QUELLA CHIESA MODERNA CHE FA ACQUA
DA TUTTE LE PARTI
SINDROME DI AUTODISTRUZIONE ?
1) “La Chiesa si trova in un’ora di inquietudine, di autocritica, si direbbe di autodistruzione. E’ come uno sconvolgimento interiore, acuto e complesso che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. Si pensava ad una fioritura, ad una espansione serena delle concezioni maturate nelle grandi assisi del Concilio. Ma /.../ se ne viene a sottolineare soprattutto l’aspetto doloroso. Come se la Chiesa percuotesse se stessa"(Papa Paolo VI, Discorso del 7 dicembre 1969).
2) “Per qualche fessura, il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio. /.../ Noi avremmo creduto che l’indomani del Concilio sarebbe stato un giorno di sole per la Chiesa. Ma, invece del Sole, abbiamo avuto le nuvole, la tempesta, le tenebre /.../ Cosa è successo? Una potenza avversa è intervenuta: il Diavolo, quest’essere misterioso" (Papa Paolo VI, Discorso 29 giugno 1972).
3) “Qualche cosa di molto strano e doloroso sta avvenendo /.../ anche tra coloro che conoscono e studiano la Parola di Dio: viene meno la certezza nella verità obiettiva e nella capacità del pensiero umano di raggiungerla; si altera il senso della fede unica e genuina; si ammettono le aggressioni più radicali a verità sacrosante della nostra dottrina, sempre credute e professate dal popolo cristiano; si mette in questione ogni dogma che non piaccia; si prescinde dall’autorità insostituibile e provvidenziale del Magistero; e si pretende di conservare il nome cristiano arrivando alle negazioni estreme d’ogni contenuto religioso /.../ Questo avviene anche da parte di persone e pubblicazioni, che avrebbero la missione d’insegnare e di difendere la fede /.../ la moda fa legge più della verità; /.../ alla Chiesa non si obbedisce, vi è pericolo d’una disgregazione della dottrina, e si pensa da alcuni che ciò sia fatale nel mondo moderno”(Papa Paolo VI, Udienza alla Conferenza Episcopale Italiana, 7 aprile 1967).
4) Papa Giovanni Paolo II in un Discorso del 1981 è altrettanto incisivo: "Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi, si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata da sempre insegnata; si sono propgate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel "relativismo" intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva. Bisogna essere Buoni Samaritani di ogni uomo /.../. Oggi bisogna ricominciare tutto da capo, dai “preamboli della fede” fino ai “novissimi”. /.../ È necessario formare le intelligenze, con ferme ed illuminate convinzioni, perché solo cosi si possono formare le coscienze. /.../ Per ottenere questi effetti ci vuole fermezza di dottrina, ma soprattutto bontà di cuore!”(Discorso ai Convegnisti di Missioni al popolo per gli anni ’80 di Venerdì 6 febbraio 1981; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, volume IV, 1 / gennaio-giugno /, 1981, pp. 235-236 ).
5) Card. Ratzinger - Via Crucis – Venerdì Santo 2005 – Nona stazione - Gesù cade per la terza volta: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? /.../ Non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui? Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata? Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. PREGHIERA: Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le no42 vengono scoraggiati o minacciati oppure viene loro proibito anche solo di accennare alla S. Messa di San Pio V. Vengono rifiutate le richieste di gruppi di laici. Del Motu Proprio o non si parla per niente o se ne parla in modo negativo e spesso fazioso. Nessuno, o quasi nessuno, poi si impegna a far conoscere le motivazioni, di grande spessore spirituale e pastorale, per le quali il Papa Benedetto XVI, ha ritenuto legittimo e opporstre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu,
però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi. (N.d.R. = Le profetiche parole dell'allora Card. Ratzinger parlano di una chiesa moderna ridotta a brandelli. La cosa più ridicola è che, invece alcuni pensano addirittura che questa sia la migliore chiesa che si sia mai avuta! = N.d.R.).
6) Cappella papale – Missa pro eligendo romano pontifice – Omelia del Cardinale Joseph Ratzinger – Decano del collegio cardinalizio - Patriarcale Basilica di San Pietro- Lunedì 18 aprile 2005. Commentando Ef 4, 11 - 16, afferma: "/.../ E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale! Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero/.../ La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr. Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
7) Benedetto XVI, Omelia in San Pietro, nella Messa in onore dei santi Patroni di Roma, San Pietro e San Paolo: “Oggi il pericolo più grave per la Chiesa non è rappresentato dalle persecuzioni dei cristiani che la Chiesa subisce da due millenni. Il male peggiore la chiesa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto’’ (29/6/2010).
DEVASTAZIONI, TRADIMENTI, INFEDELTÀ
Nella Chiesa moderna post-conciliare
ci sono delle malattie chiare che finiscono per debilitare tutto l’organismo.
A) VESCOVI E DISOBBEDIENZA
Il 25 marzo 1984 Papa Giovanni Paolo II chiese a tutti i vescovi del mondo di fare con lui la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. La maggior parte dei vescovi di tutto il mondo non partecipò a questa cerimonia e disattese le richieste del Papa. Molti vescovi ammisero spontaneamente di non avervi partecipato. Lo stesso Giovanni Paolo II era consapevole che molti vescovi avevano ignorato la sua richiesta (cfr. Fede e Cultura, Dicembre 2008, pp. 23-25).
B) Dal 14 settembre 2007, è entrato in vigore il MOTU PROPRIO “SUMMORUM PONTIFICUM”. C’è una grande quantità di vescovi, tranne rare e lodevoli eccezioni, che purtroppo, di fatto, boicottano, ostacolano e in non pochi casi addirittura proibiscono l’applicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”, impedendo a molti l’accesso alla Forma straordinaria. Esiste, di fatto, una specie di “embargo” liturgico per cui, pur non essendoci dichiarazioni ufficiali di contrarietà al Motu Proprio, dietro le quinte, i preti tuno pubblicare il “Motu proprio”. Il basso numero di Messe di San Pio V celebrate, per esempio in Puglia non è imputabile – come si vuol far credere - ad un presunto scarso interesse del “popolo di Dio” per la Liturgia tradizionale, ma certamente è dovuto al boicottaggio che il Motu Proprio ha ricevuto dai Pastori delle Diocesi. Dove c’è stata infatti libertà di celebrazione della Santa Messa di San Pio V l’accoglienza è stata sempre, o in gran parte, di entusiasmo e di grande stupore per il senso del sacro, del silenzio, del mistero, del rispetto liturgico che la forma straordinaria trasmette e promuove.Ora la S. Messa di San Pio V è un diritto acquisito di ogni fedele cattolico, non una concessione del vescovo. Se il Vescovo, impedisce questo diritto, è il Vescovo che disobbedisce al Papa, non i fedeli al Vescovo! Nessun Vescovo, anche nella sua Diocesi, è superiore al Papa né può mettersi sullo stesso piano del Papa. Quindi nessun vescovo ha l’autorità per disattendere disprezzare, contestare o vanificare un documento papale. Nessuno può negare o calpestare il diritto di ogni
fedele sancito dal Motu Proprio. Chi lo facesse commetterebbe un “abuso di potere” e farebbe un uso privato ed individuale di una realtà pubblica ed ecclesiale, qual è la Diocesi. I “consigli episcopali diocesani” locali non sempre sono stati capaci di aiutare il Vescovo a comprendere che le sue opinio43 ni individuali, opposte al Magistero del Papa e le sue sensibilità molto soggettive, per quanto rispettabili, non costituiscono Magistero e non possono essere fonti di decisioni diocesane e, quindi, ecclesiali e pubbliche.
