La
radiestesia
Pendolino
e bacchetta
Molta gente non sa che usare la bacchetta anche per trovare
acqua nei terreni per scavarvi un pozzo è una pratica dei rabdomanti, radiestesia
Ma
il pendolino è «cattolico»? Ma sì, proprio l’arte dei
rabdomanti, capaci (almeno all’apparenza) di scovare oggetti o
persone oscillando un pendolo sopra una mappa, o di trovare sorgenti
d’acqua stringendo una bacchetta a forma di «Y»... Qualcuno avrà
già storto il naso schifato, di fronte a simili «superstizioni».
Ma, prima di chiudere il discorso, è meglio informarsi a fondo. Per
esempio sapere che la radiestesia – così si chiama l’attività
dei rabdomanti –, pur essendo praticata in Cina fin dal 2000 a.C.,
ha avuto tra i maggiori sostenitori e teorici in Occidente proprio
dei preti. Anzi, il termine stesso di radiestesia (letteralmente
«sensibilità ai raggi») fu inventato nel 1929 dall’abbé
Alexis Timothéè Bouly,
all’atto di fondare l’Associazione
degli Amici della Radiestesia
insieme al confratello e professore universitario abbé
Bayard. Per
loro non si trattava di nulla di esoterico, al contrario: la
bacchetta o il pendolino (diffusosi dall’Ottocento in poi, in
quanto strumento dall’apparenza più «scientifica») fungevano
solo da «fragile antenna che ci permette di captare più facilmente
le radiazioni nascoste» emanate da tutti gli oggetti esistenti,
segno dunque della loro essenza spirituale. «Noi viviamo in un
oceano di radiazioni che non riusciamo a percepire... Non dobbiamo
far altro che rivelare la loro esistenza trasformandoci in
ricercatori di vibrazioni viventi». In quegli stessi anni (1935) un
altro sacerdote francese, anzi savoiardo, l’abbé
Alexis Mermet
etichettato come «il principe degli stregoni», figlio d’arte
(anche padre e nonno erano rabdomanti), tentava di far assurgere la
radiestesia a scienza sperimentale, elaborando una precisa teoria e
inventando la tecnica della ricerca a distanza di sorgenti, metalli,
corpi e anche malattie (teleradiestesia); secondo i suoi seguaci,
avrebbe anche «conosciuto» l’incidente del dirigibile «Italia»
di Umberto Nobile due giorni prima che la notizia fosse di pubblico
dominio.È d’altronde l’epoca del trionfo della radio e il
parallelo è evidente: il bastoncino funge da antenna mentre il
rabdomante è il condensatore di onde, amplificate poi attraverso il
movimento della mano. Durante l’ultima guerra l’uso della
radiestesia si diffonde anche in ambienti cattolici per la ricerca di
persone, in particolare dei propri cari dispersi sui fronti; il
missionario padre
Piero Gheddo,
all’epoca bambino, ha conservato testimonianza delle manovre della
zia con un pendolino sopra la carta geografica della Russia, dove si
trovava il papà del futuro sacerdote. La
Civiltà Cattolica
del 20 marzo 1943 ne prende atto, dedicando un articolo a disquisire
se «la radiestesia è una scienza?»: «In particolare la guerra con
le sue ansie e i suoi timori, col mistero che ha steso su tante
persone care, ha dato a questo genere di ricerche un’attualità
impressionante». Tant’è vero che proprio nel marzo 1942 il
Sant’Uffizio si pronuncia con una nota che è a tutt’oggi l’unica
indicazione ecclesiastica ufficiale in materia: «Riguardo agli
sconvenienti atteggiamenti che si compiono a danno della religione e
della vera pietà a causa della pratica della radioestesia compiuta
dai chierici al fine di conoscere eventi e circostanze relative ad
alcune persone... gli Eccellentissimi Ordinari dei luoghi e i
Superiori Religiosi proibiscano ai propri chierici e religiosi di
procedere a quelle forme di divinazione tra le quali anche la
Radioestesia». Un divieto che appare comunque relativo ai soli
sacerdoti e alle ricerche di persone o alle divinazioni «magiche»;
tant’è che pochi anni dopo l’Enciclopedia
Cattolica, pur
definendo la rabdomanzia «prassi ai margini dell’occulto e del
magico, praticata spesso da persone prive di salda preparazione
dottrinale e spesso inquinata da ignoranza, fanatismo, leggerezza,
falsificazione», potrà concludere: «La disciplina cattolica non
condanna né proibisce la pratica della radiestesia, salvo che essa
scantoni nella superstizione». Infatti la rabdomanzia ha continuato
a trovare importanti sostenitori tra i preti.Per esempio i
missionari, costretti a cercare vene d’acqua in Africa : nel 1950
appare anche in Italia l’opuscolo Luce
nelle tenebre. Nozioni pratiche di radiestesia specialmente dedicate
ai missionari
scritto dal francescano padre
Jean-Louis Bourdoux
«vecchio missionario al Matto (sic!)
