venerdì 7 giugno 2019

LA TENTAZIONE


LA TENTAZIONE

La tentazione è un segno che stiamo camminando sulla via di dio dalla quale il demonio vuole distoglierci, come già avvenuto con Cristo a cui propone di abbandonare la via tracciata dal Padre (cfr. Mt 4,1-11). Infatti, satana non ha bisogno di tentare quelli che già gli appartengono e lo seguono. Egli non tenta costoro, ma piuttosto li blandisce. E quando, cacciato dalla potenza divina, deve lasciare che è da lui posseduto, allora sfoga con maggior violenza la sua rabbia contro chi sventuratamente si è messo in suo potere.
Qualche volta la tentazione può giungere anche attraverso un “intermediario” o “messo”. Secondo alcuni moralisti, le tentazioni possono provenire, oltre che dal demonio e dall’uomo, anche da Dio stesso, che può voler provare la fedeltà di qualcuno: Dio può volere che l’uomo sperimenti la sua precarietà, la condizione di dipendenza propria della creatura, la coscienza della propria debolezza. La speranza in Dio e la fiducia in Lui possono trasformare la tentazione in mezzo di ascesi e di purificazione. Una chiave di lettura psicologica coglie nella tentazione tre aspetti: suggestione, dilettazione, consenso. Il demonio agisce solo con la suggestione: intuendo la debolezza dell’uomo, frutto della corruzione del peccato originale che lo inclina al male, eccita con “immagini, pensieri e sentimenti”, desiderabili e peccaminosi, la sfera psicosensoriale dell’uomo. Gli stimoli procurati spingono l’uomo alla dilettazione, o piacere istintivo, e così egli manifesta le su particolari inclinazioni. Il demonio, infatti, non può conoscere né i pensieri né le inclinazioni profonde del cuore. Solo in questa fase il demonio cerca di convincere con forza l’uomo ad acconsentire al piacere, agli stimoli, alle parvenze del bene. Il consenso, però, è opera della libera volontà, della consapevole responsabilità e della capacità di scelta dell’uomo. La tentazione del maligno non può mai considerarsi un influsso decisivo sull’intelletto e sulla volontà. Intelletto (= facoltà di giudizio) e volontà (= facoltà di decisione e di azione) non rientrano nell’azione diretta del maligno; solo a Dio, che può agire dappertutto, è possibile avere accesso anche nelle profondità del cuore e dell’anima. Il peccato, dunque, è un atto responsabile, volontario della libertà dell’uomo, il quale approva, aderisce e consente a una suggestione, non respingendo il piacere istintivo. Mai l’uomo, tuttavia, è tentato in modo superiore alle forze concesse da Dio, in quanto il demonio opera con un potere limitato, controllato da Dio stesso, e in conformità a ciò che Dio solamente “permette”. 

Dal libro: Gli angeli ribelli - P. Francesco Bamonte