C) VESCOVO-LATRIA
Il problema dovrebbe essere risolto “a monte”, alla sua radice: esiste una mentalità diffusa per cui, nel post-concilio, la “collegialità episcopale” ritiene, in qualche modo e in larga misura, di avere la stessa autorità del Papa o, comunque, pensa di potersi collocare da “pari a pari” col Papa. Ecco perché, anche se il Papa dà autorevoli indicazioni magisteriali o promulga documenti, le varie Conferenze episcopali decidono loro se, e cosa, recepire del Magistero papale. A dimostrazione della prevalenza, quasi dappertutto, di questa dannosa e abnorme mentalità “episcopaliana” (o “gallicana”), che sostiene un altrettanto strana ecclesiologia “episcopaliana” (o “gallicana”), che
è l’anticamera del conciliarismo, citiamo quanto riferito da due nostri giovani del gruppo “Summorum pontificum” che, a suo tempo, seguirono il cammino diocesano per diventare Sacerdoti. Nel Seminario di Molfetta, l’animatore dell’anno di accoglienza, ripeteva continuamente, in modo ipnotico: “I Vescovi dicono….”; “i Vescovi hanno deciso….”; “i Vescovi pensano che…..”; “i Vescovi mi hanno incaricato di dirvi che….”, “I Vescovi vogliono…”, mentre la figura e il ruolo del Papa risultavano marginali e lasciati sullo sfondo, se non, a volte, criticati. Insomma in qualche seminario c’è una specie di “vescovo-latria” e una chiara “Papadisistima”. Purtroppo bisogna dire che nei seminari non c’è ascesi e penitenza evangelica (anzi sono anche derise), mentre si fa molto psicologismo. Non ci si lamenti poi degli scandali sessuali se, già in seminario, c’è un clima di disinvoltura e di condiscendenza sessuale; se viene data scarsa importanza alla mortificazione delle inclinazioni disordinate; se già in seminario, si esalta lo spontaneismo; se non viene tenuta in altissima considerazione la virtù della purezza, e non c’è un’autentica e profonda educazione alla castità. D) In linea generale nei luoghi ufficiali di formazione o prevale ancora “l’ermeneutica della frattura” (credono quasi tutti che la Chiesa è iniziata col Vaticano II) o non si è capaci di allontanarla e sostituirla pienamente con “l’ermeneutica della continuità”, come il Papa ha indicato nel suo magistrale discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005. Questa “mentalità di frattura”, infiltrandosi in vari ambiti (ecclesiologia, liturgia, storia della chiesa, pastorale, ecc.) orienta, inclina e, a volte, purtroppo determina quella che Don Giussani chiamava una “protestantizzazione del cattolicesimo”, per cui da questi luoghi di formazione (sic!) invece di uscire persone salde dottrinalmente, “pronte sempre a dare ragione della propria fede” (1 Pt 3,15), innamorate dell’unico Cristo e dell’unica Chiesa, escono sovente, tranne lodevoli casi di resistenza personale, studiosi incerti (a volte anche catto-protestanti) che veri apologeti cattolici. Ed è chiaro che senza unità di fede, non può esserci unità di comunione ecclesiale. Si valuti, inoltre, che da questi Istituti, con questo amalgama teologico, escono poi gli insegnanti di religione che, qualora siano essi stessi, in qualche modo, mal orientati vanno a riversare questo “magma” agli studenti della scuole pubbliche.
E) Nei cosiddetti luoghi ufficiali di formazione, soprattutto quelli di formazione socio-politica, i partecipanti entrano cattolici ed escono catto-comunisti o comunque si insegna loro che il vero cattolico è solo di ….. sinistra! (sic!). Un pò dappertutto il nuovo “Credo” recita più o meno così: “Credo nel Padre ….. Credo nel Figlio …. Credo nello Spirito Santo ….. Credo nella …. Sinistra!!! Questa grottesca e idolatrica “professione di fede” (non espressa ufficialmente, ma vincolante di fatto) è la “conditio sine qua non” (non ufficialmente dichiarata) per accedere a ricoprire incarichi ufficiali importanti. Con questa apertura sconsiderata si espongono giovani e meno giovani alla suggestione di valori anticristiani e ad ammorbidire o mettere in secondo piano i valori della cultura cattolica “non negoziabili” (aborto, divorzio, matrimoni gay, morale anticristiana, disinvoltura e cedimenti sessuali, odio di classe, principio di sussidiarietà e di solidarietà, corpi intermedi, ecc.). La mentalità collettivistica (mutuata dal comunismo) informa e penetra in vari ambiti della chiesa: nella liturgia, nell’ecclesiologia, nei sacramenti, nella pastorale, persino nella pietà personale. Tutto è piegato al comunitarismo e al collettivismo, a detrimento della sana dimensione personale che viene erroneamente identificata con l’individualismo e quindi spesso squalificata. Sarebbe valido solo ciò che è comunitario! Negli anni 70 si sceglievano preti "di sinistra" e si consacravano vescovi.
F) Negli studi teologici non si tiene conto dei punti chiave, degli insegnamenti fondamentali e degli orientamenti indicati nella Dichiarazione “Dominus Jesus”(Congregazione per la dottrina della fede, 6 agosto 2000), ma si preferisce essere dipendenti da teologi o da posizioni teologiche che, direttamente o indirettamente, velatamente o apertamente, indulgono o aprono all’indifferentismo religioso e al relativismo ecclesiologico. Quasi nessuno professa e difende l’assolutezza, l’esclusività, l’originalità, l’unicità e l’universalità di Cristo Gesù (cfr. Dominus Jesus, nn. 9-15). Quasi nessuno professa e difende la centralità, l’unicità, l’unità, l’universalità, l’originalità e la necessità, della Chiesa Cattolica (cfr. Dominus Jesus, nn. 16-19). In generale, poi, sia negli studi teologici, che nella pastorale, sia nell’ecclesiologia, (anche in Diocesi), dal “katà – olon” (secondo il tutto), proprio della fede e della dottrina cattolica (cfr. C.C.C., n. 830), si indulge e si sposa un mortifero e protestante “katà - méros” (secondo la parte, la porzione, la fazione, il partito), che piega la vera
fede a settarismi, a parzialità, a intrupparsi nel modernismo e in ciò che passa in questo momento davanti agli occhi. Si assolutizza così la chiesa particolare e il vescovo diocesano, a scapito della chiesa universale e del Papa. La chiesa particolare sarebbe tutto, mentre la chiesa universale sarebbe quasi una realtà astratta: in realtà non sarebbe la chiesa particolare “formata ad immagine della chiesa universale” (cfr. C.C.C., n. 833) ma la chiesa universale sarebbe “formata ad immagine della chiesa particolare” o comunque sarebbe solo una specie di sommatoria delle chiese particolari che, comunque, costituirebbero la realtà concreta da cui partire. Una “chiesa alla rovescia”, ad imitazione di quel “mondo alla rovescia” che oggi prevale nella società. Questa mentalità del 44
In quella parte di chiesa moderna postconciliare
dove ha prevalso l’ermeneutica della frattura e la dottrina e la liturgia sincretista c’è, di fatto, un ribaltamento della spiritualità e dei ruoli tradizionali.
