venerdì 1 ottobre 2010

IL CUORE CHE CI AMA LA GRANDE PROMESSA DI GESU’: I PRIMI NOVE VENERDI’ DEL MESE



IL CUORE CHE CI AMA
LA GRANDE PROMESSA DI GESU’:
 
I PRIMI NOVE VENERDI’ DEL MESE
 
 
IL TESORO
“Vi lascio il più meraviglioso dei tesori: il Cuore di Ge­sù... Per quanto posso vi affido tut­ti al Cuore di Gesù. Vi raccomando alla sua misericordia. Gli rivolgo la preghiera che egli indirizzava al Padre per i suoi discepoli: Padre san­to, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato (Gv 17,11)”. Offro ancora e consacro la mia vita e la mia morte al sacro Cuore di Gesù, per il suo amore e secondo le sue intenzioni. Tutto per tuo amore, Cuore di Gesù!". "Dove trovare un cuore che ci abbia amato mag­giormente, in maniera più pura e perfetta, e con mag­gior generosità del Cuore di Gesù? Potremo rimanere insensibili a tanto amore? Potre­mo rifiutare a questo Cuore, che ci ha tanto amato, quel­lo che ci domanda a giusto titolo: il ricambio d'amore, la riconoscenza, la completa donazione di noi stessi, la consolazione e la riparazione, per compensarlo dell'indifferenza di tante anime e dello stesso popolo eletto? Sul Calvario possiamo contemplare Maria, la madre dei dolori; san Giovanni, il discepolo fedele e predilet­to; la Maddalena, modello di un amore profondo... Im­pariamo da queste anime generose l'amore fedele e co­raggioso, lo spirito di riparazione".
Padre Leone Dehon, Direttorto Spintuale, (276.279.284.27 e 37)
 CON TUTTO IL CUORE
Nella sua prima lettera (4,8.16), Giovanni ci con­fida che "Dio è amore" e nell'agire è sempre fe­dele alla sua identità. Fa tutto per amore. Frutto del suo amore è tutto ciò che esiste. Ed è per amore che il Padre prende l'iniziativa di allacciare relazioni per­sonali con noi, suoi figli. Così noi siamo fatti degni di essere suoi interlocutori. In Ger 31,3 il Signore dichiara ad ogni uomo: "Ti ho amato di un amore eterno" e chiede un logico ri­cambio: "Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,5). Si dona con totalità e chiede totalità: non è il Signore delle mezze misure. Lo riconosce anche il nuovo Ca­techismo della Chiesa cattolica (n. 2562), quando si interroga: "Da dove viene la preghiera dell'uomo? Qualunque sia il linguaggio della preghiera (gesti e parole), è tutto l'uomo che prega". E Dio non usa il telefono. Ti assicura che non par­la da lontano: "Anzi, questa (sua) parola è molto vi­cina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore" (Dt 30,14). Osea 2,16 riconosce che la sua presenza si fa insi­stente, crea le condizioni per l'intimità: "Ecco, l'atti­rerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuo­re". A ogni persona sussurra: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Os 2,21-22). È ancora il Catechismo (n. 2562-2563) a consta­tare che "per indicare il luogo dal quale sgorga la pre­ghiera, le Scritture parlano talvolta dell'anima o del lo spirito, più spesso del cuore (più di mille volte)... Il cuore è la dimora dove sto, dove abito (secondo l'e­spressione semitica o biblica: dove "discendo"). È il nostro centro nascosto, irrangiungibile dalla nostra ragione e dagli altri; solo lo Spirito di Dio può scru­tarlo e conoscerlo. È il luogo della decisione, che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. È il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la mor­te. E’ il luogo dell'incontro, poiché, ad immagine di Dio, viviamo in relazione: è il luogo dell'Alleanza". E ribadisce al n. 368: "La tradizione spirituale della Chiesa insiste anche sul cuore, nel senso biblico di 'profondità dell'essere', dove la persona si decide o no per Dio".
 
Il Signore poi si adegua talmente a noi che vuo­le amare tutti con un cuore umano. Perciò il sacro Cuore di Gesù, trafitto per i nostri peccati e per la no­stra salvezza, "è considerato il segno e simbolo prin­cipale... di quell'infinito amore, col quale il Reden­tore divino incessantemente ama l'eterno Padre e tut­ti gli uomini" (Pio XII, Haurietis aquas, Denz. 3924). E’ concognizione di causa che Gesù afferma: "Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore" (Mt 6,21). Si può dire allora che "è il cuore che prega. Se es­so è lontano da Dio, l'espressione della preghiera è vana" (Catechismo, n. 2562). Noi ne facciamo espe­rienza; purtroppo avviene proprio questo e il Signore lo nota: "Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, men­tre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi ren­dono è un imparaticcio di usi umani, perciò, eccomi, continuerò a operare me­raviglie e prodigi con que­sto popolo perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclis­serà l'intelligenza dei suoi intelligenti" (Is 29,13-14). Non si arrende, dunque, il Signo­re, innamorato di noi, e dal suo cuo­re estrae sempre nuove iniziative per ricondurci a lui: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, to­glierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26). Lo ripete in Ger 31,33: "Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo". Non si stanca di ripetere a ognuno. "Conserva be­ne nel tuo cuore che il Signore è Dio"(Dt 4,39) “e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima” (Dt 4,29). E trovatolo, ognuno pregherà col salmista "Renderò grazie al Signore con tutto il cuo­re" (Sal 111,1), "Ti loderò, Signore, con tutto il cuo­re" (Sal 86,12), implorerà Dio con le parole appas­sionate della sposa del Cantico 8,6: "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; per­ché forte come la morte è l'amore.
 
IL CUORE CHE CI AMA
San Bonaventura parlando del Cuore di Cristo e del suo immenso amore per gli uomini così si espri­me: cosa bella e gioiosa abitare in questo cuore! Il cuore tuo, o Gesù buono, è il ricco tesoro, la marghe­rita preziosa che abbiamo scoperto nel segreto del tuo corpo trafitto; come nel campo scavato. Chi la getterà via, questa margherita? Al contrario io getterò via tut­te le perle e col prezzo di tutti i miei pensieri e di tut­ti i miei affetti, mi comprerò questa preziosa marghe­rita, gettando tutte le mie preoccupazioni nel cuore del buon Gesù e certamente esso mi sazierà. Il cuore di Gesù è il tempio vero, il santuario, l'ar­ca del Testamento. Qui si adora e si loda con tanto trasporto e gioia il nome del Signore. Si può ripetere con Davide: "Ho trovato il mio cuore per pregare il mio Dio" (2Re 7,27). E io l'ho trovato il cuore del Signore, il cuore di Gesù benignissimo: cuore di Re, cuore di fratello, cuore di amico. Nascosto in lui, io non pre­gherò? Pregherò sì. Il suo cuore, lo dico francamente, è anche cuore mio. Se Gesù Cristo è il mio capo: come dunque quello del mio capo non dovrà dirsi mio? Non è vero che gli occhi della mia testa sono occhi miei? E dunque anche il cuore del mio capo spirituale, è cuor mio. Che gioia per me! Ecco: Gesù e io abbiamo un solo medesimo cuore...". "Il ricordo vivo dell'amore di Cristo per noi ha trovato un'espressione nella devozione del suo Cuo­re. Da questo Cuore squarciato viene a noi tutto: l'a­more infinito del Padre, la grazia e la salvezza. Quan­te consolazioni possiamo provare, quando pensiamo che siamo infinitamente amati dal Cuore del Dio Sal­vatore; che in ogni momento è pronto ad ascoltare le nostre suppliche; che in ogni istante prega per noi; e che ci invita ad andare da lui, a riposare sul suo Cuo­re! "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi: Io vi farò riposare" (Mt 11,28). Apriamo dunque il cuore alla confidenza e alla fiducia, poiché "non c'è un bene e una gioia più grande che abitare in questo Cuore" (S. Bonaventura).
 
DAL CUORE TRAFITTO
Sul Calvario, dopo l'ultimo grido, Gesù aveva re­clinato il capo, nell'abbandono completo della mor­te. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tut­to, difatti "uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua" (Gv 19, 34). Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commos­so silenzio del tramonto, e un'acuta sensazione di mi­stero gli scende nell'anima: Ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zaccaria: "Effon­derò uno spirito di pietà e di implorazione sopra il mio popolo; guarderanno a Colui che hanno trafitto, e piangeranno su di Lui come si piange un figlio unico; si farà per lui amaro cordoglio quale si fa per un pri­mogenito!" (Zc 12, 10). Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti scon­finati, tanto che l'incredulo Tommaso, cadendo in gi­nocchio esclama: "Signore mio e Dio mio". Tutta la tradizione cristiana si fermerà ai piedi della Croce dalla quale pende Gesù col costato trafitto, e cercherà di penetrare in quel sanguinante cuore squarciato sul quale tanto insiste l'apostolo. Sarà proprio questa amo­rosa attenzione che guiderà le persone alla scoperta del Cuore di Gesù.
 
UN CULTO SPECIALE
Nei primi secoli della Chiesa la devozione al Sa­cro Cuore non è ben distinta dal culto delle Sacratis­sime Piaghe dì Gesù, e specialmente da quello tribu­tato alla ferita del costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore; come immagine dell'Amore umano e divino del Verbo In­carnato. Pio XII nell'Enciclica sul Cuore di Gesù "Hau­rietis aquas" dice: "È nostra persuasione che il culto tributato all'amore di Dio e di Gesù Cristo verso il ge­nere umano, attraverso il simbolo augusto del Cuore trafitto del Redentore, non sia mai stata assente dalla pietà dei fedeli, benché abbia avuto la sua chiara ma­nifestazione e la sua mirabile propagazione nella Chie­sa in tempi da noi non molto lontani, soprattutto do­po che il Signore stesso si degnò di scegliere alcune anime predilette, alle quali svelò i segreti divini di questo culto e di essi le fece messaggere, dopo aver­le ricolmate di grazie speciali".
 
