sabato 13 agosto 2022

SAN GIOVANNI DELLA CROCE ALLE PRESE COL DEMONIO


 SAN GIOVANNI DELLA CROCE ALLE PRESE COL DEMONIO


Nel tempo in cui la Madre (Teresa d'Avila) è ancora Priora del monastero dell'incarnazione, prima che finisca il secondo anniversario della sua venuta ad Avila, fra Giovanni compie un'opera meravigliosa che ha grande risonanza in tutta la città. Il fatto avviene nel monastero di Nostra Signora de Gracia, delle monache Agostiniane, piccolo edificio di un umile aspetto, che s'innalza in quella che fu la moschea dei Mori, adagiata a sud-est della città, fuori ma non lontano dalle mura, vicino ai robusti torrioni della Porta dell'Alca'zar, dove Teresa è rientrata come educanda quando aveva 16 anni.

Qui una giovane religiosa desta dell'ammirazione di tutti: entrata nel collegio annesso al monastero all'età di cinque anni, spiega meravigliosamente la Sacra Scrittura, senza aver fatto studi regolari e senza aver avuto un maestro. Le consorelle sono sbigottite e molte sono le persone che vengono a sentirla.

I superiori cominciano perciò preoccuparsi e credono necessario farlo esaminare.

E così nel parlatorio del monastero de Gracia incominciano a sfilare i più Insigni teologi che la Spagna possiede in Salamanga: Mangio de Corpus Christi, Bartolomeo de Medina, Giovanni de Guevara, il maestro Fra Luigi de Leo'n... Non conosciamo precisamente il giudizio che emettono, ma sembra che tutti ritengano buono quello spirito e diano per infusa quella scienza meravigliosa. I superiori, però non sono tranquilli e chiedono infine l'intervento di fra Giovanni della Croce, antico alunno nell'università di Salmantina di quegli illustri scienziati che lo hanno preceduto nell'esame della monaca prodigio. Il giovane Scalzo rifiuta e debbono intervenire il Generale degli Agostiniani, che passa all'ora per Avila, e sa che la Madre Teresa per ottenere che il confessore dell'Incarnazione si decida a salire al convento de Gracia. Fra Giovanni sottopone il caso all'Inquisizione di Avila per chiedere il permesso di intervenire nell'affare, e solo quando gli Inquisitori lo autorizzano, s'incarica della monaca che dice tante meraviglie.

Egli non va solo al convento delle Agostiniane, ma conduce seco, secondo il costume, un compagno. Qualche volta il fraticello laico fra Francesco degli Apostoli, che da alcuni mesi fa il portinaio del Convento del Carmine; altre volte Padre Gabriele Battista, altre padre Pietro della Purificazione. Sono questi, dunque, che lo accompagnano alternativamente nelle ripetute visite che gli fa al collegio di Nostra Signora de Gracia. Essi devono andare al nord a sud, Lasciando da parte la città.

La strada non è breve: salgono il declivio e seguendo probabilmente le mura dell'Arco di S. Vincenzo, passano dietro all'abside della cattedrale vicino alla Porta dell'Aca'zar una discesa ripida, ma breve e sono al monastero delle Agostiniane.

Fra Giovanni entra in Confessionale, mentre il padre generale e le monache aspettano il risultato dell'esame. Lo Scalso si intrattiene per un'ora con la monaca; quando esce dice senza ambagi a quelli che stanno aspettando: Signori, questa
monaca è indemoniata.
Il padre generale lo prega allora di assumersi l'incarico di esorcizzarla, concedendogli tutti i permessi: può entrare e uscire, fare e disfare a suo piacimento in quella casa. Fra Giovanni acconsente e incomincia gli esorcismi: fatica lunga e impegnativa. Possediamo alcuni particolari curiosi, descritti da testi oculari in distinte informazioni, che ci permettono di ricostruire il fatto.

Fra Giovanni sale di un mattino al monastero una due volte la settimana per celebrare la Messa e per fare gli scongiuri che dura alcuni mesi. Talvolta esorcizza l'indemoniata prima della Messa, e allora si mette la stola sulla cappa bianca,
tal'tra dopo, e in tal caso si toglie la pianeta e rimane in camice e stola.

Ai primi esorcismi fra Giovanni fa confessare all'ossessa d'essersi consegnata al demonio quando aveva sei anni, l'anno dopo il suo ingresso in convento.

La consegna si fece solennemente: la fanciulla si cavò sangue da un braccio e scrisse con esso un foglio in cui dichiarava di darsi completamente diavolo.

