mercoledì 20 giugno 2012

La mia storia di militante tra le fila dei Testimoni di Geova -


La mia storia di militante tra le fila dei Testimoni di Geova
(di Antonio Tanziello)


Ho deciso di raccontare la mia storia semplicemente per condividere la mia esperienza, con chi ad un certo punto si è accorto, o si sta accorgendo di aver dedicato tempo, è perché no, anche denaro, ad una religione che altro non è che una sorta di prigione psicofisica, da dove se ne può venire fuori solo evadendo. Si cari amici, io credo che questo sia il termine giusto evadere.
Qualcuno c'è riuscito al primo colpo, qualcun'altro a più riprese, altro ancora ci sta provando. Sapete meglio di me, che i piani per la fuga, sono strettamente personali, difficilmente si può condividerli con qualcuno. Tutti sono possibili traditori: parenti, amici, coniugi, tutti possono vanificare i nostri sforzi a per la riuscita.
Ma ritorniamo alla mia storia. Sono sempre stato una persona assetata di conoscenza, ho sempre letto e studiato con attenzione le materie e gli argomenti che mi interessano, vi posso assicurare che ne sono veramente tanti. Uno di essi e sicuramente la religione, ho sempre creduto in Dio, ma mai nelle religioni!!!
Era il lontano 1984 e come tanti un bel giorno mi incontro con due Testimoni di Geova, (tdG), erano due donne; parlammo dei soliti argomenti, sapete, quelli che si usano per approcciare, materiale di interesse generale! le due testimoni si accorsero presto che ne sapevo qualcosa di più rispetto ad altri. In effetti io avevo già letto una buona parte della bibbia e anche se non ero particolarmente ferrato nella conoscenza della stessa, ne sapevo sicuramente di più di chi usava il testo "sacro" solo come soprammobile.
Una di loro tornò a visitarmi la settimana dopo con un pioniere regolare (un testimone di Geova impegnato a tempo pieno nell'organizzazione).
Dopo i convenevoli, entrammo subito in conversazione, anche questa volta si discusse di tante cose, la mia voglia di sapere e conoscere venne presto allo scoperto,ed accettai uno studio biblico.
Tornai a casa e comunicai a mia moglie il tutto, non disse nulla e quando arrivò il giorno dello studio si sedette curiosa con me ad ascoltare le domande e le risposte, che come un fiume in piena correvano veloci. Lo studio fu affidato ad un "fratello", che si presentava ogni settimana accompagnato da una "sorella", visto che allo studio era presente anche mia moglie.
La cosa non dispiaceva né a me né a lei, non facevamo niente di male, si studiava la bibbia, si parlava di Dio e di Gesù, della religione in generale. Il primo intoppo però arrivò subito, chiesi al "fratello" che mi faceva lo studio, "come mai Adamo ed Eva creati perfetti caddero in errore?".
Qualcosa di perfetto non può sbagliare, altrimenti non può considerarsi tale. Il povero fratello cercò in tutti i modi di spiegarmi le ragioni dell'errore dei nostri primogenitori, ma non ci riuscì, tanto che la settimana seguente si presentò con il solito pioniere, che più che risolvermi il dubbio, mi convinse a sorvolare e ad andare avanti. Dopo poco incominciammo a frequentare le adunanze, ricordo che alla prima ero già con la mano alzata.
Arrivò il battesimo e per me il progresso fu veloce, i primi privilegi (come li chiamono loro),usciere, addetto alla letteratura e così via fino ad arrivare a servitore di ministero, con incarichi da anziano.
Conducevo uno studio di libro il martedì, svolgevo parti nelle adunanze del giovedì e facevo discorsi pubblici, nella mia e in altre congregazioni. Ero molto impegnato, il lavoro e la congregazione assorbivano il mio tempo, mia moglie mi sosteneva zelantemente, tutto funzionava alla perfezione, almeno apparentemente.
Odiavo andare in servizio (uscire con la borsa a parlare alle persone) e in tutto quello che facevo non riuscivo a trovare la gioia e la felicità, (per me erano false) decantate da altri. Spesso mi domandavo perché, visto che facevo tutto con responsabilità e meticolosità. Il difetto che trovavo in me spiritualmente parlando, era il mio modo di fare garantista, odiavo il giustizialismo dei testimoni di Geova. Cominciai a rendermi conto che mi stavo comportando da meschino, facevo quello che non mi andava di fare. A quel punto decisi di studiare il mio piano di evasione, dovevo farlo, non potevo più non essere me stesso, ero stufo e disgustato, la mia indole liberale era in pericolo, non ero e non volevo essere come loro.
2° parte della mia esperienza
Come in un famoso film di Tarantino, devo tornare indietro, a poco prima della mia entrata nel gruppo. A mente fredda e con il senno di poi, ho analizzato i motivi che mi spinsero ad entrare in quella religione.