IL GIUSTO TRAFITTO
"È nei testi della Sacra Scrittura, della tradizione e della sacra liturgia che i fedeli devono cercare di scoprire le sorgenti limpide e profonde del culto del Cuore Sacratissimo di Gesù". Così Pio XII si espri­meva nella citata enciclica Haurietis Aquas. Questo amore, per poter giungere all'umanità peccatrice, ha voluto passare attraverso il Cuore di Cristo Redentore, come risulta da numerose afferma­zioni e figure profetiche, ma soprattutto dall'episodio del costato di Cristo trafitto sulla croce. Nella Bibbia Dio parla a più riprese del suo amore per l'umanità peccatrice, come in Is 49,15: "Potrà forse una mam­ma dimenticare il suo bambino? Anche se questa lo dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, dice il Si­gnore". Altre volte, invece, è un amore che unisce la tene­rezza alla misericordia, la compassione alla volontà di salvezza e di redenzione: "D'un amore eterno ti ho amato, e perciò ti ho attirato a me pieno di compas­sione... Ecco che verranno giorni e io stringerò con la casa d'Israele un'alleanza nuova... e metterò la mia legge nel loro interno, e la scriverò nel loro cuore, e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo" (Ger 31,33 SS.). I profeti Isaia, Ezechiele e Zaccaria avevano af­fermato che "torrenti di acqua viva" avrebbero inon­dato la terra, facendovi rifiorire la grazia e la santità. Isala, nei mirabili carmi del "Servo di Dio", aveva com­preso che la salvezza sarebbe nata dalle sofferenze e dalla morte di un Giusto, che spontaneamente si im­molava per i nostri peccati (Is 53). Zaccaria previde che i "torrenti della grazia redentrice" sarebbero sgor­gati come dalle ferite del Giusto, la cui morte avreb­be gettato tutti nel dolore e nella costernazione: "Vol­geranno lo sguardo a colui che hanno trafitto, e lo piangeranno come si piange la morte di un figlio uni­co... In quel giorno vi sarà una fontana zampillante per gli abitanti di Gerusalemme, per espiazione e per purificazione" (Zc 12,10 ss.).
 
CUORE TRAFITTO E AMORE REDENTORE
Il desiderio di vita interiore portò persone spiri­tuali a penetrare oltre la piaga del petto di Gesù, fino a scoprire il Cuore, trafitto d'amore. Entrate in questo “santuario interiore”, esse s'accorsero d'aver scoper­to non una manifestazione dell'amore di Cristo, ma la sua sorgente e il suo centro. È probabile che Giovanni di Ravenna, vescovo di Fècamp in Francia, morto nel 1078, sia stato il primo ad associare queste due idee: "Cuore ferito eAmore re­dentore, in modo da vedere proprio nel Cuore di Gesù il simbolo di tutto il suo Amore". Così dopo di lui sor­ge uno stuolo di persone che gravitano attorno al Cuo­re di Gesù. Nel medioevo S. Bernardo di Chiaravalle, Gu­glielmo di Saint-Thierry, Riccardo di S. Vittore, S. Francesco d'Assisi, e più tardi S. Matilde, S. Geltru­de, S. Antonio di Padova, S. Bonaventura; poi anco­ra il Ven. Giovanni Taulero, il B. Enrico Susone e S. Bernardino da Siena, i quali parlano del Cuore di Cri­sto come del rifugio, del ricovero offerto al povero cuore degli uomini. Santa Lutgarda, la beata Angela da Foligno, S. Margherita da Cortona, S. Caterina da Siena insistono sulle necessità di studiare il Cuore del Signore per conformare la propria vita a quella del Maestro divino.
 
ULTIMI SECOLI
Dal secolo XVI, la devozione al Sacro Cuore corre quale fiume sotterraneo a fecondare la spiritualità cat­tolica, e affiora nel ven. Lodovico Blosio, in S. Ignazio di Loyola, S. Pietro Canisio, S. Francesco Borgia, nel ven. Luigi da Granata, in s. Teresa d'Avila e Sant'Alfon­so Maria de' Liguori, spingendoli alle vette della per­fezione. S. Francesco di Sales, che ci ha lasciato alte orme in esempi immortali di vita ed in opere mirabili, fra le quali "L'Introduzione alla vita devota" e "Il Trattato dell'amore di Dio", nutriva una tenera devozione al Cuo­re di Cristo, cui volle consacrare l'Istituto della Visita­zione che aveva fondato. Alle Figlie inculcava l'amo­re al Cuore di Gesù e la generosa corrispondenza alla sua immensa carità; parlava in termini che già preannun­ciavano il grande apostolo S. Giovanni Eudes. San Giovanni Eudes, nato a Rye il 14 novembre 1601, fu davvero l'araldo del Sacro Cuore di Gesù. "Con una lenta penetrazione, un approfondimento del­la sua fede, una illuminazione interiore, dice Daniel Rops, egli arriva a vedere chiaramente nel cuore di carne del Dio fatto Uomo il simbolo dell'Amore increato dell'Onnipotente per la sua Creatura".
 
PARAY-LE-MONIAL
Tutti i grandi misteri del cristianesimo: la creazio­ne, l'incarnazione, la redenzione li scopre nel Cuore del Cristo, persino il mistero eucaristico. Con questa folgorante intuizione S. Giovanni Eudes compone un mirabile Ufficio del Sacro Cuore nel 1670; trent'anni prima aveva istituito nella sua Congregazione la festa del Cuore Purissimo di Maria. Nel Breve pontificio per la sua Beatificazione si legge questo altissimo riconoscimento: "Ardente di un amore singolare verso i Cuori di Gesù e di Maria, ebbe per primo, e non fu senza una speciale ispira­zione divina, l'idea di un culto pubblico in loro ono­re. Si deve dunque considerarlo come il Padre di que­sto dolce culto, come il Dottore per i suoi scritti, co­me l'apostolo per la sua infaticabile opera di diffu­sione Si può dire che con S. Giovanni Eudes il cuore umano compia il massimo sforzo per incontrarsi col Cuore divino, anche se la nota manifestazione del Sa­cro Cuore ebbe luogo a Paray-le-Monial con le rive­lazioni a S. Margherita Maria Alacoque, mentre il Santo si preparava a festeggiarlo in cielo.
 
LA MESSAGGERA DEL S. CUORE
Tra i promotori della devozione si evidenzia S. Mar­gherita Maria Alacoque, poiché al suo zelo, illumi­nato e sostenuto da quello del suo direttore spirituale, S. Claudio De la Colombière, si deve indubbiamente se questo culto così diffuso raggiunse lo sviluppo che desta l'ammirazione dei fedeli cristiani, e rivestì le caratteristiche di "omaggio d'amore e di riparazione", che lo distinguono da tutte le altre forme di pietà cristiana. Si, questa devozione, di carattere squisi­tamente teologico, come l'aveva impostata San Gio­vanni Eudes, non sarebbe uscita dal "circoli limitati di alcuni Terz'Ordini del Sacro Cuore", se poco dopo una semplice Visitandina di Paray-le-Monial, non fosse stata favorita di grazie singolari: Cristo le ap­parve, le parlò e ordinò a lei "abisso d'indegnità e d'i­gnoranza", di diffondere la fiamma della sua carità. Il Cuore di Cristo "cinto da una corona di spine, sormontato da una croce" doveva essere esposto alla venerazione dei cristiani come "l'ultimo sforzo del suo amore per la salvezza del mondo". Le apparizioni fu­rono quattro: dal 1673 al 1675. Tutta la Chiesa catto­lica mediterà lungo i secoli la struggente dichiarazio­ne di Gesù all'umile suora: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini". Ma non subito.
 
ULTIMA APPARIZIONE
Il 16 giugno 1675, avvenne l'ultima delle grandi apparizioni del Sacro Cuore. Fino allora l'umile suo­ra aveva ricevuto dal Signore solo favori personali e la richiesta di alcune pratiche di devozione. Ora inve­ce ella doveva essere investita di una solenne e pub­blica missione. Durante l'ottava della festa del Corpus Domini, il 16 giugno 1675, Margherita Maria era in ginocchio di fronte alla grata del coro, con gli occhi fissi sul taber­nacolo. Improvvisamente, il Signore le apparve sul­l'altare e le manifestò il suo Cuore, dicendo: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini da non ri­sparmiare nulla, fino ad esaurire e consumare se stes­so per testimoniare il suo amore. In contraccambio, io ricevo, dalla maggior parte, solo ingratitudine per la loro irriverenzae sacrilegi, per la freddezza e disprezzo che essi hanno per me nel sacramento del mio amore. E ciò che è più penoso per me è che essi sono cuori a me consacrati". Il Signore, poi, le comandò che si doveva istituire nella chiesa una festa speciale in onore del suo Sacro Cuore. "Per questa ragione, io ti chiedo che il primo venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini sia de­dicato ad una speciale fe­sta in onore del mio Cuo­re, con la comunione in tale giorno e col fare ri­parazione per l'indegnità con cui è ricevuto. Ed io prometto che il mio Cuo­re si dilaterà per riversa­re abbondantemente le ricchezze del suo amore su quanti gli renderanno questo onore o procure­ranno che gli sia reso (Memoire, p. 355). Rassicurata dal padre Claudio de la Colombière sul carattere soprannaturale delle apparizioni, suor Maria Margherita, inginocchiata davanti al Taber­nacolo, consacrò interamente se stessa al Sacro Cuore di Gesù; e a questa consacrazione si unì an­che il padre Claudio. Era il 21 giugno 1675, venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini, giorno indicato per la festa del Sacro Cuore. Inizia così quel crescente movimento devozionale che, con l'approvazione della Chiesa, specialmente di Pio IX, Leone XIII, Pio XI, Pio XII doveva pren­dere forma liturgica e pubblica e divenire il culto li­turgico verso il Cuore di Gesù, tuttora attuale, vali­do e riconosciuto dalla riforma liturgica, attuata sot­to le direttive di Paolo VI, in conformità con il Con­cilio Vaticano Il. Anche nel nuovo calendario liturgico il Cuore Sacratissimo di Gesù viene celebrato come solennità, nel venerdì successivo all' ottava del Corpus Domi­ni. Un culto che ha radici profonde e universali nel mistero evangelico del Cuore trafitto. Dal Cuore squarciato di Gesù sono usciti sangue ed acqua: il sangue ricorda l'Eucaristia e l'acqua il Battesimo e il dono dello Spirito: realtà che sono la ragione intima della Chiesa, Corpo di Cristo. Come nuova Eva, la Chiesa, è nata dal costato trafitto del nuovo Adamo dormiente sulla croce, Gesù Cristo.
Il cuore è il simbolo, il segno sensibile e il ri­chiamo dell'amore umano e divino di Gesù, che si effonde nei doni della redenzione, indipendentemen­te e previamente a qualsiasi simbologia umana che considera il cuore umano come simbolo dell'amore. È mistero biblico universale. Vivere la devozione, o meglio, la spiritualità del sacro Cuore di Gesù significa vivere la spiritualità dell'amore, che è la natura di Dio e dell'uomo, il cen­tro del Vangelo. E questo porta a promuovere l'amo­re in sé e negli altri, a rendersi disponibile per un'a­zione di riconciliazione per sé e per gli altri riportan­do l'amore dove mancasse. Ci si rende così disponi­bili per la pacificazione interiore degli uomini con Dio, che è la ragione ultima di ogni pacificazione esteriore.
 