Gli esorcismi sono accompagnate da terribili conclusioni della povera indemoniata che insulta furiosa fra Giovanni, getta bava dalla bocca, grida, si contorce frenetica per terra, tenta perfino di scagliarsi contro lo Scalzo e contro coloro che lo accompagnano.
Le monache fuggono spaventate, e vuole andarsene, impaurito, anche il compagno di Fra Giovanni, che deve essere in questa occasione il padre Pietro della Purificazione o il padre Gabriele Battista, poiché l'esorcizzante gli dice che un sacerdote non può aver paura.

Intanto la monaca grida disperata, contro padre Giovanni: A me, il fraticello? Non servi?.
Il santo continuando esorcizzare le pone addosso una croce che l'indemoniata scaraventa per terra.

Fra Giovanni le domanda le comanda allora di raccoglierla e baciarla, ed ella pur tremendo obbedisce.

Altra volta le impone di tradurre quelle parole del Vangelo di S. Giovanni: Verbum caro factum est et habitavit in nobis.
Il Figlio di Dio si fece uomo e visse con voi》, traduce rapidamente la monaca. Menti! Replica fra Giovanni, le parole non dicono con voi, ma con noi ecomedico. È come dico - risponde la monaca - poiché non si incarnò per vivere con noi, ma con voi. Non v'e' dubbio, è Lucifero che parla per bocca della giovane sua durata monaca.
A quest'opera di scongiuri mi accompagna un altro meno spettacolosa, ma più necessaria quella di istruire convincere l'indiavolata.

L'inveterato possesso, sotto il manto di una scienza meravigliosa delle Sacre Scritture, ha riempito quell'anima di gravi errori di ordine morale, che fra Giovanni della Croce deve correggere.
È tale lo stato di possessione diabolica in cui si trova l'infelice, che piange perché vi è chi ama Dio.

Il santo Vicario dell'incarnazione non si stanca: una settimana dopo l'altra, a forza di digiuni e di preghiere, di salire e di scendere al monastero, riesce a ridonare la pace a quella povera creatura. Ma il demonio tenta ricatto è un giorno si presentano alla ruota due si presenta nella ruota due Scalzi che dicono di essere fra Giovanni della Croce e il suo compagno per parlare con l'ossessa: vestono lo stesso abito, hanno lo stesso aspetto, lo stesso timbro di voce. La router avverte la monaca e questa va al confessionale: quando esce in preda alla disperazione. Appena la Madre Priora se ne accorge domanda che cosa è successo.
Fra Giovanni mi ha detto il contrario delle altre volte, risponde l'infelice. La Priora non vede altro rimedio che scrivere un biglietto al confessore dell'Incarnazione il quale, dopo averlo letto, dice a Francesco degli Apostoli Andiamo dalle monache.
I due salgono al monastero dei Gracia accolti da un sospiro di sollievo delle Agostiniane.
Il santo così scopre l'inganno del demonio, il quale aveva preso il suo abito le sue sembianze, e ritorna esorcizzare l'indemoniata.

Finalmente dopo mesi di esorcismi riesce a strappare al demonio il biglietto scritto col sangue e a liberare la monaca, che si arrende come uscita da un brutto sogno lungo e tormentoso. Le religiose del monastero de Gracia conserveranno per molti anni il ricordo del Santo e il suo beneficio intervento nella loro comunità.
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Un'altra esperienza di San Giovanni della Croce.

Sappiamo che la vigilia della Santissima Trinità, verso mezzogiorno, Fra Giovanni va a esorcizzare un'altra monaca indemoniata, ma ignoriamo il nome del convento e dell'ordine a cui appartiene.

Gli esorcismi cominciano all'una, ma il demonio resiste e si giunge all'ora di Vespro senza averlo potuto scacciare.

Quando Le monache lo avvertono Che è tempo di andare in coro, il Santo sospende gli scongiuri e assiste, con il compagno e le religiose, all'Ufficio Divino a cui è presente anche l'indemoniata.

Intonato solennemente il Deus, in adiutorium meum intende dei Vespri della Trinità, quando il coro canta Gloria Patri et Filio et spiritui Sancto, l'ossessa che occupa il suo posto fa un mezzo giro in aria e si ferma sospesa in posizione inversa con la testa in basso e le gambe in aria.

Mente e le monache spaventate sospendono il canto, fra Giovanni corre in mezzo al coro e dice a voce alta: In virtù della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, di cui stiamo celebrando la festa, ti comando di far tornare questa monaca al suo posto.
La monaca dopo aver fatto mezzo giro su se stessa, prende la posizione normale e torna al suo scanno; alla fine dei Vespri, quando egli prende gli esorcismi, il demonio la lascia libera.

Il diavolo cerca di vendicarsi come può del Santo e tenta di abbattere la sua virtù, come nelle tentazioni e negli assalti che lancia contro la sua purezza.

Quando non può far altro lo tormenta su fisicamente.