Grosso»; vi si insegna a trovare le sorgenti, i terreni fertili, i
reperti archeologici, ma anche a individuare le malattie e i rimedi
naturali per curarle – persino la lebbra –, tutto e sempre col
pendolino. Negli anni Settanta un altro convinto radiestesista, il
gesuita padre
Fernando Bortone,
prova ad applicare il principio alla medicina come se si trattasse di
un esame spettroscopico o qualcosa del genere: «La cellula umana è
un perfetto apparecchio ricevente le radiazioni cosmiche, sotto
l’azione delle quali oscilla in armonia con le altre cellule del
corpo». Ma non si deve credere che siano in numero minore, tra i
religiosi, gli acerrimi nemici della rabdomanzia. Si comincia con
Martin Lutero,
per il quale era superstizione pura, e si prosegue con Pierre
Violet,
sacerdote che nel 1694 pubblicò un Trattato
contro la nuova rabdomanzia o il nuovo modo di divinare con la
bacchetta a forbice.
Nel 1701 veniva invece messo all’Indice il libro dell’abate
Vallemont,
alias don Pietro de Larenes, intitolato La
Fisica Occulta o Trattato della bacchetta divinatoria,
in cui si avanzava la tesi dell’esistenza di «corpuscoli»
captabili attraverso la famosa forcella lignea. Ben più tardi padre
Agostino Gemelli,
fondatore dell’Università Cattolica nonché studioso di
psicologia, giudicò con la consueta irruenza «radiestesia e
rabdomanzia fonti di illusioni e sintomi di disorientamento
intellettuale». Una decina d’anni fa un gruppo di esorcisti
piemontesi scriveva alla rivista Vita
pastorale: «Come
si fa ad assolvere il pendolino a questi chiari di luna dove la
magia, la superstizione, lo spiritismo, la divinazione ne fanno un
uso abbondantissimo?». Recente la condanna di don
Roberto Tavelli,
sacerdote pisano che ha appena licenziato il monumentale L’anima
e il suo cuore. Fenomenologia spirituale ed esperienza del sacro
(Cantagalli): «Lo status antropologico del radiestetista corrisponde
chiaramente a quello del medium... Entrambi hanno disposto la propria
anima alla comunicazione con istanze volitivo-intellettive estranee,
spiriti intrusi nell’anima». Dunque «non esitiamo a stigmatizzare
la pratica radiestesica quale reale arte divinatoria...
L’implicazione con gli spiriti intrusi porta inequivocabilmente
alla disgregazione dell’anima del radiestesista».Insomma:
strumento demoniaco o grazia provvidenziale? Esoterismo occultista o
fenomeno preternaturale? Il mondo cattolico non ha ancora pronunciato
una parola definitiva sul tema, anzi i pareri si dividono nettamente
tra chi nella rabdomanzia vede una subdola porta attraverso la quale
pratiche eterodosse (se non addirittura sataniche) si farebbero
strada nelle menti, e chi invece reputa uno spreco non avvalersi di
forze delle quali non sappiamo ancora la spiegazione, ma che possono
essere utilizzate per il bene. Armando
Pavese, noto
studioso di paranormale scomparso alcuni anni or sono, sosteneva così
che «il pendolino non è un pericoloso strumento di magia come il
coltello non è strumento di delitto, ma serve anche a usi leciti...
L’automatismo che genera il movimento del pendolino non è un
"potere magico" (che non esiste), ma un prodotto
psico-biologico inerente l’essere umano. Non magia, ma natura».
Pure l’altro esperto di fenomeni esoterici e «smascheratore» di
sette padre
François Dermine
esita a catalogare la rabdomanzia (e la telepatia) tra i casi di
occultismo, almeno quando venga usata la classica bacchetta e non il
più subdolo pendolino: «Essi potrebbero effettivamente dipendere
non da una intelligenza estranea, ma piuttosto da una causa del tutto
naturale, per cui ci troveremmo di fronte a una forma di "sensibilità
paranormale" ancora tutta da precisare, o di fronte alla
cosiddetta sensitività fondata su presunte facoltà straordinarie».
Rabdomanzia, il mistero continua; anche per i cattolici.