"LA GRANDE PROMESSA"
 
Un"eccesso del suo amore e della sua onnipoten­za", definisce Gesù la sua ultima Pmmessa che i fedeli in coro hanno definita "Grande". La "Grande Promessa", nei termini fissati dall'ultima critica testuale suona così: "Io ti prometto nell'eccessiva misericor­dia del mio Cuore che il mio amore onnipotente con­cederà a tutti quelli che si comunicheranno per nove primi venerdì del mese, consecutivi, la grazia della pe­nitenza finale, essi non moriranno in mia disgrazia, ma riceveranno i santi  Sacramenti ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo". Da questa dodicesima promessa del Sacro Cuore nacque la pia pratica dei "Primi Venerdì del mese". Questa pratica è stata vagliata, accertata e studiata scru­polosamente dalla Santa Sede di Roma.
È cerlo che la pia pratica, insieme col "Mese del Sacro Cuore", riceve una solenne approvazione e un valido incoraggiamento da una lettera che il Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti scrisse per volere di Leone XIII il 21 luglio 1899. Da quel giorno gli incoraggiamenti dei romani Pontefici per la pia prati­ca non si contano più; basti ricordare che Benedetto XV aveva tanta stima della "Grande Promessa" da inserirla nella bolla di canonizzazione di santa Mar­gherita M. Alacoque. Tutte le promesse sono bellissi­me, ma tutte sono in funzione della "Grande" che an­nunziano o preparano. Essa è la "Grande" effettiva­mente perché promette il massimo dei doni: la perse­veranza finale. Per perseveranza finale si intende la perseveranza nel bene, ma soprattutto la morte in stato di grazia. In altri termini, Gesù promette la coincidenza dell'ulti­mo istante della vita con lo stato di grazia e con la per­severanza finale Gesù promette anche la grazia degli ultimi Sacramenti che costituiscono i mezzi normali per la perseveranza medesima. Si capisce che, siccome la Promessa riguarda lo sta­to di grazia in punto di morte, passa in secondo ordi­ne la ricezione degli ultimi Sacramenti, qualora il mo­rente fosse già in grazia di Dio.
Qualcuno ha definito il tuto come "Tessera del Paradiso", da ottenersi forse con troppa facilità. Bi­sogna sottolineare, perciò, che la pratica dei primi no­ve venerdì non è "magica", non è un talismano, poi­ché l'ingresso al Cielo non è determinato da nessuna pratica, ma esclusivamente dallo stato di grazia. Per­ciò non si intende dire che i primi venerdì aprirebbe­ro l'ingresso al cielo anche a coloro che muoiono in peccato mortale, ma che Gesù, nella sua bontà, non permetterà che muoia in stato di peccato o impenitente. Inoltre, la pratica dei primi venerdì è soltanto una condizione voluta dal Sacro Cuore e non può mai as­surgere a diritto per la perseveranza finale. Se ogni grazia è appunto grazia gratuita, tanto più deve esse­re gratuita la perseveranza finale, che è la grazia del­le grazie. Essa non è legata ad un nostro diritto, ma soltanto all'estrema misericordia del Sacro Cuore. Dal­la nostra parte umana rimane la coerenza per una vi­ta cristianamente impegnata.
 
"ASILO SICURO"
La perseveranza finale non è un problema, ma, è il problema, che ha fatto tremare anche i colossi della spiritualità. "Chi sta in piedi cerchi di non cadere", "con timore e tremore operate la vostra salvezza", an­nuncia san Paolo, che non si limita ad ammonire gli altri, ma prende i flagelli per ridurre in schiavitù il proprio corpo, perché il vaso di argilla diventi il vaso di elezione. "Castigo il mio corpo e lo riduco in ser­vitù, affinché dopo aver predicato agli altri non abbia a diventare reprobo io stesso". La Grande Promessa limita il tremore, attutisce il timore, alimenta la speranza del Paradiso e dona un fiducioso abbandono nel Sacro Cuore: offre una cer­tezza morale, non matematica. La certezza di tipo morale esclude la temerarietà spregiudicata e ci tiene nell'umile circospezione di chi è sempre vigilante. Poi­ché la Grande Promessa si fonda sulla divina miseri­cordia e sul trionfo di "un amore onnipotente", il Cuo­re di Gesù si apre quale "asilo sicuro in quell'ultimo momento".
 
UNA MISSIONE SPECIALE
L'epoca si mostrò ostinatamente incredula a quel­la rivelazione. La Veggente fu dapprima considerata come esaltata dalle sue Superiore. Padre De la Co­lombière, che proclamava le visioni autentiche", fu trasferito. Padre Croiset, professore a Lione, che ave­va adottato l'insegnamento della Santa, fu esonerato e mandato altrove, e il suo libro sul Sacro Cuore fu posto all'Indice. Tanto si diffidava dei mistici e di tut­to ciò che si riferiva al "puro amore Margherita Maria Alacoque, senza aver cessato di ripetere che Cristo l'aveva incaricata di una missione, e che il Cuore adorabile doveva regnare sul mondo, morì il 17 settembre 1690 a quarantatré anni di età, senza poter vedere il trionfo di quel culto, al quale aveva consacrato la vita. I rigoristi si erano coalizza­ti contro questa devozione; i Giansenisti soprattutto, perché essi conoscevano solo la giustizia di un Dio inaccessibile e volevano che le anime vivessero nel freddo timore della divina Maestà. Le ostilità culmi­narono nell'assemblea di Pistoia che voleva bandire dall'Italia e dalla Chiesa la devozione al Sacro Cuo­re. Pio VI intervenne, deplorando l'atteggiamento sia del vescovo, Scipione Ricci, che dei suoi seguaci (1791). Le polemiche degli oppositori avevano ormai por­tato la Santa Sede da una posizione di riserbo a un at­teggiamento di particolare attenzione. Anzi, il 25 ago-sto 1856 il beato Pio IX accolse con gioia la richiesta dell'episcopato francese di estendere la festa del Sa­cro Cuore alla Chiesa universale. Con questo Decre­to, da devozione privata, diventa atmosfera di vita, fe­sta liturgica, espressione di culto, ormai definitiva.
 
UN GRANDE TRIONFO
Questa è la conclusione dei solenni interventi di Leone XIII, di Pio XI e di Pio XII. Leone XIII dedi­ca al grande culto l'altezza del suo ingegno, l'ardo­re della sua pietà. Approva le Litanie del Sacro Cuo­re, sintesi incomparabile di cristologia, e promulga la prima Enciclica sul Cuore di Gesù, "Annum Sa­crum", con la quale annuncia al mondo la sua deci­sione di consacrare tutto il genere umano al Cuore di Cristo Redentore che, per diritto di nascita e di conquista, è Re non solo dei fedeli, ma anche di tut­ti coloro che ancora non hanno la fortuna di vivere sotto il suo dolce impero di grazia. Il Grande Ponte­fice, persuaso che tale consacrazione aprirebbe un' era nuova alla Chiesa, chiama la devozione al Sacro Cuore: "Vessillo di carità e di pace, pegno di sicura vittoria contro i nemici. Mentre si destava in tutta la Chiesa e nel popolo di Dio un ardente entusiasmo, il papa volle nella sua Roma una Basilica al Sacro Cuore e ne affidò la co­struzione all' apostolo dei tempi nuovi, Don Giovanni che in breve tempo lo innalzò presso la Stazione Ter­mini. Si diffusero poi asili, scuole ed istituti, altari e santuari monumentali, come il Tempio Nazionale Espiatorio Spagnolo "Tibidabo" in Barcellona, e il Tempio Santuario del Sacro Cuore in Bologna.
 
ENCICLICHE SUL CUORE
L'enciclica "Annum Sacrum" di Leone XIII (25 maggio 1899) tratta della consacrazione del genere umano al Sacro Cuore, che il Papa voleva fare in oc­casione dell'Anno Santo del 1900. Il Sommo Pon­tefice espone i motivi per i quali vuole fare quell'at­to, come pure i frutti che ne attende. Vi espone nel tempo stesso il significato della consacrazione al Sacro Cuore in generale ed il diritto di Gesù al dono totale di noi stessi. L' Enciclica "Miserentissimus Redemptor" di Pio XI (8 maggio 1928) tratta della riparazione uni­versale dovuta al Sacro Cuore. Mette in chiara luce la forma speciale, il carattere proprio della devozio­ne al S. Cuore e ne fa rilevare due caratteri princi­pali: la consacrazione e la riparazione. Leone XIII aveva trattato della prima nella sua enciclica "An­num Sacrum"; ecco perché Pio XI ripete e completa ciò che Leone XIII aveva detto, accentuando il pen­siero sulla riparazione. La riparazione propria della devozione al Sacro Cuore è una riparazione di amo­re. Il Papa dà i motivi che devono spingerci a prati­carla ed esprime il desiderio che l'universo cattoli­co vi partecipi col celebrare solennemente la festa del S. Cuore in spirito di riparazione. Il 15 maggio 1956, per commemorare il primo centenario della festa del S. Cuore estesa alla Chie­sa universale, il Papa Pio XII ha emanato l'encicli­ca "Haurietis Aquas", in cui dà una vera trattazione completa sulla natura e i fondamenti del culto del S. Cuore. Enunciato lo scopo dell'enciclica e ricordato quan­to i suoi predecessori avessero esaltato questa forma di pietà, espone con abbondanza di particolari i fon­damenti del culto del S. Cuore, secondo l'A. T. che ci parla dell'amore di Dio, comunicato al mondo in modo completo con la venuta del Messia; il Nuovo Testamento e la tradizione dei Padri della Chiesa co­me Gesù Cristo fece giungere fino a noi il suo Amore redentore in tutti i misteri della sua vita, ma in mo­do speciale nella sua passione e morte.
   