Fra Francesco degli Apostoli, suo compagno a quel tempo, lo trova un giorno nell'orticino della casetta dove abita, presso l'Incarnazione, e notando che gli più pallido del solito gliene domanda il motivo.

I demni mi hanno così malmenato - risponde il Santo - che non so come ha fatto a rimanere in vita.l》.

La profezia di Suor Elena Aiello su Benito Mussolini


 La profezia di Suor Elena Aiello su Benito Mussolini


S. Ecc. Palmardita parlò di Suor Elena a Mussolini, che se ne interessò vivamente e mandò anche un sensibile aiuto alla Casa di Cosenza. E' questo un precedente che spiega la perplessità creata nel Duce dalla missiva che Suor Elena gli fece pervenire alla vigilia della grande ultima guerra.

Tale lettera fu pubblicata il 19 marzo 1956 dal « Giornale d'Italia ».

Don Franco la lesse a Roma, quando per il 2 maggio Suor Elena, venuta per la canonizzazione di Gemma Galgani, la portò per consegnarla alla sorella del Duce, la buona, modestissima e tanto affettuosa signora Edvige.

« Cosenza 23 Aprile 1940 Al Capo del Governo Benito Mussolini Duce,

vengo a Voi in nome di Dio per dirvi ciò che il Signore mi ha rivelato e che vuole da voi. Io non volevo scrivere, ma ieri, 22, il Signore mi è apparso di nuovo imponendomi di farvi sapere quanto segue:

« Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d'impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l'Italia, dove è la sede del mio Vicario. Il mio Regno è regno di pace, il mondo invece è tutto in guerra.

« I Governatori dei popoli sono agitati per acquistare nuovi territori. Poveri ciechi!... Non sanno che dove non c'è Dio non vi può essere alcuna vera conquista! Nel loro cuore non vi è che malvagità e non fanno che oltraggiarmi, deridermi, disprezzarmi! Sono demoni di discordia, sovvertitori dei popoli e cercano di travolgere nel terribile flagello anche l'Italia, dove sta Dio in mezzo a tante anime e la sede del mio Vicario, Pastor Angelicus.

« La Francia, tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati, presto cadrà in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata.

« All'Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall'abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l'ho sempre salvato; adesso deve mantenere l'Italia fuori della guerra, perché l'Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra.

« Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto. Egli invece ha deciso di dichiarare la guerra, ma sappia che se non la impedirà, sarà punito dalla mia Giustizia! ».

« Tutto questo mi ha detto il Signore. Non crediate, o Duce, che io mi occupi di politica. Io sono una povera Suora dedicata all'educazione di Piccole abbandonate e prego tanto per la vostra salvezza e per la salvezza della nostra Patria.

Con sincera stima dev.ma Suor Elena Aiello ».

La lettera fu consegnata alla sorella del Duce, D. Edvige, il 6 maggio 1940; ed ella la consegnò a Mussolini qualche giorno dopo.

Un'eco di essa la riscontriamo nella seguente inviata a D. Edvige.

« Montalto Uff. 15 Maggio 1943 « Gent.ma Donna Edvige,

questo mio lungo silenzio vi avrà fatto forse pensare che io mi sia dimenticata di voi, mentre invece io mi ricordo tutti i giorni, nelle mie povere preghiere, seguendo sempre le dolorose vicende della nostra bella Italia.

« Noi ci troviamo fuori Cosenza, a causa dei bombardamenti. La barbarie nemica ha sfogato il suo odio, sganciando bombe sulla città di Cosenza, causando devastazione, dolore e morte fra la popolazione civile.

« Io mi trovavo a letto con le sofferenze: tre bombe sono cadute vicino al nostro Istituto, ma il Signore ci ha salvato nella sua infinita bontà e misericordia. Per tenere lontane le bambine dal pericolo di nuove incursioni, ci siamo rifugiate a Montalto Uffugo, mio paese natio, dove ci troviamo certamente a disagio, ma tutto offriamo al Signore per la salvezza dell'Italia.

« La ragione di questo mio scritto è per rivolgermi nuovamente a voi, come nel mese di maggio del 1940, quando venni a Roma presentata dalla Baronessa Ruggi, per consegnarvi in inscritto le rivelazioni avute dal Signore riguardo al Duce. Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevamo che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l'Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia? " In tanti pericoli - diceva Gesú - l'ho sempre salvato; anche lui, adesso, deve salvare l'Italia dal flagello della guerra, perché vi è la sede del mio Vicario. Se farà questo gli darò favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; invece lui ha deciso di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia ".

« Ah!... se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesú, l'Italia non si sarebbe trovata ora in cosí triste condizione!...

