mercoledì 20 giugno 2012

Lettera a mussolini- Elena Aiello


Lettera a mussolini- Elena Aiello
Cosenza, 23 aprile 1940
Al Capo del Governo

Benito Mussolini
Duce,
vengo a Voi in nome di Dio per dirvi ciò che il Signore mi ha rivelato e che vuole da voi. Io non volevo scrivere, ma ieri, 22, il Signore mi è apparso di nuovo imponendomi di farvi sapere quanto segue:
“Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d’impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l’Italia, dove è la sede del mio Vicario, affinché io possa usare misericordia per tanti peccatori e salvarli. Il mio Regno è regno di pace, il mondo invece è tutto in guerra, perché respinge la mia legge, fatta di verità e d’amore.
I Governatori dei popoli sono agitati per acquistare nuovi territori. Poveri ciechi!... Non sanno che dove non c’è Dio non vi può essere alcuna vera conquista! Nel loro cuore non vi è che malvagità e non fanno che oltraggiarmi, deridermi, disprezzarmi! Questi sono mostri infernali, sovvertitori dei popoli , cercano di travolgere nel terribile flagello anche l’Italia,sede del mio Vicario,l’Angelico Pastore delle anime.
La Francia, tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati,cadrà presto in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata.
All’Italia, perché sede del mio Vicario, Ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall’abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In ogni pericolo, benché immeritevole l’ho sempre salvato. Adesso di mantenere l’Italia fuori dalla guerra, perché sede del mio Vicario e madre di civiltà.
Se farà questo,gli darò grazie e favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; lui invece , ha deciso, fra un mese , di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia!”
Tutto questo mi ha detto il Signore. Non crediate, o Duce, che io mi occupi di politica. Io sono una povera Suora dedicata all’educazione di Piccole abbandonate e prego tanto per la vostra salvezza e per la salvezza della nostra Patria.
Con sincera stima
dev.ma
Suor Elena Aiello



(la lettera fu consegnata alla sorella del Duce, Donna Edvige, il 6 maggio 1940, ed ella la consegnò a Mussolini qualche giorno dopo).

Ma ecco un’altra lettera di Suor Elena Aiello, questa volta direttamente a Donna Edvige, nella quale ella accenna al contenuto della lettera di cui sopra:
Montalto Uffugo (CS), 15 maggio 1943
Gent.ma Donna Edvige,
questo mio lungo silenzio vi avrà fatto forse pensare che io mi sia dimenticata di voi, mentre invece io vi ricordo tutti i giorni, nelle mie povere preghiere, seguendo sempre le dolorose vicende della nostra bella Italia.
Noi ci troviamo fuori Cosenza, a causa dei bombardamenti. La barbarie nemica ha sfogato il suo odio, sganciando bombe sulla città di Cosenza, causando devastazione, dolore e morte fra la popolazione civile.
Io mi trovavo a letto con le sofferenze: tre bombe sono cadute vicino al nostro Istituto, ma il Signore ci ha salvato nella sua infinita bontà e misericordia. Per tenere lontane le bambine dal pericolo di nuove incursioni, ci siamo rifugiati a Montalto Uffugo, mio paese natio, dove ci troviamo certamente a disagio, ma tutto offriamo al Signore per la salvezza dell’Italia.
La ragione di questo mio scritto è per rivolgermi nuovamente a voi, come nel mese di maggio del 1940, quando venni a Roma presentata dalla Baronessa Ruggi, per consegnarvi in iscritto le rivelazioni avute dal Signore riguardo al Duce. Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevano che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l’Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia? “In tanti pericoli” diceva Gesù “l’ho sempre salvato: anche lui, adesso, deve salvare l’Italia dal flagello della guerra, perché vi è la sede del mio Vicario. Se farà questo gli darò favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; invece lui ha deciso di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia”.
Ah!... se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesù, l’Italia non si sarebbe trovata ora in così triste condizione!...
Io penso che il cuore del Duce sarà molto rattristato nel vedere l’Italia, da un giardino fiorito, trasformato in un campo deserto, seminato di dolore e di morte. Ma perché continuare questa guerra terribilmente crudele, se Gesù ha detto che per nessuno vi sarà vittoria? Perciò, cara Donna Edvige, dite al Duce, a nome mio, che questo è l’ultimo avviso che il Signore gli manda. Potrà ancora salvarsi mettendo tutto nelle mani del Santo Padre. “Se non farà questo” diceva il Signore “Presto scenderà su di lui la Giustizia Divina. Anche gli altri Governatori che non ascolteranno gli avvisi e le direttive del mio Vicario(1) saranno raggiunti e puniti dalla mia Giustizia”.Vi ricordate il 7 luglio dell’anno scorso quando mi chiedevate che cosa ne sarebbe stato del Duce ed io vi risposi che se non si fosse mantenuto unito al Papa sarebbe finito peggio di Napoleone?! Ora vi ripeto le stesse parole: Se il Duce non salverà l’Italia rimettendosi a quanto dirà e farà il Santo Padre, presto cadrà; anche Bruno dal cielo chiede al padre la salvezza dell’Italia e di lui stesso.
Il Signore dice spesso che l’Italia sarà salva per il Papa, vittima espiatrice di questo flagello, perciò non vi sarà altra via per la vera pace e per la salvezza dei popoli, fuori di quella che traccerà il Santo Padre.
Cara Donna Edvige, riflettete bene come tutto ciò che ha detto il Signore si sia perfettamente avverato.
Chi è che ha causato tanta rovina all’Italia? Non è stato forse il Duce per non avere ascoltato le parole di nostro Signore Gesù Cristo?
Ora potrà ancora rimediare facendo quanto vuole il Signore.
Io non mancherò di pregare.
Suor Elena Aiello

