mercoledì 16 maggio 2012

"L'ANIMA CHE NON VIVE IN GRAZIA, E' COME QUESTO FIORE APPASSITO"


 
"L'ANIMA CHE NON VIVE IN GRAZIA,
E' COME QUESTO FIORE APPASSITO"


Il fiore ha bisogno di essere annaffiato per non farlo morire. L'anima è come il giardino che bisogna coltivare, pulire, estirpare l'erba cattiva...
L'uomo che non vive in grazia è sempre in continua agitazione, sempre insoddisfatto e continua a volere avere per colmare il vuoto in sè. E' come un'anima affamata, solo che mangia cibo cattivo che poi lo fa stare male e più affamato di prima. L'uomo_donna, in latino (HOMO - MATRONA), che vive in peccato il suo volto e i suoi occhi diventano cupi. Un anima in grazia, che prega... emana luce dagli occhi, dal volto, anche il linguaggio e il suo agire diviene luce, pur se ogni tanto cade per debolezza e si rialza.


"SANTA TERESA D’AVILA (Castello interiore)"


Sì, sappiamo di avere un’anima, perché l’abbiamo sentito e perché ce l’insegna la fede, ma così all’ingrosso, tanto vero che ben poche volte pensiamo alle ricchezze che sono in lei, alla sua grande eccellenza e a Colui che in essa abita.

E ciò spiega la nostra grande negligenza nel procurare di conservarne la bellezza. Le nostre preoccupazioni si fermano tutte alla rozzezza del castone, alle mura del castello, ossia a questi nostri corpi.

6 – Mi diceva ultimamente un gran teologo che le anime senza orazione sono come un corpo storpiato o paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere. Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se stesse.

Abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come quelli, e non sanno più vincersi, nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio.

Se queste anime non cercano d’intendere la loro immensa miseria e non vi pongono rimedio, avverrà che per non volger lo sguardo a se stesse, si trasformeranno in altrettante statue di sale, come avvenne alla moglie di Lot per essersi voltata indietro.

1 – Prima di andare innanzi, vi prego di considerare come si trasformi questo castello meraviglioso e risplendente, questa perla orientale, quest’albero di vita piantato nelle stesse acque vive della vita che è Dio, quando s’imbratti di peccato mortale.

Non vi sono tenebre così dense, né cose tanto tetre e buie, che non ne siano superate e di molto. Il Sole che gli compartiva tanta bellezza e splendore è come se più non vi sia, perché, pur rimanendo ancora nel suo centro, l’anima tuttavia non ne partecipa più.

Conserva sempre la capacità di goderlo, come il cristallo di riflettere i raggi, ma intanto non vi è più nulla che le sia di merito; e finché dura in quello stato, non le giovano a nulla per l’acquisto della gloria neppure le sue buone opere, perché, non procedendo esse da quel principio per cui la nostra virtù è virtù – voglio dire da Dio, da cui, anzi, si allontanano – non gli possono essere accette.

Infatti, chi commette un peccato mortale intende di contentare,non Dio, ma il demonio; e siccome il demonio non è che tenebra, la povera anima si fa tenebra con lui.

2 – So di una persona [Parla di se stessa, ndr] a cui il Signore volle far vedere lo stato di un’anima in peccato mortale.

Secondo lei, sarebbe impossibile, comprendendolo bene, che alcuno potesse ancora peccare, anche se per fuggirne le occasioni dovesse soffrire i maggiori tormenti immaginabili.

Da ciò le venne un ardentissimo desiderio che tutti se ne persuadessero. E io ora vi scongiuro, figliuole, di pregar molto il Signore per coloro che si trovano in questo stato, trasformati in una stessa tenebra con le loro opere.

Come da una fonte limpidissima non sgorgano che limpidi ruscelli, così di un’anima in grazia: le sue opere riescono assai grate agli occhi di Dio e degli uomini, perché procedenti da quella fonte di vita nella quale essa è piantata come un albero, e fuor dalla quale non avrebbe né freschezza né fecondità. Quell’acqua la conserva, impedisce che inaridisca e le ottiene frutti saporosi, ma se l’anima l’abbandona di sua colpa per mettersi in un’altra dalle acque sudice e fetenti, non sgorgherebbe da lei che la stessa abominevole sporcizia.

3 – Si deve intanto considerare che la fonte, o, a meglio dire, il Sole splendente che sta nel centro dell’anima, non perde per questo il suo splendore né la sua bellezza. Continua a star nell’anima, e non vi è nulla che lo possa scolorire. Supponete un cristallo esposto ai raggi del sole, ravvolto in un panno molto nero: il sole dardeggerà sulla stoffa, ma il cristallo non ne verrà illuminato.


4 – Anime redente dal sangue di Gesù Cristo, aprite gli occhi e abbiate pietà di voi stesse! Com’è possibile che, persuase di questa verità, non procuriate di togliere la pece che copre il vostro cristallo? Se la morte vi sorprende in questo stato, quella luce non la godrete mai più!...

O Gesù! ... Che orrore vedere un’anima priva di questo lume! Come rimangono le povere stanze del castello!

Che turbamento s’impossessa dei sensi che ne sono gli abitanti!

n che stato di accecamento e mal governo cadono, le potenze che ne sono le guardie, i maggiordomi e gli scalchi!

Ma siccome l’albero è piantato nella stessa terra del demonio, che altro ne può venire?

persona spirituale meravigliarsi non tanto di ciò che faccia un’anima in peccato mortale, quanto di ciò che non faccia.

Ci liberi Iddio, nella sua misericordia, da male così funesto, il solo che quaggiù possa meritare questo nome, degno di castighi che non avranno mai fine.

In ciò, figliuole mie, dobbiamo esser sempre timorose, né mai desistere dal pregare Iddio di liberarcene, perché se Egli non custodisce la città, invano lavoriamo noi, che siamo il nulla medesimo.