Quali soluzioni?
tratto dalla versione elettronica del volume pubblicato in Quaderni di «Una voce grida...!», n. 4, 2001 di Andrea Menegotto
Fides et ratio
Dunque, l’epoca del trionfo della magia nella storia dell’Occidente non è il Medioevo e neppure il Rinascimento, ma la nostra era informatica e post-moderna. Quello in cui viviamo è il periodo critico che fa seguito ai secoli della propaganda atea, positivista e materialista che, in nome della «Dea Ragione», del partito e della classe sociale, della razza o del proprio ego, ha condotto all’allontanamento dal Dio cristiano e dalla Verità dottrinale custodita dalla Chiesa cattolica . Oggi domina il relativismo nel senso più assoluto, l’uomo post-moderno vive in quello che dal punto di vista culturale Aleksàndr Isaevic’ Solz’enicyn ha efficacemente definito – con un’espressione ripresa dal Santo Padre Giovanni Paolo II – come «un mondo in frantumi» . In questo mondo, l’opzione religiosa più diffusa è, per usare la formula della sociologa inglese Grace Davie, il «believing without belonging» , cioè il «credere senza appartenere», ovvero – come molti affermano –: «credo, a modo mio».
Risulta evidente come ciò lasci largo spazio alla diffusione di credenze e pratiche religiose – o presunte tali – quantomeno bizzarre.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Fides et ratio, al n. 91, rileva come: «La nostra epoca è stata qualificata da certi pensatori come l’epoca della “post-modernità”. Questo termine, utilizzato non di rado in contesti fra loro molto distanti, designa l’emergere di un insieme di fattori nuovi, che quanto a estensione ed efficacia si sono rivelati capaci di determinare cambiamenti significativi e durevoli». In particolare, nel quadro di tali «cambiamenti», si sono manifestate «reazioni che han-no portato a una radicale rimessa in questione» della «pretesa razionalista» tipica della modernità; così, «sono nate correnti irrazionaliste» . L’Enciclica, dopo avere sottolineato la necessità che l’uomo utilizzi sia la fede che la ragione per rispondere alle domande cruciali sulla sua origine e sul suo destino, descrive una lunga stagione (iniziata con la crisi del Medioevo), in cui la ragione ha dapprima cercato di inglobare la fede, quindi ha preteso di farne a meno, infine l’ha combattuta in modo esplicito.
Scrive Massimo Introvigne: «Nell’epoca post-moderna si ripresenta – peraltro non per la prima volta – la possibilità di un rovesciamento di questo scenario. L’epoca della crisi della ragione è il tempo in cui si ripresenta una fede – non necessaria-mente la fede cristiana – separata dalla ragione. Come Giovanni Paolo II ha sottoli-neato in tutto il suo magistero, una fede privata della mediazione razionale è una fe-de incapace di diventare cultura e quindi di animare la società» . Nel migliore dei casi, una fede separata dalla ragione si riduce – secondo la Fides et ratio – a «senti-mento ed esperienza»; nel peggiore, «cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione» .
Annota ancora in maniera puntualissima Introvigne: «[…] si nota il crescente inte-resse per forme di rapporto con il sacro dove il percorso prevale sul discorso, il mythos sul logos, fino a quel rischio di costruire fedi senza ragione – o peggio di ca-dere nella superstizione – denunciato dalla Fides et ratio. Diversi sociologi invitano del resto, quando si tratta del sacro postmoderno, a partire da un dato di carattere negativo: dalla fine degli anni 1980, il consenso di massa nei confronti della scienza – particolarmente della medicina, la scienza “pratica” con cui le persone comuni vengono più normalmente a contatto – non è più unanime. A partire dagli ultimi anni del decennio 1980, in diversi paesi, il consenso popolare nei confronti della scienza e della medicina scende a quelli che sono probabilmente i livelli più bassi del secolo . Per converso, qualunque forma di cura medica che si presenti come “alternativa” ri-spetto alla medicina “ufficiale”, o da questa disapprovata, incontra immediatamente un vasto consenso popolare. Sembra che il termometro scientifico scenda e che salga il termometro del sacro: qualche volta – però – piuttosto in direzione dell’irrazionalismo, della ricerca acritica del miracoloso, o – in altri contesti – della magia» .