Queste due lettere ci dicono quanto l’Uomo, preso dalla trappola del potere e accecato dalla propria superbia, non veda al di là del proprio naso, e ci dicono soprattutto quanta sofferenza, patimenti e sangue, costi nella totalità dei casi la scellerata scelta di non ascoltare il Cielo. Il Cielo che a Benito Mussolini si presentò sottoforma di una povera lettera scritta da una povera piccola Suora calabrese, ma per conto e in nome del “suo” e “nostro” Signore e Dio.
Ah, Benito Mussolini, come hai tradito anche tu la fiducia che Nostro Signore Gesù Cristo aveva riposto in te. Lui ti aveva messo lì, in quel posto di comando, contando sulle tue qualità,(2) per salvare l’Italia, non per crocifiggirla. Anche tu, come Giuda, avevi delle qualità, e per questo ti aveva scelto, ma come Giuda lo hai tradito. A te almeno aveva mandato una Sua Messaggera, ad avvertirti e ad ammonirti: perché non l’hai ascoltata?
Ma la storia OGGI sembra ripetersi: NESSUNO dei nostri attuali Governanti sembra prestare attenzione e ascolto alle “lettere” che ci consegna da oltre venticinque anni, a tutti, un’ALTRA e ben più importante Messaggera di Dio: la Madonna. GOVERNANTI, se veramente tenete per le vostre nazioni e il mondo, se veramente tenete per la pace, il benessere e la sicurezza, se veramente tenete per il futuro dei nostri e vostri figli, ASCOLTATELA, IN NOME di DIO! ASCOLTATELA! LIBERATEVI dall’abbraccio mortale dell’Infernale Serpente! O almeno PERMETTETE a CHI, nonostante tutto, vi ama, di liberarvi. PERMETTETE almeno ai vostri fratelli di portarvi la luce che vi manca.
Tuttavia, lo si ricorda ancora una volta, dobbiamo guardare a queste persone, come a tutti i nostri fratelli che non conoscono, come dice la Madonna, ancora l’amore di Dio, non con risentimento e odio, sebbene di colpe ne abbiano, eccome!, ma anzi con maggiore comprensione e amore, perché sono proprio loro che hanno più bisogno del nostro aiuto, lo ripeto, più dei barboni che vivono sotto i ponti in scatoloni di cartone. Se occorre possiamo con loro essere anche “energici”, poiché l’amore prevede anche questo: “Chi ti vuol bene, se necessario, ti fa piangere!”
E questo vale anche in tema di fede. Se noi, ad esempio, per farci belli agli occhi dei nostri fratelli Testimoni di Geova, Musulmani, ecc., ci fingessimo entusiasti delle loro religioni, preoccupandoci di nascondere al loro passaggio icone della Madonna, crocifissi dal muro, ecc, fingessimo di pendere dalle loro labbra per le verità rivelate dalle loro religione e tacessimo della nostra, non gli renderemmo certamente un buon servizio, né lo renderemmo soprattutto a Gesù e alla Madonna, i quali “CI vogliono” LORO Testimoni: Testimoni dell’unica e vera fede, nell’interesse PROPRIO dei nostri fratelli. Altro che rispetto delle altrui religioni! Rispetto sì, di tutto e di tutti, ma quando si tratta di Cristo prima si rispetta e obbedisce a Lui e a quanto ci ha comandato, e poi a tutti gli altri.
La stessa Madonna in un Suo Messaggio da Medjugorje ci ha detto: “Ogni giorno nelle vostre case giungono persone che sono nelle tenebre: date loro la luce!” E qual è questa luce, fratelli, se non che l’unica e vera religione su questa terra è quella fondata da Cristo e su Cristo; che Gesù Cristo È REALMENTE il Figlio di Dio, e che senza di Lui non ci potrà mai essere né la pace né la prosperità su questa terra né tanto meno la salvezza eterna?!
(1) Il Papa. Anche oggi, se i Governanti avessero anch’essi ascoltato prima la voce dell’indimenticabile Giovanni Paolo II ed oggi ascoltassero quella di Benedetto XVI, la situazione nel mondo non sarebbe così disastrosa, e migliorerebbe di colpo; non ci sarebbe più nessuna guerra, tanto meno sarebbe sorta quella in Iraq, dal momento che Giovanni Paolo II ha in tutti i modi cercato di scongiurarla. E a chi la dichiarava ha detto chiaramente che se ne assumeva la responsabilità davanti a Dio.