ABUSI NELLE CHIESE
Ci permettiamo di fotografarli innanzitutto per promuovere un salutare esame di coscienza e per riagganciarci ad una vera riforma che porti alla promozione della bellezza e della autenticità della fede cattolica.
ESIBIZIONISMI ECCLESIALI
Nelle Chiese della chiesa moderna pensano solo a trovare e ad inventarsi metodi e tecniche solo umane per poter riempire le “katà-mèros”, porta poi ad assolutizzare, nella Chiesa, ogni realtà di parte: si pensi a gruppi, associazioni e alcuni movimenti che assolutizzano talmente se stessi, fino a pensare di essere loro la vera ed unica chiesa.
G) Imperversano i “neocatecumenali” senza che sia corretto ed eliminato il ruolo abusivo dei cosiddetti “catechisti” neocatecumenali, a cui si dovrebbe addirittura obbedienza assoluta e perfetta (che invece va data solo a Dio e non agli uomini! cfr. At 5,29) e che a partire da Kiko Arguello credono di aver ricevuto, come nei movimenti pentecostali, un presunto potere e mandato (sic!) di rifondare la chiesa. Essi, di fatto, si comportano e vivono da pastori paralleli, di una chiesa parallela, con una catechesi parallela. (sincretismo dottrinale catto-protestante-gnostico-ebraizzante), con liturgia che sarebbe un sincretismo catto-protestante (cfr. articolo in questo numero alle pp. 16-34).
H) Mentre ufficialmente si invita a non trasformare la S. Messa in uno show, di fatto, si dà ampio e libero corso nel cosiddetto movimento
carismatico cattolico, alle cosiddette messe carismatiche”, che trasformano la S. Messa (e non solo quella!) in uno show, in uno spettacolo folcloristico, in un circo equestre, in un clima da carnevale dove di esibiscono sia i preti che i laici. Anche qui è stata creata una nuova liturgia sincretista: alla Messa cattolica o ad altri avvenimenti liturgici, viene appiccicata l’esperienza carismatica pèntecostale, e così la nostra liturgia viene invasa e colonizzata da un’esperienza emozionale protestante. Anche qui c’è un sincretismo: involucro cattolico ma esperienza, preghiera e stile di tipo protestante. In molti aspetti questo movimento carismatico non è altro che il “pentecostalismo protestante classico” catapultato nella chiesa cattolica, solo con qualche ritocco marginale. La cosiddetta “effusione dello spirito” (solo chi fa
già parte di questo gruppo può conferirla!), sostiene e promuove una mentalità ed una prassi per cui esisterebbe un presunto “potere” carismatico trasmesso solo all’interno di questi gruppi e che il resto della Chiesa ….. non avrebbe (sic!).
ALTERAZIONI NELLE CHIESE
Chiese: non si bada alla qualità, ma soltanto alla quantità. Ecco perché questa chiesa moderna è diventata un palcoscenico dove potersi esibire; dove “veline” e “soubrette” e “attori” di ogni tipo e di ogni specie di vanità si esibiscono e si autoesaltano. Si vive fuori e contro la Verità perché si ama stare al centro dell’attenzione. Così facendo questo protagonismo malato toglie Gesù dal centro e quindi collassa tutta la fede. Queste manie di protagonismo si rendono presenti fuori e dentro la Chiesa.
L’UOMO AL CENTRO
Ecco perché è stato tolto il Tabernacolo dal centro ed è stato nascosto dietro qualche angolo: pensano che Cristo non li veda e non li senta. Hanno tolto il Tabernacolo dal centro per mettersi loro al centro. Non sanno che dovranno rendere conto di tutto a Dio. Non sanno che Gesù li chiamerà a giudizio su tutto e non solo su alcune cose, su tutto, veramente su tutto. Ecco perché hanno tolto la Croce e l’hanno tolta, pure lei, dal centro: per loro non c’è più sacrificio e spirito di sacrificio, non c’è più sofferenza con Cristo e per Cristo, non c’è più spirito di sacrificio, ma, come per i protestanti, solo Cristo ha sofferto, noi non dobbiamo, per nessun motivo, partecipare alle sue sofferenze, incarnare le sue sofferenze nella nostra vita. Per rendersi conto della stoltezza di queste posizioni è utile rileggere più volte la stupenda catechesi che si trova nella 2^ lettura dell’Ufficio delle Letture della memoria di S. Rosa da Lima (cfr. Liturgia delle Ore, vol. 4, pp. 1231-1232). Anche l’architettura di queste chiese moderne mira a mettere al centro l’uomo e Gesù in periferia.
STRAVOLGIMENTO DELLA MESSA
Lo stravolgimento della Messa da sacrificio a solo banchetto, risponde a questa logica protestante e anticristiana. È funzionale al paganesimo che è nel cuore dell’uomo moderno: per questo neo paganesimo aggiornamento ha significato che la Messa deve essere adeguata e plasmata sulle esigenze e i gusti dell’uomo moderno, mentre invece è l’uomo moderno che si deve lasciar plasmare dalla Messa di sempre. Il rifiuto, qui sulla terra, di partecipare alle sofferenze di Cristo, unica via di salvezza, costerà loro sacrificio e sofferenza eterna nelle fiamme eterne. La loro falsa verità, il loro falso aggiornamento, 45 la loro prostituzione col mondo moderno, saranno la loro condanna. Questo nostro mondo moderno, usando il linguaggio dei mistici, non ha fatto altro che sdraiarsi sul corpo di Satana.
