martedì 10 settembre 2019

L'OSSESSA DI PIACENZA (TERZA PARTE)


L’OSSESSA DI PIACENZA
Intervista col diavolo
Cronaca di Alberto Vecchi
(TERZA PARTE)


LE TRE PIANTE

Il secondo esorcismo ebbe luogo nel pomeriggio del 23 maggio successivo. Lo spirito, sempre altezzoso, si rifiutava di uscire, perché, diceva, altri stavano lavorando per farlo restare. Ed erano gli stregoni che lo avevano fatto entrare.
A un certo punto, il P. Pier Paolo, perduta la pazienza, volle sapere chi fosse lo sciagurato che aveva voluto il malefizio. Ne uscì una scena terrificante.
Durante il terzo esorcismo, avvenuto il 30 maggio, il sacerdote ebbe a chiedere allo spirito: “Dove vorresti andare una volta uscito da questo corpo?”. A questa domanda gli occhi dell’ossessa mandarono bagliori di gioia, e le sue labbra – strano! -  sorrisero:”In una pianta alta”.
“A che fare?”.
“Per tormentarla, inaridirla”.
L’ossessa aveva accostato il mento, che pareva più aguzzo del solito, all’esorcista, e accompagnava voluttuosamente le parole col gesto.
“Ma di quale pianta si tratta?”.
“Una pianta con due gambe”.
“Un uomo, allora”.
“Un uomo”.
“Come si chiama?”.
“Te lo dirò più tardi”.
“Se esci ora, ti mando in una pianta veramente pianta; se esci più tardi, ti mando all’inferno”.
“Cosa vuoi che ti dica?” esclamò lo spirito con un gesto di rassegnazione tanto strano in quell’essere. “Questa sera non posso”.
“Dunque tu preferisci andare all’inferno piuttosto che lasciare subito questo corpo”.
“Preferirei andar subito, ma non posso”. E con certo tono confidenziale, abbassando la voce e cercando accostarsi di nuovo all’esorcista:”Sai che cosa hanno fatto? Hanno legato tre piante: ormai sono scongiurato per tre volte”.
Ma l’atmosfera di confidenza cessò ben presto. Il sacerdote pronunciò lo scongiuro, e a bruciapelo chiese allo spirito:”Capisci questo latino? E’ vero tutto questo?”.
L’ossessa si volse di scatto, fissò i suoi occhi d’acciaio negli occhi del sacerdote, e con furore, quasi vantandosene, tradusse con esattezza. Urlava invasa dal delirio:”Sì. Sono il trasgressore, sono il seduttore pieno di tutti gli inganni e di tutte le astuzie, sono il nemico della virtù, il nemico, sta preparato un fuoco che mai non muore, perché sono l’assassino degli assassini, l’incestuoso degli incestuosi, il sacrilego dei sacrileghi, l’eretico degli eretici, perché sono il padre, il maestro di tutti i delitti, di tutte le oscenità”. Si interruppe, e piantò di nuovo i suoi terribili occhi negli occhi dell’esorcista.
Al quarto esorcismo, avvenuto nel pomeriggio del primo giugno, l’esorcista volle chiarire l’affare delle piante:”L’altro giorno mi parlasti di tre piante; dove si troverebbero?”.
“Non sono io che ti debbo insegnare queste cose”.
“In nome di Dio, dimmi dove si trovano queste tre piante”.
“Non lo posso dire”.
In nome di Dio, per la sua potenza infinita, dimmi dove si trovano. L’ossessa stette un poco in forse, come una scrupolosa di fronte a un forte dubbio di coscienza; poi, facendo forza a se stessa, disse risolutamente:
