sabato 13 agosto 2022

SAN GIOVANNI DELLA CROCE ALLE PRESE COL DEMONIO


 SAN GIOVANNI DELLA CROCE ALLE PRESE COL DEMONIO


Nel tempo in cui la Madre (Teresa d'Avila) è ancora Priora del monastero dell'incarnazione, prima che finisca il secondo anniversario della sua venuta ad Avila, fra Giovanni compie un'opera meravigliosa che ha grande risonanza in tutta la città. Il fatto avviene nel monastero di Nostra Signora de Gracia, delle monache Agostiniane, piccolo edificio di un umile aspetto, che s'innalza in quella che fu la moschea dei Mori, adagiata a sud-est della città, fuori ma non lontano dalle mura, vicino ai robusti torrioni della Porta dell'Alca'zar, dove Teresa è rientrata come educanda quando aveva 16 anni.

Qui una giovane religiosa desta dell'ammirazione di tutti: entrata nel collegio annesso al monastero all'età di cinque anni, spiega meravigliosamente la Sacra Scrittura, senza aver fatto studi regolari e senza aver avuto un maestro. Le consorelle sono sbigottite e molte sono le persone che vengono a sentirla.

I superiori cominciano perciò preoccuparsi e credono necessario farlo esaminare.

E così nel parlatorio del monastero de Gracia incominciano a sfilare i più Insigni teologi che la Spagna possiede in Salamanga: Mangio de Corpus Christi, Bartolomeo de Medina, Giovanni de Guevara, il maestro Fra Luigi de Leo'n... Non conosciamo precisamente il giudizio che emettono, ma sembra che tutti ritengano buono quello spirito e diano per infusa quella scienza meravigliosa. I superiori, però non sono tranquilli e chiedono infine l'intervento di fra Giovanni della Croce, antico alunno nell'università di Salmantina di quegli illustri scienziati che lo hanno preceduto nell'esame della monaca prodigio. Il giovane Scalzo rifiuta e debbono intervenire il Generale degli Agostiniani, che passa all'ora per Avila, e sa che la Madre Teresa per ottenere che il confessore dell'Incarnazione si decida a salire al convento de Gracia. Fra Giovanni sottopone il caso all'Inquisizione di Avila per chiedere il permesso di intervenire nell'affare, e solo quando gli Inquisitori lo autorizzano, s'incarica della monaca che dice tante meraviglie.

Egli non va solo al convento delle Agostiniane, ma conduce seco, secondo il costume, un compagno. Qualche volta il fraticello laico fra Francesco degli Apostoli, che da alcuni mesi fa il portinaio del Convento del Carmine; altre volte Padre Gabriele Battista, altre padre Pietro della Purificazione. Sono questi, dunque, che lo accompagnano alternativamente nelle ripetute visite che gli fa al collegio di Nostra Signora de Gracia. Essi devono andare al nord a sud, Lasciando da parte la città.

La strada non è breve: salgono il declivio e seguendo probabilmente le mura dell'Arco di S. Vincenzo, passano dietro all'abside della cattedrale vicino alla Porta dell'Aca'zar una discesa ripida, ma breve e sono al monastero delle Agostiniane.

Fra Giovanni entra in Confessionale, mentre il padre generale e le monache aspettano il risultato dell'esame. Lo Scalso si intrattiene per un'ora con la monaca; quando esce dice senza ambagi a quelli che stanno aspettando: Signori, questa
monaca è indemoniata.
Il padre generale lo prega allora di assumersi l'incarico di esorcizzarla, concedendogli tutti i permessi: può entrare e uscire, fare e disfare a suo piacimento in quella casa. Fra Giovanni acconsente e incomincia gli esorcismi: fatica lunga e impegnativa. Possediamo alcuni particolari curiosi, descritti da testi oculari in distinte informazioni, che ci permettono di ricostruire il fatto.

Fra Giovanni sale di un mattino al monastero una due volte la settimana per celebrare la Messa e per fare gli scongiuri che dura alcuni mesi. Talvolta esorcizza l'indemoniata prima della Messa, e allora si mette la stola sulla cappa bianca,
tal'tra dopo, e in tal caso si toglie la pianeta e rimane in camice e stola.

Ai primi esorcismi fra Giovanni fa confessare all'ossessa d'essersi consegnata al demonio quando aveva sei anni, l'anno dopo il suo ingresso in convento.

La consegna si fece solennemente: la fanciulla si cavò sangue da un braccio e scrisse con esso un foglio in cui dichiarava di darsi completamente diavolo.

Gli esorcismi sono accompagnate da terribili conclusioni della povera indemoniata che insulta furiosa fra Giovanni, getta bava dalla bocca, grida, si contorce frenetica per terra, tenta perfino di scagliarsi contro lo Scalzo e contro coloro che lo accompagnano.
Le monache fuggono spaventate, e vuole andarsene, impaurito, anche il compagno di Fra Giovanni, che deve essere in questa occasione il padre Pietro della Purificazione o il padre Gabriele Battista, poiché l'esorcizzante gli dice che un sacerdote non può aver paura.