Molto presto mi accorsi che non era stata la sola voglia di conoscenza, che come vi dicevo è stata sempre una mia costante, ma soprattutto un disagio che stavo vivendo in quel periodo della mia vita.
Invito quelli che hanno fatto un'esperienza simile a tornare mentalmente a quando accettarono quella che a suo tempo consideravano la verità, molti riscontreranno che coincide con un momento più o meno lungo di difficoltà o con problemi che in quel periodo vi stava dando filo da torcere.
Io stavo vivendo il "dramma" di un giovane marito e padre, che combatteva costantemente con una moglie e un ambiente avverso. Praticamente non trovavo pace, ne in casa ne fuori di essa.
Non scendo nei particolari, perché sarebbero lunghi ed articolati, ma sicuramente questo mix di situazioni, mi portò ad afferrare, quella che mi sembrò essere l'unica ancora di salvezza.
L'afferrai e risalendo lungo la sua catena, montai con la mia famiglia su quell'enorme barcone, dove tutto era bello, tutti sorridevano, mia moglie era felice e anche io lo ero, finalmente non litigavamo più,quando tornavo a casa trovavo la pace.
La speranza del nuovo mondo aveva ridato ossigeno alla mia famiglia, presto tutto sarebbe cambiato, anche l'ambiente dove io vivevo sarebbe diventato un vero paradiso. Era la soluzione dei miei problemi!!!
Adesso ritorno al mio piano d'evasione. Non fu facile, solo al pensiero venivo attanagliato dai sensi di colpa, mi sembrava tradire tutti quelli che in me vedevano un buon amico, un fratello simpatico, sempre con il sorriso, disponibile e gentile. Cercai per qualche tempo di abbozzare, di autoconvincermi che quello che mi stava accadendo era normale, presto sarebbe passato, tutto si sarebbe messo a posto. Ma non era affatto così, più passava il tempo e più diventavo apatico. Ovviamente tutto questo si svolgeva dentro di me, all'esterno nessuno si accorgeva di nulla, ero diventato un ottimo attore. Ma non si può recitare per sempre, la farsa stava per finire!!!
Non avevo mai subito torti da nessuno... caratterialmente sono una persona che non si fa prendere dall'odio e dalla rabbia per qualche torto ricevuto. Tendenzialmente sono amante del perdono e del quieto vivere, all'aggressione preferisco la trattativa, il compromesso (parola sconosciuta ai testimoni di Geova).
In dieci anni di militanza, non ho mai avuto un diverbio con qualcuno in congregazione.
I cosiddetti fratelli e sorelle, mi conoscevano molto bene sotto questo aspetto... praticamente non potevo dire che mi allontanavo per un torto ricevuto.
Il piano di fuga più semplice, per me non andava bene... Cosa fare per raggirare l'ostacolo? Chiedere un po' di riposo, pensai! sarebbe stato possibile?
Quella domenica, ricordo molto bene, dovevo fare un discorso pubblico nella mia congregazione e visto che in quel periodo, secondo qualcuno i giovani stavano dando un po' troppo risalto allo svago, dovevo insistere su quest'argomento appena ne avessi avuto l'occasione. Con mio rammarico lo feci. Mentre parlavo ai giovani, negli occhi di qualcuno di loro leggevo lo sconforto. Era come se avessero voluto dire "Ma tu sei fuori come un balcone". E’ una domenica d'estate, stamattina siamo andati in servizio, ora siamo qui ad ascoltare la tua ramanzina e hai il coraggio di parlare di svago eccessivo? Il bello era, che mentre esponevo le scritture che avallavano quello che stavo dicendo, nella mia mente frullava lo stesso ragionamento.
Finita l'adunanza, dopo la classica chiacchieratina con i fratelli, io e gli altri due anziani, ci intrattenemmo per le solite cose da organizzare in congregazione. Voglio spendere due parole anche per loro. Il più vecchio dei due, anche anagraficamente, ,(che chiamerò Mario) era un pozzo di conoscenza, lo ammiravo, un po' mi somigliava era sempre disponibile e sorridente, un grande uomo... (ultimamente ho saputo che si è raffreddato, come piace dire ai tdG). L'altro molto giovane, era il tipo insipido, sapete... quelli che non sanno nè di sale nè di pepe. Faceva la sua parte tranquillo, era schivo e poco comunicativo. Mario mi disse: ti dispiacerebbe sostituirmi domenica, per il discorso pubblico ad una congregazione vicina? Come sempre, stavo rispondendo che non ci sarebbero stati problemi. Ma qualcosa mi fermò... dissi... “Io ho bisogno di parlarti Mario”.