PARTE SECONDA
I 9 PRIMI VENERDI’ DEL MESE

Venerdì:
ATTIRACI A TE
1. Invocazione
Ti ringraziamo, Padre, perché in Gesù Cristo ci ri­veli il mistero del tuo immenso amore e in lui ci chia­mi a testimoniare la tua carità. Tu che benedici chi ti benedici e santifichi chi confida in te, salvaci da ogni male, conservaci nella tua comunione e fa' che ti ve­diamo presente nel nostro cammino.
2. Lettura (Gv 12,20-33)
Tra quelli che erano saliti a Gerusalemme per il cul­to durante la festa, c'erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsalda di Gali­lea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù". Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Fi­lippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: "E’ giun­ta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. ln ve­rità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore, pro­duce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata. E che devo dire? Padre, salvami da questa ora? Ma per questo sono giunto a questa ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo glorificherò!". La folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un Angelo gli ha parlato”. Gesù rispose: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo Gesù diceva per indicare di qual morte doveva morire.
3. Meditazione
Gesù indica la sua croce: "Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Già nel colloquio con Nicodemo, Gesù gli aveva confidato: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia in­nalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la via eterna" (Gv 3,14). Questa affermazione, come aveva lasciato Nicode­mo nel mistero, così ora lascia nella conflisione anche la folla di Gerusalemme, la quale non sa trovare un nesso logico tra l'ingresso trionfale del Maestro nella città san­ta e l'annuncio della sua morte in croce. Bisogna imparare a contemplare Gesù nel Crocifis­so, con la fede del discepolo, che non vede su quel pati­bolo, riservato agli schiavi e al turbolenti, un uomo "fal­lito" e tolto definitivamente dalla storia, ma il Figlio "glorificato" dal Padre, aver dato tutto: la parola, le fa­tiche, l'obbedienza, la vita, per amore. Dobbiamo fissare il nostro sguardo nel Crocifisso, con la certezza di essere stati ritrascritti nel libro della Vita, a causa di quel sangue uscito dal suo costato aperto e dal suo cuore trafitto. È un amore che ci ha purifi­cati e salvati; un amore che ci ha rigenerati alla vera vi­ta e ci ha riuniti nella comunione con Dio; un amore che ci ha infiammati e inebriati, fino al dono di noi stessi agli altri. Noi non possiamo guardare colui che hanno trafit­to, con semplici occhi umani, ma con la mente e il cuo­re ripieni di fede. Dobbiamo annunciare che l'amore mi­sericordioso di Dio, che si è manifestato nel Gesù di Na­zaret, nel Verbo fatto carne, morto e risorto, ha scritto la pagina di storia più stupenda e convincente sulle alture del Calvario. Lasciamoci attrarre dal volto di Cristo! Fissiamo con fiducia il nostro sguardo nel suo Cuore! Egli ci attira a sé, perché siamo suoi.
4. Preghiamo
Ti presentiamo, Padre, la povertà del no­stro cuore, perché lo riempia della tua misericordia. Rendici abili a scoprire la tua volontà nelle situazioni della vi­ta e rendici docili alla voce di Cristo, perché possiamo essere, a sua imitazione, veri servi dei nostri fratelli. Donaci la mitezza del Cuo­re di Cristo, perché possiamo annunciare la tua mise­ricordia, con la generosità del perdono. Veglia sui no­stri pensieri, parole e azioni; custodiscici, perché le no­stre opere siano volute e compiute a gloria del tuo no­me e per la salvezza del mondo. Amen. 


Venerdì:
TU SEI LA VERA VITE
1. Invocazione


Padre di bontà e Dio di consolazione, tu ci ami sem­pre nel tuo Figlio Gesù, che si umilia per noi e ci ri­solleva dalle cadute del peccato e dalla morte; rinno­vaci dunque nella gioia e nella sicura speranza per­ché non soccombiamo sotto il peso delle colpe, ma sappiamo risollevarci per poter partecipare alla feli­cità eterna. Amen.
2. Lettura (Gv 15,1-14)
In quel tempo Gesù disse: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho an­nunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così anche voi, se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, per­ché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In que­sto è glorificato il Padre mio: che portiate molto frut­to e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha ama­to me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore! Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamen­ti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi co­mando.
3. Meditazione
Con l'immagine biblica della vite e dei tralci, Ge­su ci sottolinea la necessità della sua presenza nel mon­do del nostro cuore, della nostra famiglia, della no­stra comunità. Senza la sua presenza, saremmo inca­paci di opere buone. Nel linguaggio dei profeti, la vigna rappresenta­va il popolo d'Israele: vigna amata e curata dalle mani del Signore. Sradicata quella vigna, vale a dire, scomparsa quella porzione di increduli, Gesù è di­ventato la nuova vigna e i cristiani i nuovi tralci, de­stinati a produrre frutti di opere buone. Noi siamo veramente tralci produttivi? Ci lascia­mo veramente potare dei nostri difetti? Ogni cristiano dovrebbe essere un tralcio, docile all’amore del Padre, che è il coltivatore del suo popolo. Diversamente di­venta un tralcio inutile, che viene tagliato e gettato via. Non è il vignaiolo, che ci toglie dalla sua vigna, ma siamo noi a staccarci, per innestarci nell'albero della morte. Gesù ha spalancato la porta dei suo cuore. Tutti possiamo varcare quella soglia per saziare la nostra sete di amore e di speranza; tutti possiamo beneficiare dei tesori di grazia, che fluiscono dal suo costato aperto, la cui sorgente inesauribile è il suo cuore. Come raggiungere questa fonte inesauribile di vi­ta? Ricevendo i sacramenti con fede. Con il battesi­mo siamo diventati figli adottivi di Dio; con la cresi­ma abbiamo avuto la forza di essere testimoni della nostra fede; con l'eucaristia riceviamo il nutrimento, che alimenta la nostra vita spirituale; con la peniten­za riceviamo il perdono dei nostri peccati. Siamo tralci docili nelle mani di Dio!
4.Preghiamo
Padre buono e santo, tu sei vicino ai tuoi figli e ti riveli a noi in ogni mo­do: ci sostenga sempre la forza e la pazienza del tuo immenso amore; por­ti frutto la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speran­za di una umanità nuova, che il Signore al suo ritor­no farà splendere nel tuo regno. Ascolta nel tuo Spirito e in nome del Signore Gesù.



Venerdì:   
ECCO L’AGNELLO DI DIO
1. Invocazione
 
 
 
Signore, Dio dell'universo, che crei per esigen­za d'amore, hai dato come modello di vita per tutti gli uomini del mondo il tuo Figlio Gesù, il Cristo, venuto nella fragilità umana e offerto in sacrificio per noi fino all'umiliazione in croce: fa' che riman­ga presente il grande insegnamento della sua vo­lontaria passione, per partecipare tutti insieme alla gloria della risurrezione. Ascoltaci nella tua bontà.
2. Lettura (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco co­lui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo, che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo co­noscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua, perché Egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanerc lo Spi­rito è colui che battezza in Spirito santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che que­sti è il Figlio di Dio.
3. Meditazione
Giovanni Battista è il profeta che ha avuto da Dio il compito di presentare a Israele e al mondo in­tero Gesù di Nazaret, Figlio di Dio nato da Maria. Egli l'ha presentato nell'immagine dell'agnel­lo: l'Agnello pasquale, che dà il via, nel segno del suo sangue, alla Nuova Alleanza tra Dio e l'uma­nità. Con l'avvento di Gesù, cessano tutti gli altri sacrifici dell'Antico Testamento. Ha fine anche la cena pasquale degli ebrei, da essi celebrata man­giando l'agnello, in memoria della liberazione del popolo dalla schiavitù d'Egitto. Gesù è il nuovo Agnello, che è stato immolato per la liberazione dal male del peccato, che rende l'uomo schiavo delle sue stesse mani, incapace di allargarsi per innalzare a Dio una preghiera di lo­de e di ringraziamento, di supplica e di riconcilia­zione. Per questo l'autore dell'Apocalisse canta: "L'A­gnello che fu immolato è degno di ricevere poten­za e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e be­nedizione" (Ap 5,12). Gesù è l'Agnello immolato, che ci ha ridato fiducia nella vita, togliendoci dal­le tenebre del male per riportarci alla luce del be­ne. Ora Gesù spera di trovare in noi una risposta d'amore e di solidarietà, nell'offerta della nostra stessa vita per togliere il peccato del mondo. Ognuno di noi, pensando nei propri e negli al­trui peccati, deve sentirsi solidale con Cristo che prega: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,33). Impariamo a tenere vivi nella memoria gli eventi della nostra salvezza. Giustamente è stato scritto: "Non bisogna considerare i misteri della vita di Cristo come avvenimenti passati, ma come cose vive e presenti, di cui si deve raccogliere, in ogni tempo, un frutto presente ed eterno". Chi ade­risce a Cristo impara a gustare le ricchezze umane e divine, che Egli contiene nel suo.
4. Preghiamo
Signore Dio, nostro Padre, noi va­ghiamo ancora lontani nel deserto di questo mondo; ora ci rivolgiamo a te con l'estrema fiducia di figli: ren­dici fedeli discepoli della tua infinita sapienza che ha in Gesù crocifisso il suo maestro e la sua cattedra, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono dal nostro cuore e possiamo camminare sicuri verso la vita che ci hai data. 


