mercoledì 19 dicembre 2018

I NOVISSIMI - CAPITOLO V - IL PARADISO


I NOVISSIMI
IL PARADISO
Capitolo v
1.   Ancora: dov'è il paradiso? Ci sono dei beati? Chi sono?
Di nuovo: domande un pò spontanee e un pò impertinenti.
Per il luogo, dobbiamo dire qui, a maggior ragione, che il paradiso  non è da collocare chissà dove, in “cielo” magari; ma è una condizione di vita che attraversa e si compone o la nostra, pur tanto diversa. A maggior ragione, perché, se l’inferno poteva presentare qualche difficoltà a causa del male che c'è nella dannazione e soprattutto, poi, a motivo dei corpi risorti, per il paradiso abbiamo persone giunte alla loro pienezza in Cristo, e almeno due “risorti”: Il Signore Gesù stesso la Madonna Assunta in anima e corpo.
E’ la pace dei morti che ci avvolge e  che ci rende prossimi ai Santi.
Per quanto concerne, poi, il problema se ci sono e chi ti sono i beati in paradiso, la risposta non può essere che vi meno contorta di quella data per i dannati all'inferno, anche se non del tutto completata.  A questo punto, però, ha ancor senso parlare di inferno e paradiso, o non sarebbe meglio parlare di dannati e di santi? In chiave più personalistica? .
La fede della Chiesa ci assicura che i beati non sono affatto ipotizzabili come non esistenti. Ci sono. E ne conosciamo molti. C’è Cristo. C’è sua madre. Ma, accanto a loro, ci sono i santi che la Chiesa ha canonizzato e beatificato. Una schiera che include Apostoli, Martiri, Vergini, Confessori. Da inzeppare i giorni del calendario, le formule delle litanie e le pagine del Martiriologio. Ma, poi, ci sono tutti gli altri che sono passati attraverso la fama del Popolo di Dio o i processi canonici della Curia Romana. 
Nomi che non sono pronunciati singolarmente nella Liturgia, ma che entrano del “Santi e Sante tutti del Signore”, come in un luogo sterminato “ecc..” che la Chiesa ci fa dire, con spiegata esultanza, per indicare, coloro che nessuno può numerare.
E tra loro speriamo - O talvolta siam certi, nell’intimo - di trovare persone comunissime le quali hanno svolto un'esistenza incomprensibile senza che fosse affidata al Signore. Madri di famiglia. Operai. Professori universitari. Netturbini. Ragazzi dolci e fieri. Ragazze pulite. Monache. Magistrati. E così via. Anche persone che ci sono state vicine ci hanno fatto intuire, della loro coerenza nella loro umiltà; qualche raggio della luce di Dio. Ad ogni buon conto, la Chiesa, per non dimenticarle, queste persone, e al tempo stesso per non identificarle singolarmente, ci fa celebrare la festa di tutti i Santi.

2.   Che cos’è il paradiso?
Ancor più prossimo alla nostra esperienza sarebbe chiederci in che cosa consista la beatitudine.
Ebbene, anche qui occorrerebbe portare al suo pieno sviluppo la vita di grazia per intravvedere qualcosa. E poi rilevare i tratti che la fede cin indica direttamente.
La comunione col Padre, attraverso Cristo, nello Spirito. Una comunione che non si limita al fatto che lo Spirito ci abita, ci conforma al Signore Gesù e ci porta, a lode di gloria, nel seno del Padre. Una comunione che avverte – conosce e percepisce – in modo immediato e totale – quanto è consentito ad esseri finiti – la realtà in cui siamo immersi.
Vedremo Dio come egli è, nella sua vita intima e segreta, e senza mediazioni. Conosceremo Dio come da lui siamo conosciuti. Brividi di gaudio, a ben riflettere.
Saremo totalmente compenetrati in Dio, così da esserne distinti soltanto quanto basta per amarci.
E ciò segnerà il compimento della nostra aspirazione più profonda. Il compimento che supererà l’attesa. Il compimento previsto e sorprendente. E sarà l’esplodere irrefrenato e dolce di una gioia di vivere che aspettava la propria evidenza.
E saremo davvero noi, col nostro unico nome: riconciliati perfettamente con noi stessi, perché perdutamente amati da Dio. Aggiungiamo qui che, almeno dopo la resurrezione, non sarà soltanto l’anima a godere, ma l’intero io umano, con il corpo, la componente emotiva, ecc.
Fin da subito, però, la beatitudine non sarà un gioire solitario. Sarà uno stupito, attonito, grato ritrovarsi tra persone che si sono conosciute e amate lungo l’esistenza terrena. Un morente, o anche uno che guarda alla morte da lontano – ma chissà -, non ha la possibilità di fissarsi una lista di coloro che vorrà incontrare di là, appena Dio lo accoglie? E sarà un lungo interminabile abbraccio: un affetto non più soffocato o nascosto in pieghe d’anima non capite. La comunione dei santi. Che non è soltanto questa compagnia. Ma è anche, questa compagnia.
E ancora: sarà il contemplare le opere di Dio ed esultarne senza limiti e senza termine. Le opere Dio: anche quelle compiute dall’uomo: poesia, musica, immagine, oltre i paesaggi indescrivibili del Regno.
La rivelazione non si attarda molto a esprimere in positivo ciò che proveremo quando sarà asciugata ogni lacrima e Dio sarà tutto in tutti. Ricorre a simboli più che a idee. Parla della vita, della luce, della pace, del banchetto, delle nozze, ecc.
Soprattutto ricorre a frasi negative per alludere a ciò che non si può definire; per renderei accorti che sarà di più e diverso rispetto a ciò che comprendiamo e aspettiamo. Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono nel cuore di un uomo, queste Dio ha preparato per coloro che lo amano.
E per sempre. Non come un tempo annoiato che passa lento. Ma come uno di quegli istanti di stupore in cui tutto l’essere si erge e vorrebbe che il tempo si fermasse.

