mercoledì 29 giugno 2011

Basta con le canzonette in Chiesa!





Basta con le canzonette in Chiesa!


Lo ha affermato il maestro Riccardo Muti

Trieste, 21 maggio 2011 - “Non capisco le canzonette in Chiesa, durante le celebrazioni liturgiche”. Lo ha detto il maestro Riccardo Muti, che a Trieste ha ricevuto la cittadinanza onoraria.

“La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che è strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le Chiese, tra l'altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette.

Probabilmente questo è stato apprezzato all'inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma è un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone.

Perché allora mettere quattro-cinque ragazzi di buona volontà a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento?”.

“E poi -ha continuato Muti- se si sente l'Ave Verum di Mozart in Chiesa, sicuramente anche la persona più semplice, più lontana dalla musica può essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette è come stare in un altro posto”.

Soffermandosi, invece, sugli spirituals, Muti ha osservato che “questa è un'altra cosa, un altro livello, è un'altra cultura: antica e profonda, cantano e danzano con il corpo. E comunque è una cosa che non ci appartiene. Quello che ci è appartenuto con Perosi, Rossini a Verdi sono cose importantissime per la Chiesa e per lo spirito. Perché tutto questo sta sparendo quando è nostro patrimonio di cui se ne sta impadronendo altre nazioni?

La Cina oggi ha milioni di pianisti e violinisti con le fabbriche di strumenti che si sono centuplicate, e si sta impossessando della nostra cultura. Ma noi no della loro.

E allora se noi non ci fortifichiamo nella consapevolezza della nostra cultura, finiremo in pochi anni di diventare il museo del mondo”.

Muti ha concluso sottolineando che “pittura, scultura e musica fanno parte della nostra grande storia dell'arte, ma a differenza della pittura e della scultura che nei licei si fanno, la musica viene abbandonata come qualcosa di fastidioso e dilettantesco.

Ma così diventiamo solo il paese della canzonetta, dimenticando il contributo fondamentale dell'Italia al mondo. Basta pensare alle scuola napoletana nel '700. E noi abbiamo anche dato il nome alle note. E poi ci siamo fermati.

Ma non è colpa di nessun governo, è imputabile a decenni e decenni di abbandono della cultura, come elemento che può accomunare un popolo e identificarlo”.