri segreti della Natura per trasformare bastoni in serpenti e suscitare ammirazione fra gli increduli, come faceva Simon Mago. Per gli alchimisti, la trasmutazione del piombo in oro era essenzialmente simbolica: in realtà essi miravano a un’altra metamorfosi, ben più impegnativa ma tanto più feconda: il disvelamento del divino che è in ciascuno di noi. Chi riesce in questa impresa consegue la Bellezza nell’accezione archetipa del termine. Così la Sirenetta, oppure la stessa Biancaneve, a trasformazione avvenuta, estasiate dalla bellezza che le circonda, provano una gioia prima sconosciuta, laddove Grimilde, la malvagia regina che, accecata dall’invidia, prepara la mela avvelenata con la quale uccidere Biancaneve, è costretta a perdere la propria bellezza esteriore e a diventare una vecchia deforme e ributtante sol per sperare di riuscire nell’impresa. Siamo così giunti alla fine della pellicola e, con essa, delle nostre riflessioni. Resta da esaminare il tema della trasformazione, o meglio, più specificamente, della rinascita, eloquentemente descritto inBiancaneve. La fanciulla, in sonno, dunque in condizione di profanità, è adagiata in una bara di cristallo e di oro, simboli alchemici, rispettivamente, di purezza e di eternità. Nani e bestie la piangono, accomunati dal dolore. La risveglierà il Principe, con un bacio di Vero Amore, e insieme si dirigeranno a ‘oriente’ dove si staglia, confusa fra le nubi, una costruzione dai caratteri non ben definiti, dunque ‘imperfetta’, ma dalla quale ogni spettatore si sente nondimeno attratto, affascinato dal suo fulgore di Luce.”
Non soddisfatto delle argomentazioni fin’ora portate ritengo doveroso proporre altri esempi di come la cartoonistica moderna sia permeata di esoterismo massonico, passo a citare esempi forse più concreti di quelli fin qui esposti. E’ di esempi fin troppo espliciti che sto per scrivere. Partiamo con il primo:
E’ una serie di cortometraggi animati muti il cui protagonista è Bobby Bumps, prodotti dalla Bray Productions dal 1915 al 1925, di proprietà della Paramount Pictures. La puntata che ci interessa fu pubblicata nel 1916 col titolo “Bobby Bumps apre una Loggia” [Bobby Bumps starts a Lodge], qui di seguito il video del 1916: http://www.youtube.com/watch?v=A7N-ilRAR04
Qui la locandina della puntata “massonica”:

La trama vede protagonista Bobby nel convincere un amichetto ad iniziarsi nella sua Loggia, gli regala un grembiule e lo benda per l’iniziazione, proprio come prevede la ritualità massonica.
L’amico di Bobby non ci sta ad iniziarsi nella sua loggia, fugge per la campagna e la foresta inseguito dal massone Bobby. Giunti ad un dirupo l’amico di Bobby viene attaccato da un orso. Bobby salva l’amico solo a condizione ch’egli dopo s’inizi alla sua loggia massonica:

Alla fine i due amici vengono iniziati insieme alla massoneria, infatti la ritualità massonica prevede un periodo di cecità iniziatica anteposto all’iniziazione vera e propria:
Passiamo ora al secondo esempio d’inizio 900, s’intitola Bimbo’s Initiation [iniziazione di Bimbo] ed è del 1930.
Il cartone animato è davvero molto scuro e bizzarro, ma basta una minima conoscenza del simbolismo massonico per rendersi conto che il cartone è tutto sulle società segrete e le tribolazioni che un iniziato deve passare per essere accettato.
All’inizio del cartone animato, Bimbo (un nome azzeccato per un non-iniziato?) cammina lungo la strada senza curarsi di ciò che accade attorno a lui. Improvvisamente, Bimbo cade in un tombino/trappola, tanto che è lo stesso Topolino a intrappolarlo all’interno mettendo un enorme lucchetto. Strano come questo personaggio sia il reclutatore che porta all’iniziazione Bimbo.
Bimbo si trova nella tana sotterranea di una strana società segreta composta da uomini mascherati con le candele in testa (che simboleggia l’illuminazione?).
Uno gli chiede: “Vuoi essere un membro? Vuoi essere un membro?”. Quando Bimbo risponde “NO!”, viene mandato in delle camere che richiamano le varie prove che vengono imposte ai nuovi iniziati nelle reali società segrete.
A un certo punto, quando si trova nella stanza in cui ha i piedi incollati al pavimento e una candela sta bruciando la corda che tiene sopra la sua testa un pannello pieno di spunzoni, Bimbo è indotto a pensare che sarebbe morto. Le esperienze pre-morte hanno fatto parte delle iniziazioni alle società segrete fin dall’antichità.
Nella prova della “Porta del Mistero”, (scena in cui si trova di fronte a 4 porte) Bimbo affronta importanti simboli associati a società segrete: Skull & Bones e il numero 13.
Dietro la porta della Skull & Bones c’è uno specchio, dunque aprendola si trova di fronte a sé stesso.
< ” Talora foste accettato nella Loggia, riconoscerebbe colui che fino ad oggi ha ritenuto come suo nemico come fratello?”
Alla risposta positiva seguirà questa affermazione:
“Adesso vi mostreremo chi è il vostro peggior nemico”.
Tolta la benda, gli si offrirà la sua immagine riflessa nello specchio.>>
Dietro la porta numero 13 invece trova uno scheletro che parla al telefono. Il numero 13 è anche legato ai tarocchi con la carta della morte di cui il significato principale è relativo al cambiamento. Può essere interpretato come il mondo materiale in contatto con l’aldilà.
Inoltre il numero tredici nella numerologia esoterica indica la rottura dell’armonia, incarnando il disordine. Infatti, è il numero che con l’aggiunta di una unita al dodici, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale. Il significato del tredici è negativo, infatti è detto aritmico, rompendo la legge dell’equilibrio e della continuità.
Bimbo, dopo essere riuscito a prendere la bicicletta, entra in una stanza dal pavimento massonico, nella quale al centro vi è una piscina piena d’acqua.
Quando apre la porta per uscire dalla stanza, scopre che dietro ce n’è un’altra. Continua fino a che non ha aperto altre 7 porte. Anche il 7 è un numero esoterico molto importante. Il numero sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Considerato fin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare.
Durante le sue prove terrificanti, Bimbo impara a conoscere la natura illusoria del mondo materiale, un concetto fondamentale comunicato nelle iniziazioni occulte.
Mentre scappa nel corridoio con delle lame dentate che si chiudono dietro di lui, ad un certo punto si trova con il cuore in mano. Questa simbologia è ricorrente nella massoneria e nella fase d’iniziazione alla massoneria l’iniziato deve dire:
«che il mio cuore venga strappato se tradisco i segreti»
Dopo che Bimbo si è rifiutato ripetutamente di diventare membro della massoneria, viene sedotto da Betty Boop, che gli fa capire che se accetterà, avrà successo e donne. A quel punto Bimbo accetta di buon grado.
Questi appena esposti sono solamente due degli esempi più lampanti d’iniziazione massonica presente nei cartoni animati d’inizio secolo. Non sembra esserci motivo per stupirsi del fatto che con il passare degli anni la simbologia e i riferimenti esoterici siano sempre più presenti nell’industria culturale per giovani e giovanissimi.


DAL SITO https://www.radiospada.org/2014/02/walt-disney-cartoni-animati-e-massoneria-foto-e-video/