Il Cardinale che preferiva gli applausi alla
Chiesa
Il biblista che s’era
scordato il Vangelo
di Antonio Socci -
Libero, 2 settembre 2012
Aveva il complesso di inferiorità verso i
laici. Così cercava l’applauso del mondo, e l’ha trovato
Vedendo il mare di sperticati elogi ed
esaltazioni sbracate del cardinale Martini sui giornali di ieri, mi è venuto in
mente il discorso della Montagna dove Gesù ammonì i suoi così: “Guai
quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Luca 6,24-26).
I veri discepoli di Gesù infatti sono
segno di contraddizione: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
poiché invece non siete del mondo (…) il mondo vi odia. Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 16,18-20).
Poi Gesù indicò ai suoi discepoli questa
beatitudine: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno
al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a
causa del Figlio dell’Uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco,
la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Luca 6,20-23).
Una cosa è certa, Martini è sempre stato
portato in trionfo sui mass media di tutto il mondo, da decenni, e incensato
specialmente su quelli più anticattolici e più ostili a Gesù Cristo e alla sua
Chiesa. Che vorrà dire? Obiettate che non dipendeva dalla sua volontà? Ma i
fatti dicono che Martini ha sempre cercato l’applauso del mondo, ha sempre
carezzato il Potere (quello della mentalità dominante) per il verso del pelo,
quello delle mode ideologiche dei giornali laicisti, ottenendo applausi ed
encomi.
È stato un ospite assiduo e onorato dei
salotti mediatici fino ai suoi ultimi giorni.
O vi risulta che abbia rifiutato l’esaltazione strumentale dei media che per anni lo hanno acclamato come l’Antipapa, come il contraltare di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI?
A me non risulta. Eppure avrebbe potuto farlo con parole ferme e chiare come fece don Lorenzo Milani quando la stampa progressista e la sinistra intellettuale e politica diceva: “È dei nostri”.
O vi risulta che abbia rifiutato l’esaltazione strumentale dei media che per anni lo hanno acclamato come l’Antipapa, come il contraltare di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI?
A me non risulta. Eppure avrebbe potuto farlo con parole ferme e chiare come fece don Lorenzo Milani quando la stampa progressista e la sinistra intellettuale e politica diceva: “È dei nostri”.
Lui rispondeva indignato: “Ma
che dei vostri! Io sono un prete e basta!”. Quando cercavano di usarlo contro la
Chiesa, lui ribatteva a brutto muso: “In che cosa la penso come voi? Ma in che
cosa?”. “Questa Chiesa è quella che possiede i Sacramenti. L’assoluzione dei
peccati non me la dà mica L’Espresso. E la Comunione e la Messa me
la danno loro? Devono rendersi conto che loro non sono nella condizione di
poter giudicare e criticare queste cose. Non sono qualificati per dare giudizi”.
E ancora: “Io ci ho messo 22 anni per
uscire dalla classe sociale che scrive e legge L’Espresso e Il Mondo. Devono
snobbarmi, dire che sono ingenuo e demagogo, non onorarmi come uno di loro.
Perché di loro non sono”; “L’unica cosa che importa è Dio, l’unico compito dell’uomo
è stare ad adorare Dio, tutto il resto è sudiciume”.
Queste meravigliose parole di don Milani,
avremmo voluto ascoltare dal cardinale Martini, ma non le abbiamo mai sentite.
Mai. Invece ne abbiamo sentite altre che hanno sconcertato e confuso noi semplici
cattolici. Parole in cui egli faceva il controcanto puntuale all’insegnamento
dei Papi e della Chiesa.
Tanto che ieri “Repubblica” si è potuta
permettere di osannarlo così: “Non aveva mai condannato l’eutanasia”; “Dal
dialogo con l’Islam al sì al preservativo”.
Tutto quello che le mode ideologiche
imponevano trovava Martini dialogante e possibilista: “Non è male che due
persone, anche omosessuali, abbiano una stabilità e che lo Stato li favorisca”, aveva detto.
È del tutto legittimo -per chiunque-
professare queste idee. Ma per un cardinale di Santa Romana Chiesa? Non c’è una
contraddizione clamorosa? Cosa imporrebbe la lealtà?
Quando un cardinale afferma: “Sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano” non proclama l’equivalenza di tutte le religioni?
Quando un cardinale afferma: “Sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano” non proclama l’equivalenza di tutte le religioni?