« Io penso che il cuore del Duce sarà molto rattristato nel vedere l'Italia, da un giardino fiorito, trasformato in un campo deserto, seminato di dolore e di morte. Ma perché continuare questa guerra terribilmente crudele, se Gesú ha detto che per nessuno vi sarà vera vittoria? Perciò, Cara Donna Edvige, dite al Duce, a nome mio, che questo è l'ultimo avviso che il Signore gli manda. Potrà ancora salvarsi mettendo tutto nelle mani del Santo Padre. Se non farà questo - diceva il Signore - presto scenderà su di lui la Giustizia Divina. Anche gli altri Governatori che non ascolteranno gli avvisi e le direttive del mio Vicario saranno raggiunti e puniti dalla mia Giustizia. Vi ricordate il 7 luglio dell'anno scorso quando mi dicevate che cosa ne sarebbe stato del Duce ed io vi risposi che se non si fosse mantenuto unito al Papa sarebbe finito peggio di Napoleone? Ora vi ripeto le stesse parole: Se il Duce non salverà l'Italia rimettendosi a quanto dirà e farà il Santo Padre, presto cadrà; anche Bruno dal cielo chiede al padre la salvezza dell'Italia e di lui stesso.

« Il Signore dice spesso che l'Italia sarà salva per il Papa, vittima espiatrice di questo flagello, perciò non vi sarà altra via per la vera pace e per la salvezza dei popoli, fuori di quella che traccerà il Santo Padre.

« Cara Donna Edvige, riflettete bene come tutto ciò che ha detto il Signore si sia perfettamente avverato.

« Chi è che ha causato tanta rovina all'Italia? Non è stato forse il Duce per non avere ascoltato le parole di nostro Signore Gesú Cristo?

« Ora potrà ancora rimediare facendo quanto vuole il Signore.

Io non mancherò di pregare ». 

Cosa sono gli spiriti dell'aria


 Cosa sono gli spiriti dell'aria.


Sono opinioni dominanti, il pensiero unico che circola, le mode, convinzioni di massa propalate appunto attraverso l'aria: "La parola, la TV, il giornale, il libro, il topshop..
Questi mezzi sono strumenti di satana, per confondere, costruire la mente pagana e atea.

Ad esempio, guardando le telenovene, certi film, cartonianimati... la mente inconsciamente memorizza figure, suoni, gesti, discorsi.. infine la persona senza accorgersi ha immagazzinato nella sua mente.
Dalla mente passa al cuore e nell'agire in automatico senza accorgersi, una manipolazione mentale.

Ma come combattere questi spiriti dell'aria?
Mortificando i sensi, le curiosità, nel pregare, vivere in grazia e soprattutto l'obbedienza alla Sana dottrina cattolica, ma con una buona formazione per non farsi risucchiare da false dottrine, da false notizie.
Gesù insisteva per la buona formazione dei discepoli, li voleva e li vuole preparati.
Per essere buoni cristiani bisogna avere una buona formazione.
Non basta conoscere Gesù in modo sensibile, bisogna conoscere il Vangelo e la Sana dottrina cattolica per seguire Gesù.

L'ULTIMA BATTAGLIA - DON LUIGI VILLA


 DON LUIGI VILLA

[13 parte]

In ricordo di Don Luigi Villa, pubblichiamo una sua breve biografia scritta dall'Ing. Franco Adessa, suo collaboratore da tanti anni, e pubblicata sul sito Pontifex

di Franco Adessa

Su richiesta di molte persone dall’Italia e dall’estero, e dopo più di vent’anni di collaborazione con questo coraggioso Sacerdote, ho deciso di scrivere questa breve biografia di don Luigi Villa, perché ritengo non sia più possibile tacere sulla indescrivibile e interminabile persecuzione subìta da questo anziano, fedele e incorruttibile Ministro di Dio!

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Un altro tentativo... di assassinio

Diversi mesi dopo la pubblicazione dello studio sul Tempio satanico a Padre Pio, avrei dovuto accompagnare don Villa da un suo “amico” prete, ma, per un contrattempo, non potei farlo, e venni sostituito da un nostro anziano collaboratore.

L’incontro col sacerdote fu breve, ma caratterizzato da una situazione imbarazzante per i presenti per i quali, l’incomprensibile agitazione, la tensione e lo strano comportamento del prete visitato, fu tanto opprimente che, dopo che egli ebbe servito dei biscotti, cioccolatini e un tè, giudicato “sgradevole” dall’unica persona che l’aveva bevuto, i due visitatori salutarono e se ne andarono. Don Villa non aveva bevuto né assaggiato nulla, mentre a fare gli onori di casa fu solo il suo anziano autista.