NIENTE RIPARAZIONE
Quanto dolore e quanta sofferenza Cristo Gesù ha abbracciato con amore, per noi, e nessuno, o quasi nessuno, cerca di alleviare, di consolare il Suo Immenso Dolore. Facciamo uscire solo parole dalla bocca, ma nessuna collaborazione per consolare Gesù, partecipando alle sue sofferenze come ha fatto la Madonna. Dopo il Vaticano II, in gran parte e in non pochi ambiti, è stata stravolta la spiritualità: essa non è più staurocentrica, ma troppo spesso si è ridotta a scimmiottare la psicologia e l’ottica psicologica, cioè, di fatto, ha finito per adeguarsi e compromettersi con la mentalità del mondo. Invece di abbassare le montagne e riempire i burroni (Lc 3, 4-5; cfr. Is 40,4), invece del rinnegamento di sé per seguire Gesù (Mt 16,24- 26), si è appiattita sulla gratificazione personale, sulla realizzazione (in che direzione?) dell’uomo, e quindi nel rifiuto e nell’eclisse di Dio.
COMBATTIMENTO SPIRITUALE
I veri cristiani devono lottare contro le tentazioni ed il peccato. Bisogna lottare, con la grazia di Dio, contro se stessi: questo significa essere autentici cristiani. Non basta pregare solo con le parole, leggere la Bibbia dalla mattina alla sera, sentirsi soddisfatti solo perché si è fatta la “lectio divina”, o qualche minuto di preghiera spontanea. Ci vogliono i fatti , non le parole: “Il regno dei cieli appartiene ai violenti e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12).
DELUSIONE PER I CONSACRATI
Quello che dà dolore a Cristo Gesù è la condizione e lo stile di vita dei consacrati che hanno dimenticato quello che hanno promesso. Molti vivono la vita spirituale in modo superficiale. Questo avviene perché si è persa la vera fede, si è perso il vero Dio, la vera spiritualità. Si costruisce sulla sabbia e non sulla roccia (Mt 7, 21-27). I colpevoli di questo sono i consacrati: i religiosi, i sacerdoti; proprio loro, per primi, vivono in modo superficiale, celebrano in modo superficiale e molto in fretta, senza preparazione (come previsto nel messale) e senza
ringraziamento. In loro non c’è più, o quasi più, fervore. Non fanno altro che pensare ai falsi aggiornamenti fondati sulle mode del tempo, sul compromesso con le mode del tempo, anziché occuparsi della salvezza delle anime. Invece di piegare la loro volontà alla volontà di Dio Padre, preferiscono piegarla alle richieste e alle necessità del mondo moderno. A) Nei conventi ai novizi, vengono tolti i mezzi per acquistare devozione, li lasciano trascorrere tutto il giorno a faticare, a lavorare, a fare lavori professionali, togliendo loro il prezioso tempo per la preghiera, per la recita del breviario e del S. Rosario, per frequentare i Sacramenti. B) Questo accade anche nelle Chiese. Sono tanti i Sacerdoti che anziché pensare alla salvezza delle anime, pensano a trovare e fare nuove professioni. Poca preghiera e molto lavoro. Questa è la grande causa delle loro imperfezioni e dei loro peccati. Senza vita interiore, senza profonda vita interiore, l’organismo spirituale, prima deperisce, poi va in anoressia e poi muore! Senza orazione mentale non ci sarà mai vera Luce in loro. Non c’è più tempo, per loro, per raccogliersi in Cristo Gesù. Il loro tempo prezioso viene utilizzato quasi esclusivamente per trovare e frequentare altri ambienti. Da questo deriva aridità spirituale. Non si dà più onore a Dio nella S. Messa. I sacerdoti abbandonano le chiese per correre dietro al mondo! Non sanno cosa si sono giocati! Ma le fiamme del mondo non fanno altro che alimentare i vizi e bruciare tutte le virtù (1 Gv 2, 13-17). I vizi si moltiplicano nel mondo e, quel che è peggio, a collezionarli sono proprio gli uomini consacrati: pensano di aver trovato la libertà. Non amano più né sofferenza, né sacrificio e quando non si ama il sacrificio e la sofferenza non si ama Cristo. La loro vita sacerdotale non è più vera messa. Il problema non è solo che ci sono pochi preti, il vero problema è la scarsa qualità dei preti, il fatto che ci sono preti con scarsa fede o addirittura proprio privi di vera fede. Nelle Chiese c’è pochissimo raccoglimento, il silenzio è latitante; appena finisce la S. Messa la gente, come al mercato, si mette a chiacchierare e fa della casa di Dio un salotto. È considerato un segno di vitalità della comunità trasformare la chiesa in un chiassoso luogo di ritrovo, ballare, battere le mani, promuovere stravaganze; spesso arrivano tardi alla celebrazione eucaristica. Non parliamo dell’abbigliamento che, non solo d’estate, è come quello delle spiagge. C’è sempre gente che si volta di qua e di là e si distrae con facilità. Poche le persone che si confessano e si confessano bene. Ai matrimoni e ai funerali, spesso, tanta gente va a fare la comunione, ma i confessionali sono poco frequentati. A causa degli abusi liturgici, sia dei preti che dei laici, la Congregazione per il Culto divino ha dovuto scrivere un documento circostanziato (Redemptionis sacramentum). Nell’Epistolario di Padre Pio, sotto forma di insegnamenti rivolti ad una sua figlia spirituale, Annita Rodote, si trova il modo gradito a Dio di comportarsi in Chiesa (cfr. Vol.
