venerdì 15 marzo 2013

La gioia dei cattolici osservanti, quando tutto era pronto per l’elezione di un altro Cardinale di Curia.




La gioia dei cattolici osservanti,
quando tutto era pronto
per l’elezione di un altro Cardinale di Curia.

Imprevedibile, inatteso, insperato, termini che esprimono la gioia dei cattolici osservanti, quando tutto era pronto per l’elezione di un altro Cardinale di Curia che avrebbe permesso alla cordata che lo appoggiava di continuare a gestire la Chiesa più con interessi umani che spirituali. Occorreva un elemento di rottura e di rinascita spirituale, e la speranza della cattolicità è la sua prolungata durata, la fedeltà allo stesso nome che ha scelto: Francesco.
Era chiaro che la cordata di Cardinali italiani entrati nella Sistina, voleva già il Cardinale Scola, questa cordata ha cercato di coinvolgere gli extraeuropei, ma essi questa volta non hanno accettato la loro proposta ed è così nata la sorpresa delle sorprese. Và considerato che questo papato nasce dopo le inaspettate dimissioni del Vescovo emerito di Roma Joseph Ratzinger e l’eccessiva premura di anticipare il conclave richiesta dai Cardinali del Vaticano, premura che ha ancora di più insospettito gli extraeuropei con in testa tutti gli americani.
Proprio gli americani sono arrivati a Roma molto irritati per le crisi vissute dalla Curia di Roma negli ultimi anni, forse da più di dodici anni avvengono situazioni molto imbarazzanti, quindi non erano più disponibili ad accettare il candidato presentato dai Cardinali italiani. Non si fidavano più, infatti i Cardinali avevano preparato tutto per l’elezione di Scola, tanto che ieri sera dopo la fumata bianca e prima dell’apparizione del nuovo Papa Francesco, la Conferenza Episcopale Italiana ha diffuso un comunicato, in cui era scritto che i Vescovi italiani si rallegravano dell’elezione a Papa del Cardinale di Milano Angelo Scola.
Come si deve interpretare questo comunicato? È stato una gaffe o la manifesta dichiarazione pubblica che la CEI voleva Scola come Papa?
Prima o poi la CEI otterrà questo, ma adesso bisogna obbedire al Papa dei poveri e degli umili, al Papa che in pochi minuti dal balcone di San Pietro ha detto parole incredibilmente opportune e necessarie alla nostra amata Chiesa lacerata e malata. Vediamo che è malata anche dalla frattura avvenuta ieri nel conclave tra i Cardinali europei, soprattutto tra gli italiani, speriamo che questa frattura non danneggi ulteriormente la Chiesa Santa.
Prima di spiegare quanto ha detto il Papa e le parole espresse, voglio fissare l’attenzione su alcune frasi che ho scritto alcuni giorni fa sull’elezione del Papa. «Rimane per esempio fastidioso ascoltare il telegiornale per le teorie che abbozzano sui candidati papabili, è vero che i giornalisti devono fare il loro mestiere e riempire di curiosità i servizi, ma per noi è banale ascoltare le quotazioni sul prossimo Papa. La verità è il contrario di quanto viene affermato dai giornalisti. Magari sarà eletto chi non è stato indicato dai giornalisti di tutto il mondo».
Queste parole non le ho scritte come una profezia, assolutamente no, tutto era predisposto per un’altra elezione e che solo la divisione interna a questa cordata ha causato l’elezione di un Papa che già nel nome ha espresso tutto il suo programma. Ma ne parlerò più avanti.
Le alleanze erano pronte per l’elezione di un italiano, non erano pronte quelle che hanno eletto Papa Francesco e si sono materializzate fin dall’inizio del conclave. Il motivo l’ho già accennato ed è per noi molto doloroso: l’allontanamento dal Vangelo di Gesù di molti Prelati e l’attrazione verso le cose umane. Questo Papa riporta la Chiesa nella sua giusta posizione ed è quella della povertà e dell’umiltà.
Nei giorni scorsi avevo anche accennato in due circostanze all’urgente importanza di un segnale da parte della gerarchia di privilegiare la povertà al lusso e allo spreco. C’è anche il distacco dal potere e dal carrierismo o, addirittura come indicato da qualche Prelato, dal malaffare. Scrivevo questo sulla necessità per la Chiesa di ritrovare la povertà. Papa Francesco è il difensore dei poveri, nella sua vita ha scelto la povertà lottando il lusso e lo spreco.
La sua vita è costellata dalla ricerca dei poveri e degli umili. Ripeto, la mia non era una previsione ma una esigenza improcrastinabile. Speriamo che lui abbia molto tempo per attuarla. Leggiamo quanto ho scritto due giorni fa:
«Gesù salverà la sua Chiesa non però con i nomi che conosciamo, solamente con un suo intervento soprannaturale sarà possibile distruggere tutto ciò che si oppone al suo Vangelo storico per far ritornare la Chiesa come ai primi tempi cristiani, quando “la moltitudine di coloro che erano venuti alla Fede aveva un cuore solo e un'anima sola” (Atti 4,32).