Saliti in macchina, don Luigi chiese all’autista di recarsi da un suo amico avvocato che abitava proprio nelle vicinanze e, dopo pochi minuti, si trovarono seduti nella sua sala.
Mentre don Villa e l’avvocato colloquiavano, l’autista iniziò a sentirsi in modo strano: vedeva come attraverso un vetro infranto che si muoveva e, pian piano, sentiva di non riuscire più a muovere le gambe, i piedi, le braccia e le mani. Respirò profondamente, per cercare di superare queste sensazioni, ma, ad un certo punto, lo fecero coricare sul divano della sala e lo osservarono preoccupati. L’autista non perse mai conoscenza, ma continuava a vedere in modo frammentato e con gli arti superiori e inferiori paralizzati. Dopo un quarto d’ora, si sentì meglio, si alzò e disse di essere già in grado di guidare.

Cosa sarebbe successo, se i due non si fossero recati subito dall’avvocato?
Avrebbero dovuto percorrere diversi chilometri su una strada stretta, affiancata da robusti alberi da entrambi i lati, oltre i quali vi erano, da una parte, un fiume; dall’altra, un fossato d’acqua. Inoltre, la strada è sempre trafficata con transito anche di mezzi pesanti.
E cosa sarebbe potuto accadere se l’autista si fosse trovato alla guida del veicolo, invece che comodamente seduto su una sedia, in una sala?
Quando due persone, che hanno un totale più di cento sessant’anni, i giornali non avrebbero potuto far altro che prendere atto che certi incidenti capitano anche a persone molto più giovani. Poi, quale altro sospetto sarebbe potuto nascere se si fosse saputo che i due “infortunati” erano appena usciti da una casa in cui abita una famiglia che conosce l’anziano sacerdote da svariati decenni? 

Esorcisti rifiutati dell'udienza pubblica a Piazza San Pietro


 Esorcisti rifiutati dell'udienza pubblica a Piazza San Pietro.


(Certamente non rifiutati da Papa Giovanni Paolo II)

Anche all'interno del Vaticano ci sono sette sataniche.
Ecco perché hanno impedito l'incontro dei 150 esorcisti con il Papa a Piazza San Pietro.
Se oggi si riunissero tutti gli esorcisti a piazza San Pietro per fare un grande esorcismo, Chissà cosa accadrebbe?

Posto sotto una testimonianza di Padre Amorth -

PADRE AMORTH: Abbiamo tenuto un convegno internazionale degli esorcisti vicino a Roma. E abbiamo domandato di essere ricevuti dal Papa. Per non dargli l’aggravio di aggiungere una nuova udienza alle tantissime che già fa, abbiamo semplicemente chiesto di essere ricevuti in udienza pubblica, quella in piazza San Pietro del mercoledì. E senza nemmeno la necessità di essere citati tra i saluti. Abbiamo fatto regolare domanda, come ricorderà perfettamente monsignor Paolo De Nicolò, della Prefettura della casa pontificia, che ha accolto a braccia aperte la nostra richiesta. Il giorno prima dell’udienza però lo stesso monsignor De Nicolò ci ha detto – a dire il vero con grande imbarazzo, per cui si è visto benissimo che la decisione non dipendeva da lui – di non andare, che non eravamo ammessi. Incredibile: 150 esorcisti provenienti dai cinque continenti, sacerdoti nominati dai loro vescovi in conformità con le norme del diritto canonico che richiedono preti di preghiera, di scienza e di buona fama – quindi un po’ il fior fiore del clero –, chiedono di partecipare a un’udienza pubblica del Papa e vengono buttati fuori. Monsignor De Nicolò mi ha detto: «Naturalmente le prometto che le invierò subito la lettera con le motivazioni». Sono passati cinque anni, e quella lettera la aspetto ancora.
Certamente non è stato Giovanni Paolo II ad escluderci. Ma che a 150 sacerdoti venga proibito di partecipare a una udienza pubblica del Papa in piazza San Pietro spiega quanto sono ostacolati gli esorcisti dalla loro Chiesa, quanto sono malvisti da tante autorità ecclesiastiche.

CAMBIAMENTO DELLA NUOVA TRADUZIONE DEL RITUALE DEGLI ESORCISTI


 (CAMBIAMENTO DELLA NUOVA TRADUZIONE DEL RITUALE DEGLI ESORCISTI E CAMBIAMENTI DELLA PREGHIERA DEL BATTESIMO E DI VARIE PREGHIERE DI BENEDIZIONE)


La nuova traduzione del Rituale degli esorcisti non è stato cambiato ne da Papa Giovanni Paolo ll, né dagli esorcisti.
È stato compilato da non esperti.
Certamente si capisce che c'è lo zampino di satana in tutto ciò.
Leggiamo le domande che un giornalista fece a Don Amorth quando era ancora in vita.-

Padre Amorth, finalmente è pronta la traduzione italiana del nuovo Rituale per gli esorcisti.

