Santuario di San Pio «tempio massonico
Corriere del Mezzogiorno
«Il mistero della Chiesa». Un saggio individua i simboli esoterici
Il capretto con le gambe spezzate di Paladino indica l’iniziato che è entrato in loggia
BARI - La nuova stimmata di Padre Pio si chiama massoneria. Il francescano è stato discusso in vita, in morte, da Beato e ora anche da Santo, le cui spoglie sono state appena traslate nella nuova «casa» firmata da un archistar. Nel libro «Il mistero della Chiesa di San Pio» fresco di stampa per le edizioni Settecolori (pp. 216 - 15 euro) di Francesco Colafemmina, laureato in filologia classica, esperto di arte sacra e titolare del blog «Fides et Forma», setaccia la nuova basilica di San Giovanni Rotondo e ne rinviene una mappa di simboli esoterici e massonici.
E poi: «Nell’arazzo dell’Apocalisse di Rauschenberg, la Gerusalemme celeste è già scesa in terra mentre su di essa incombe il Drago a sette teste, che appare vincitore, e da nessuna parte c’è Cristo vittorioso. Nel portale di Mimmo Paladino c’è un capretto con le gambe spezzate che potrebbe indicare l’iniziato che è entrato in loggia, e ha una stella a cinque punte.
L’altare di Arnaldo Pomodoro ha la forma di piramide rovesciata e nell’alchimia la piramide rovesciata indica il luogo in cui è custodita la pietra filosofale. Mentre nella formella del Tabernacolo Cristo ha le mani rivolte verso il basso. Un chiaro segnale massonico che in questo caso simboleggia il materialismo della Chiesa».
L'accusa non nuova -ne avevano già parlato altre fonti- qui, come si vede, diventa sempre più dettagliata. E la responsabilità è affidata al curatore delle scelte artistiche, quel Mario Codognato, dice Colafemmina «che nella famosa mostra “Barock” al museo Madre di Napoli, ha fatto esporre la donna crocifissa di Cattelan».
UN PERCORSO DI INIZIAZIONE - Al settimanale «Tempi», Colafemmina spiega anche che «Il viale che conduce al santuario non collega all'ingresso della chiesa, che è invece sul retro del santuario. Il fedele viene indotto a entrare in chiesa in modo nuovo, inusuale, a mo' di percorso di iniziazione».
IL MISTERO DELLA CHIESA DI SAN PIO
Coincidenze e strategie esoteriche all'ombra del grande Santo di Pietrelcina
Il Santuario dedicato a San Pio da Pietrelcina, progettato da Renzo Piano e aperto al culto nel 2004, non ha mai suscitato l’apprezzamento dei fedeli.
L’analisi sviluppata dal filologo e saggista Francesco Colafemmina parte dal giudizio critico comune ai tanti pellegrini che ogni anno affollano San Giovanni Rotondo, per porre degli inquietanti interrogativi: è possibile che l’intero complesso del santuario, la sua struttura architettonica, le opere d’arte in esso contenute, siano espressione di un vero e proprio culto massonico? Dietro la Chiesa dedicata a San Pio si cela un intrigo di messaggi esoterici e simbolismi massonici?
Come è stato possibile commissionare ad artisti atei o agnostici la realizzazione di altari, crocifissi, portali della chiesa dedicata a Padre Pio?
A questi interrogativi Colafemmina risponde affiancando lo studio dettagliato dell’iconografia e della struttura architettonica del santuario, all’inchiesta giornalistica sui fatti più recenti relativi alla riesumazione e alla conseguente traslazione del corpo di Padre Pio nell’opulenta cripta rivestita d’oro della nuova Chiesa.
Illuminato dal Magistero dei Papi sull’arte sacra, ma anche dalle loro strenue condanne delle derive simbolistiche ed esoteriche, il libro apre uno squarcio di luce sui tanti interrogativi che circondano la nuova dimora delle spoglie di San Pio.
Un racconto impietoso della decadenza delle arti sacre, una indagine sorprendente sulle aderenze fra una parte della Chiesa Cattolica e la libera massoneria muratoria.