Chi ricorda qualche vibrante
pronunciamento di Martini che contraddiceva le idee “politically correct”? O
chi ricorda un’ardente denuncia in difesa dei cristiani perseguitati? Io non li
ricordo.
Preferiva chiacchierare con Scalfari e
-sottolinea costui- “non ha mai fatto nulla per
convertirmi”. Lo credo. Infatti Scalfari era entusiasta di sentirsi così assecondato
nelle sue fisime filosofiche.
Nella seconda lettera a Timoteo, San Paolo
-ingiungendo al discepolo di predicare la sana dottrina- profetizza: “Verranno
giorni, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il
prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le
proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle
favole” (Tm 4,3-4).
Nella sua ultima intervista, in cui
critica la Chiesa, Martini si è chiesto dove sono “uomini che ardono”,
persone “che hanno fede come il centurione, entusiaste come Giovanni Battista,
che osano il nuovo come Paolo, che sono fedeli come Maria di Magdala?”.
Evidentemente non ne vede fra i suoi adepti,
ma nella Chiesa ce ne sono tantissimi. Peccato che lui li abbia tanto
combattuti, in qualche caso perfino portandoli davanti al suo Tribunale
ecclesiastico. Sì, questa è la tolleranza dei tolleranti.
Martini ha
incredibilmente firmato la prefazione a un libro di Vito Mancuso che
-scrive “Civiltà cattolica”- arriva “a negare o perlomeno svuotare di
significato circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica”.
Ma il cardinale incurante definì questo
libro una “penetrazione coraggiosa” e si augurò che venisse “letto e meditato
da tante persone” (del resto Mancuso definisce Martini “il mio padre
spirituale”).
Dunque demolire i dogmi della fede non
faceva insorgere Martini. Ma quando due giornalisti -in difesa della Chiesa-
hanno criticato certi intellettuali cattoprogressisti, sono stati da Martini
convocati davanti alla sua Inquisizione milanese e richiesti di abiura. Che
paradosso.
L’unico caso, dopo il Concilio, di
deferimento di laici cattolici all’Inquisizione per semplici tesi
storiografiche porta la firma del cardinale progressista Martini. “Il cardinale
del dialogo”, come lo hanno chiamato Corriere e Repubblica.
I giornali sono ammirati per le sue
massime. Devo confessare che io le trovo terribilmente banali. Per esempio:
“Emerge il bisogno di lotta e impegno, senza lasciarci prendere dal
disfattismo”.
Sembra Napolitano. Grazie al cielo nella
Chiesa ci sono tanti veri maestri di spiritualità e amore a Cristo. L’altro
ritornello dei media è sull’erudizione biblica di Martini. Senz’altro vera.
Ma a volte il buon Dio mostra un certo umorismo. E proprio venerdì, il giorno del trapasso di Martini, la liturgia proponeva una Parola di Dio che sembra la demolizione dell’erudizione e della “Cattedra dei non credenti” voluta da Martini, dove pontificavano Cacciari e altri geni simili.
Ma a volte il buon Dio mostra un certo umorismo. E proprio venerdì, il giorno del trapasso di Martini, la liturgia proponeva una Parola di Dio che sembra la demolizione dell’erudizione e della “Cattedra dei non credenti” voluta da Martini, dove pontificavano Cacciari e altri geni simili.
Scriveva dunque San Paolo che
Cristo lo aveva mandato «ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di
parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce
infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano,
ossia per noi, è potenza di Dio.
Sta scritto infatti: “Distruggerò la
sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti”. Dov’è il
sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non
ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché… è piaciuto a Dio
salvare i credenti con la stoltezza della predicazione… Infatti ciò che è
stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è
più forte degli uomini” (1Cor 1,17-25).
E il Vangelo era quello delle dieci
vergini, dove Gesù -ribaltando i criteri mondani- proclama “sagge” quelle che
hanno conservato la fede fino alla fine e “stolte” quelle che l’hanno perduta.
Spero che il cardinale Martini abbia
conservato la fede fino alla fine. Le esaltazioni di Scalfari, Dario Fo, “Il
Manifesto”, Cacciari gli sono inutili davanti al Giudice dell’universo (se non
saranno aggravanti).
Io, come insegna la Chiesa, farò dire
delle Messe e prenderò l’indulgenza perché il Signore abbia misericordia di
lui. È la sola pietà di cui tutti noi peccatori abbiamo veramente bisogno.
È il vero amore. Tutto il resto è vanità.
di Antonio Socci - Libero, 2 settembre 2012