III, lettera 25 luglio 1915, pp. 86-89). Gesù dice a Padre Pio: “Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore per gli uomini! /…/ Gli uomini vili e fiacchi non si fanno nessuna violenza per vincersi nelle tentazioni, che anzi si dilettano nelle loro iniquità. /…/ Mi rimangono solo di notte, solo di giorno nelle chiese. Non si curano più del sacramento dell’altare; non si parla mai di questo sacramento d’amore; ed anche quelli che ne parlano ahimé! Con che indifferenza, con che freddezza. /…/ La mia casa è diventata per molti un teatro di divertimenti; anche i miei ministri che io ho sempre riguardato con predilezione, che io ho amati come la pupilla dell’occhio mio; essi dovrebbero confortare il mio cuore colmo di amarezza; essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle anime, invece, chi lo crederebbe? Da
essi debbo ricevere ingratitudini e sconoscenze. Vedo, figlio mio, molti di costoro che (qui si chetò, i singhiozzi gli strinsero la gola, pianse in segreto) che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con comunioni sacrileghe, calpestando i lumi e le forze che continuamente do ad essi” (P. Pio, Epistolario, vol. I, Lettera 118, p. 342). Nessuno mai mette in luce, ciò che sta veramente accadendo nelle nostre chiese. Ci sono molti GIUDA e pochissimi GIOVANNI. Molti Sacerdoti, sull’altare finiscono per trasfor46 mare la consacrazione solo in una narrazione e, per la scarsa partecipazione personale, di fatto leggono le favole: durante la Consacrazione infatti RECITANO, MA NON SI
IMMEDESIMANO. Celebrano con tanta fretta, non si fermano neppure un istante e poi in seguito sparlano della Santa Messa, la vera Messa. Sono lingue che emanano fuoco velenoso (come il solito prete che va a dire messa alle suore e comincia a sciorinare la sua solita tiritera: la messa non è importante, ciò che conta è fare opere di bene!!!). "Circolano dei facili slogans. Secondo uno di questi, ciò che oggi conta sarebbe solo l'ortoprassi, cioè il "comportarsi bene", "l'amare il prossimo". Sarebbe invece secondaria, se non alienante, la preoccupazione per l'ortodossia e cioè il "credere in modo giusto", secondo il vero senso della Scrittura letta all'interno della Tradizione viva della Chiesa. Slogan facile perché superficiale: infatti i contenuti dell'ortoprassi, dell'amore per il prossimo, non cambiano forse radicalmente a seconda dei modi di intendere l'ortodossia"(cfr. Rapporto sulla fede, ed. cit., pp. 19-20). Osservate cosa fanno i sacerdoti mentre celebrano la S. Messa: fanno tutto di fretta, guardano l’Ostia Santa durante la Consacrazione senza fede, quasi fosse solo un pezzo di pane che ricorda un fatto avvenuto secoli prima: per questo non si soffermano neppure per un istante. Di fatto è solo e soltanto una recita! Vanno di fretta, molto di fretta. Ma questo solo e soltanto nelle cose che appartengono a Dio, mentre invece perdono tempo, tanto tempo, troppo tempo, per i piaceri del mondo. Ecco cosa fanno. Di tutto questo risponderanno davanti a Dio. La colpa è loro se molte anime si sono perse e continueranno a perdersi. Ecco perché non amano fissare la Croce, ecco perché non si genuflettono dinanzi al SS. Sacramento: perché fissando Gesù gli occhi spaziano o devono spaziare sugli orizzonti eterni: cosa che avviene solo e soltanto per i veri sacerdoti.
LA CONSACRAZIONE
La Consacrazione, il Centro, il Fulcro della S. Messa, di fatto viene calpestata. Il Preziosissimo Sangue di Cristo Gesù, presente, Vivo e Vero in ogni celebrazione e consacrazione, non può essere e non deve essere mai, mai, calpestato così come molti osano fare. Padre Pio, nell’Epistolario, riferisce che Gesù ha chiamato i sacerdoti che celebrano la S. Messa con indifferenza, con ingratitudine, con incredulità, “MACELLAI”! (cfr. Epistolario, vol. I, pp. 350-351). Non ci sono più, o quasi più sacerdoti profondamente e veramente innamorati di Cristo Gesù, non ci sono più o quasi più Sacerdoti in estasi, dentro e fuori la Messa, Le Chiese non sono più aperte, sono spesso chiuse, scarne di fedeli. I fedeli non vedono più nelle chiese i sacerdoti genuflessi a pregare dinanzi al SS. Sacramento. I preti preferiscono chiudere le chiese, anziché tenerle aperte, anziché aiutare!. Quante chiese sono chiuse! Quanti Tabernacoli eliminati. Quanti altri Tabernacoli lasciati nella solitudine e nell’indifferenza.
ABITO SACERDOTALE
Il vero motivo per cui si tolgono l’abito è perché esso bene li richiama continuamente al fatto che quell'abito è simbolo della purezza da vivere, della penitenza da incarnare, della vera preghiera da respirare. Il candore e la purezza che l’abito richiede oramai si è mutato e macchiato di peccato, è sporco dei loro peccati. Molti preferiscono abbandonarsi ai loro vizi, anziché abbandonarsi tra le braccia dell’unica, vera Madre, la Santissima Vergine Maria. Questi preti, in fuga dalla loro realtà, preferiscono nutrirsi di peccato. Sono veramente pochissimi coloro che hanno conservato e custodito la loro purezza. Bisogna gridare che bisogna fermare tutto questo. Durante le vacanze ci si lascia andare a sfrenatezze, invece di ritirarsi nel silenzio per riflettere per incontrare Gesù Cristo. L’estate diventa il periodo di maggior perdizione, non solo per i fedeli cristiani, ma soprattutto per i consacrati. Quanti consacrati, siccome vanno in vacanza, lasciano il breviario a casa!
SVALUTAZIONE DEL SACERDOTE
Nel post-concilio c’è stata una crisi del sacerdozio ministeriale, ma essa è stata preceduta, sostenuta e promossa da una svalutazione del ruolo e dell’identità del sacerdote. Contemporaneamente a questa colpevole confusione e alterazione del sacerdozio cattolico, è cresciuto un pò dovunque e si è molto diffuso un laicismo anomalo, sia nelle sue formulazioni teoriche che nella vita concreta della Chiesa. Si è arrivati addirittura ad affermare che “il Concilio ha ribaltato (sic!) la piramide ecclesiale ponendo come elemento costitutivo della Chiesa, i laici” (?!?). Accanto ad un modesta crescita di un laicato autentico, c’è stato un laicismo aggressivo e conflittuale nettamente maggioritario che ha preso il sopravvento. C’è stata una abnorme ipertrofia del ruolo dei laici, favorita, sostenuta e promossa da una teologia che aderendo all’ermeneutica della frattura, inventandosi un laico sempre depresso nel passato ha inventato un laico onnipresente e onni-invadente nel presente! Si è mortificata la specificità e l’unicità del sacerdozio gerarchico e si è esaltato ogni oltre misura quello battesimale. L’unicità, l’originalità, l’esclusività e l’insostituibilità dell’identità, del ruolo del sacerdote, della sua missione e dei suoi carismi, non vengono quasi mai messe in evidenza, anzi si cerca in tutti i modi di appannare, sbiadire, relativizzare la sua unicità per uniformarlo a questo clima di uguaglianza totale che sembra prevalere anche nella chiesa. Si è cercato, in tutti i modi, di limitare al massimo il ruolo del prete e di trasformarlo, sempre e dovunque, solo in un presidente di assemblea che deve sottostare ai flussi altalenanti delle maggioranze laiche. Dall’altra parte si è cercato in tutti i modi di estendere al massimo il ruolo e le funzioni dei laici, non di rado sottraendole indebitamente alle competenze del prete. In non pochi ambiti c’è stata un’ipertrofia illecita del ruolo e delle funzioni del laico. Troppo