Venerdì:
IMPARATE DA ME!
1. Invocazione
 
 
Padre buono e santo, volgi il tuo sguardo a noi tuoi figli di elezione e mostra anche oggi la tua continua benevolenza verso il tuo popolo che ti ritiene pastore e guida, rinnova l'opera stupenda della tua creazione e custodisci nell'amore ciò che hai rinnovato col sa­crificio del tuo Figlio. Ascoltaci nel tuo Spirito e in nome di Gesù. Amen.
2. Lettura (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto na­scoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è pia­ciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno co­nosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conoscesse il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vo­glia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ri­storo per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero".
3. Meditazione
Gesù si è rivelato ai piccoli, agli umili, ai sempli­ci. Egli ha trovato un ostacolo insormontabile in chi presume di risolvere tutti i problemi della vita, appel­landosi a una scienza, che mai potrà penetrare nel mi­stero dell' amore di Dio. Ci sono tanti umili tra gli uomini di scienza e tanti presuntuosi tra il numero degli sprovveduti. Chi rivol­ge seriamente il suo sguardo verso il Cuore di Gesù non può certo cadere nel languore di un vago sentimentali­smo, né esaurire la sua devozione in pratiche formali­stiche, senza l'impegno di una risposta d'amore, attiva e permanente. Non si può rimanere insensibili di fron­te a chi ha dato tutto, fino al sacrificio cruento della pro­pria vita. Qual è, infatti, il Gesù caro alla nostra mente e al nostro cuore? E’ il Gesù che mostra le piaghe delle mani e dei piedi, la ferita del costato aperto e del cuore trafitto, il volto da cui traspare mitezza e comprensio­ne. Egli continuamente ci invita a cercare ristoro nella sua parola, nella sua presenza nella nostra storia, che viviamo spesso con fatica e nella sofferenza. Gesù ha detto di avere un cuore mite e umile! Dire cuore e penetrare nell'essere di una persona, e aprire il libro dove si annidano i suoi pensieri, è leg­gere negli occhi i sentimenti più occulti, è scorgere nei gesti e nelle parole l'autenticità del suo dire, sen­za barriere e senza finzioni. E dire "Sacro Cuore" è chiamare sulla scena umana lo stesso Gesù, nel cui petto "batte un cuore animato da sentimenti piena­mente umani di mitezza e di religiosa umiltà". Mosso da questo amore divino e umano, Gesù volle e seppe vivere, con mitezza e umiltà, con obbe­dienza e servizio, tutta la sua vita terrena, nella quie­te domestica di Nazaret, con Maria e Giuseppe; nelle operose e dinamiche peregrinazioni apostoliche, tra folle esultanti e persone ostili; negli innumerevoli prodigi operati a favore dei bisognosi; nelle sue si­tuazioni di sofferenza, imposta dalla fame e dalla se­te, dalla fatica e dalla stanchezza, dalle incomprensioni e dalle persecuzioni. La bontà del suo cuore superò ogni attesa, quando, dal patibolo della croce, chiese al Padre di perdonare a quanti lo avevano crocifisso e affidò alle cure materne di Maria la fragilità umana della sua chiesa. Egli raggiunse il culmine della sua generosità, quando promise al ladrone, condannato dalla giustizia umana, di portarlo con sé in paradiso, riconciliato con Dio e con gli uomini. Ora Gesù è ri­masto in mezzo a noi, carico di quello stesso amore di pietà e di misericordia.
4. Preghiamo
Ci rivolgiamo fiduciosi a te, Padre, Figlio e Spirito Santo, fonte della vi­ta e della santità, certi che tu rimani fedele e non abbandoni chi t’invoca: infrangi la nostra durezza della mente e del cuore perché sappiamo accogliere con semplicità di fanciulli i tuoi insegnamenti paterni e portiamo frutti copiosi di vera e continua conversione, per vi­vere nella libertà e nella gioia promesse. Amen. 


Venerdì:
IO SONO IL BUON PASTORE
1. Invocazione
 
 
Signore Dio, grande e buono, ti glorifica la tua Chiesa contemplando il mistero della tua infinita sapienza con la quale hai creato e ordinato il nostro mondo; tu ci hai riconciliati in Gesù e santificati nel tuo Spirito: concedi a tutti noi che, nella pazienza e nella speranza, possia­mo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Ascoltaci nella tua bontà.
2. Lettura (Gv 10,11-18)
In quel tempo Gesù disse: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde. Egli è mercena­rio e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; an­che queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vi­ta per poi riprendermela di nuovo. Nessuno me la to­glie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di of­frirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo coman­do ho ricevuto dal Padre mio".
3. Meditazione
L'immagine di Gesù, "Buon Pastore", avrà certo fatto presa nel cuore della gente del suo tempo, poiché le colline, la pianura e persino il deserto erano ancora percorsi da umili e semplici pastori, uniti al loro greg­ge, come l'anima al corpo. Si distingueva il vero pasto­re dal salariato: il pastore, padrone e signore del gregge, lo difendeva anche a rischio della propria vita, mentre il salariato, più interessato a se stesso, nel momento del pericolo era più propenso ad abbandonare le pecore alla mercé dei ladri o dei lupi. Nella cultura biblica, la figura del pastore era il sim­bolo del legislatore saggio e giusto, della guida sicura e prudente, del padre buono e attento. Tutto questo prove­niva dalla nobiltà del suo cuore: un cuore vigilante e be­nevolo, generoso e fedele. Per questo, il pastore per ec­cellenza era Dio, che si era preso a cuore la vita del suo popolo. Gesù indica in se stesso il buon pastore annun­ciato da Ezechiele nell'oracolo del Signore: "Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore" (Ez 34,23). Gesù ha saputo dare tutto sé stesso per ricondurre le pecore al pascoli rigogliosi sui monti d'Israele, per ri­portare all'ovile quelle smarrite, per fasciare quelle fe­rite, per curare le ammalate. È la descrizione chiara e realistica della nostra situazione umana: a volte noi stes­si ci sentiamo smarriti, feriti dal nostri stessi difetti, colpiti da una crisi di fede, da momenti di scoraggiamen­to, da sensazioni di vuoto spirituale. Chi ci può far uscire da questo stato di depressione morale e spirituale? Gesù, il Buon Pastore: è suo com­pito ricondurci alla fiducia, alla pace, alla riconciliazio­ne. Gesù vive in mezzo a noi, è immerso nei nostri pro­blemi, è l'amico fedele della nostra vita, il maestro che non abbandona i suoi discepoli. Gesù è il pastore in­stancabile, che non si accontenta delle novantanove pe­core docili alla sua voce, ma va in cerca della smarrita, che non sempre si lascia trovare. Solo il Cuore di Gesù, pastore divino, ha la capacità e il potere di liberarci da un cuore di "pietra", freddo e insensibile, per far posto a un cuore di "carne", vale a dire, a un cuore umano che, a detta di S. Agostino, non ha pace finché non trova riposo in Dio. Rivestiamoci di umiltà e di fiducia, per uscire dallo stato di indifferenza di cui spesso siamo vittime. Vivia­mo nella certezza della misericordia di Dio.
4. Preghiamo
Signore Dio, Padre nostro, fonte della gioia e della pace, tu continui a rivelar­ti in Gesù e affidi al suo potere regale le sorti dei singoli uomini e di tutti i popo­li del mondo: sostieni la nostra fragilità con la forza del tuo Spirito e fa' che nelle varie vicende vis­sute nel corso del tempo non ci separiamo mai dal nostro buon pastore che ci guida con sicurezza alle sor­genti della vita. 


Venerdì:
TU SEI LA NOSTRA SPERANZA
1. Invocazione
 
Padre onnipotente e santo; ti ringraziamo per aver­ci dato Gesù come Redentore: in lui, tuo unico Figlio, hai vinto la nostra morte e ci hai aperto il passaggio alla gioia della vita eterna; concedi a noi cristiani, che celebriamo con esultanza la risurrezione, di essere rinnovati nel cuore dalla forza del tuo Spirito, per rinascere ogni giorno nella luce del Signore risorto.
2. Lettura (Lc 24,13-35)
Quello stesso giorno (in cui Gesù era risorto), due discepoli stavano andando a Emmaus. Lungo la via parlavano e discutevano tra di loro di quello che era accaduto in quei giorni a Gernsalemme. Mentre ne discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro. Essi però non lo riconobbe­ro, perché i loro occhi erano come accecati. Gesù do­mandò loro: "Di che cosa state discutendo tra di voi mentre camminate?". Essi allora si fermarono, tristi. Uno di loro, un certo Cleopa, disse a Gesù: "Sei tu l'u­nico a Gernsalemme a non sapere quello che è suc­cesso in questi ultimi giorni?". Gesù domandò: "Che cosa è successo?", e quelli risposero: "Il caso di Gesù, il Nazareno! Era un pro­feta potente davanti a Dio e agli uomini, sia per quel so che faceva, sia per quel che diceva. Ma i capi dei sa­cerdoti e del popolo lo hanno condannato a morte e l'hanno fatto crocifiggere. Noi speravamo che fosse lui a liberare il popolo d'Israele"... Gesù disse loro: "Voi capite poco davvero. Il Mes­sia non doveva forse soffrire queste cose prima di en­trare nella sua gloria?". Quindi Gesù spiegò ai due di­scepoli i passi della Bibbia, che lo riguardavano... In­tanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Ge­sù fece finta di voler continuare il viaggio. Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo: "Resta con noi, perché il sole ormai tramonta". Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola, prese il pane e pronunciò la preghiera di benedizione; lo spezzo e cominciò a distribuirlo. In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui spari dalla loro vista.
3. Meditazione
È impossibile descrivere la tristezza e l'amarezza del cuore: "Speravamo che fosse lui a liberare Israele". E una speranza delusa, forse perché troppo umana; una incredulità amara, forse perché erano penetrati con fe­de nel cuore di Gesù, una tristezza profonda, perché sentivano di non poter vivere senza di lui. Eppure Ge­sù era con loro, camminava con loro, ma non riusciva­no a riconoscerlo. Lo riconobbero quando Gesù spezzò il pane. La risurrezione di Gesù è stato l'even­to fondamentale che ha riunito nella fede il gruppo dei discepoli e ha dato il via alle prime comunità cristiane.  È indispensabile per la nostra vita cristiana non perdere mai di vista il Cristo risorto, modello esem­plare e definitivo della nostra esistenza umana. Per questo dobbiamo costruire la nostra vita a imitazione della sua, curando di avere i suoi stessi sentimenti: la costanza di offrire al Padre le cose quotidiane farle in allegria e quelle vissute nella sofferenza. Chi pensa realmente di vivere in sintonia con il Cuore di Gesù non può esimersi dall'impegno di unirsi a lui nella stessa opera di espiazione e di redenzione. Non gli è possibile fuggire dal Calvario e dal mirag­gio della croce, poiché in essa "la rivelazione dell'a­more misericordioso raggiunge il culmine". Dopo le ore oscure nel silenzio del sepolcro, Gesù ne è uscito vivo. Per noi, se siamo fedeli discepoli di Cristo, anche questo mondo assume un altro volto: non quello di una sofferenza insopportabile e assurda, ma quello della speranza che ci fa affrontare con coraggio anche la sofferenza inevitabile di ogni giorno.
4. Preghiamo
Padre di bontà e misericordia, che nel­la risurrezione di Gesù hai ridato sen­so alla vita, accresci in noi la luce del­la fede perché nei segni sacramentali presenti nella tua Chiesa riconosciamo il tuo Figlio, che continua a manifestarsi anche oggi ai suoi discepoli, ed effondi in noi il tuo Spirito perché abbiamo la fierezza di testimoniare davanti a tutti che Gesù è il Signore e vive e regna in eterno. Amen. 