GABRIELE AMORTH: Sì, è pronta. L’anno scorso la Cei aveva rifiutato di approvarla perché c’erano errori di traduzione dal latino. E noi esorcisti, che dovremmo utilizzarla, avevamo approfittato per segnalare ancora una volta che su molti punti del nuovo Rituale non siamo d’accordo. Il testo base in latino resta immutato in questa traduzione. E un Rituale tanto atteso alla fine si è trasformato in una beffa. Un incredibile legaccio che rischia di impedirci di operare contro il demonio.

Un’accusa pesante. A cosa si riferisce?

AMORTH: Le faccio solo due esempi. Clamorosi. Al punto 15 si parla dei malefici e di come comportarsi. Il maleficio è un male causato a una persona ricorrendo al diavolo. E può essere fatto in diverse forme, come fatture, maledizioni, malocchi, vudù, macumba. Il Rituale romano spiegava come bisognasse affrontarlo. Il nuovo Rituale, invece, afferma categoricamente che c’è proibizione assoluta di fare esorcismi in questi casi. Assurdo. I malefici sono di gran lunga la causa più frequente delle possessioni e dei mali procurati dal demonio: non meno del 90 per cento. È come dire agli esorcisti di non operare più. Il punto 16, poi, afferma solennemente che non si debbono fare esorcismi se non c’è la certezza della presenza diabolica. È un capolavoro di incompetenza: la certezza che il demonio sia presente in una persona si ha solo facendo l’esorcismo. Tra l’altro, gli estensori non si sono accorti di contraddire, in entrambi i punti, il Catechismo della Chiesa cattolica, che indica di compiere l’esorcismo sia nel caso di possessioni diaboliche che di mali causati dal demonio. E dice anche di farlo sia sulle persone che sulle cose. E nelle cose non c’è mai la presenza del demonio, c’è solo la sua influenza.
Le affermazioni contenute nel nuovo Rituale sono gravissime e dannosissime, frutto di ignoranza e inesperienza.

Ma non è stato compilato da esperti?

AMORTH: Assolutamente no. In questi dieci anni sul Rituale hanno lavorato due commissioni: quella composta da cardinali che ha curato i Prenotanda, ossia le disposizioni iniziali, e quella che ha curato le preghiere. Io posso affermare con certezza che nessuno dei membri delle due commissioni ha mai fatto esorcismi né ha mai assistito ad esorcismi né ha mai avuto la più pallida idea di cosa sono gli esorcismi. Questo è l’errore, il peccato originale, di questo Rituale. Nessuno che vi ha collaborato era esperto di esorcismi.

Come è possibile?

AMORTH: Non lo chieda a me. Durante il Concilio ecumenico Vaticano II ogni commissione era coadiuvata da un gruppo di esperti che affiancavano i vescovi. E l’abitudine si è mantenuta anche dopo il Concilio, ogni volta che si sono rifatte parti del Rituale. Ma non in questo caso. E se c’era un argomento su cui servivano degli esperti, era questo.

E invece?

AMORTH: Invece noi esorcisti non siamo mai stati consultati. E, tra l’altro, i suggerimenti che abbiamo dato sono stati ricevuti con fastidio dalle commissioni. La storia è paradossale. Vuole che gliela racconti?

Certo.

AMORTH: Man mano che, come aveva chiesto il Concilio Vaticano II, le varie parti del Rituale romano venivano riviste, noi esorcisti attendevamo che venisse trattato anche il titolo XII, cioè il Rituale esorcistico. Ma evidentemente non era considerato un argomento rilevante, dato che passavano gli anni e non succedeva nulla. Poi, improvvisamente, il 4 giugno del 1990, uscì il Rituale ad interim, di prova. Fu una vera sorpresa per noi, che non eravamo mai stati consultati prima. Eppure da tempo avevamo preparato delle richieste, in vista di una revisione del Rituale. Chiedevamo, tra l’altro, di ritoccare le preghiere, immettendovi invocazioni alla Madonna che mancavano completamente, e di aumentare le preghiere esorcistiche specifiche. Ma eravamo stati completamente tagliati fuori dalla possibilità di dare qualsiasi contributo.
Non ci scoraggiammo: il testo era stato fatto per noi. E dato che nella lettera di presentazione l’allora prefetto della Congregazione per il culto divino, il cardinale Eduardo Martínez Somalo, chiedeva alle conferenze episcopali di far avere, entro due anni, «consigli e suggerimenti dati dai sacerdoti che ne avranno fatto uso» ci mettemmo al lavoro. Riunii diciotto esorcisti scelti tra i più esperti del pianeta. Esaminammo con grande attenzione il testo. Lo utilizzammo. Abbiamo subito elogiato la prima parte, nella quale venivano riassunti i fondamenti evangelici dell’esorcismo. È l’aspetto biblico-teologico, su cui non mancava certo la competenza. Una parte nuova, rispetto al Rituale del 1614 composto sotto papa Paolo V: del resto, all’epoca non c’era bisogno di ricordare questi princìpi, da tutti riconosciuti ed accettati. Oggi, invece, è indispensabile.
Ma quando siamo passati ad esaminare la parte pratica, che richiede una conoscenza specifica dell’argomento, si è palesata la totale inesperienza dei redattori. Le nostre osservazioni sono state copiose, articolo per articolo, e le abbiamo fatte avere a tutte le parti interessate: Congregazione per il culto divino, Congregazione per la dottrina della fede, conferenze episcopali. Una copia fu consegnata direttamente nelle mani del Papa.