spesso, soprattutto nei gruppi di ispirazione pentecostale, si sono trasferite ai laici le proprietà, le specificità e addirittura i poteri dei sacerdoti. Nei gruppi neocatecumenali, il catechista laico dice al prete addirittura quale postura del corpo e quali gesti deve compiere durante la confessione, come deve celebrare, cosa deve dire e, se non è catechista, viene equiparato agli altri laici. Nei gruppi carismatici la vera guida, il vero responsabile è colui che ha i carismi. Nel campo del laicismo politico i danni sono ancora più vistosi perchè essi hanno assorbito senza discernimento lo stile conflittuale e di ostilità della mentalità politica e lo hanno travasato nella chiesa anche nel rapporto con i preti. Nel protestantesimo la chiesa è ridotta solo ai laici, fanno tutto i laici e decidono tutto i laici. Dopo il Concilio in un bel pò di ambienti, alcuni hanno addirittura affermato che i preti sarebbero stati un’invenzione della Chiesa nel solito 3° o 4° secolo: prima non sarebbero esistiti! È evidente il progetto di ridurre la chiesa solo ai laici e di dare la chiesa in mano solo ai 47 laici. C’è stata una forte ed accentuata desacralizzazione del sacerdote: il secolarismo toglie al prete la sua figura mistica e di persona sacra con una funzione soprannaturale. Il prete diventa solo il compagno di strada, l’amicone dei giochi e dello svago: non il direttore spirituale ma solo l’accompagnatore, ecc. Abbiamo assistito ad una lunga trafila di grottesche figure: preti-manager, preti-operai, preti-ballerini, preti-noglobal, preti-comunisti, preti-guerriglieri, pretishowman, ecc. Il sacerdote spesso è ridotto solo a semplice “coordinatore del consenso”, a solo animatore del sociale ecclesiastico e ad inserirsi nei meccanismi di consenso dal basso. Il prete perde autonomia: è organizzato statalisticamente dalla diocesi, dalle associazioni, dai movimenti, dalla programmazione pastorale. Come nella sgangherata psicologia di Carl Rogers “il cliente ha sempre ragione”, così nel laicismo postconciliare “il laico ha sempre ragione o…quasi”. I laici devono sempre essere accontentati, adulati ed esaltati. I laici, organizzandosi, dispongono di enormi mezzi di discriminazione che oscurano e manipolano il ruolo di guida del prete. Il laici avrebbero solo diritti e quasi nessun dovere. Il prete avrebbe solo doveri e quasi nessun diritto. In alcuni gruppi questo laicismo è talmente forte ed evidente che si giunge a giustificare e a promuovere i ruoli abusivi del “catechista” o del “carismatico” di turno. I laici, tranne rare e lodevoli eccezioni, spesso fanno quello che vogliono, spesso manipolano i preti, i consigli pastorali, la liturgia; spesso vanno a messa quando
vogliono, prendono la comunione quando vogliono e come vogliono, si scelgono i preti secondo le loro voglie, si sottraggono dove e come vogliono alla direzione del sacerdote. I laici, quasi dovunque migrano da un prete all'altro fino a quando questi non aderiscono alla loro volontà; oppure fingono di seguire un prete perchè devono osteggiarne un altro. Mentre i laici neocatecumenali pretendono obbedienza assoluta, ai preti viene tolta anche l'obbedienza legittima. I laici riescono facilmente ad imporre le loro geometrie, spesso la loro caparbietà; spesso vogliono anche loro “tutto presto e facile”; partecipano solo agli incontri che gli fanno comodo per dire solo ciò che risponde ai loro interessi di parte; si impegnano solo dove c’è la possibilità di gratificazione personale o protagonismo; esercitano spesso pressioni indebite per orientare le scelte del pastore e della parrocchia; pretendono un’autonomia che troppo spesso è invece indipendenza dai pastori. Escono spesso mormorando e criticando tra di loro dalle chiese o dalle riunioni parrocchiali, sempre escludendo il sacerdote, come si trattasse di uscire da manifestazioni politiche. A volte accade dolorosamente che, su cose da aggiustare in comunità, vanno prima in giro a sparlare e a stravolgere fatti e circostanze, senza pensare di andare prima a chi ere e consultarsi col sacerdote e, quando lo fanno, se lo fanno, è solo a cose ultimate. Certamente c’è ancora un apparente rispetto formale, ma c’è un sostanziale scollamento dal legame e dalla relazione evangelica col sacerdote. A volte si ha l’impressione che anche nella chiesa, prevalga il modo di rapportarsi, tipico nelle aziende, tra gli impiegati e i datori di lavoro, regolati da una mentalità sindacale. Anche nella chiesa si ripercuote, a volte in modo decisivo, quella crisi (e quella caduta) del ruolo e del valore dell’autorità che dal ’68 in poi ha flagellato tutta la società e che coinvolge stravolgendolo il rapporto tra genitori e figli, tra insegnanti e alunni, tra tutte le figure educative e i loro referenti e quindi anche tra sacerdote e laici. Non si accetta più un sano rapporto pedagogico, non si accetta più che ci sia una guida e un maestro, non si accetta più la dipendenza da un padre, salvo
poi, in modo ridicolo, diventare schiavi di qualche guru orientale o di qualche santone e cialtrone esoterico nostrano. Certamente esistono ancora buoni e santi preti, ma sono pochi. Certamente esistono ancora laici cattolici bravi, santi e autentici, ma sono molto pochi. Certamente esistono ancora buoni ambienti pedagogici, ma sono rarissimi. Fuori e dentro la chiesa c’è un sovvertimento che mira a capovolgere tutto, a creare un mondo e una chiesa alla rovescia. La fotografia del clima largamente dominante e di comportamenti largamente diffusi, fuori e dentro la chiesa, la offre, in modo chiaro e forte la Sacra Scrittura: “Negli ultimi tempi /…/ Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore” (2 Tm 3, 1-5). Da questo clima laicistico e squilibrato vengono fuori i futuri preti e ci vuole un grande miracolo per rinnegare queste false radici e costruire sulla roccia della Parola di Dio. Dopo il Vaticano II, contro il Concilio c'è stata una caduta della devozione Mariana che ha impoverito sia i preti che i laici.
BREVI INDICAZIONI SULLA DIOCESI DI FOGGIA-BOVINO
La situazione nella Diocesi di Foggia-Bovino è abbastanza seria. A) Il vescovo diocesano, è notoriamente ostile al Motu Proprio di Papa Benedetto XVI, “Summorum pontificum”. Nella nostra Diocesi, come in altre Diocesi dove è condivisa questa presa di distanza, infatti mai c’è stata la presentazione ufficiale del Motu Proprio.
B) Mai l’Ufficio Liturgico Diocesano ha parlato dell’applicazione pratica del documento. Mai è stato detto che chi vuole celebrare questa Messa, è libero di farlo. Mai l’Ufficio Liturgico diocesano si è attrezzato per offrire formazione e competenza liturgica a quei preti che, eventualmente, avessero chiesto di celebrare o imparare a celebrare la S. Messa di San Pio V. È evidente che, se i preti o i Vescovi non ne parlano, i fedeli laici non sanno niente e allora è ovvio che nessuno chieda niente! Per certi vescovi ingiustificatamente quella Messa andrebbe assolutamente evitata, addirittura in quanto espressione di una fede deviata (sic!) e di una ecclesiologia completamente diversa. C’è chi ha addirittura affermato che il giorno della pubblicazione del Motu Proprio è stato il giorno più brutto della sua vita. C’è chi afferma che “Il Papa col Motu Proprio ha creato un “vulnus” nella Chiesa. /…/ Io sono il Vescovo del rito ordinario. /…/ Non credo alla “riforma della riforma”.