È indispensabile che la Chiesa ritorni ad essere povera, deve possedere solamente ciò che necessita per il suo sostentamento, il di più và utilizzato per evangelizzare, costruire scuole e ospedali nelle zone povere, sostenere le mense ed aiutare i poveri che conosciamo, costruire enormi capannoni per ospitare poveri e i malati, curare gli ammalati gratuitamente mentre vengono pagati i medici che prestano servizio.
È indispensabile che la Chiesa sia casta e spirituale, dedicata alle cose di Dio e al bene delle anime. Il resto non viene da Dio.
C’è molto bene da fare e per “vederlo” è necessario abbandonare il potere, ciò che non è spirituale, quindi dannoso per la stessa Chiesa».
Vediamo i momenti che rimarranno storici perché autentici, di Papa Francesco sul balcone di San Pietro. Mi ha sorpreso vedere accanto e dietro al Papa i cerimonieri e i Prelati pietrificati, non avevano ancora assorbito lo shock di un Papa voluto dai Cardinali americani, nessuno aveva previsto questo “intoppo”, tutti infatti erano orientati verso un altro Cardinale. Mentre noi eravamo pronti ad accogliere il Papa che si sarebbe affacciato dalla balconata della Basilica.
Questo all’inizio, passo alla fine del discorso del Papa perché è importante inserire questo. Davanti a miliardi di persone il Papa ha chiesto al popolo presente e a quanti guardavano la televisione, la benedizione di Dio. Questa richiesta è bella e umile, il Papa capisce che la sua elezione non piace a molti altri. Che deve fare? Andare per la sua strada e riportare la Chiesa all’origine della sua storia, quando si occupava di pregare Gesù, di anime da salvare, di poveri da aiutare e di malati da guarire.
Questa è la misericordia della Chiesa.
Durante il breve discorso il Papa ha salutato Benedetto XVI chiamandolo Vescovo emerito di Roma, come vi avevo scritto qualche settimana fa e come è giusto che sia chiamato. Poi ha parlato di cammino da compiere insieme, il Papa ha invitato i cattolici a rimettersi in cammino, a riprendersi dalla sosta infruttuosa e sterile. Infatti, le parole pronunciate indicano il suo programma che riporta la Chiesa alle origini, all’essenza.
Da Vescovo il suo programma è tutto significativo: “Andare per le strade a cercare la gente”.
Ha colpito tutti la sua serenità, la semplicità del linguaggio, la capacità di entrare in relazione con tutti, l’amorevolezza che manifesta una vita interiore molto curata e la sua compostezza. Ha parlato di fratellanza e di comunione nella Chiesa e nel mondo, praticamente ha svelato con piena sincerità la sua persona. Non è un uomo debole e ha sempre difeso i diritti dei poveri con durissimi rimproveri nelle omelie ai governanti argentini, tanto che a Natale e a Pasqua i capi del Governo non frequentavano mai la Messa celebrata da lui, quale Cardinale di Buenos Aires e Primate dell’Argentina.
Aveva inoltre condannato nella Chiesa il carrierismo e la vanità, che è sinonimo di arroganza, amor proprio, ambizione, ostentazione. E dal balcone ha detto al mondo che bisogna ritornare all’umiltà e a mettere al primo posto Dio. Per questo ha compiuto qualcosa di assolutamente inedito: ha recitato il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre. Ha chiesto il silenzio per pregare per lui ma anche a far capire l’importanza del raccoglimento e della riflessione silenziosa.
Come a dire: è importante la benedizione di Dio, per il resto Dio lo aiuterà: “Pregate Dio per benedirmi”.
Ovviamente ha colpito soprattutto quando varie volte ha citato la Madonna, affermando che affidava a Lei il papato e che si sarebbe recato a pregare in Santa Maria Maggiore, gesto compiuto questa mattina. E dopo aver parlato della Madonna, ha anche indicato alla sua destra il suo vicario argentino, non a caso sulla balconata e non a caso indicato da lui come uomo che lo aiuterà nel difficile compito. Questo è un altro elemento di rinascita nella Chiesa.
Voglio ultimare la newsletter ritornando al nome che ha scelto: Francesco. Il compito che diede Gesù mentre il giovane convertito Francesco pregava davanti il Crocifisso di San Damiano, fu questo: “Và, Francesco e ripara la mia Casa, che come vedi và in rovina”. Questo sarà il compito del nuovo Papa, riparare quindi correggere e sanare con coraggio la vera Chiesa di Dio.
San Francesco d’Assisi nel 1220 scrisse una lettera “Ai reggitori di popoli”, contenenti  parole che oggi vanno rivolte anche ai Prelati.
«A tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori d’ogni parte del mondo, e a tutti gli altri ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace. Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina (cf. Gn 47,29).
Vi supplico perciò, con tutta la reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo, e di non deviare dai suoi Comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai Comandamenti di Lui, sono maledetti (cf. Sal 118,21) e saranno dimenticati da Lui (Ez 33.13)».