giovedì 27 dicembre 2012

Moda femminile



  
di Don Giuseppe Tomaselli

1 - GUAI A CHI DA SCANDALO!
O donna, da uno sguardo a me, flagellato a sangue e coronato di spine! Contempla i miei lividi e le mie piaghe!... Poi ascolta e rifletti!
Nella vita terrena mi sono mostrato come un agnello mansueto: sono andato al Calvario senza aprire la bocca.
Ho trattato con dolcezza la Samaritana e l’ho convertita. Ho toccato il cuore alla peccatrice di Magdala e ne ho fatto una prediletta.
Lungo le vie della Palestina dalla mia bocca uscivano parole di luce, di pace e di amore. I miei insegnamenti erano dolci come il miele.
Un giorno però, dando uno sguardo divino ai secoli futuri, alla vista del male dilagante nel mondo, ho pronunciato parole di fuoco: “Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Mt 18,7).
Chi pronuncia questo “guai” è un Dio; sono io, Gesù, il tuo Redentore, che ha patito tanto per salvare le anime; sono io, Gesù, il Giudice supremo dell’umanità, io, che dovrò pronunciare la sentenza eterna per ogni anima: o paradiso o inferno!
Rifletti, o donna, che segui ciecamente i suggerimenti della moda, rifletti sullo scandalo che dai a chi ti guarda e sulla tremenda responsabilità di cui ti carichi!...
Puoi illudere te stessa dicendo: “Che male c’è a seguire questa moda?... Anche le altre donne fanno così!... “. Questa illusione può valere per te; ma la realtà è ben altra! Non puoi ingannare me, che sono Sapienza infinita: sono buono, ma sono anche giusto! Io, Legislatore divino, ho detto: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28).
Tutti gli sguardi dati a te con malizia, sia in casa che fuori casa, sono peccati che si commettono. Tali peccati sono imputabili a chi ti guarda, ma prima di tutto e più di tutto sono imputabili a te, che ne sei la causa volontaria.
Un giorno, quando la morte ti strapperà dal mondo e comparirai davanti a me per essere giudicata, toccherai con mano le colpe che gli uomini avranno commesso nel vederti vestita in maniera indecente e tu stessa ne sarai inorridita !... Con quale scusa cercherai di difenderti davanti a me? Guai a te, o donna, per i tuoi scandali!
A TE, DONNA, CHE NON SEI CREDENTE
Donna senza fede, tu che oltre alla fede hai perduto anche il senso del pudore e ti presenti in pubblico vestita in modo provocante senza arrossire,perché agisci così?
Tu non credi che c’è un Dio, che c’è un’altra vita dopo quella terrena e che hai un’anima da salvare!
Tu pensi di essere simile a una qualsiasi bestia per la quale, con l’arrivo della morte, finisce tutto. Ti sbagli!
Tu sei una creatura di ordine superiore. C’è un Dio sopra di te, un Dio al quale nulla sfugge, un Dio che è giusto punitore della colpa.
Ascolta! Quando forse un giorno sarai inchiodata a un letto senza speranza di rialzarti... o schiacciata tra due macchine, sanguinante e prossima a morire... o quando una brutta malattia ti dirà che il tempo degli spassi è finito per te... o quando lotterai con la morte, mentre il tuo corpo sarà tormentato in una sala operatoria... o quando forse andrai in cerca di un veleno o di un’arma per la disperazione... allora ricordati che Dio ti sta pagando!... Dio non paga solo il sabato, ma paga sempre!
Al paralitico di Betsaida, dopo averlo guarito, io dissi: “Non peccare più,perché non ti accada qualcosa di peggio!” (cfr.: Gv 5,14). Quell’uomo era rimasto paralizzato per trentotto anni a motivo dei suoi peccati. Talvolta tocco col dolore il corpo di coloro che peccano per punirli... nella speranza di farli ravvedere!
A TE, DONNA, CHE TI CREDI CRISTIANA
Avevo una vigna su un colle fertile. La circondai di siepi, ne tolsi le pietre e la riempii di scelte viti. Vi edificai nel mezzo una torre, vi feci un frantoio ed aspettai che facesse uva; ma non fece altro che spine. Cosa avrei dovuto fare di più per la mia vigna che io non abbia fatto?
E ora, che farò alla mia vigna? Le toglierò la siepe ed essa sarà devastata...
La lascerò abbandonata! La vigna di cui parlo sei tu, o donna, che ti consideri cristiana, ma in realtà non lo sei!
Ti ho fatta nascere in una nazione illuminata dalla fede ed in una famiglia cristiana, sei stata istruita nelle verità divine, molte volte ti ho liberata dai pericoli dell’anima e del corpo e ti ho arricchita di tante
grazie spirituali.
Finché eri nell’infanzia, promettevi tanto ed io aspettavo dei buoni frutti da te, o mia vigna diletta. Ma nella giovinezza ti sei fatta travolgere dalla corrente mondana e oggi anche tu segui una moda, se non del tutto scandalosa, di certo molto provocante.
Un tempo disapprovavi nelle altre donne quel modo di vestire che ora purtroppo hai fatto tuo. Sei diventata sorda! Inutilmente i miei sacerdoti alzano la voce ed espongono gli avvisi davanti alla chiesa.
O donna, che ti credi religiosa, e porti abiti indecenti, rifletti sulla tua situazione! Per abitudine o per convenienza sociale, qualche volta ti comunichi. Sapendo che il sacerdote non ti darebbe l’Eucaristia se ti vedesse abraccia nude o troppo scollata, al momento della Comunione ti copri alla meglio ed è così che vieni a ricevere me, presente nel SS.mo Sacramento.