Si rese disponibile con un bel sorriso stampato sulla faccia. Andati via tutti, in congregazione aspettavano pazienti solo la mia e la sua famiglia, incominciammo a parlare... "Senti Mario, io ho bisogno di un po' di riposo, non c'è la faccio più, sai il lavoro, associato agli impegni della congregazione, mi stanno pesando un po' troppo. Sono stanco, ho bisogno di far riposare la mia mente (mentivo)”. Era iniziato il mio piano di fuga... Ti è successo qualcosa, qualcuno ti ha fatto qualche torto?
Era troppo esperto per credere alla mie parole... spesso aiutava fratelli e sorelle litigiosi o poco spirituali, era una specie di macchina pacificatrice. Nei miei occhi aveva letto quello che non gli avevo detto, almeno credo!...
Risposi che si trattava di stanchezza, senza manifestare problemi con nessuno. Dammi un po' di tempo è tutto si rimetterà a posto. Era d’accordo.
Un paio di settimane dopo, Mario mi comunicò, dell'arrivo della mia nomina di anziano... che, con suo stupore rifiutai!
Cosi iniziai piano piano ad abbandonare tutti i privilegi in congregazione: discorsi pubblici, conduttore della torre di guardia, e dello studio di libro, parti nelle adunanze del giovedì. Mi sentivo leggero, avevo la sensazione di respirare meglio, avevo scaricato i miei inutili pesi, che da molto tempo mi ero caricato sulle spalle.
La domenica in cui decisi di non andare all'adunanza...che liberazione...
Fu talmente bella la sensazione, che decisi di non andarci più. La mia espressione di gioia quando rimasi solo a casa fu esplosiva. Quando ci si libera di un peso si esplode di gioia e si grida felici.
Ovviamente incominciarono gli andirivieni dei fratelli e delle sorelle, che erano desiderosi di aiutarmi, di sapere cosa fosse successo.
Molti si lasciavano scappare qualche lacrima di commozione, cosa che accadeva anche a me quando incontravo chi volevo più bene. Ma non ci fu nulla da fare,ero determinato, il mio piano
d'evasione doveva andare avanti, non sarei mai più tornato in sala. Da parte sua, la mia ex moglie, che continuò a frequentare, cercò per un po' di aiutarmi, ma la sua pazienza cessò presto e ricominciarono i litigi.
Per screditarmi e indicarmi come traditore facevano girare voci che io avevo un'altra donna, che mia figlia, allora una bambina, mi aveva visto fare sesso con una donna in macchina. Insomma tutte dicerie del genere, alle quali evidentemente la mia ex credeva, perché dette da fratelli e sorelle. Quella del sesso in macchina, fu messa in giro dall'essere più viscido e schifoso che io abbia mai conosciuto, un pseudo fratello, nominato anche anziano, che ne ha combinate di tutti i colori, fino a quando ha fatto perdere le sue tracce, per motivi di incolumità personale.
Ovviamente io perdonai anche lui!!!
Morale della favola: ero ritornato agli stessi problemi che avevo prima di conoscere i tdG, litigi in famiglia e ambiente esterno avverso.
Ma la storia non finisce qui.
Dopo circa un anno di patimenti, mi convinco, ma soprattutto convinco mia moglie a cambiare aria. Dopo aver organizzato tutto in pochi mesi, carico la mia famiglia in macchina e mi trasferisco a molti km di distanza da dove ero nato e vissuto fino ad allora.
Mi sentivo un altro, essere lontano da quelle dicerie già mi rincuorava. Ovviamente anche dove mi ero trasferito c'erano i tdG...ma non mi conoscevano, nè tantomeno conoscevo loro, (che povero illuso!). Dopo poco, incominciai ad incontrarli a casa. Sapete, quelli che volontariamente si sostituiscono al genitore che non fa più la sua parte spiritualmente parlando: lo studio personale ai miei figli, la torre di guardia con tutta la famiglia, tranne me... l'incoraggiamento, le risatine false, gli inviti a cena o a qualche gita eccc... Ad essere sincero non mi disturbavano, il mio piano di fuga prevedeva l'impegno categorico di non ritornare mai più in sala, quindi l'unica cosa per me era rispondere con un secco nò, quando venivo invitato a farlo.
Una sera durante una cena di lavoro, decisi "meschino me" dopo tanti anni di fumarmi una sigaretta, convinto che il vizio non mi avrebbe più catturato. Mi sbagliavo... da allora, un po' per volta rincominciai a fumare, anche se tranquillizzavo i familiari . Apriti cielo, la cosa fu riferita agli anziani della congregazione, che ovviamente venivano tenuti costantemente informati del mio comportamento dalla mia delatrice. Un giorno, tornato a casa da lavoro, la mia ex mi disse che un anziano di congregazione voleva parlarmi.