Annota ancora in maniera puntualissima Introvigne: «[…] si nota il crescente inte-resse per forme di rapporto con il sacro dove il percorso prevale sul discorso, il mythos sul logos, fino a quel rischio di costruire fedi senza ragione – o peggio di ca-dere nella superstizione – denunciato dalla Fides et ratio. Diversi sociologi invitano del resto, quando si tratta del sacro postmoderno, a partire da un dato di carattere negativo: dalla fine degli anni 1980, il consenso di massa nei confronti della scienza – particolarmente della medicina, la scienza “pratica” con cui le persone comuni vengono più normalmente a contatto – non è più unanime. A partire dagli ultimi anni del decennio 1980, in diversi paesi, il consenso popolare nei confronti della scienza e della medicina scende a quelli che sono probabilmente i livelli più bassi del secolo . Per converso, qualunque forma di cura medica che si presenti come “alternativa” ri-spetto alla medicina “ufficiale”, o da questa disapprovata, incontra immediatamente un vasto consenso popolare. Sembra che il termometro scientifico scenda e che salga il termometro del sacro: qualche volta – però – piuttosto in direzione dell’irrazionalismo, della ricerca acritica del miracoloso, o – in altri contesti – della magia» .
Vale la pena di notare come il processo di progressiva rivendicazione dell’autonomia del singolo e della società dalla Chiesa cattolica, che vede il suo apice nell’Illuminismo settecentesco con l’esaltazione della «Ragione», su quello che gli illuministi definivano «l’oscurantismo della fede», abbia condotto – come esito ulti-mo e paradossale – al trionfo dell’irrazionale e del superstizioso.
Dunque, aveva ragione il filosofo italiano Augusto del Noce (1910-1989) quando acutamente osservava che la secolarizzazione non si accompagna solo all’«espansione dell’ateismo», ma anche all’emergere di «nuove forme di mitologi-smo» . E aveva altrettanta ragione lo scrittore cattolico Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), il quale scrisse che quando non si crede più in Dio non è che non si cre-da più a nulla: si crede a tutto.
La «sfida» della magia
I molteplici fenomeni che caratterizzano il «ritorno del sacro» nella nostra epoca – nuovi movimenti religiosi, nuove credenze, folk magic, superstizioni e nuovi movimenti magici – hanno fatto sì che la Chiesa cattolica si sia più volte interrogata sulle cause dei medesimi e sulle modalità operative da mettere in atto per soddisfare alcune urgenze pastorali. I Documenti magisteriali che affrontano il tema tendono in parti-colare, anche se non in maniera esclusiva, a sottolineare le cause interne alla Chiesa e quindi quelle «mancanze» che hanno favorito il sorgere ed il proliferare di proposte religiose alternative e, accanto ad esse, hanno accentuato le difficoltà della Chiesa nel mondo contemporaneo, consentendo una fuga dei cattolici non solo verso le nuove religioni, ma anche verso l’indifferenza religiosa .
Seppure tali cause possono assumere connotazioni particolari a seconda della specifica realtà sociale ed ecclesiale di ciascun paese, sono comunque individuabili in linea generale alcuni temi fondametali: bisogni spirituali non avvertiti o risolti dalla Chiesa; scarsa conoscenza della Bibbia e della Dottrina della Chiesa da parte di molti cattolici – ciò è il frutto di una poco efficace opera catechetica –; in determinati contesti vi è poi distacco e freddezza della istituzione ecclesiale rispetto ai fedeli; carenza di clero; non adeguata valorizzazione della religiosità popolare; freddezza della liturgia, del clima parrocchiale in genere; mancanza di direzione spirituale per molti cattolici; scarsa attenzione all’aspetto esperienziale» della vita spirituale a favore della sola dimensione «intellettuale».
