UNA MAGA LIBERATA
DAL LIBRO : MEMORIE DI UN ESORCISTA. (Di Padre Gabriele Amorth)
Ero nell’ufficio parrocchiale quando sono entrate due donne: la prima la conoscevo bene, ma l’altra non l’avevo mai vista. Quella che conoscevo mi ha detto: << Padre, questa donna ha bisogno di lei>>. Mi sono rivolto alla nuova venuta e le ho chiesto per quale motivo si era rivolta a me. La fissavo in faccia; faceva strani segni con gli occhi e con le mani. Già mi era venuto in mente chi potesse essere e le ho detto: <>. E le ho messo davanti agli occhi il Crocifisso che tengo sulla scrivania. A quel punto l’agitazione della donna si è fatta violenta, ma ero preparato al peggio e le ho gridato: <>. Dapprima è rimasta sorpresa, e poi mi ha detto : <>. Le ho risposto in tono perentorio: <>. E lei tra le lacrime mi ha risposto che gli aveva gridato, con cattiveria: <>. Quella maledizione era giunta a segno e il suo uomo stava in ospedale morente, in camera di rianimazione.
Con voce severa le ho detto: <>. A questo punto la donna ha fatto un balzo tale da salire in ginocchio sulla scrivania e ha allungato le braccia con l’intenzione di afferrarlo per il collo. Ero preparato a quella reazione del demonio e ho fatto in tempo a gridare: <>. Ella, con gli occhi sbarrati e con la bocca spalancata, pur tenendo ancora le braccia tese verso il mio collo, è rimasta immobile: Dio mi aveva protetto. Allora ho gridato al demonio:<>. Sono andato in Chiesa, ho messo la teca sul petto. Quando sono tornato nell’ufficio parrocchiale la donna era ancora nella posizione in cui l’avevo lasciata. Le ho ordinato di scendere dalla scrivania, di non tentare di avvicinarsi a me più di quella distanza di quando stava seduta. Con l’Ostia consacrata ero più tranquillo e con voce risoluta le ho detto: <>. Ella con voce cavernosa mi ha gridato: <>. Io mi sono alzato di scatto, l’ho afferrata per le spalle e l’ho spinta fuori dall’ufficio e dalla chiesa gridandole: <>. Allora la donna che l’accompagnava mi ha detto: <>. Le ho risposto: <>. Infatti poco dopo ella è ritornata e le ho detto che se voleva che le facessi l’esorcismo doveva darmi la dimostrazione che voleva essere liberata, portandomi tutto quello che aveva di magico. Alle 15 ho riaperto la Chiesa e ho visto che le due donne stavano lì ad aspettarmi; avevano due grosse borse mi ha fatto rabbrividire: oltre ad attrezzi vari, come vassoi per bruciare l’incenso, c’erano candele rosse e nere, chiodi, spilli, limoni, fotografie da cui ritagliare il ritratto di una persona; e poi decine e decine di fatture già fatte. C’erano inoltre libri sulla magia, sulla stregoneria, sulle fatture, sulle messe nere, sulle orge sataniche e tante altre cose. Dopo aver cosparso il tutto per bene con l’acqua benedetta e dopo aver invocato Dio perché annullasse
ogni maleficio, ho chiuso tutta quella roba in un armadio affinché nessuno la potesse trovare. Poi ho inviato la maga a tornare la sera con quattro uomini, quando la chiesa era chiusa. Sono arrivati puntuali. Mi ero reso conto che non era necessario consultare uno psichiatra, tanto era chiara la presenza demoniaca . Ho indossato i paramenti sacri e ho cominciato l’esorcismo. Ho subito comandato al demonio di non fare del male ad alcuno dei presenti, di non avvicinarsi a nessuno, di star lontano almeno mezzo metro da ognuno. Poi ho iniziato il rito. Ogni tanto la maga scattava in piedi, urlava, bestemmiava; io facevo finta di non sentirla. Ella allungava le mani intorno a sé, ma non toccava nessuno, tanto che il demonio ha urlato: <>. Il demonio interrompeva spesso la preghiera; diceva che loro erano in tredici, mentre io ero solo e non sarei mai riuscito a cacciarli via. Gli comandavo in nome di Dio di tacere; e a quest’ordine si infuriava, e una volta mi ha gridato: <> Alla fine mi ha detto : <>. A questo punto la donna ha affermato di essere stanca, di non poter resistere più. Ho colto l’occasione per troncare l’esorcismo dicendole: <>. L’indomani alle sette precise era davanti alla porta della chiesa con le borse; e piangendo mi ha detto: <>. Io le ho detto: <>. Alle 19 erano già tutti in chiesa. Ho chiuso le porte, ho indossato i paramenti e mi sono preparato per la lotta. La maga non faceva altro che ripetermi di fare presto, perché i dottori avevano dato al suo uomo un’ora di vita. Ho recitato poche preghiere, poi ho ripreso subito l’esorcismo imperativo. A un certo punto, urlando, la donna ha cominciato a vomitare; dalla bocca è uscito un grumo di terra marrone e saliva. Mentre lo aspergevo con acqua benedetta, contavo; questo è il primo demonio. Seguitavo a pregare, a dare ordini, e uno dopo l’altro sono usciti altri dodici demoni. Allora una voce cavernosa mi ha gridato: <>. Ho guardato l’orologio e ho visto che mezzanotte era passata da una decina di minuti. Ho detto: <>. Ho ripetuto questo comando una decina di volte, fino a quando la rauca voce del demone si è fatta di nuovo sentire: <>. Ho risposto: <>. Allora la maga ha ricominciato a vomitare, e dopo un urlo è caduta a terra svenuta. Era finalmente libera da tutti i demoni. Ci siamo messi a fare pulizia, mentre la maga dormiva. Usavo acqua benedetta, con molto alcool nel secchio; poi ho dato fuoco a un foglio e l’ho buttato sui residui vomitati con l’uscita dei tredici diavoli. Solo quando tutto era pulito ho ordinato alla maga, in nome di Dio, di alzarsi. Si è alzata molto lentamente, come se il demonio l’avesse fatta a pezzi. Le ho detto che quella mattina l’aspettavo in chiesa; si doveva confessare e comunicare. Così fu fatto. Dopo pochi giorni, mentre mi trovavo in una casa per una preghiera di liberazione, ha squillato il telefono. La padrona è andata a rispondere e poi è venuta di corsa a riferirmi: <>.
Il giorno di Natale marito e moglie erano in chiesa. Poi sono venuti nell’ufficio parrocchiale a ringraziarmi, si sono confessati e hanno fatto la comunione. Dio è grande!