  Venerdì:  

IO SONO IL PANE DI VITA
1. Invocazione
 
 
Signore Dio, nostro Padre, che ci chiami alla vita e raduni noi tuoi figli intorno alla tua mensa per celebra­re in comunione il sacramento del Corpo e Sangue del tuo Figlio, donaci il tuo Spirito, perché nella partecipa­zione al bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo ringraziamento, espressione della lode data a te da tutto il creato.
2. Lettura (Gv 6,48-58)
In quel tempo Gesù disse: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel de­serto e sono morti. Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i giudei si misero a discutere tra di loro: Co­me può costui darci la sua carne da mangiare?". Ge­sù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo san­gue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia car­ne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risu­sciterò nell'ultimo giorno, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vi­vo per il Padre, così anche colui che mangia di me vi­vrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quel­lo che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
3. Meditazione
Gesù è il pane vivo disceso dal cielo. Ce l'ha do­nato il Padre per saziare la nostra fame di Dio, che è fame di vita; quella vita che va oltre la morte, il­luminata dalla presenza di Dio e beatificata dalla stessa gloria di Cristo. Questo Gesù noi ora l'ab­biamo in modo particolare nell'Eucaristia, che è "il compendio di tutti i doni che il Dio della misericor­dia ci ha lasciato, donandoci questo pane di vita" (Padre Dehon). Pio XII ci ha ricordato, nella sua enciclica, che questi "sono doni palesi del Cuore sacratissimo di Gesù", che noi riceviamo nel sacramento dell'Eu­caristia. E’ impensabile un devoto del Cuore di Gesù, che non trovi nell'Eucaristia l'espressione più viva del culto cristiano. Di qui nasce l'imperativo della parte­cipazione attiva alla messa e all'adorazione eucaristi­ca, quale segno irrinunciabile della pietà cristiana, sollecitata dal Cuore stesso di Gesù quando, nel mo­mento supremo della sua vita terrena, prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, di­cendo: "Questo è il mio corpo, che è dato per voi. Fa­te questo in memoria di me" (Lc 22,19-20). L'Eucaristia è il grande sacramento dell'amore, che dà continuità al mistero dell'Incarnazione e fa rivivere ovunque il mistero di Betlemme e di Nazaret: è il sacramento che ci avvicina al Signore più dell'incar­nazione stessa. Se siamo convinti di questa verità, non possiamo fare a meno della messa, per un imperativo che sgorga irresistibile dal cuore. Perché la messa ci offre il mo­mento privilegiato dell'incontro di Gesù con la comu­nità cristiana, sue membra. La pratica della comunio­ne nei primi nove venerdì del mese dimostra la sua rea­le efficacia, se ha fatto crescere in noi la fedeltà alla par­tecipazione attiva della messa, mediante la quale noi celebriamo la gioia di sentirci salvati e risorti in Cristo.
4. Preghiamo
Signore Dio, Padre di bontà, tanto generoso nel perdono che non ti ras­segni a perdere alcuno dei tuoi figli, accogli nell'abbraccio del tuo amore tutti quelli che tornano a te con animo umile e contrito; ricoprili della tua tenerezza e dello splendore di salvezza perché possiamo tutti amarti e gustare l'ebbrezza della gioia intorno alla cena pa­squale. Ascoltaci nello Spirito santo e in nome del Signore Gesù. 


Venerdì:
LA NOSTRA BEATITUDINE
1. Invocazione
 
 
Signore, nostro Dio e Padre, luce di verità e guida sicura nel cammino verso di te, in Gesù ci hai pro­messo di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola di vita e la mettono in pratica: manda a noi il tuo Spirito perché richiami al nostro cuore tutto ciò che il tuo Cristo ha fatto e insegnato, e ci renda capa­ci di testimoniarlo con le parole e con le opere.
2. Lettura (Mt 5, 1-12)
 In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammae­strava dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno miseri­cordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chia­mati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia per­ché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguite­ranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
3. Meditazione
Le beatitudini sono la descrizione della felicità di Dio e sono l'augurio più squisito che si possa fare ad una persona. Dio è felice, perché è mite, è misericor­dioso, è operatore di pace, è amante della giustizia, nonostante l'opposizione di quanti lo rifiutano e l'of­fendono. Gesù, nel proclamare le beatitudini, ha pure de­scritto il suo cuore, mite e umile; ha illustrato al mon­do la sua missione di pace e di riconciliazione; ha ma­nifestato il suo desiderio di penetrare nel cuore di ogni uomo per renderlo simile al suo: mite, misericordio­so, operatore di pace, pronto al perdono, al dono di sé, a beneficio degli altri. L'uomo che si è lasciato con­quistare dall' amore di Cristo ha, a sua volta, ripreso il suo posto di privilegio nell'universo creato: non vi è nulla al mondo al di sopra della dignità della persona umana. Quale può essere il frutto del culto al Cuore di Ge­sù? L'esperienza ci insegna che la nostra psicologia umana ha bisogno di richiami particolari, di gesti spe­cifici, di segni distintivi da ripetersi nel tempo, per to­glierci dall'usura dell'abitudine, che troppo spesso ci porta alla freddezza e all'indifferenza anche verso le cose più importanti e sublimi da credere e da vivere. Il vero devoto del Cuore di Gesù non si rifugia cer­to nella comunione dei primi venerdì del mese per ot­tenere una salvezza, che non abbia anche il merito di un impegno quotidiano nella vita di grazia. Non trascura mai la partecipazione attiva alla messa domeni­cale, non tralascia di compiere i suoi doveri di cri­stiano e di cittadino. Cerchiamo di dimostrare il nostro amore al Cuore di Gesù, promovendo sempre la pace in famiglia; af­frontando con mitezza di cuore ogni situazione di sof­ferenza; confermando in ogni circostanza la nostra fi­ducia nella bontà e nella misericordia di Dio.
4. Preghiamo
Padre onnipotente e santo, la tua Chiesa esulta di gioia per la tua ope­ra di salvezza realizzata nel nostro mon­do con la santa umanità di Gesù: ora che egli è asceso al cielo anche la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella certa speranza di raggiun­gerlo nella gloria. È questo che dà il senso alla nostra flebile vita, che ti offriamo con amore. 


Venerdì:
SERVITORI DELLA RICONCILIAZIONE
1. Invocazione
 
 
Signore nostro e Dio nostro, tu non accetti il pec­cato e in Gesù rinnovi ogni cosa: egli non viene a con­dannare, ma a salvare il mondo facendosi profeta del­l'amore e servo della riconciliazione; guarda la nostra fragilità e perdonaci ogni errore perché rifiorisca in ciascuno il canto della riconoscenza e l'esultanza del­la gioia. Ascoltaci nel tuo Spirito e nel nome del Si­gnore Gesù.
2. Lettura (Gv 15,18-25)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non cono­scono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che sun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato. Ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione”.
3. Meditazione
Nel culto al Cuore di Gesù acquista un grande va­lore il senso della riparazione: Cristo è stato il primo grande riparatore delle rovine causate dal peccato nel cuore dell'uomo. Come ci dice l'apostolo Pietro: "Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sopra il segno della croce" (1Pt 2,24). Allo stesso tempo, Paolo scrive ai Colossesi: "Ogni cristiano de­ve compiere nel proprio corpo quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo, che è la chiesa" (Col 1,24). Gesù, poi, ci ha avvertiti che se hanno perseguitato lui, perseguiteranno anche coloro che veramente l'hanno conosciuto, amato e seguito. Gesù ci ha associati alla causa della redenzione del mondo. Egli ci ha chiesto un contributo, che gli possiamo dare nella preghiera e nel servizio apostoli­co. Chiamati ad avere gli stessi sentimenti di Cristo, che umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, anche noi dobbiamo nutrire verso il Padre la stessa obbedienza e la stessa fiducia, che ha avuto Cristo. Verso il prossimo dobbiamo saper "perdere la nostra vita", come Cristo l'ha saputo donare nel sa­crificio della croce. Nella costruzione del Regno di Dio dobbiamo dare la nostra collaborazione attiva, per stabilire nel mondo la "civiltà dell 'amore", in contra­sto con la "civiltà della violenza", ad ogni livello. Riparare, quindi, vuol dire ridare il primato all'a­more, che domanda giustizia e riconciliazione, frater­nità e pace, disposti anche a pagare di persona, memori di quanto Gesù ci ha ricordato: "Il mondo vi odia, perché non siete dalla sua parte" (cf Gv 15,19). Il primo gesto di una riparazione attiva lo dobbia­mo esprimere nel desiderare il bene di ogni uomo, an­che del più lontano da Dio. Questo porta a un secon­do gesto, che è quello dell'impegno di ridurre il male nell'uomo, sia in colui che lo provoca sia in colui che lo subisce. La carità ci porta all'esigenza di essere profeti dell'amore e servitori della riconciliazione de­gli uomini in Cristo. Lasciamoci conquistare dall'amore del Cuore di Gesù: diventeremo capaci di sacrificio e di solidarietà con gli ultimi; capaci di riparazione e di donazione, per venire incontro ai bisogni degli altri.
4. Preghiamo
Veniamo a te con fiducia, Padre della luce e della gioia, che nel tuo Figlio Gesù rinnovi gli uomini e le cose: fa' che sappiamo accogliere come norma della nostra vita il comandamento della carità, per amare te sopra ogni cosa e i fratelli come tu li ami. Donaci di ben testimoniare con la nostra vi­ta quotidiana la grande forza rinnovatrice del tuo san­to Spirito. Ascoltaci nel Signore Gesù. Amen. 