“Una nell’orto di N.N.; una in fondo al Po; la terza in un orto presso la casa di N.N.”.
“Con che cosa furono legate?”.
“Con filo di lana bianca”.
“Chi le ha legate?”.
“La prima N.N. (il mandante che fece fare il maleficio); mentre la seconda N.N. (Uno stregone, che passava presso il popolino come un santo); la terza, quella in fondo al Po” afferma con sussiego (alzando le braccia) “queste braccia”.
“Insegnami il modo di slegarle”.
“Non posso”.
“Perché non puoi?”.
“Perché, quando hanno fatto questo, vollero che non lo si dicesse”.
“Quando si slegheranno?”.
“Due sono già slegate”.
“Quando si slegherà la terza?”.
“Fintantoché ci sarà il deposito (la palla di salame non mai digerita dall’ossessa), la pianta non si slegherà”.
“E quando uscirà il deposito?”.
“Non lo posso sapere”.
“In nome di Dio, in nome della Madonna…”.
“Quando lo vorrai tu”.
“Lo voglio subito. Alzati e rigetta”.
L’ossessa, sfuggendo dalle mani degli assistenti, fu sul catino.
“Rigetta!”.
“No, non rigetto, perché oggi hai fatto troppo”.
“Iddio non fa mai troppo. Rigetta!”.
“No, no!” urlò.
“In Nome di Gesù Cristo, per la sua passione e morte, fa rigettare, o Dio, a questa creatura ciò che ha preso per maleficio”.
L’ossessa ubbidì, rigettando qualcosa, e si sospese per qualche minuto l’esorcismo.
La storia delle tre piante aveva destato in tutti gli astanti la più viva curiosità, non solo perché potuto controllare la veridicità delle affermazioni dello spirito.
Approfittando del breve intervallo, il P. Pier Paolo chiese all’ossessa, che frattanto era rientrata completamente in sé, se in vita sua non avesse mai legato delle piante.
A questa domanda la signora lo guardò un poco meravigliata e, sorridendo, disse:”Sì, ne ho legata una”.
“Dove?”.
“In fondo al Po”.
“Con che cosa l’hai legata?”.
“Con un filo di lana”.
“Bianca o nera?”.
“Bianca”.
“E il motivo?”.
“Perché mi avevano assicurato che, con quel filo, avrei legato il mio male alla pianta”.
“E gliel’ha legato?”.
“Tutt’altro. Appena legata la pianta, non potevo più distaccarmi. In seguito sono andata sempre più peggiorando, e la pianta s’è seccata. Ma perché tutte queste domande?”.
“Perché durante l’esorcismo ha parlato di questa pianta”.
“Ho fatto male a legarla?”.
“Certamente: è sempre così male, che se per guarire mi avessero detto di gettarmi nel fuoco, mi ci sarei gettata”.
“Ma davvero non poteva più distaccarsi dalla pianta?”.
“Non solo non potevo più distaccarmi, ma non potevo nemmeno chiamare in aiuto mio marito e un amico di casa che, voltandomi le spalle, come d’intesa, mi stavano ad aspettare a una distanza massima di venti metri”.
“E allora?”.
“Per liberarmi ho dovuto lottare con tutte le mie forze e raccomandarmi alla Madonna”.
“E la pianta s’è seccata?”.
“Sarà stato un caso, ma si è seccata”.
“Sapeva che, mentre lei legava una pianta in fondo al Po, altri, altrove ne legavano due?”.
“No!”.
Il marito, compagno indivisibile della signora, annuiva.

