Nella “Vita” di S. Filippo Neri
Si legge un episodio che ha per titolo:
“La falsa santità”. Ecco di cosa si tratta:
“In un convento di Roma viveva una
monaca che godeva fama di grande
santità. Correva voce fra il popolo che
la religiosa, arricchita di doni celesti,
conoscesse il futuro ed operasse prodigi
meravigliosi. Quando il Papa venne
a conoscenza di questo, mandò Padre
Filippo in quel convento, perché vedesse
che cosa vi fosse di vero sulle virtù
taumaturgiche della religiosa. In quei
giorni era piovuto molto e le strade erano
tutte fangose, sicché Filippo arrivò al
monastero con le scarpe tutte insudiciate di
fango. Ivi chiese subito di parlare con la monaca
creduta santa, la quale, appena scesa in
parlatorio, con un profondo inchino, disse:
“In che posso servirla”?
Il Santo che stava comodamente sdraiato
sulla poltrona, senza neppure rispondere al
saluto, le porse il suo piede dicendo: “Prima
di tutto, Reverenda Madre, la pregherei di
togliermi queste scarpe infangate e poi di
pulirmele per bene”. La monachella si tirò
indietro inorridita e, con parole molto risentite,
fece le sue rimostranze contro un
modo di procedere così villano, dicendo:
“Mi meraviglio come voi vi permettete di
farmi simili proposte”; Filippo tacque e alzatosi
tranquillamente uscì dal convento per
ritornare a casa.
Presentatosi il giorno dopo dal Papa, per riferire
sul risultato della sua missione, disse:
“Beatissimo Padre, quella monaca certamente
non è una santa e non fa miracoli,
perché le manca la virtù fondamentale”.
Il Santo sapeva troppo bene che la miglior
prova della santità è l’umiltà” (Oreste Cerri,
S. Filippo Neri, Ed. Il Villaggio del fanciullo,
Roma, 1986, pp. 106-107).