PARTE TERZA
 
MOMENTI DI PREGHIERA
 
CORONA DEI MISTERI DEL S. CUORE DI GESU’
Questa triplice corona è un atto d'amore al Cuore di Gesù. Ci aiuta a contemplarlo nei misteri dell'incarnazione, della redenzione e dell'eucaristia. Essi esprimono, prima di tutto, il fuoco dell'amore di Dio per noi, il fuoco nuovo che il Cuore di Gesù è ve­nuto a comunicarci. Domandiamo al Cristo Gesù che questa contem­plazione avvenga con i sentimenti del suo Cuore per il Padre e per gli uomini (Padre L Dehon).
Dice Gesù: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49).
Come recitarla (da solo o in gruppo)
Lode iniziale: "L'Agnello che fu immolato è de­gno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione" (Ap 5,12). Ti benediciamo, Cuore di Gesù, ti glorifichiamo uniti alla lode perenne del cielo, ti rendiamo grazie con tutti gli angeli e i santi, ti amiamo insieme a Ma­ria santissima e a S. Giuseppe, suo sposo. Ti offriamo il nostro cuore. Degnati di accoglier­lo, riempirlo del tuo amore e renderlo con te offerta gradita al Padre. Infiammaci col tuo Spirito perché pos­siamo lodare degnamente il tuo nome e annunciare la tua salvezza alla genti. In un prodigio d'amore ci hai redenti col tuo sangue prezioso. Cuore di Gesù, ci af­fidiamo alla tua perenne misericordia. In te la nostra speranza: non saremo confusi in eterno.
Ora si proclama i misteri, come da formulazione data, scegliendo secondo i giorni un singolo mistero o la corona dei misteri più idonea. Dopo ogni mistero è bene fare un po’ di riflessio­ne e silenzio.
Al tennine: Signore Gesù, accogli l'offerta di noi stessi e presentaci al Padre in unione alla tua oblazio­ne d'amore, in riparazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo. Donaci di avere in noi i sentimenti del tuo Cuore, di imitarne le virtù e di riceverne le grazie. Tu che vi­vi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
 
I MISTERI DELL'INCARNAZIONE
Primo mistero: il Cuore di Gesù nell'incarnazione.
 “Entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto, o Padre, né sacrificio né offerta, un cor­po invece mi hai preparato. Non hai gradito né olo­causti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ec­co, io vengo poiché di me sta scritto nel rotolo del li­bro - per fare, o Dio, la tua volontà"... Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Cristo, fatta una vol­ta per sempre” (Eb 10, 5-7.10).
          Pronunciando l’Ecce venio, il Cuore di Gesù ha offerto noi pure e continua a offrirci.
          Cuore di Gesù, Figlio dell'eterno Padre, abbi pietà di noi.
Preghiamo - Signore Gesù, concedici di vivere nello spirito dell'Ecce venio che ha caratterizzato tut­ta la tua vita. Ti offriamo la preghiera e il lavoro, l'im­pegno apostolico, le sofferenze e le gioie, in spirito di amore e riparazione, perché venga il tuo regno nelle anime e nella società. Amen.
 
Secondo mistero: il Cuore di Gesùnella nascita e infanzia
“Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).
          Avvicinatevi in pace e confidenza. Il Cuore di Dio è aperto per noi nel Cuore di Gesù. La comunio­ne al mistero di Betlemme è unione di confidenza e d'amore.
          Cuore di Gesù, compiacenza del Padre, abbi pietà di noi.
Preghiamo - Padre santo e misericordioso, che ti compiaci degli umili e compi in loro per mezzo del tuo Spirito le meraviglie della salvezza, guarda all'inno­cenza e alla piccolezza del tuo Figlio fatto uomo, e do­naci un cuore semplice e mite, che come il suo sappia acconsentire senza esitazione a ogni cenno della tua volontà. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Terzo mistero: il Cuore di Gesù nella vita nascosta a Nàzareth
“Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,49-52).
          La vita nascosta in Dio è principio dell'unione più intima e perfetta. Per eccellenza l'offerta del cuore, l'oblazione.
          Cuore di Gesù, tempio santo di Dio, abbi pietà di noi.
Preghiamo: Signore Gesù, per compiere in te ogni giustizia, ti sei fatto obbediente a Maria e a Giuseppe. Per loro intercessione, fa' della nostra obbedienza un atto di oblazione che configuri la nostra vita alla tua, per la redenzione del mondo e la gioia del Padre. Amen.
 
Quarto mistero: il Cuore di Gesù nella vita pubblica
“Gesù andava attorno per tutte le città e i vil­laggi, insegnando nelle loro sinagoghe, pre­dicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pa­store. Allora disse al suoi discepoli: "La messe è mol­ta ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il Padro­ne della messe che mandi operai nella sua messe! Rivolgetevi alle pecore perdute della casa di Israele. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 9, 35-38; 10, 6.8).
          La vita pubblica è l'espansione all'esterno del­la vita intima del Cuore di Gesù. Gesù è stato il primo missionario del suo Cuore. Il Vangelo è, come l'eu­caristia, il sacramento del Cuore di Gesù.
          Cuore dl Gesù, re e centro di tutti i cuori, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, che nella tua provvidenza hal chiamato l'uomo e la donna a cooperare all'opera della salvezza fa' che, nello spirito delle beatitudini e in abbandono filiale alla tua volontà, viviamo fedeli al lavoro e alle responsabilità che ci affidi per essere to­talmente dediti al servizio del tuo regno. Amen.
 
Quinto mistero: Il Cuore di Gesù amico dei peccatori e medico dei malati
“Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme al pubblicani e al peccato­ri?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e im­parate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giu­sti, ma i peccatori” (Mt 9,10-13).
          Non c'è sofferenza fisica o tortura morale, non c'è tristezza, amarezza o timore a cui il Cuore com­passionevole di Gesù non abbia preso parte; ha preso parte a tutte le nostre miserie eccetto il peccato, e del peccato ha condiviso la responsabilità.
          Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, abbi pietà di noi.
Preghiamo - Padre, che hai voluto il tuo Figlio povero, casto e obbediente per essere totalmente do­nato a te e agli uomini, rendici conformi all'oblazio­ne che ti ha offerto in ogni istante della sua vita, perché siamo profeti dell'amore e servitori della riconci­liazione degli uomini e del mondo per l'avvento di una nuova umanità in Cristo Gesù, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. Amen.
 
MISTERI DELLA PASSIONE
Primo mistero: Il Cuore di Gesù nell'agonia del Getsèmani
“Allora Gesù andò con loro in un podere, chia­mato Getsèmani, e disse al discepoli: "Sede­tevi qui, mentre io vado là a pregare". E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tri­stezza e angoscia. Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me". E avan­zatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pre­gava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26, 36-39).
          "Il mistero dell'agonia è in modo particolare patrimonio degli amici del Cuore di Gesù. Nell'ago­nia Gesù ha voluto accettare e offrire al Padre tutte le sue sofferenze per nostro amore.
          Cuore di Gesù, propiziazione dei nostri peccati, abbi pietà di noi.
Preghiamo - Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio Gesù subisse l'agonia; vieni in aiuto a quanti sono nella prova. Spezza le catene che ci tengono prigio­nieri a causa delle nostre colpe, guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata e rendici umili collabo­ratori del tuo disegno d'amore. Per Cristo nostro Si­gnore. Amen.
 
Secondo mistero: il Cuore di Gesù schiacciato per le nostre iniquità
“Spogliatolo, gli misero addosso un manto scar­latto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi men­tre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Sal­ve, re dei Giudei!". E sputandogli addosso, gli tolse­ro di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Do­po averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo" (Mt 27, 28-31).
          La passione è il capolavoro dell'amore del Cuo­re di Cristo. Non accontentiamoci della meditazione esterna. Se penetreremo fino al cuore, vedremo una meraviglia ancor maggiore: l'amore infinito.
          Cuore di Gesù, straziato dalle nostre colpe, ab­bi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, hai consegnato il tuo Figlio alla passione e morte per la nostra salvezza. Apri i no­stri occhi perché vediamo il male commesso, tocca il nostro cuore perché ci convertiamo a te e, conosciu­to il tuo mistero d'amore, spendiamo generosamente la nostra vita nel servizio del vangelo. Per Cristo no­stro Signore. Amen.
 