Come sono state accolte le vostre osservazioni?

AMORTH: Accoglienza pessima, efficacia nulla. Ci eravamo ispirati alla Lumen gentium, in cui la Chiesa è descritta come «Popolo di Dio». Al numero 28 si parla della collaborazione dei sacerdoti con i vescovi, al numero 37 si dice con chiarezza, addirittura riferendolo ai laici, che «secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa». Era esattamente il nostro caso. Ma ci eravamo illusi, ingenuamente, che le disposizioni del Vaticano II fossero giunte alle congregazioni romane. Invece ci siamo trovati di fronte un muro di rifiuto e di disprezzo. Il segretario della Congregazione per il culto divino fece una relazione alla commissione cardinalizia in cui diceva che i loro unici interlocutori erano i vescovi, e non i sacerdoti o gli esorcisti. E aggiungeva testualmente, a proposito del nostro umile tentativo di aiuto come esperti che esprimono il loro parere: «Si dovette prendere atto del fenomeno di un gruppo di esorcisti e cosiddetti demonologi, quelli che in seguito si sono costituiti in Associazione internazionale, che orchestravano una campagna contro il rito». Un’accusa indecente: noi non abbiamo mai orchestrato nessuna campagna! Era indirizzato a noi il Rituale, e nelle commissioni non avevano convocato nessuna persona competente: era più che logico che tentassimo di dare il nostro contributo.

Ma allora vuol dire che il nuovo Rituale è per voi inutilizzabile nella lotta contro il demonio?

AMORTH: Sì. Ci volevano consegnare un’arma spuntata. Sono state cancellate le preghiere efficaci, preghiere che avevano dodici secoli di storia, e ne sono state create di nuove, inefficaci. Ma per fortuna ci è stata gettata, all’ultimo, una scialuppa di salvataggio.

Quale?

AMORTH: Il nuovo prefetto della Congregazione per il culto divino, il cardinale Jorge Medina, ha affiancato al Rituale una Notificazione. In cui si afferma che gli esorcisti non sono obbligati ad usare questo Rituale, ma se vogliono possono utilizzare ancora il vecchio facendone richiesta al vescovo. I vescovi devono chiedere l’autorizzazione alla Congregazione che però, come scrive il cardinale, «la concede volentieri».

«La concede volentieri»? È una ben strana concessione…

AMORTH: Vuol sapere da dove nasce? Da un tentativo compiuto dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e dallo stesso cardinale Medina di introdurre nel Rituale un articolo – allora era l’articolo 38 – in cui si autorizzavano gli esorcisti ad usare il Rituale precedente. Indubbiamente si trattava di una manovra in extremis per farci evitare i grandi errori che ci sono in questo Rituale definitivo. Ma il tentativo dei due cardinali venne bocciato. Allora il cardinale Medina, che aveva compreso la posta in gioco, ha deciso di darci in ogni caso questa scialuppa di salvataggio, aggiungendo una notifica a parte.