3.   Che cosa fanno i Santi per noi?
Il rischio non è soltanto di rimanere sempre al di sotto del segno nel parlare della beatitudine. E’ anche quello di abozzare una situazione astratta, statica.
Mentre si ha a che fare con persone che vivono.
Diciamo che già con Col loro essere, I santi ci aiutano, poi che ci sono modelli. Nel cuore che si è convertito. Ma anche nel modo di attuare la conversione. Uomini. Donne. Casalinghe. Vescovi. Emotivi. Razionali. Capace di studio. Capace di comando. Capace di impedenza. È la sottolineature sono ide in definite. Ti evidenzia l'amore ai poveri. Che evidenzia la passione per la verità. Esprime particolarmente la dolcezza l'ordine interiore o il dominio delle passione la cura per la chiesa è o l'entusiasmo missionario o la fortezza fino al martirio, ecc. Una Stella differisce da un'altra nel brillio della sua luce. E nessuna esaurisce il folgore di Cristo e la scapigliata fantasia dello spirito. Ci sono modelli. Intercedono per noi, anche, i Santi. Qui troviamo una nota, spesso lasciata in Calcola dello stile di Dio. Dio non crea soltanto essere capaci di eseguire. Crea pure essere capaci di cooperare. E il caso - inarrivabile - di Maria che ci esiste quella sue mediazione materna. Ma è anche il caso - più modesto, e pure prezioso - dei santi che prega per noi. Ascoltano quando li invochiamo. Ci seguono con attenzione tenerezza. E intercedono a nostro favore. Quasi ci si mettono accanto per accompagnarci nel nostro cammino spesso aspro. Non ci sarebbe da aggiungere che i Santi ci aiutano anche perché tengono desta in noi la speranza di giungere alla beatitudine?

4.   Come si diventa Santi?

La domanda richiederebbe un tratto di morale e, forse, anche uno di ascetica e mistica.
Basti dire che santi, prima di essere santi, non lo erano. Lapalisse, ma fino a un certo punto. Significa che no non sono piombate dal cielo già confezionati, ma si son fatti su questa nostra povera Terra!

Il vivere in grazia. Che già esprime tutto. E seguire il dinamismo della grazia: dello Spirito che ci istruisce e ci guida dal di dentro al Signore Gesù.

Il morire a noi stessi, al peccato, per essere e divenire sempre più creature nuove. Il camminare magari arrancando, ma sapendo che si ha una mèta precisa. Non pretendere che Dio ci mostri il tracciato della nostra chiamata fino in fondo, ma il proprio passo dopo passo, con la certezza che Dio non ci lascia soli.

L'abbandonarsi alla Provvidenza che non ci risparmia né sofferenze né ombre, ma pure ci assicura della solida tenerezza di Dio. Il sapere che altri, prima di noi, hanno sofferto e ora sono a casa. Se questi e queste, perché non io? Senza caricaturare la vita cristiana, rendendola preoccupata soltanto dell'aldilà, oltre la valle di lacrime.
Poiché l'amore si manifesta nella contemplazione, anche nei servizio agli altri, all'impegno per un mondo più libero e giusto. Ecc.
Ciascuno secondo i suoi doni e la sua chiamata.

5.   Vi sono anticipazioni della beatitudine?

In certo senso, sì. Esperienze che ci fanno intravvedere che cosa sarà la conclusione della vita in Dio. E che ci stimolano a non afflosciarci sulle nostre mestizie, sulle nostre fragilità, sui nostri peccati.
L’impazienza e la pace che si avverte nello stare con il Signore. Vedremo. Ameremo. Godremo. La freschezza di un’amicizia che ci apre qualche spiraglio su ciò che sarà la Comunione dei santi. La gioia della contemplazione della natura, della lettura di un testo, dell’ascolto di un brano di musica. E così via.
Anticipazioni. Poiché, se vale una cesura tra la vita terrena e la vita beata, vale anche una qualche continuità. Anticipazioni in un certo senso, si diceva. Le quali, tuttavia, non hanno l’ambiguità di quelle della dannazione. Certo. Uno può anche arrestarsi sulla via della santità. Può tornare indietro, voler cambiare direzione. Ma, se si persiste nella sequela del signore, la gioia va crescendo, pur nel pianto. E il passo si fa più sicuro e lesto. Il Signore attende. Tra noi, ma per disgelarci. Come in un gioco a nascondino. E i Santi trepidano. Venite.