sabato 13 agosto 2022

Da «Istituzione e gesta dei primi monaci» di Filippo Ribot


 Da «Istituzione e gesta dei primi monaci» di Filippo Ribot,

religioso.
(Lib. II, cap. 1; Città del Vaticano 2002, pp. 64-68)

L’esempio di Elia
«Elia eseguì l’ordine del Signore» (1Re 17,5), nel senso
che andandosene «dal suo paese, dalla sua patria e dalla casa
di suo padre» (cfr. Gn 12,1) si ritirò nella solitudine; e Dio
gli diede qualcosa di meglio: lo strappò dalla morte e lo attrasse alla perfezione della vita monastica. Infatti il popolo
d’Israele, recentemente sedotto dal re Acab, adorava allora
Baal come dio largitore delle piogge, della fertilità e degli altri doni della terra; e quel popolo non riconosceva che tutti
questi beni provenivano dal vero Dio d’Israele, e non da
Baal. Perciò Elia predisse loro in nome del Signore che in
quegli anni non ci sarebbe stata «né rugiada né pioggia»
(1Re 17,1) fino a quando Elia stesso non avesse implorato il
Dio d’Israele. E poiché per la mancanza di pioggia seguì allora una grave carestia, il re cercava di ucciderlo. Ma Elia,
prima che il re lo ricercasse, «eseguì l’ordine del Signore»;
infatti, perché non fosse trovato dal re, si allontanò per volontà di Dio «dal suo paese, dalla sua patria e dalla casa di
suo padre» e si ritirò nella solitudine, abbandonando per altro le ricchezze della terra non soltanto con la mente, ma anche nei fatti, per non essere impedito dalla sollecitudine per
la casa o dalle ricchezze e dai beni terreni nel conseguimento
della perfezione monastica alla quale veniva allora chiamato
da Dio.
Poi prosegue: «Per la vita del Signore degli eserciti, alla
cui presenza io sto» (1Re 18,15). E a buon diritto egli meri-
tava di stare davanti all’altezza della maestà divina, perché
aveva stabilito in un grado così alto di perfezione il cammino dell’anima, che nessuno dei nati di donna ebbe mai una
pienezza di perfezione maggiore di quella da lui posseduta,
anche se in effetti il Salvatore ebbe a dire: «tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista» (Mt
11,11). Tuttavia, che Elia fosse eguale a Giovanni lo testimoniò chiaramente l’angelo Gabriele quando, rivolgendosi a
Zaccaria, affermò che Giovanni «camminerà innanzi con lo
spirito e la forza di Elia» (Lc 1,17). E il suo cuore, mentre
s’infiammava nella solitudine di ardente carità e «al ripensarci divampava il fuoco» (Sal 38,4) dell’amore divino, gustava spesso l’ineffabile gloria di Dio e rimaneva, cioè trovava la sua quiete, sul torrente delle delizie divine, con le quali
Dio disseta coloro che lo amano, secondo le parole del Profeta: «li disseti al torrente delle tue delizie» (Sal 35,9).
Leggiamo, poi: «i corvi gli portavano pane al mattino e
carne alla sera» (1Re 17,6). Con questi cibi Elia ristorava il
suo corpo indebolito nel deserto, abbastanza per non venir
meno. E non c’è alcun dubbio che fosse Dio a somministrargli quel pane e quella carne attraverso i corvi; egli stesso, infatti, prima che Elia si rifugiasse presso il torrente Cherit, gli
disse: «i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo»
(1Re 17,4). Perciò Elia, nello stabilirsi presso il Cherit, pieno
di fiducia nel Signore, affidava il suo sostentamento a colui
che ne aveva cura (1Pt 5,7). E Dio gli dava in aggiunta tutto
ciò che è necessario a questa vita, perché egli cercava «prima il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33).
Consapevole che per i suoi peccati e per la fragilità della
sua carne si allontanava da quell’arcana partecipazione di
Dio, il suo cuore si struggeva (cfr. Sal 41,5) e, attraverso la
preghiera devota e l’umile confessione dei peccati, effondeva a Dio gli intensi gemiti del suo lamento. Il testo prosegue:
«egli beveva al torrente» (1Re 17,6), privando il suo corpo
del vino per dedicarsi con la mente a quella sapienza (cfr. Qo
2,3) salutare, di cui è scritto: «la fonte della sapienza è un
torrente che straripa» (Pr 18,4). E così, nuovamente rapito
nello spirito, Elia avanzava «fino alla casa di Dio» (Sal
41,5), della cui abbondanza si saziava, «dissetandosi al
torrente delle sue delizie» (Sal 35,9).