Subito , mi recai al suo indirizzo previo appuntamento, entrato mi trovai davanti a cinque o sei persone, se non ricordo male. No ero tra amici, ero in presenza del famigerato "comitato giudiziario".
Dopo le presentazioni e una preghiera, mi fu chiesto se immaginassi qual'era il motivo di quell'incontro.
Risposi che lo capivo, era stata mia moglie vi ha detto che ho ripreso a fumare. Era vero .
Dopo aver decantato le mie lodi, -sapevano tutto di me- mi dissero che potevo essere aiutato da qualcuno di loro tramite uno studio personale, a ritornare sulla retta via, altrimenti dovevo essere disassociato, in quanto ero una pietra d'inciampo e un cattivo esempio per i "fratelli".Non facendomi scappare la ghiotta occasione dissi che non volevo essere aiutato non mi sento affatto un cattivo esempio per gli altri, non ero una pietra d'inciampo per alcuno. Chiesi di darmi un foglio e una penna, per scrivere la mia dissociazione.
Così fu...lo stesso sorvegliante, mi dettò la lettera, che datai e firmai. Tornai a casa, raccontai tutto alla mia delatrice, che dopo qualche giorno, mi portò qualche altro foglio da firmare, e tutto finì.
Il mio piano d'evasione era riuscito, finalmente mi ero liberato completamente dei tdG.
Almeno credevo...sì, perché incominciarono ad arrivare i problemi veri, quelli che mi creava mia moglie, istigata dai testimoni di Geova. Vorrei sapere da qualche ex sorella che si è trovata nella stessa situazione, "marito che lascia, la moglie che rimane ancora dentro ", quale era il comportamento che gli consigliavano di tenere nei confronti del coniuge, non solo gli anziani, ma anche semplici fratelli e sorelle.
E'inutile dire che le cose andavano di male in peggio, ero sempre da solo, mia moglie da quando mi ero dissociato, si era ancora di più attaccata ai tdG, era sempre più impegnata in congregazione. Mia figlia intanto cresceva, si fidanzò con un testimone di Geova, figlio di tdG, con quasi tutti i parenti tdG. Combinarono il matrimonio senza chiedermi alcun parere.
Nel giorno delle nozze,(mia figlia era bellissima, mi si permetta questa nota) dopo la cerimonia religiosa, che si tenne in una sala del regno, come è solito fare, ci si recò al ristorante. Chi non è, o non è mai stato tdG, stenterà a crederci, ma c'era soltanto mia figlia e il marito... tutti gli altri, genitori e parenti dello sposo, i due testimoni di nozze, insieme a tanti altri tdG, non si presentarono, “un cane ritornato al suo vomito” un figlio del demonio.
Non sapevo come giustificare le loro assenze agli altri commensali. Era una umiliazione. Fu per me un bruttissimo giorno. più bel giorno per mia figlia, per me fu una tragedia, ero triste, cercavo di nascondere il mio stato d'animo, molti si accorsero del mio disagio. Ma è acqua passata, attualmente ho ottimi rapporti con mia figlia e suo marito, (mi ritengo un fortunato, per molti non è così).
I rapporti tra me e mia moglie si logorarono sempre di più, finché due anni fa, si avviò la pratica per la separazione. Il mio secondo figlio vive con lei, e poco tempo fa ho saputo che è diventato un proclamatore. Ho provato a parlargli molte volte dell'importanza della libertà di pensiero e d'espressione, ovviamente sempre con argomenti adatti alla sua giovane età, e sempre cercando di non fargli pesare la cosa più di tanto, ma per adesso sembra che i tdG stanno vincendo la battaglia.
Sappiamo bene quanto siano agguerriti e determinati, ma io non perdo la speranza, sono convinto che presto anche lui incomincerà a mettere su un piano d'evasione, che lo porterà fuori da quella prigione psicofisica. Mi auguro con un prezzo da pagare meno salato del mio.
Questa è la mia storia cari amici, spero che la stessa possa essere di aiuto a qualcuno, ma soprattutto, di non avervi annoiato. Mi scuso per gli errori grammaticali, scrivere non è mai stato il mio forte, credo che questa sia la cosa più lunga, in assoluto che io abbia mai scritto.
E' proprio vero le vie del Signore sono infinite.
Concludo la testimonianza. Per riacquistare fiducia in Dio, mi ci sono voluti una quindicina di anni, il mio cammino di conversione non è stato semplice, ho dovuto combattere con molti nemici.
Grazie a una donna dalla forte fede e dalla sicura speranza Maria Volpe, che ha fatto tanto per me, mi ha fatto Padre Giulio – anche se ho parlato solo al telefono per il momento -, che con dei semplici consigli ha riaperto il mio cuore alla speranza e alla fede che non avevo più.
Grazie di cuore, che Dio possa continuare a benedire voi e le vostre iniziative.