Io, che ho inveito con parole durissime contro lo scandalo, entro nel tuo corpo. Quanta amarezza provo quando vieni a ricevermi in quelle condizioni! Penso alla tua moda...
Uscita di chiesa, eccoti in giro vestita immodestamente. Agisci così per vanità, per non apparire da meno delle altre donne... ma intanto sei sotto lo sguardo degli uomini, che troppo spesso non sono semplici e puri nel guardare e nel pensare!
In chiesa il tuo corpo che si comunica diventa un tabernacolo e fuori di chiesa, lungo le strade, nei ritrovi, sulle spiagge e in casa, lo stesso corpo diventa strumento di Satana, incentivo al male. Cosa potevo fare di più alla mia vigna che io non abbia fatto? Non mi resta che abbandonarla!
Ricordati, o donna, che un giorno mi renderai conto dei peccati che altri avranno commesso per le occasioni che tu hai loro offerto! E ricorda anche che la vera bellezza della donna non viene dalla moda poco decente, ma dalla modestia del vestire e dalla serietà della vita!
A VOI, GENITORI, CHE VI DITE CRISTIANI
Padre e madri di famiglia, ascoltate!
Avevo posato il mio sguardo amoroso sopra un uomo, un certo E li. Lo benedicevo perché mi era fedele. E li aveva due figli: Ofni e Finees; li amava molto, ma in modo sbagliato, e per non contristarli, non li correggeva nemmeno quando commettevano delle colpe gravi.
Invano ho aspettato che quel padre aprisse gli occhi. Dopo qualche tempo gli ho mandato il profeta Samuele a dirgli: “Ecco ciò che accadrà ai tuoi figli, Ofni e Finees: moriranno ambedue lo stesso giorno!” (cfr. 1 Sam 2,34). E così è stato.
Sono io che vi parlo, Gesù, il Creatore della famiglia! Io benedico l’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio! Sono io che rallegro la famiglia con il sorriso degli innocenti! Ogni bambino è un dono della mia bontà, è un tesoro che affido ai genitori, tesoro che costituisce per loro una responsabilità grandissima.
Padri e madri, dovete aver cura prima di tutto dell’anima e poi del corpo dei vostri figli, educandoli secondo la mia legge; dovete guidare i vostri figli, specialmente nell’infanzia, nell’adolescenza e nella giovinezza, con l’esempio e con la parola, con la vigilanza e con la preghiera, con l’amore e talvolta anche col bastone.
Guai a chi da scandalo ai figli! E guai a voi, genitori, se permettete ai figli di dare scandalo agli altri!
La responsabilità maggiore della moda indecente pesa sopra di voi,genitori, o perché ne date il cattivo esempio, o perché la permettete senza rimorso, o perché siete troppo deboli nell’educazione delle figlie.
Padri e madri di famiglia, sono soprattutto questi i peccati di cui vi chiederò conto! Non sono tanto le piccole impazienze familiari i peccati da presentare al mio ministro, per averne l’assoluzione! È la cattiva condotta delle vostre figlie che peserà maggiormente sulla vostra coscienza... se nonavrete fatto il possibile per impedire a loro di far uso di una moda indecente!Genitori, riflettete su questa verità: è responsabile del peccato chi lo fa, ma anche chi ha il grave dovere di impedirlo e colpevolmente non lo impedisce.
Permettendo alle vostre figlie una moda libera e provocante, voi non le amate, anzi volete il loro male, perché facilitate per loro la strada dell’eterna dannazione.
Essere troppo tolleranti con una figlia, e concederle di fatto la libertà di vestire in modo immodesto, significa favorirne la leggerezza, aiutarla a perdere il naturale senso del pudore, che è la salvaguardia della purezza, lasciarla cadere nel fuoco delle passioni, farla diventare una tentatrice che fabbrica per gli altri cattive occasioni, e infine... favorirla in quei passi falsi che sicuramente porteranno lacrime a lei e a voi.
Una figlia, assecondata nella smania della moda attuale, diventa incontentabile, si arrabbia se è richiamata, non obbedisce più e vi da del filo da torcere in casa.
Questa figlia avanzerà sempre nuove pretese, correrà di piacere in piacere e forse poi... una pagina di giornale chiuderà la sua storia: “Una ragazza si avvelena”, “Spara sul fidanzato e poi si uccide”.
Sono i cento fattacci che giornalmente avvengono e che purtroppo non fanno aprire gli occhi a troppi di voi, o genitori!
Verrà il giorno tremendo della resa dei conti al mio tribunale: solo allora comprenderete tutto il male che avete fatto, con l’eccessiva tolleranza, nella vostra missione di genitori.
Volete restare tranquilli in coscienza, avere la pace in famiglia e poi il premio eterno?
Ricordatevi queste norme e seguitele:
1) - Avete delle figlie? Vegliate su di loro e non mostratevi sempre e solo col viso sorridente.
2) - Non lasciate fare a una figlia tutto ciò che vuole nella sua giovinezza e non chiudete gli occhi davanti ai suoi capricci.
3) - Richiamate severamente una figlia immodesta, se non volete che essa, alla prima occasione che le capita, si rovini.
4) - Se amate le vostre figlie, castigatele pure quando lo meritano, per avere in futuro consolazione.
Chi ha orecchi per intendere, intenda quanto lo Spirito Santo suggerisce.