AMORTH: Il Concilio Vaticano II aveva chiesto di rivedere alcuni testi. Disobbedendo a quel comando, si è voluto invece rifarli completamente. Senza pensare che si potevano anche peggiorare le cose anziché migliorarle. E tanti riti sono stati peggiorati per questa mania di voler buttare via tutto quello che c’era nel passato e rifare tutto daccapo, come se la Chiesa fino ad oggi ci avesse sempre imbrogliato e ingannato, e solo adesso fosse finalmente arrivato il tempo dei grandi geni, dei superteologi, dei superbiblisti, dei superliturgisti che sanno dare alla Chiesa le cose giuste. Una menzogna: l’ultimo Concilio aveva semplicemente chiesto di rivederli quei testi, non di distruggerli.
Il Rituale esorcistico, per esempio: andava corretto, non rifatto. C’erano preghiere che hanno dodici secoli di esperienza. Prima di cancellare preghiere così antiche e che per secoli si sono dimostrate efficaci, bisognerebbe pensarci a lungo. E invece no. Tutti noi esorcisti, utilizzando per prova le preghiere del nuovo Rituale ad interim, abbiamo sperimentato che sono assolutamente inefficaci.
Ma anche il rito del battesimo dei bambini è stato peggiorato. È stato stravolto, fin quasi ad eliminare l’esorcismo contro Satana, che ha sempre avuto enorme importanza per la Chiesa, tanto che veniva chiamato l’esorcismo minore. Contro quel nuovo rito ha protestato pubblicamente anche Paolo VI. È stato peggiorato il rito del nuovo benedizionale. Ho letto minuziosamente tutte le sue 1200 pagine. Ebbene, è stato puntigliosamente tolto ogni riferimento al fatto che il Signore ci deve proteggere da Satana, che gli angeli ci proteggono dall’assalto del demonio. Hanno tolto tutte le preghiere che c’erano per la benedizione delle case e delle scuole. Tutto andava benedetto e protetto, ma oggi la protezione dal demonio non esiste più. Non esistono più difese e neppure preghiere contro di lui. Lo stesso Gesù ci aveva insegnato una preghiera di liberazione, nel Padre nostro: «Liberaci dal Maligno. Liberaci dalla persona di Satana». In italiano è stata tradotta in modo erroneo, e adesso si prega dicendo: «Liberaci dal male». Si parla di un male generico, di cui in fondo non si sa l’origine: invece il male contro cui nostro Signore Gesù Cristo ci aveva insegnato a combattere è una persona concreta: è Satana.

Quando ci vengono assegnati gli angeli custodi?


 Quando ci vengono assegnati gli angeli custodi?



Gli angeli ci circondano fin dall'inizio della nostra vita sulla Terra
Gli angeli custodi sono presenti in tutta la Scrittura, come nel Libro di Giuditta, in cui ella afferma che l’angelo è stato il suo custode. Gesù ha insgnato ai suoi discepoli l’esistenza degli angeli custodi quando parlava della protezione dei bambini: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 18, 10).

Pur se non esplicitamente rivelato nella Scrittura, i teologi credono in genere che a tutti gli esseri umani, cristiani o meno, venga assegnato un angelo custode. Papa Pio XII ha riferito in un discorso che “ogni uomo, per quanto umile sia, è vegliato dai suoi angeli”. Ciò è coerente con la Sacra Scrittura, gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino, Basilio e Girolamo, e con le esperienze dei non cristiani che credono di essere stati aiutati da un angelo custode.

Se a tutti viene dato un angelo custode, quando si verifica questa “assegnazione”?

L’unica dichiarazione ufficiale sul momento in cui viene assegnato deriva dal Catechismo della Chiesa Cattolica, per il quale “dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. ‘Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita’” (CCC, n. 336).

La dichiarazione si riferisce solo all’“inizio” della vita umana. Nel corso dei secoli, i teologi hanno dibattuto sul momento esatto di questa assegnazione, ed esistono vari punti di vista al riguardo.

Ad esempio, San Girolamo dice semplicemente: “Quanto è grande la dignità dell’anima, visto che ciascuno di noi ha fin dalla nascita un angelo a cui viene dato il compito di custodirlo!” È stata per secoli un’opinione popolare, basata sulla conoscenza scientifica che si possedeva all’epoca.

Dall’altro lato, Sant’Anselmo dichiara che “ogni anima è affidata a un angelo nel momento in cui viene unita a un corpo”. Se anche su questo si è dibattuto a lungo tra i teologi, molti credono che avvenga al momento del concepimento. Secondo un documento vaticano compilato dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1987, “l’anima spirituale di ciascun uomo è “immediatamente creata” da Dio”.
Ne deriva il fatto che un angelo custode viene probabilmente nominato al momento del concepimento. Non è una convinzione dogmatica della Chiesa cattolica, ma sembra derivare da altri insegnamenti tramandati nei secoli, e sarebbe coerente con le parole di Gesù come riportate nel Vangelo di Matteo.

Anche se un angelo custode individuale non venisse assegnato al momento del concepimento, l’angelo custode della madre si incaricherebbe automaticamente dell’essere umano che si sta sviluppando nel grembo materno.

Fin dall’inizio della nostra vita, quindi, siamo circondati da angeli celesti che vogliono proteggerci da ogni danno spirituale e fisico. Abbiamo il libero arbitrio di permettere che facciano il loro dovere o possiamo allontanarci dal loro aiuto protettore. È un mistero profondo, che non capiremo mai pienamente finché non incontreremo il nostro angelo custode nella vita che verrà.