LA LOTTA DI POTERE INTERNA
I sotterranei del Vaticano
di Massimo Franco
Corriere della Sera
Nei giorni che dovrebbero dimostrare il primato degli italiani fra i Cardinali, è difficile sfuggire alla sensazione che la loro consistenza numerica ne esalti, per paradosso, la debolezza.
Lo sforzo di mostrare una Chiesa cattolica unita e di esorcizzare i conflitti e i veleni degli ultimi mesi è meritorio. E il tentativo di archiviare lo scontro sordo fra Segreteria di Stato e Cei è stato esplicito, nelle parole con le quali il Cardinale Tarcisio Bertone ha esaltato la «sinergia» con i Vescovi: la sua è una disdetta delle ambizioni di guida espresse nel 2007, e motivo di tanti malintesi.
Eppure perfino quel gesto è parso tardivo, arrivando nel bel mezzo di una guerra dei dossier combattuta nei recessi più opachi del Vaticano. Insomma, se c'è una tregua in incubazione, più che l'inizio di una nuova fase sembra la coda di una faida interna sfibrante e senza vincitori.
Dalle parole anche drammatiche pronunciate ieri al Concistoro nel quale ha nominato ventidue nuovi Cardinali, si intuisce che Benedetto XVI ha una lucida consapevolezza di quanto si agita nelle viscere della sua Chiesa. E si intravede la volontà di correggere una deriva sfuggita al controllo di tutti. Ma il tormentato limbo degli ultimi anni ha lasciato un segno profondo.
È vero, il Vaticano ha i suoi tempi.
Una saggezza ultramillenaria lo ha abituato ad agire quando i clamori si sono attenuati, i riflettori spostati, gli animi placati. Ma la domanda è se oggi quel metodo non rischi di diventare l'alibi per velare un difetto di governo. Anche perché nessuno è in grado di scommettere su una fine ravvicinata delle manovre di discredito in atto. In qualche caso il clamore che provocano sarà anche frutto di un'ostilità preconcetta contro la Chiesa; ma è figlio soprattutto di un pregiudizio positivo.
L'eco viene amplificata dall'incredulità di un'Italia che chiede punti di riferimento e si sorprende perché le gerarchie cattoliche si mostrano divise e in lotta fra loro; e quasi imitano alcune tendenze della nomenclatura politica, che gli italiani hanno messo in mora.
I Cardinali venuti da tutto il mondo chiedono conto delle logiche di Curia, mentre non si fermano le voci sul futuro di Bertone: a conferma che il Segretario di Stato è diventato il simbolo e il parafulmine di quanto non funziona nei sacri palazzi. È anche possibile, come insistono a dire i suoi avversari, che sia indotto a fare un passo indietro prima della fine del 2012.
Rimane da capire se le sue eventuali dimissioni basterebbero a fermare la macchina del fango in azione dentro il Vaticano. All'ombra degli intrighi curiali, c'è chi lavora per il prossimo Conclave anche in questi giorni di Concistoro. E forse ha già raggiunto lo scopo di far ritenere che difficilmente uno dei Cardinali italiani potrà unificare la Chiesa.
Il comportamento di alcuni Cardinali allunga ingiustamente un'ombra su tutti.
La conseguenza potrebbe essere quella di alimentare negli altri episcopati un sentimento «anti italiano», riflesso di quello«antiromano», tanto comprensibile quanto gravido di incognite.