TERRILI VENDETTE DI ISABO’

Durante gli esorcismi successivi, continuò senza tregua il duello tra il sacerdote e lo spirito. Accadevano scene spaventose. Quando il furore dello spirito era particolarmente intenso, il corpo della signora si afflosciava su se stesso, come fosse un sacco vuoto, poi, improvvisamente, pareva che un corpo vivo furibondamente vi balzasse dentro e vi saltasse senza tregua, disperatamente, come quando si lega un gatto dentro a un sacco, e la povera bestia inferocita e disperata si agita continuamente con tutta l’agilità che le è propria. Il corpo dell’ossessa era il tenue velo senza forma, che disegnava tutti i salti di quel gatto misterioso e terribile. Era questa la scena che maggiormente spaventava gli astanti.

LA PROMESSA

Un giorno il sign. Cassani, uno degli assistenti che continuamente stavano al fianco dell’ossessa durante gli esorcismi, si presentò al P. Pier Paolo. Era agitato:” In questi sette anni, come e vicino, ho sempre assistito, in compagnia di mia figlia, la povera signora nelle sue crisi”.
“Ebbene?”.
“Lo spirito, che non minaccia mai invano, mi ha detto più volte, ultimamente, che io dovrò morire”.
“C’era proprio bisogno dello spirito per sapere che si deve morire?”.
“Scusi, non m’ha lasciato finire”.
“Dica”.
“ Lo spirito ha detto che dovrò morire fra pochi mesi, vittima della sua vendetta”.
“E lei ci crede?”.
“Come no?”.
“Non sa che lo spirito è padre della menzogna?”.
“Mi permetta di non essere interamente del suo parere”.
“Ma non lo dico io questo, è la Chiesa”.
“Padre, in questi sette anni ho avuto modo di osservare tante cose, e posso garantirle che tutto ciò che ha detto Isabò si è sempre avverato con esattezza ,atematica”.
“E io invece, caro sig. Cassani, le provo che si sbaglia.
Si ricorda cosa disse lo spirito appena si accorse che volevo fare gli esorcismi?”.
“Sì, che avrebbe messo sossopra la Chiesa di S. Maria di Campagna. E poi che se lei fosse andato dal Vescovo per domandare di fare gli esorcismi, l’avrebbe strozzato in episcopio”.
“Tanto vero che lei, quand’io andai in episcopio …”.
“S’, Padre, io la seguii di lontano per vedere che cosa sarebbe avvenuto”.
“E poi che cosa minacciò lo spirito?”.
“Che se il Vescovo avesse concesso questo permesso, sarebbe morto entro breve tempo”.
“E di queste minacce che cosa si è avverato?”.
“Niente”.
“E allora?”.
“Quello che non ha fatto, lo può ancora fare”.
“Non lo farà”.
“Padre, a parole vince lei. Vedremo. Intanto mi dia la benedizione davanti all’altare della Madonna”.
Pochi mesi dopo questo colloquio, si sparse improvvisamente per Piacenza la voce:”Il Vescovo è ammalato … Il Vescovo è moribondo … Il Vescovo è morto”.
“Due mesi dopo la morte del Vescovo, in un freddo pomeriggio di novembre, il P. Pier Paolo fu chiamato proprio dalla sua ex-ossessa, allora perfettamente guarita: “Padre, accorra subito, se vuole fare ancora in tempo a vederlo, a confessarlo”.
“Chi?”.
“Il sig. Cassani”.
“Cos’ha?”.
“Sta per morire”.
Il Padre accorse. Il moribondo, con la voce ormai già spezzata dal rantolo, chiese:
“Si ricorda, Padre, della benedizione davanti all’altare della Madonna?”.
“Mi ricordo”.
“Si ricorda dei miei presentimenti?”.
“Sì”.
“Muoio vittima della sua vendetta”.
Il giorno dopo, il Cassani, già sano e robusto come un querciolo, moriva. Il terrore per le minacce dello spirito probabilmente l’aveva minato.
Un Signore che, udito il caso dell’ossessa, ebbe più volte a esprimersi con queste parole, rivolto allo spirito:”Se sei uno spirito, entra in me”, pochi anni dopo si ammalò di tisi. Chiamò l’esorcista e gli disse: “Di qualunque malattia dovevo morire, ma mai di questa” e scoppiò in pianto. Dopo poco tempo moriva.
Il P. Pier Paolo visse, in seguito, sempre col terrore dei suoi ricordi. Un giorno, si sentì dare una grossa bastonata in testa. La testa non si sostenne più, ed egli andò sempre col mento puntato sul petto. Diceva:”E’ la vendetta del demonio. Ed è poco: mi aspettavo di più. Il Signore è misericordioso”. Ma il terrore non lo abbandonò più. –

(Nota di Padre Amorth:”Può stupire come mai tre persone di grande fede, che hanno partecipato a una grande atto di carità, siano state così duramente punite. Ma è una falsa impressione. In realtà, a coronamento dei meriti acquisiti, il Signore li ha premiati, completando i loro meriti con le ultime sofferenze e chiamandoli al premio. E’ il piano di Dio che ci salva attraverso la Croce. Mentre Gesù spirava sulla Croce, sembrava che il demonio trionfasse. E invece è stata la sua definitiva sconfitta. Penso anche che il Signore abbia permesso queste sofferenze, per dare un avviso a tutti gli esorcisti: che non si aspettino nessun premio su questa terra”.)

Dal libro : E’ lui a far paura al demonio

(Continua .. 4 P.)