(2)È bene intanto dire che prima dell’avvento di Mussolini le cose in Italia non è che andassero a gonfie vele, tutt’altro! Come riportato nel libro dello stesso Spadafora, che a sua volta si avvale di un contributo scritto tratto dal volume “Storia dell’Arcidiocesi di Cosenza” di un grande storico, il P. Francesco Russo, dall’unità d’Italia (1870), all’avvento di Mussolini, le cose, anziché migliorare, erano addirittura andate peggiorando. Il divario economico tra nord e sud si era addirittura acuito, e la stessa situazione religiosa peggiorata. L’allora classe politica, credendo di cementare l’unione, aveva soffiato sul fuoco dell’anticlericalismo della peggiore specie, indicando nel Papato il nemico dell’Italia (anche oggi, incredibilmente, qualcheduno è di questa idea), ed il Governo, soprattutto al sud, dimenticando il contributo di pensiero, di sacrifici e di sangue che il clero meridionale aveva apportato alla causa nazionale, lo indicò come l’alleato naturale dei regimi decaduti, sopprimendone tutti gli Ordini religiosi e confiscandone i beni. I religiosi, scacciati dalle loro case, si videro costretti a secolarizzarsi, lavorando nel ministero parrocchiale o nell’insegnamento scolastico. Pochi rimasero fedeli al loro ideale, e preparano la ripresa del loro apostolato evangelico e il ritorno in alcuni dei loro conventi.
Nel socialismo e nella massoneria i due cancri che afflissero il regno d’Italia appena formato. La massoneria in particolare continuò la sua odiosa campagna contro la Chiesa contribuendo a far togliere dalle scuole il crocifisso (non è quindi una novità quella di oggi: ma il crocifisso è ancora là) ed ogni insegnamento religioso; ai ragazzi, ai giovani, agli universitari, si impartì una cultura laica, preparata con cura dalla massoneria imperante.
Per ottenere un posto, per non avere intralci e palesi ingiustizie nella carriera bisognava iscriversi alla massoneria, che si circondava di misteri e di ombre. Il massone si presentava come il detentore della cultura: storia, scienza, letteratura. Quanto al socialismo sfruttava la miseria e l’ignoranza; proprio quei due mali che avrebbe dovuto combattere. Si presentava come un paladino degli operai, promettendo il paradiso terrestre (l’inferno sulla terra invece ha portato); come ostacolo da abbattere presentava la Chiesa, alleata, a suo dire, dei ricchi, ladri ed avari, sanguisuga della povera gente, che lavora. Solo la fatica manuale veniva presentata come lavoro; la fatica intellettuale considerata svago da signori. Il prete poi, l’ideale del vagabondo. La dottrina della Chiesa con quella continua esortazione all’amore, alla rassegnazione, un vero e proprio incitamento alla schiavitù attiva nei ricchi e passiva negli operai, nei contadini, nei dipendenti in genere. La Chiesa infine una vecchia mummia del passato, colla sua cieca opposizione alla scienza, al progresso (quest’ultima considerazione si sta ripetendo anche oggi).
La massoneria e il socialismo si fondevano addirittura in un’unica linea d’attacco; l’uno pigliava i motivi dell’altra e viceversa.
Scacciata dalla scuola, dalla vita pubblica, la religione rimaneva in pratica solo tra le mura domestiche, preparando la sua rivincita.
E proprio da Mussolini ottenne questa rivincita. Egli infatti sciolse la massoneria, mise pace e ordine all’intero della nostra nazione, istituì la previdenza sociale, prese a cuore soprattutto i bambini e la loro istruzione, istituì per loro le colonie estive, ripristinò il rispetto e il riconoscimento della religione cattolica.
Questo spiega perché molta gente, soprattutto pia (la stessa Suor Elena ricevette da Mussolini un cospicuo aiuto per il suo Istituto) che ha vissuto quei tempi, oggi in parte lo rimpiange. Peccato che Mussolini non abbia “creduto” sino in fondo nella piccola Suora calabrese, e con lei, alla grazia di Dio, causando la sua rovina e tante sofferenze e dolori ad un’intera nazione. Quando Dio dà e l’uomo non capisce e ringrazia, Dio toglie.     Il filosofo15