Di fronte a tutti i fenomeni caratterizzanti il panorama complesso della nuova religiosità, il cattolico – seguendo le indicazioni del Magistero – deve sviluppare la coscienza di trovarsi di fronte ad una «sfida». Tale termine rappresenta davvero il vocabolo chiave che permette di comprendere la reale portata della questione che la nuova religiosità pone alla Chiesa. In tal senso, infatti, si esprimono i vari Documenti Magisteriali e anche il Santo Padre Giovanni Paolo II, in alcuni discorsi, ha utilizzato proprio questo vocabolo .
La «sfida» della magia, in particolare, è al centro dell’attenzione della più volte citata Nota pastorale della Conferenza Episcopale Toscana, in cui si legge: «La ricerca del “magico”, nelle sue diverse forme, deriva da un bisogno di significati e di risposte che la società odierna non è in grado di dare, specie nel quadro di una crescente situazione di insicurezza e di fragilità. Il ricorso alla magia e alle singole prtiche di divinazione diventa conseguentemente una compensazione al vuoto esisten-ziale che caratterizza la precarietà del nostro tempo. È entro questo vuoto – riguardante gli stessi cristiani che non hanno maturato una fede adulta – che si pone l’urgenza di un annuncio autentico ed entusiasmante del Vangelo e della grazia di Cristo. Solo una capillare ed estesa riscoperta del genuino senso della religione e della fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito, permette di rispondere nel modo più adeguato al dila-gare della magia, nelle sue molteplici forme antiche o recenti, e di far luce sulle questioni relative al discer-nimento dell’azione di Satana nel mondo. Oc-corre tornare a proclamare con rinnovato vigore, come agli albori della Chiesa, che solo Gesù, il Risorto viven-te in eterno, è il Salvatore, e che “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12)» . La via della riscoperta della fede non potrà prescindere dalla valorizzazione della religiosità popolare, che spesso viene stravolta e male interpretata dalle pratiche superstiziose o dalla folk magic: «Dovremo meditare con attenzione – scrive Monsignor Casale – anche sui valori della religiosità po-polare, che deve essere certamente guidata ed “evangelizzata”, ma il cui disprezzo ingiustificato […] favorisce l’esodo dei fedeli verso le sette e i nuovi movimenti religiosi» .
Dunque, la Chiesa cattolica individua un’unica possibile risposta alla «sfida» della magia e questa risposta è ciò che essa propone come soluzione ai molteplici interro-gativi degli uomini del nostro tempo: la Nuova Evangelizzazione, eloquentemente descritta nella sua essenza da Giovanni Paolo II al n. 38 dell’Enciclica Redemptoris missio: «Questo cosiddetto fenomeno del “ritorno religioso” non è privo di ambi-guità, ma contiene un invito. La Chiesa ha un immenso patrimonio spirituale da of-frire all’umanità, in Cristo che si proclama “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). E’ il cammino cristiano all’incontro con Dio, alla preghiera, alla ascesi, alla scoperta del senso della vita. Anche questo è un areopago da evangelizzare» .
Di fronte alla magia che – come abbiamo più volte avuto modo di affermare, non è altro che l’antica tentazione di sentirsi padroni del tempo e della storia e, in ultima analisi, di sostituirsi al Creatore – la Chiesa cattolica non potrà né dovrà fare altro che proclamare l’assoluta signoria di Gesù Cristo, centro del cosmo e della storia di tutta l’umanità.
- Sul punto cfr. il mio «Il “ritorno del sacro”. Tra secolarizzazione e post-modernità un’occasione nella confusione», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 15-39.
- Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi (2 dicembre 1984), n. 18, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, pp. 1431-1499 (il testo ufficiale latino è alle pp. 1352-1430).
- Cfr. ALEKSÀNDR ISAEVIC’ SOLZ’ENICYN, Un mondo in frantumi. Discorso ad Harvard, tr. it. La Casa di Matriona, Milano 1978.
- GRACE DAVIE, Religion in Britain since 1945. Believing without Belonging, Blackwell, Oxford 1994.
- GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio. Lettera Enciclica circa i rapporti tra fede e ragione del 14 settembre 1998, n. 91.
- M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Semina-rium, cit.
- GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, cit., n. 48.