«PADRE PIO SEPOLTO FRA SIMBOLI MASSONICI»
di Andrea Tornielli
Padre Pio da Pietrelcina, il Santo stimmatizzato che nel 1913 si lamentava per quei «disgraziati fratelli» che «corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della massoneria», sarebbe stato traslato e sepolto in una Chiesa zeppa di simbologie massoniche: il nuovo santuario di San Giovanni Rotondo progettato da Renzo Piano.
L’accusa non è nuova, già nel 2006 la rivista ultra-tradizionalista «Chiesa Viva» lanciò l’allarme con un polemico studio dell’ingegner Franco Adessa. Più cauto, ma ugualmente severo, anche il fascicolo «L’oltraggio a Padre Pio», pubblicato tre anni dopo da Angelo Maria Mischitelli, autore di vari libri storici sul Santo del Gargano.
Ora è destinato a far discutere il primo volume che tratta diffusamente l’argomento, «Il mistero della Chiesa di San Pio» (edizioni Settecolori, pp. 216, 15 euro), nelle librerie italiane. L’autore è Francesco Colafemmina, un giovane studioso, laureato in filologia classica, esperto di arte sacra, tra i promotori di un appello a Benedetto XVI per il «ritorno ad un’arte sacra autenticamente cattolica».
Davvero il nuovo santuario di Padre Pio contiene simboli massonici?
«Dalla mia analisi sembrerebbe proprio di sì. Ad ogni modo, credo che l’aspetto più interessante sia valutare l’effetto che la vista di quel santuario fa sui fedeli, dato che la mia ricerca è nata dopo una visita che ho fatto da semplice devoto del Santo».
E quale effetto fa, secondo lei?
«Sicuramente molti fedeli rimangono sconcertati dall’assenza di chiari segni cristiani, a partire dalla forma stessa del santuario, che è un Nautilus, una conchiglia fossile».
Ma la conchiglia non è un simbolo cristiano?
«La conchiglia di San Giacomo sì, ma il Nautilus no. Quest’ultimo però ha un significato pregnante per la massoneria, dato che simboleggia il percorso iniziatico e la perfezione del Gadu, cioè il Grande Architetto dell’Universo, la “divinità” massonica».
Non potrebbe trattarsi di coincidenze?
«Anche se così fosse, il problema resta. Non si ha la sensazione di entrare in una Chiesa. E per di più quel santuario è diventato un modello per la nuova arte sacra, concentrata più sulla notorietà dell’architetto che sull’aderenza allo spirito della liturgia e al messaggio evangelico».
Ma chi ha curato il progetto artistico e gli arredi sacri?
«Secondo quanto riportato nelle memorie di padre Gerardo Saldutto, Renzo Piano sin dal 1991 si era prefissato di fare di quell’area di San Giovanni Rotondo “un luogo magico” e “una chiesa aperta”. A scegliere gli artisti è stato un suo collaboratore, Mario Codognato. Lo stesso Codognato che nella famosa mostra “Barock” al museo Madre di Napoli, ha fatto esporre la donna crocifissa di Cattelan».
Eppure il Vaticano ha supervisionato la realizzazione della Chiesa.
«Sì, certo, il consulente liturgico è stato monsignor Crispino Valenziano, che fin dal 1994 aveva sancito la necessità di realizzare una Chiesa senza inginocchiatoi e nella quale ci fosse sull’altare una croce assolutamente priva del Crocifisso, richiamando a giustificazione di queste scelte presunte norme liturgiche post-conciliari».
Perché le definisce presunte?
«Perché non si trovano scritte da nessuna parte e oggi appaiono non in sintonia con il Magistero liturgico di Papa Benedetto. Mi riesce perciò difficile capire la ragione per la quale ora si è deciso di traslare nella cripta di quel santuario il corpo di San Padre Pio».
Non era nell’ordine delle cose che il corpo venisse custodito lì?
«La decisione era già stata presa nel 2002. Ma vorrei ricordare che due anni fa venne pubblicamente smentita dai frati di San Giovanni Rotondo per non suscitare le ire del fedeli. Ora purtroppo è stata messa in atto».