Intanto la monaca grida disperata, contro padre Giovanni: A me, il fraticello? Non servi?.
Il santo continuando esorcizzare le pone addosso una croce che l'indemoniata scaraventa per terra.

Fra Giovanni le domanda le comanda allora di raccoglierla e baciarla, ed ella pur tremendo obbedisce.

Altra volta le impone di tradurre quelle parole del Vangelo di S. Giovanni: Verbum caro factum est et habitavit in nobis.
Il Figlio di Dio si fece uomo e visse con voi》, traduce rapidamente la monaca. Menti! Replica fra Giovanni, le parole non dicono con voi, ma con noi ecomedico. È come dico - risponde la monaca - poiché non si incarnò per vivere con noi, ma con voi. Non v'e' dubbio, è Lucifero che parla per bocca della giovane sua durata monaca.
A quest'opera di scongiuri mi accompagna un altro meno spettacolosa, ma più necessaria quella di istruire convincere l'indiavolata.

L'inveterato possesso, sotto il manto di una scienza meravigliosa delle Sacre Scritture, ha riempito quell'anima di gravi errori di ordine morale, che fra Giovanni della Croce deve correggere.
È tale lo stato di possessione diabolica in cui si trova l'infelice, che piange perché vi è chi ama Dio.

Il santo Vicario dell'incarnazione non si stanca: una settimana dopo l'altra, a forza di digiuni e di preghiere, di salire e di scendere al monastero, riesce a ridonare la pace a quella povera creatura. Ma il demonio tenta ricatto è un giorno si presentano alla ruota due si presenta nella ruota due Scalzi che dicono di essere fra Giovanni della Croce e il suo compagno per parlare con l'ossessa: vestono lo stesso abito, hanno lo stesso aspetto, lo stesso timbro di voce. La router avverte la monaca e questa va al confessionale: quando esce in preda alla disperazione. Appena la Madre Priora se ne accorge domanda che cosa è successo.
Fra Giovanni mi ha detto il contrario delle altre volte, risponde l'infelice. La Priora non vede altro rimedio che scrivere un biglietto al confessore dell'Incarnazione il quale, dopo averlo letto, dice a Francesco degli Apostoli Andiamo dalle monache.
I due salgono al monastero dei Gracia accolti da un sospiro di sollievo delle Agostiniane.
Il santo così scopre l'inganno del demonio, il quale aveva preso il suo abito le sue sembianze, e ritorna esorcizzare l'indemoniata.

Finalmente dopo mesi di esorcismi riesce a strappare al demonio il biglietto scritto col sangue e a liberare la monaca, che si arrende come uscita da un brutto sogno lungo e tormentoso. Le religiose del monastero de Gracia conserveranno per molti anni il ricordo del Santo e il suo beneficio intervento nella loro comunità.
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Un'altra esperienza di San Giovanni della Croce.

Sappiamo che la vigilia della Santissima Trinità, verso mezzogiorno, Fra Giovanni va a esorcizzare un'altra monaca indemoniata, ma ignoriamo il nome del convento e dell'ordine a cui appartiene.

Gli esorcismi cominciano all'una, ma il demonio resiste e si giunge all'ora di Vespro senza averlo potuto scacciare.

Quando Le monache lo avvertono Che è tempo di andare in coro, il Santo sospende gli scongiuri e assiste, con il compagno e le religiose, all'Ufficio Divino a cui è presente anche l'indemoniata.

Intonato solennemente il Deus, in adiutorium meum intende dei Vespri della Trinità, quando il coro canta Gloria Patri et Filio et spiritui Sancto, l'ossessa che occupa il suo posto fa un mezzo giro in aria e si ferma sospesa in posizione inversa con la testa in basso e le gambe in aria.

Mente e le monache spaventate sospendono il canto, fra Giovanni corre in mezzo al coro e dice a voce alta: In virtù della Santissima Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo, di cui stiamo celebrando la festa, ti comando di far tornare questa monaca al suo posto.
La monaca dopo aver fatto mezzo giro su se stessa, prende la posizione normale e torna al suo scanno; alla fine dei Vespri, quando egli prende gli esorcismi, il demonio la lascia libera.

Il diavolo cerca di vendicarsi come può del Santo e tenta di abbattere la sua virtù, come nelle tentazioni e negli assalti che lancia contro la sua purezza.

Quando non può far altro lo tormenta su fisicamente.

Fra Francesco degli Apostoli, suo compagno a quel tempo, lo trova un giorno nell'orticino della casetta dove abita, presso l'Incarnazione, e notando che gli più pallido del solito gliene domanda il motivo.

I demni mi hanno così malmenato - risponde il Santo - che non so come ha fatto a rimanere in vita.l》.