- Cfr. DANIEL BOY - GUY MICHELAT, «Premiers résultats de l’enquête sur les croyances aux parasciences», in La pensée scientifique et les parasciences, Albin Michel - Cité des sciences et de l’industrie, Parigi 1993.
- M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Semina-rium, cit. Osservazioni simili sono quelli di MARCO CANTAMESSA, «Il relativismo e la comunicazione della verità», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 85-102.
- AUGUSTO DEL NOCE, Il problema dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 1970 (3a ed.), p. 552.
- Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi (2 dicembre 1984), n. 18, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, pp. 1431-1499 (il testo ufficiale latino è alle pp. 1352-1430).
- Cfr. ALEKSÀNDR ISAEVIC’ SOLZ’ENICYN, Un mondo in frantumi. Discorso ad Harvard, tr. it. La Casa di Matriona, Milano 1978.
- GRACE DAVIE, Religion in Britain since 1945. Believing without Belonging, Blackwell, Oxford 1994.
- GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio. Lettera Enciclica circa i rapporti tra fede e ragione del 14 settembre 1998, n. 91.
- M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Semina-rium, cit.
- GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, cit., n. 48.
- Cfr. DANIEL BOY - GUY MICHELAT, «Premiers résultats de l’enquête sur les croyances aux parasciences», in La pensée scientifique et les parasciences, Albin Michel - Cité des sciences et de l’industrie, Parigi 1993.
- M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Semina-rium, cit. Osservazioni simili sono quelli di MARCO CANTAMESSA, «Il relativismo e la comunicazione della verità», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 85-102.
- AUGUSTO DEL NOCE, Il problema dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 1970 (3a ed.), p. 552.
I Documenti del Magistero cattolico che si occupano di individuare le cause del successo dei nuovi movimenti reli-giosi sono in particolare: il rapporto provvisorio redatto da quattro Dicasteri Vaticani, SEGRETARIATO PER L’UNIONE DEI CRISTIANI - SEGRETARIATO PER I NON CRISTIANI - SEGRETARIATO PER I NON CREDENTI - PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA CULTURA, Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale, del 3 maggio 1986, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1986; CARDINALE GODFRIED DANNEELS, Cristo o l’acquario. L’anticristo è già fra noi? Lettera pa-storale del Natale 1990, tr. it.. in «Il Regno - Documenti», anno XXXVI n. 864, 1 luglio 1991, pp. 415-424 e Centro Grafico Stampa, Bergamo 1992 (le parole «L’anticristo è già fra noi?», che compaiono nell’edizione del Centro Grafico Stampa, non figurano nel titolo della Lettera Pastorale e sono state aggiunte dal traduttore italiano); CARD. F. ARINZE, Doc. cit.; MONS. G. CASALE, Doc. cit.; SEGRETARIATO PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’impegno pastorale della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sette. Nota Pasto-rale del 30 marzo 1993, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1993. Anche alcuni Documenti e discorsi del Santo Pa-dre Giovanni Paolo II e di vari vescovi di tutto il mondo si occupano dell’analisi delle cause, per una antologia di testi con una breve introduzione: cfr. RAMON MACIAS ALATORRE - TERESA OSORIO GONÇALVES - REMI HOECKMAN - MICHAEL PAUL GALLAGHER (a cura di), Sette e Muovi Movimenti Religiosi. Testi della Chiesa Cattolica (1986-1994), Città Nuova Editrice, Roma 1995. Questi medesimi Documenti – che mettono in luce i motivi del successo delle forme di religiosità alternativa – si soffermano sulle soluzioni che la Chiesa deve adottare per porre rimedio almeno alle cause interne o comunque in qualche modo dipendenti da lei.
-Sul tema dell’indifferenza religiosa: cfr. GIANPAOLO BARRA, Perché credere. Spunti di apologetica, Edizioni Centro Grafico Stampa, Seriate (Bergamo) 1997, p. 20.- Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la Giornata del Migrante del 15 agosto 1990.
- CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA, Doc. cit.
- MONS. G. CASALE, Doc. cit., p. 101.
- GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio. Lettera Enciclica circa la permanente validità del mandato missionario del 7 dicembre 1990, n. 38.