C) Ci sono, nella nostra Diocesi, alcuni preti che insegnano che i rapporti prematrimoniali tra fidanzati, non sono peccato, ma normali se ci si vuole bene; ci sono alcuni preti che in confessione fanno psicanalisi invece di una sana direzione spirituale; preti che vivono, parlano e si comportano come laici e laici che parlano e fanno i preti; preti sempre in borghese; ci sono alcuni preti omosessuali che, invece di essere chiamati da parte e curati, vengono sconsideratamente lanciati e pubblicizzati dalla diocesi nella pastorale; ci sono preti venduti alla politica
che invece di seguire il Magistero della Chiesa, seguono le indicazioni di una politica deviata (cfr. teologia della liberazione);
D) ci sono abusi liturgici: preti che urlano e fanno alzare i fedeli che vogliono ricevere la santa comunione in ginocchio; un prete 48 durante un matrimonio, ha invitato i fedeli positivamente a non inginocchiarsi durante la consacrazione; preti che durante la S. Messa chiedono imperiosamente ai fedeli di prendersi per mano durante la recita del Padre Nostro oppure durante un Matrimonio fanno la stessa cosa con gli sposi e i testimoni, facendo un cerchio intorno all’altare; alcuni preti che fanno salire bambini sull’altare che lì giocano e gridano durante tutta la S. Messa e la consacrazione; un prete, presente sul posto, invece di dare lui il viatico ad un morente, lo ha fatto dare dalla figlia credendo così di darle una discutibile gratificazione; alcuni preti inculcano nella confessione l’idea di non preoccuparsi della
S. Messa domenicale in quanto non sarebbe peccato come litigare. Ad una signora che ha confessato di non essere andata a Messa perché impegnata col lavoro in campagna, un prete, quasi scandalizzato, ha risposto “Non hai commesso nessun peccato, per cui non devo assolverti da nulla”! Un pò di sacerdoti insegnano ai fedeli che anche in peccato mortale, si può fare prima la Santa Comunione e dopo confessarsi; alcuni preti dopo la consacrazione depongono sull’altare la pisside e il calice e fanno andare i fedeli a fare la comunione da se stessi, tipo selfservice; tutte cose che nonostante siano state riferite, all'autorità competente, continuano ad essere operate in Diocesi. In non poche chiese uomini e donne, non si sa se sempre ministri della comunione, vanno a prendere la Pisside nel Tabernacolo, nonostante la
presenza e la disponibilità di sacerdoti presenti.
E) Il direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, da anni insegna sull’omosessualità opinioni sue personali invece della sana e sicura dottrina della Chiesa. La sua posizione sull’omosessualità è chiaramente contro la Sacra Scrittura, il Magistero e la Tradizione della Chiesa.
F) Il Direttore Diocesano dell’Ufficio Scuola, ha invitato, a Foggia (18/12/2009), a tenere una conferenza, quel don Vito Mancuso, che sia
l’Osservatore Romano (2 febbraio 2008) sia la “Civiltà Cattolica”(febbraio 2008) hanno denunciato come diffusore di una teologia che non è cristiana ma è una gnosi, con la pretesa che l’uomo si salverebbe da sé. Nel suo libro “L’anima e il suo destino” i dogmi cattolici “negati” o “svuotati” sono circa una dozzina: vengono smantellati il peccato originale, la risurrezione di Cristo, l’eternità dell’inferno, la salvezza che viene da Dio. L’uomo basterebbe a se stesso e si salverebbe da sé, alla luce della sola ragione. In un articolo pubblicato sul quotidiano “Il Foglio”, questo personaggio ha respinto anche il dogma della creazione e la dottrina della “Humanae Vitae” sulla contraccezione, quest’ultima addirittura con l’argomento solo sociologico che i “rapporti sessuali sono praticati largamente al di fuori del matrimonio e a partire da giovanissima età”.
G) Quante persone, a proposito di un bel po’ di chiese, hanno affermato: “Qui si riempie solo quando si fa confusione, quando invece si deve pregare non c’è nessuno”. A volte si è costretti ad uscire dalla Chiesa, perché in esse domina un clima di chiacchiericcio diffuso e di confusione e i sacerdoti presenti non invitano per niente al silenzio, come se la cosa non li riguardasse. A volte anche quando si amministrano le Cresime, si parla molto, durante la celebrazione e nessuno dice nulla, neanche il Pastore. Si sentono preti che durante la S. Messa, proclamano: “Il Signore sia con noi”. H) Da 18 anni, nella nostra Diocesi non viene nominato, ufficialmente, un prete esorcista, come previsto dal Diritto Canonico, con la scusa che nella maggior parte dei casi si tratterebbe solo di disturbi psicologici. Ci sono invece persone che ricevono incarichi diocesani “a vita”. Queste ed altre cose non vengono denunciate perché c’è un’assuefazione diffusa all’abuso: il clima post-conciliare è impastato dell’idea che più ci sono stravaganze e trovate spettacolari o folcloristiche, più si renderebbe “viva” la messa.
FRUTTI DANNOSI DELL'ERMENEUTICA DELLA FRATTURA
In che misura il vento di frattura selvaggia del post-concilio (ermeneutica della frattura) ha inciso sulla situazione moderna di crisi ed è, in qualche modo presente ancora oggi?