Terzo mistero: il Cuore di Gesù tradito dagli amici e abbandonato dal Padre.
"In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spa­de e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo sedu­to nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abban­donatolo, fuggirono. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fe­ce buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 26, 55-56; 27,45-46).
          Innalzato sulla croce, Gesù non vedeva davan­ti a sé che nemici; non udiva che maledizioni e be­stemmie: il popolo eletto respinge e crocifigge il Sal­vatore!
          Cuore di Gesù, obbediente fino alla morte, bbi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, che ci chiedi di seguire Gesù sulla strada della croce, donaci di essere battezzati nella sua morte, perché possiamo camminare con lui in una vita nuova ed essere strumenti del tuo amore per i fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Quarto mistero: Il Cuore di Gesù trafitto dalla lancia
“Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato croci­fisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli aprì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimo­nianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che di­ce il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrit­tura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19, 32-37).
          Cosa sarebbe l'oblazione di Gesù, la sua vita, la sua immolazione sulla croce, la sua stessa morte, se non traessero la loro linfa dai Cuore di Gesù? Ecco il grande mistero dell'amore, la sorgente e il canale di tutte le grazie, l'immolazione realizzata.
          Cuore di Gesù trafitto dalla lancia, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Signore Gesù Cristo, che con la tua morte obbediente ci liberi dal peccato e ci ricrei se­condo Dio nella giustizia e nella santità vera, donaci la grazia di vivere la nostra vocazione riparatrice co­me lo stimolo del nostro apostolato, per lavorare con te a togliere tutto ciò che ferisce la dignità dell'uomo e minaccia la verità, la pace e la fraternità della con­vivenza umana. Amen.
 
Quinto mistero: Il Cuore di Gesù nella risurrezione.
“La sera dello stesso giorno, il primo dopo il sa­bato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo mo­strò loro le mani e il costato... Tommaso, uno dei Do­dici, chiamato Didimo, non era con loro quando ven­ne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbia­mo visto il Signore". Ma egli disse loro: "Se non ve­do nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il di­to nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo venne Gesù... e disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma creden­te". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 19-28).
          Gesù permette agli apostoli di toccare la ferita del costato per attirare l'attenzione sul suo Cuore ferito d'amore. Ora egli è nel santuario del cielo per es­sere sacerdote davanti al Padre e offrire se stesso in nostro favore (cf Eb 9,24-26).
          Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, che con la risurrezione hai costituito il Cristo Gesù unico mediatore di salvezza, manda su di noi il tuo santo Spirito che purifichi i no­stri cuori e ci trasformi in sacrificio a te gradito; nel­la gioia di una vita nuova loderemo sempre il tuo no­me e saremo strumenti del tuo amore per i fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
MISTERI DELL'EUCARISTIA
Primo mistero: Il Cuore di Gesù degno d'infinito amore.
“Gesù disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima del­la mia passione". Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio cor­po che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice di­cendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi" (Lc 22, 15.19-20).
          Durante tutta la sua vita Gesù ebbe fame e sete di questa Pasqua. L'eucaristia diventava la sorgente di tutti i doni del suo cuore.
          Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Signore Gesù, che hai offerto al Pa­dre il sacrificio della nuova alleanza, purifica i nostri cuori e rinnova la nostra vita, perché nell'eucaristia possiamo gustare la tua dolce presenza e per tuo amo­re sappiamo spenderci per il vangelo. Amen.
 
Secondo mistero: Il Cuore di Gesù presente nell'eucarestia
“Gesù è diventato garante di un'alleanza mi­gliore ... E poiché resta per sempre, possie­de un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si acco­stano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore... Infatti non abbiamo un sommo sa­cerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somi­glianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dun­que con piena fiducia al trono della grazia, per rice­vere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno" (Eb 7,22-25; 4, 15-16).
          Nella vita eucaristica ogni attività esteriore ècessata: qui rimane la vita del cuore senza interruzio­ne, senza distrazione. Il Cuore di Gesù è assorbito in­teramente nel pregare per noi.
          Cuore di Gesù, ricco per chi t'invoca, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Signore Gesù, che vivi nell'eucari­stia in perenne intercessione per noi, unisci la nostra vita alla tua continua oblazione d'amore, perché nes­suno vada perduto di quanti il Padre ti ha affidato. Concedi alla tua Chiesa di vegliare nella preghiera e nella disponibilità per compiere ciò che manca in es­sa alla tua passione, a favore dell'intera umanità. Tu che vivi e regni nei secoli del secoli. Amen.
 
Terzo mistero: Il Cuore di Gesù, sacrificio vivente.
“In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo san­gue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia car­ne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risu­sciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vi­vo per il Padre, così anche colui che mangia di me vi­vrà per me" (Gv 6, 53-57).
          L’eucaristia rinnova in certo modo i misteri del­la passione. San Paolo ha scritto: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Cor 11,26).
          Cuore di Gesù, fonte di giustizia e d'amore, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Signore Gesù, che ti sei sottomes­so nell'amore alla volontà del Padre fino al dono to­tale della tua vita, fa' che a tuo esempio e per tua gra­zia possiamo offrire i sacrificio di noi stessi a Dio e ai fratelli, e unirci in maniera più decisa alla tua volontà di salvezza. Lo chiediamo a te che vivi e regni nei se­coli dei secoli. Amen.
 
Quarto mistero: il Cuore di Gesù rifiutato nel suo amore.
"Il calice della benedizione che noi benediciamo non forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane... Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?" (1Cor 10, 16-17, 21-22)
          Il Cuore di Gesù nell'eucarestia è il solo e vero riparatore ed è, allo stesso tempo, - capace d'a­mare e di rendere grazie. Noi ci associamo a lui per questo grande compito della riparazione: il suo amo­re trasformerà le nostre azioni in atti d'amore, come ha trasformato l'acqua in vino a Cana.
Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, che nell'Eucaristia ci fai gu­stare la presenza salvatrice del tuo Cristo, fa' che ren­dendogli l'omaggio della nostra fede, adempiamo an­che al dovere di una giusta riparazione. Per Cristo no­stro Signore. Amen.
 
Quinto mistero: Nel Cuore di Gesù a gloria del Padre.
“ E dicevano a gran voce: "L'Agnello che fu im­molato è degno di ricevere potenza e ric­chezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizio­ne". Tutte le creature del cielo e della terra, sotto ter­ra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnel­lo lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei seco­li" (Ap 5, 12-13).
          Non dobbiamo vivere che del Cuore di Gesù, e il Cuore di Gesù è solo soavità e misericordia. Il no­stro solo desiderio sarà di diventare l'eucaristia vivente del Cuore di Gesù come questo divin Cuore è la no­stra eucaristia.
          Cuore di Gesù, degno di ogni lode, abbi pietà di noi.
Preghiamo: - Padre, per la tua gloria e per la no­stra salvezza, hai costituito sommo ed eterno sacer­dote il Cristo tuo Figlio; concedi anche a noi, divenu­ti tuo popolo sacerdotale mediante il suo sangue, di unirci alla sua perenne eucaristia per fare di tutta la nostra vita un'oblazione di grazie al tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
 ATTO DI CONSACRAZIONE
di S. Margherita M. Alacoque
Io (nome e cognome), dono e consacro al Cuore adorabile di Gesù Cristo la mia persona e la mia vita, le mie azioni, pene e sofferenze, per non voler più servirmi d'alcuna parte del mio essere, che per onorarlo, amarlo e glorificarlo. È questa la mia vo­lontà irrevocabile: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli. Ti scelgo, o Sacro Cuore, co­me unico oggetto del mio amore, per custode della mia vita, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell'ora della mia morte. Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà. Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; il tuo puro amore s'imprima profondamente nel mio cuore, in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato. Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo. Cuore amoroso di Gesù, pongo tutta la mia fi­ducia in te, perché temo tutto dalla mia debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà.
 
 NOVENA AL SACRO CUORE
per Intercessione di Padre Dehon
   1. Cuore divino di Gesù, da quel Natale di Collegio in cui per la prima volta face­sti sentire al tuo servo Pa­dre Dehon, ancora fanciul­lo, la sua chiamata al sacer­dozio, egli non ebbe altro de­siderio nella vita che di essere tuo, di spendere la sua vita per te. Per il bene che ti ha voluto, Signore, fa' che anch'io abbia te come ideale della mia vita e la­vori e mi sacrifichi con te e per te. Gloria al Padre...
   2. Non fu facile, Gesù, per il tuo servo diventare sacerdote. In casa si ebbe un rifiuto deciso. Poteva cs­sere tutto: avvocato, ingegnere, magistrato, parla­mentare, tutto; ma non prete. Divenne avvocato, ma poi, appena maggiorenne, disse ai suoi che la sua stra­da era sempre e solo il sacerdozio, e si fece seminarista, e pianse alla prima Messa. Signore, ricordati di queste lacrime, di quella commozione. Ch'io possa assistere alla Messa con quelle disposizioni. Ch'io veda glorificato il tuo servo sugli altari. La sua preghiera mi ottenga la pace, la salute nella mia famiglia. Gloria al Padre…
   3. Non fosti tu, Signore, ad attirare Padre Dehon al tuo cuore? E più lo attiravi, più ti chiedeva che co­sa volessi che facesse per te. Un giorno glielo hai det­to: lo volevi disponibile e volevi un Istituto di dispo­nibili. Signore, sai che non è facile fare la tua volontà, non è facile amare un Dio Crocifisso. Padre Dehon fu fedele al suo impegno. Ed io? Si­gnore, io credo, ma tu aumenta la mia fede. Io ti amo, ma tu aumenta il mio amore. Si, Signore, questa è la grazia particolare che ti chiedo per amore del tuo ser­vo Padre Dehon, per i meriti del suo sacerdozio. Glo­ria al Padre.
 
PER LA CONVERSIONE DEL CUORE
preghiera di Padre Dehon
Gesù, tu sei tanto buono nell'avvertirmi, nel se­guirmi, nell'umiliarmi! Possa io non resistere alla tua grazia, come ha fatto Simone il fariseo, e convertirmi come la Maddalena. Gesù mio, dammi la generosità nel rinnegare me stesso, affinché la mia non sia una conversione imperfetta e non ricada nelle mancanze passate. Dammi la grazia di amare il sacrificio e di corrisponderc a tut­ti i sacrifici che tu mi domandi. Gesù, prostrato al tuoi piedi, lascia che ti dica che sono confuso e ti amo. Non ti chiedo la dolcezza del le lacrime di pentimento, ma il pentimento vero e amoroso di un cuore che sente di averti offeso e ne ri­mane addolorato per tutta la vita. Amen.