Dopo il Concilio la chiesa ha subito un attacco acuto di modernismo. C’era la contestazione alla Chiesa ufficiale, gerarchica, istituzionale; c’era la corsa a rinnegare il passato sempre e comunque; c’era la persecuzione e la liquidazione del tomismo che invece il Vaticano II aveva raccomandato (cfr. O.T., 16; G.E., n. 10); si distruggevano con furore iconoclasta le balaustre degli altari, perché non ci doveva esser più differenza tra clero e laici, tra sacerdozio ministeriale e comune; dilagava il Catechismo Olandese, principale focolaio d’infezione dottrinale e pastorale del mondo cattolico i cui principali estensori erano stati il domenicano Edwards Schillebeeckx e i gesuiti Petrus Schoonenberg e Wilhelm Bless, catechismo che uscì, nonostante tutto, con l’imprimatur del Card. Alfrink, primate d’Olanda e protagonista al Concilio; non ci si inginocchiava più nelle chiese davanti al SS. Sacramento; dalle chiese venivano tolti gli inginocchiatoi; si voleva a tutti i costi laicizzare il prete e clericalizzare il laico; ci fu la crisi più spaventosa della storia della Chiesa, tanto che Papa Paolo VI, parlò di un’ora di autodistruzione della Chiesa, di un inverno, invece dell’attesa primavera (Udienza 7/12/1969); dal 1969 al 1975 (ben 5 anni) circolava in tutta la Chiesa la definizione eretica della Messa, al n. 7 del Cap. 2, nell’I.G.M.R. entrato in vigore il 30 novembre 1969; c’era una corsa al “secolarismo, al laicismo, al raffreddamento della fede e dei costumi; una perdita d’identità e quindi un tradimento del nostro dovere verso il mondo” (cfr. H. De Lubac in “Il Punto”, Roma, 1969, p. 21). C’era il silenzio dei vescovi su tante deviazioni dottrinali, silenzio denunciato da Papa Paolo VI nel 1977 all’amico Jean Guitton (cfr. Paul VI secret): «Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata
su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano». C’erano fior fiori di teologi che svuotavano i dogmi cattolici di fede e disprezzavano il Magistero anche infallibile della Chiesa, sbeffeggiavano i Concili dogmatici (soprattutto Trento!); la gente entrava in chiesa vestita come voleva e vi passeggiava come in una galleria d’arte; venivano spogliati gli altari; quasi tutti potevano e possono distribuire la Santa Comunione; la Messa era ridotta a solo banchetto, per cui, in molti casi i commensali si servivano da soli, e si comunicavano da soli, con stile self-service; venivano ridotti i segni di fede nel culto eucaristico; veniva eliminato o spostato in luogo ininfluente il Tabernacolo; c’erano preti che celebravano senza i paramenti sacri; veniva visto con ripugnanza tutto ciò che apparteneva alla Tradizione della Chiesa, c’era la corsa a liberarsi di tutto ciò che è specificamente cattolico e ad abbracciare in una specie di lugubre sintesi protestantesimo e comunismo, ecc. Gli abusi liturgici erano all’ordine del giorno e tutto doveva piegarsi alla visione modernista della chiesa, della messa, della liturgia, della catechesi, ecc.
La Direzione
Ida Magli, antropologa
Gli errori della Chiesa
“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8).
Un campeggio musulmano nel convento francescano di S. Giacomo della Marca forse non è che un piccolo episodio fra i tanti che testimonia la rinuncia della Chiesa a far vivere il Vangelo. I Francescani vantano il loro spirito di carità (oggi si chiama “accoglienza”, “dialogo”) ma sanno benissimo che lo spirito di carità non converte i musulmani al cristianesimo e che fra poco il Vangelo morirà a causa della morte dei suoi “portatori”. Questa è la durissima verità cui devono riflettere oggi tutti i cristiani, ma soprattutto deve riflettere la Chiesa: o ci si impegna a predicare il Vangelo oppure lo spirito di carità dei Francescani contribuirà a farlo sparire più presto. Il cristianesimo è in grave crisi. Il cattolicesimo in particolare mostra ferite profonde, sia a livello di credenti, sia e ancor più nelle sue strutture portanti, quelle strutture che fin quasi dalle origini hanno permesso alla Chiesa di radicarsi in Europa e di farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Parlo, ovviamente, degli Ordini religiosi, dai Benedettini ai Francescani, ai Domenicani, ai Gesuiti, che vedono oggi i loro noviziati quasi del tutto deserti; parlo del clero diocesano che, non soltanto è sempre meno numeroso, ma è privo di mordente, ripiegato stancamente su parole logorate dall’uso e vuote di contenuto. Parlo delle Suore, un tempo braccio forte delle attività della Chiesa, presenti in tutti i centri nevralgici della società, dalle scuole agli ospedali, in ogni Continente ed oggi costrette a trovare le adepte in India, nelle Filippine, in Africa per non chiudere i loro istituti. Le cifre sono impressionanti: nei quaranta anni del dopo Concilio i religiosi sono passati complessivamente da 329.799 a 214.903 con un calo del 34,83%. I frati minori (francescani appunto) erano nel 1965, 27.009 e sono scesi nel 2005 a 15.794 con un calo del 41,52%. I Gesuiti erano, sempre nel 1965, 36.038 e sono diventati nel 2005, 19.850. Le religiose, che sono sempre state 4 volte di più dei religiosi (questo è un dato costante della storia della Chiesa) sono passate nello stesso periodo da 961.264 a 633.675 con un calo del 34,07% (le cifre sono tratte dall’articolo di A. Pardilla nella rivista “Testimoni” del dicembre 2007). Da che cosa è provocata questa crisi? È troppo facile addebitarla ai costumi dell’Occidente, alla emancipazione delle donne, al consumismo e alla dissipazione della vita moderna. I costumi non erano più morigerati ai tempi delle lotte iconoclastiche quando tuttavia i frati non esitavano ad impegnarsi in prima persona contro l’Imperatore per difendere il diritto alle immagini. La moralità non era migliore nei primi secoli dopo il Mille quando per difendere il Vangelo sono scesi in campo S. Bernardo, S. Francesco, S. Domenico. Per quanto allora fossero spesso gli stessi Papi occasione di scandalo, essi però credevano profondamente nella forza assoluta di Gesù, nella salvezza proveniente dal Vangelo, nel dovere della Chiesa di salvaguardare la novità incomparabile del suo messaggio. La fragilità degli uomini era una cosa, la fede un’altra. Dunque, oggi, la Chiesa deve guardare prima di tutto a se stessa e chiedersi quali siano i motivi veri del distacco dei credenti, un distacco che è incominciato con il Concilio Vaticano II, quindi proprio nel momento in cui si è deciso di dare impulso al dialogo con le altre confessioni religiose. Deve chiedersi perciò se questi motivi non si trovino
principalmente nel suo aver rinunciato a predicare la specificità del Vangelo, la rottura compiuta da Gesù con l’Antico Testamento, con lo spirito dell’Antico Testamento. L’equivoco terribile del nostro tempo – un equivoco che ha pervaso tutti gli aspetti della cultura e della vita sociale – è che bisogna essere uguali per non farsi la guerra. Questo significa che non crediamo affatto al messaggio d’amore di Gesù, visto che invece è proprio mantenendo le differenze evangeliche che dimostriamo di saperci amare. D’altra parte certamente non sono i conciliaboli teologici o liturgici a poterci avvicinare ai credenti nell’Antico Testamento e quindi nel Corano. La cultura discesa da Roma e dal Vangelo è quella che ha informato di sé la lingua, il diritto, l’architettura, la scultura, la pittura, la musica delle nazioni d’Europa ed è questo che conta nella vita dei popoli: lo spirito con il quale hanno incarnato la propria religione. Il Corano vieta le rappresentazioni, vieta le immagini. Questo significa che non appena i musulmani saranno spiritualmente la maggioranza (in Italia manca poco perché non è tanto questione di numero quanto questione di forza propulsiva) quasi tutta la nostra cultura dovrà essere cancellata. I francescani odiano forse l’Italia?
(il Giornale, 2 Settembre 2008)